lunedì 5 ottobre 2020

I NOSTRI MORTI

 


Come vederli

Come aiutarli

Come ci aiutano


I suffragi: il valore delle «opere buone»

Circa i «suffragi» per i defunti, non tutti i cristiani hanno una retta conoscenza della dottrina della Chiesa e della sana teologia. Ogni «opera buona e santa» come la santa messa, la comunione, la preghiera, l'umile accettazione delle sofferenze della vita, il dovere quotidiano svolto con fede secondo la volontà di Dio, le volontarie penitenze, gli atti di carità fraterna, la pratica delle opere di misericordia corporali e spirituali sono «opere buone e sante» che Dio consiglia e, spesso, comanda e che accetta con benevolenza di Padre. Ebbene queste «opere buone e sante» assumono aspetti e valori diversi: a) sono opere «latreutiche», cioè glorificano Dio per la sua infinita maestà e gloria; b) sono opere «eucaristiche» in quanto sono un dovuto ringraziamento a Dio per tutti gli aiuti e grazie che continuamente dona all'uomo. Questi due aspetti e valori delle «opere buone» hanno per oggetto diretto lo stesso Dio. c) Il terzo aspetto è «impetratorio». Ecco la parola di Gesù: Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perchè dove sono due o tre radunati nel mio nome, io sono in mezzo a loro (Mt. 18,19-20). d) L'ultimo valore delle «opere buone» è «soddisfattorio» in quanto, in certo modo, ripaga le offese che l'uomo arreca al suo Dio. Questi ultimi due aspetti hanno per oggetto l'uomo. Lo stesso sacrificio della croce, l'opera «buona» per eccellenza, ebbe tutti e quattro questi aspetti: due rivolti a Dio e due rivolti all'uomo.

  Il cristiano e la comunità cristiana, possono offrire il valore «impetratorio» delle loro opere buone per se stessi o per il bene dei fratelli, secondo l'invito dell'apostolo Giacomo: Pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza (Gc. 5,16). Questo merito, però, non può essere applicato per i defunti, essendo finito per loro il tempo della prova. D'altra parte, l'unica grazia che i defunti possono ricevere è la «visione beatifica» che, come abbiamo già visto, è solo rimandata alla loro completa purificazione.

  Tutto il valore del suffragio cristiano è racchiuso nel quarto aspetto delle «opere buone», cioè nel valore «soddisfattorio, che può essere offerto per le anime dei defunti a loro purificazione. Come Gesù offrì il sacrificio della croce in «espiazione vicaria» per i peccati dell'umanità, così il cristiano può offrire le sue opere buone per la purificazione delle anime dei defunti. La ragione teologica della validità dei suffragi offerti per le anime del purgatorio, proviene dalla misteriosa relazione che unisce la Chiesa pellegrina in terra a quella del purgatorio e a quella trionfante in cielo. E come la Chiesa dei nostri Santi del cielo «intercede» per la Chiesa terrena, così questa può «espiare e soddisfare per quella del purgatorio. Pertanto i cristiani che aiutano i fratelli defunti con le «opere buone» che abbiamo ricordato, compiono un meraviglioso atto di carità fraterna, raccomandato dalla Chiesa, accetto a Dio e utile a loro stessi. 

Del Padre francescano Pasquale Lorenzin


Moneta del popolo TASSE ZERO!

 


Estratto dal libro: “La banca la moneta e l’usura” di Sua Ecc.za dott. Bruno Tarquini


LA TRASFORMAZIONE DEI TITOLI IN MONETA

Raggiungendo il duplice scopo di ridurre sia il debito pubblico sia l’attuale penalizzante rarità monetaria, e senza violare la legislazione o la prassi vigenti, lo Stato, emettendo una propria moneta, sotto forma di “biglietti di stato”, che circoli parallelamente alle banconote emesse dall’Istituto di Emissione, metterebbe a disposizione della collettività un ulteriore volume di “unità di misura di valore” da aggiungersi alla massa di moneta già circolante. In questo modo, anche se limitatamente a questa quota di circolante rappresentata da moneta statale, lo Stato, e per esso il popolo, riacquisterebbe la propria originaria e fondamentale sovranità monetaria; e la moneta diverrebbe veramente proprietà del popolo, realizzando, sia pure in misura parziale, il principio della “moneta del popolo”.

Tutto questo, inoltre, costituirebbe il solo mezzo di difesa per il popolo, se dovesse avverarsi la previsione che, prima o poi, potrebbero sopraggiungere tempi di emergenza, come effetto di quella globalizzazione che rappresenta un fenomeno dai molteplici aspetti: uno di questi è l’attuale eccessiva espansione di liquidità che non trova alcuna corrispondenza reale con la produzione e con i consumi. Una liquidità, beninteso, del tutto fittizia e virtuale, che ha determinato una altrettanto fittizia e virtuale moltiplicazione della moneta. Cosicché, oggi, si assiste ad una evidente contraddizione tra una finanza globalizzata ed incontrollata, che, pur basata sul nulla, è capace di spostare, con la semplice pressione di un tasto, enormi capitali da un punto all’altro del globo e di provocare disastrose crisi economiche, dove e quando la speculazione internazionale vuole, ed una economia reale (quella che interessa la gente) stagnante per rarità di moneta, che non consente agli uomini del mondo “occidentale” il consumo di tutti i beni prodotti, ed a quelli del “terzo mondo” addirittura di sfamarsi. Questa enorme contraddizione, ingiusta ed immorale, impone una urgente riforma dell’attuale sistema monetario e creditizio, e conforta che l’esigenza di una tale riforma sia sostenuta da diverse parti dello stesso mondo finanziario, cui ha fatto eco anche l’economista italiano Paolo Savona, il quale, in una intervista sul quotidiano “Il Tempo” del 17 marzo 1997, non ha esitato a lanciare un inquietante allarme contro la speculazione finanziaria internazionale: «Siamo seduti su una polveriera e fingiamo di non accorgerci; o si decide di recuperare la sovranità attraverso il controllo della creazione monetaria internazionale, oppure rischiamo che esploda»; la soluzione «è tecnicamente possibile», ma «occorre la volontà politica». Sulla stessa lunghezza d’onda, sembra porsi addirittura il Governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, il quale, dando atto che il sistema finanziario e monetario mondiale “ancora non è sotto controllo, nonostante i ripetuti e tentati sforzi”, e che necessita “un’àncora con l’economia reale”, perché invece l’universo della finanza marcia “con una sua autonomia”, auspica che i paesi poveri non diventino più poveri e che non si ripetano disastri finanziari come quello che colpì il Messico nel 1995.

Un attacco alla Banca Centrale Europea è stato portato anche da Franco Modigliani, premio Nobel per l’Economia, quando ha dichiarato: “Non è tollerabile che una banca Centrale, isolata, che non ha nessuna responsabilità né l’obbligo di spiegare quello che fa, possa continuare a creare disoccupazione, mentre i governi stanno zitti”; «il vero limite della BCE (Banca Centrale Europea) è quello di non capire qual è il problema dell’Europa: dovrebbero lasciare andare l’inflazione, che non c’è e non conta, e concentrarsi, invece, su come dare forza agli investimenti”; ma per fare questo è necessario che “l’autorità eletta abbia un’influenza decisiva sulla politica della Banca Centrale».

Ed è contro i moderni e ben più pericolosi speculatori della finanza internazionale, liberi di agire soltanto per il loro tornaconto, in un mercato globalizzato e connotato dal più selvaggio liberismo, che lo Stato dovrebbe attuare un intervento, per contrastare la speculazione internazionale, con la programmazione di un piano diretto a far fronte a tutte le evenienze possibili: sia ad una inflazione, sia ad una ancora più accentuata rarefazione della moneta; evenienze, queste, che dipendono solamente da una scelta arbitraria, operata dalle centrali finanziarie e non controllabili dalle singole autorità nazionali. Contro, quindi, il pericolo che la moneta circolante perda ogni valore (in caso di inflazione) o che non possa essere spesa (in caso di scarsità artificiale), deve essere garantito ad ogni cittadino un “potere di acquisto” attraverso uno strumento di scambio diverso dalle banconote emesse dalla Banca Centrale (nazionale o europea), vale a dire attraverso una moneta emessa dallo Stato in virtù di una sovranità cui ha sempre diritto e che, anzi, costituisce il suo connotato essenziale.




“Chiesa viva” NUMERO UNICO *** Gennaio 2014 


Grande pericolo

 


Figli miei, preparate i vostri cuori per ciò che verrà presto. Tutto quello che ho predetto nella Mia Santa Parola è iniziato come già sapete. Considera cosa significa per te.

   Ti ho avvertito che ci sono molte perdite in ogni vita. Potresti vedere alcuni di quelli che ami di più uscire dal tuo mondo, ma non temere perché se mi conoscono, saranno al sicuro qui sotto la Mia cura.

   Quelli di voi che sono rimasti in unioni non di Me, i vostri partner non capiranno cosa sta succedendo nel mondo e non capiranno come reagire spiritualmente. Questo è un grande pericolo per te, poiché quando il Maligno si presenterà presto e introdurrà il suo marchio malvagio, non vedranno alcun problema a prenderlo. Alcuni crederanno addirittura di doverlo nutrire per nutrire i loro piccoli, ma se la tua fede in Me è forte, li nutrirò per te. Quando sarai scacciato, ti accoglierò e ti proteggerò io stesso.

   Dovete sapere, figli Miei, che coloro che prendono il suo Marchio non solo sono perduti, odieranno tutto ciò che è Mio e li perseguiteranno severamente. L'omicidio sarà piantato nei loro cuori e non sarai al sicuro. Ti consegneranno rapidamente per essere ucciso.

   Devi prepararti ora perché questo momento arriverà presto.


2 Corinzi 6: 14-15

14  Non siate inegualmente aggiogati insieme ai miscredenti: poiché quale comunione ha la giustizia con l'ingiustizia? e quale comunione ha la luce con le tenebre?

15  E che concordia ha Cristo con Belial? o che parte ha colui che crede con un infedele?

Rivelazione 13: 16-18

16  E fa sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, ricevano un marchio nella mano destra o sulla fronte.

17  E affinché nessuno potesse comprare o vendere, tranne chi aveva il marchio, o il nome della bestia, o il numero del suo nome.

18  Ecco la saggezza. Che colui che ha intelligenza conti il ​​numero della bestia: poiché è il numero di un uomo; e il suo numero è seicentosessantasei.

Rivelazione 14: 9-11

 E il terzo angelo li seguì, dicendo ad alta voce: Se qualcuno adora la bestia e la sua immagine e riceve il suo marchio sulla fronte o nella mano,

10  Lo stesso berrà del vino dell'ira di Dio, che è versato senza miscuglio nel calice della sua indignazione; e sarà tormentato dal fuoco e dallo zolfo alla presenza degli angeli santi e alla presenza dell'Agnello:

11  E il fumo del loro tormento sale nei secoli dei secoli e non hanno riposo né giorno né notte coloro che adorano la bestia e la sua immagine e chiunque riceve il marchio del suo nome.

Matteo 24: 9-10

 Allora vi consegneranno all'afflizione e vi uccideranno; e sarete odiati da tutte le nazioni a causa del mio nome.

10  E allora molti si scandalizzeranno e si tradiranno a vicenda e si odieranno a vicenda.

SOTTO LA GUIDA DELLO SPIRITO

 


La censura interiore

Abbiamo visto sopra che il ruolo del padre spirituale consiste nel risvegliare nel discepolo il Maestro interiore, cioè lo Spirito santo. Prima di arrivarci, entrerà inevitabilmente in conflitto con un'istanza interiore che, in ciascuno di noi, rappresenta il nemico giurato del Maestro interiore. Chiamiamo questa istanza la censura interiore, il censore interiore. Chi possiede qualche nozione di psicologia avrà già capito a cosa ci si riferisce: si tratta del super-ego, struttura necessaria di ogni psiche umana, che svolge un ruolo preponderante nella nostra vita morale. Nessuno sfugge alla sua influenza il cui risultato può essere sia paralizzante che liberatore. In ogni caso anche il super-ego dev'essere modellato e guarito dalla grazia. In ciascuno di noi agisce come un'istanza inconscia che esercita una certa autorità sulle nostre opzioni concrete. E’ una sorta di cristallizzazione dei ricordi che ogni autorità esercitata nei nostri confronti, soprattutto nella prima infanzia, ha lasciato in noi. Ancor oggi noi percepiamo, senza saperlo, l'eco di disapprovazione o di incoraggiamento di ordini, comandi o divieti ricevuti nel passato, di punizioni che ci sono state inflitte e di sensi di colpa da cui siamo stati schiacciati. Inutile dire che la figura del padre o, meglio, le tracce che nostro padre, a torto o a ragione, ha lasciato in noi hanno svolto un ruolo determinante nella formazione di questo super-ego. Ma anche tutti quelli che hanno esercitato qualche autorità su di noi - insegnanti, educatori, preti - hanno lasciato la loro impronta, positiva o negativa. Come una volta sotto il controllo più o meno severo del padre, così ora mi trovo sotto il dominio altrettanto vincolante di questa istanza interiore che chiamiamo censore interiore: essa svolge il ruolo di spauracchio che mi vieta certe cose, mi impedisce di riuscire e a volte mi fa fallire. E’ ancora lei che mi minaccia e mi incute timore, che mi punisce e mi schiaffeggia, che suscita in me il sentimento di colpa e di vergogna. Se proviamo difficoltà a svelare i nostri sentimenti e i nostri desideri, non è innanzitutto perché sono cattivi, ma perché ci sentiamo inconsciamente giudicati, per quanto li concerne, dal nostro censore interiore. Sentirsi intimiditi o vergognosi di fronte al nostro consigliere spirituale deriva dal fatto che attribuiamo a lui i giudizi di valore di cui soffriamo a ogni istante a causa della nostra censura interiore. Questa identificazione del padre spirituale con il censore interiore, compiuta inconsapevolmente dal discepolo, racchiude da un lato la possibilità di autentica liberazione e, dall'altro, il rischio di un fallimento senza alcuna speranza. Rischio notevolmente aggravato se l'accompagnatore prende inconsciamente e anche solo in parte il posto del censore interiore, ingrandendo e rafforzando l'influenza nefasta di quest'ultimo, seppur con le migliori intenzioni. Questo capita molto più velocemente e più spesso di quanto si pensi e, nella maggior parte dei casi, molto prima che lo si sospetti. D'altronde, se il colloquio spirituale non conduce alla libera manifestazione dei desideri e dei sentimenti più profondi, ci sono scarse possibilità che possa succedere qualcosa di diverso. Consideriamo per un momento lo svolgimento classico di un colloquio spirituale come lo si praticava fino ad alcuni anni orsono, senza per questo negare che spesso sia stato fruttuoso: vi era un grosso pericolo che l'accompagnatore prendesse il posto del censore interiore. Si trattava innanzitutto di inculcare nel figlio spirituale alcune ferme convinzioni. L'accompagnatore gli proponeva quindi un ideale attraente. Il giovane non deve forse sognare un ideale e applicarsi per realizzarlo? La volontà del candidato veniva fortemente stimolata: se era abbattuto, lo si incoraggiava; se avveniva qualche scivolone o passo falso, si faceva appello al repertorio classico delle minacce, in cui il concetto di peccato mortale aveva un ruolo obbligato e insostituibile. Nel migliore dei casi, per favorire la guarigione, veniva stilato un piano concreto di mortificazioni, in cui la tattica di "allenarsi a cose faticose e difficili" per non più cedere alle tentazioni faceva la parte del leone. Tutto questo, naturalmente, con l'aiuto della grazia di Dio: aiuto che era sempre supposto ma scarsamente messo in rilievo da una simile strategia. Il punto nevralgico di una direzione spirituale di questo tipo è indubbiamente il fatto che l'accompagnatore è portato a dare il cambio al super-ego, al censore interiore del discepolo. Insieme corrono così il rischio di non raggiungere mai il Maestro interiore, né la grazia dello Spirito santo, fonte di ogni autentica libertà. Un simile accompagnatore non solo non farà mai opera di risveglio alla vita, ma aumenterà l'ansietà e irrobustirà la censura interiore, anche se userà spesso la parola libertà. Anche il concetto di libertà, infatti, può essere adoperato con il tono dell'obbligo, il che non fa che rendere ancora più confusa la situazione. Abbracciare il ruolo del censore interiore nel corso di un colloquio è cosa relativamente frequente e non si esagera mai nell'evitarlo. E quello che avviene se l'accompagnatore si permette di dire: "E ancora colpa tua", "Dovresti aver vergogna", "Non ci sono scuse per la tua debolezza". Ma il risultato è altrettanto funesto se approva o rassicura con generosità: "Bravo! Molto bene", "Non c e niente di male in questo", "L'intenzione era buona", "Al giorno d'oggi questo è permesso": frasi simili sono anch'esse graditissime dal super-ego. Se l'accompagnatore se ne lascia trascinare, cade sempre nel tranello dello stesso ruolo: non ha preso le distanze e si colloca ancora nel ruolo di chi stabilisce cosa si può o non si può fare, ciò che è permesso e ciò che è vietato. Non fa altro che dare il cambio al censore interiore. Il caso dello scrupoloso è assolutamente tipico. Un uomo simile si trova letteralmente schiacciato sotto il peso della censura interiore, incapace di scegliere tra il bene e il male. Gli resta una sola via d'uscita: eseguire con timore e tremore gli imperativi dell'istanza interiore, eventualmente anche in contrasto con il buon senso, cosa di cui sovente si rende perfettamente conto. Per aiutare quest'uomo è inutile calmare i suoi scrupoli con frasi come: "Questo non è male", "Non volevi veramente fare questo", "Non eri pienamente libero in quel momento". L'esperienza dimostra che la tregua è di breve durata. Non c'è da stupirsi: parlando in quei termini, l'accompagnatore si è identificato con il censore interiore. Dove questi di solito condanna, ora pronuncia un'assoluzione. Ma la calma relativa che ne consegue non dura: voltate le spalle, l'angoscia ritorna al galoppo, l'aguzzino interiore si rimette all'opera e tutto ricomincia da capo. Come aiutare la persona prigioniera della propria censura interiore, anche se questa non è sempre così forte come nel caso dello scrupoloso? Il primo aspetto importante è la qualità del rapporto. Questo suppone una forte dose di amore autentico. Nel discepolo l'affetto si esprime in una profonda fiducia; nell'accompagnatore, in un'oggettività e in una capacità di ascolto e di valutazione. Solo così il legame affettivo tra il maestro e il discepolo potrà controbilanciare gradualmente il legame che incatena il discepolo al suo super-ego. Quest'ultimo legame infatti, per quanto intessuto di colpevolezza e di timore, ha anch'esso a che fare con l'affettività. Quello che un tempo ci veniva comandato o proibito dai genitori o da qualsiasi tipo di autorità aveva sempre a che fare con l'affetto che ricevevamo da loro. Dietro ogni sentimento d'angoscia inculcato dal censore interiore riecheggia quello che un tempo percepivamo implicitamente negli ordini ricevuti: "Se non ti comporti come ti dico, non sarai più amato, non ti amerò più". Ecco perché il legame affettivo ha un'importanza così grande nel rapporto tra accompagnatore e discepolo: solo un amore autentico sarà finalmente in grado di mettere in crisi la posizione di forza occupata dal censore interiore. In seguito, basandosi su questo affetto, l'accompagnatore avrà il compito di neutralizzare il censore interiore del discepolo. D'altronde sa già in anticipo che questo censore se la prenderà con lui, tentando innanzitutto di tirarlo dalla sua parte e di cedergli il posto. Come abbiamo già visto, il padre spirituale dovrà stare attento a non cadere nel tranello, evitando tutto ciò che potrebbe portare a questa sostituzione. Farà attenzione a evitare frasi come: "Insomma, dovresti...", "Le cose dovrebbero andare così Non susciterà angoscia né senso di colpa, però si guarderà anche dal giustificare. In questo modo ci sono buone probabilità che la censura interiore allenti la presa sulla sua vittima: la sua dinamica languisce e muore e i suoi colpi vanno a vuoto. Verrà il momento in cui l'accompagnatore potrà, al cuore stesso del rapporto, dare il colpo di grazia al censore interiore dell'altro e metterlo in rotta. In che modo? Impossibile descriverlo, ma questo succede, e succede molto semplicemente aderendo alla vita. E’ qualcosa che scaturisce all'improvviso dall'accompagnatore, come una scintilla di vita e di libertà che si comunica all'altro: è qualcosa che proviene molto semplicemente dalla vita e da un inizio di autentica libertà che deborda dall'accompagnatore. All'improvviso gli è dato di mettere fuori combattimento il censore interiore e di raggiungere il discepolo a un livello molto più profondo della sua personalità, là dove la vera vita si nasconde dietro questo schermo di vergogna e di, angoscia. Tutta l'abilità consiste nel liberare questa vita e nel consolidare ciò che è nascosto dietro lo scrupolo e che, a prima vista, sembrava essere un male. Il male assoluto, infatti, è raro negli uomini: nella maggior parte dei casi il male è solo un bene distorto e deformato. L'arte del padre spirituale consiste nel raddrizzare con amore ciò che è distorto; una volta raddrizzata la stortura, il male svanisce e la vita autentica può sgorgare liberamente. Emerge allora che il peccato non si trovava là dove avevamo l'abitudine di collocarlo, così come il bene non si trovava sempre là dove eravamo soliti cercarlo. Il bene e il male erano altrove, non alla superficie della nostra personalità ma ben più in profondità, in un luogo in cui Dio è presente in noi. Senza la luce e lo sguardo di Dio non saremmo capaci di identificarli: ci riusciremmo a fatica in noi stessi, e ancor meno negli altri. "Non giudicate, e non sarete giudicati" (Mt 7,1). Quanto abbiamo appena descritto non avviene di colpo, fin dal primo incontro: implica il processo di tutta una vita, di cui il padre spirituale non è l'attore principale, si presta solo all'opera della potenza di Dio in lui. Il colpo di grazia inferto a questa malformazione sarà alla fine il frutto della Parola di Dio, del suo Spirito, del suo amore incredibile. Essere accolti come si è nell'affetto del padre spirituale, con tutti i propri peccati e la propria debolezza, è il segno - osiamo dire il sacramento - dell'accoglienza che ci viene fatta dalla misericordia di Dio. Dove c'è l'amore, c e una gioia inesprimibile: là incontriamo anche l'autentico pénthos, il pentimento secondo l'evangelo. Nulla è maggiormente liberatore e più costruttivo del vero pentimento. Questo non ha nulla in comune con i sensi di colpa suscitati dal censore interiore: ed è, senza dubbio alcuno, quest'ultimo che sbarra la strada all'autentico pentimento. Il senso psicologico di colpa e la conoscenza evangelica del nostro peccato sono due realtà radicalmente diverse: il vero pentimento è accolto nell'amore e con infinita gratitudine, al cuore della nostra debolezza e del nostro peccato. La forza di Dio infatti non si manifesta altrove che nella nostra debolezza. Una volta messo fuori combattimento il censore interiore, l'accompagnatore può agevolmente prendere in mano la situazione. Intendiamoci: l'autentico accompagnatore, cioè lo Spirito santo, davanti al quale la guida umana potrà presto ritirarsi. Questo potrà avvenire senza rischi non appena il discepolo avrà stabilito il contatto con lo Spirito e avrà, a partire da questo contatto, imparato a vivere da uomo libero. Eccoci alla sorgente della coscienza cristiana e dell'autentica libertà: "Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio" (Rm 8,14).


L'ARALDO DEL DIVINO AMORE

 


CONFIDENZA ASSOLUTA CHE BRILLO' IN GELTRUDE

Geltrude possedeva in grado eminente, non solo la virtù, ma anche il dono di confidenza. Era così tranquilla e sicura che, nè tribolazioni, nè biasimi, nè ostacoli e neppure le stesse sue colpe potevano menomamente turbarla, o alterare la sua incondizionata fiducia nella divina misericordia. Se talvolta Dio la privava dei favori ai quali era abituata, non si perdeva d'animo: per lei godere, o patire era la stessa cosa; infatti, durante la tribolazione, si animava alla speranza, credendo fermamente che tutto coopera al bene degli eletti, sia che si tratti di vicende esterne, o di operazioni interne; nelle ore più penose, con la sguardo illuminato dalla fede, intravvedeva le consolazioni, di cui l'avversità presente le sembrava sicura caparra, così come un esiliato aspetta, su rive lontane, il messo che deve recargli notizia della patria. La vista delle sue colpe non poteva abbatterla, nè scoraggiarla, perchè, ristorata dalla presenza della grazia, la sua anima, sempre più umile, si rendeva meglio adatta a ricevere i doni di Dio.

Talvolta le capitava di sentirsi fredda come « un carbone spento » (libro III, cap. XVIII): allora si sforzava di cercare con maggior impegno, il suo dolce Signore e, rianimandosi al calore della grazia, si trovava pronta a ricevere ancora i lineamenti della divina somiglianza. Come l'uomo, passando dalle tenebre in piena luce, si trova di colpo investito dal bagliore, così ella, illuminata dalla divina presenza, riceveva non soltanto raggi di splendore, ma anche gli ornamenti adatti alla regina che deve presentarsi al Re « immortale dei secoli » (I Tini., 1, 17) cioè abiti d'oro splendidamente ornati di ricchi ricami; in tal modo si sentiva pronta all'unione divina.

Geltrude aveva preso l'abitudine di prostrarsi spesso davanti a Gesù, per domandargli perdono delle inevitabili fragilità della giornata. Quando però riceveva l'abbondanza delle divine misericordie, interrompeva tale pratica, s'abbandonava al divin beneplacito, considerandosi come una strumento destinato a manifestare le operazioni dell'amore, in essa, ed intorno ad essa, felice di prendersi una specie di rivincita col Dio del suo cuore.

La sua ammirabile confidenza in Gesù le ispirava un modo tutto soprannaturale di considerare la S. Comunione. Nulla di quanto avesse potuto udire, o leggere sul pericolo delle Comunioni mal fatte, le faceva tanta impressione da fargliene omettere anche una sola. Somiglianti libri, o discorsi animavano al contrario la sua confidenza; contando sulla bontà di Gesù Cristo ella andava a comunicarsi senza timore, e si sforzava di spirare anche agli altri tranquilla fiducia.

Se le capitava di dimenticare le preghiere del preparamento non si asteneva dal divino convito: ella pensava che le più lunghe e laboriose preparazioni sono un nulla in confronto alla grandezza del dono di Gesù Cristo. E' un dono gratuito. Tutti gli sforzi dell'uomo sono, al più, una goccia d'acqua paragonata all'oceano. Quantunque però sapesse di non poter in alcun modo prepararsi degnamente, pure, dopo d'aver compiuto un atto di totale fiducia nell'infinita bontà di Dio, Geltrude si sforzava di ricevere il Sacramento con cuore puro e fervente amore.

Ella attribuiva alla confidenza tutte le grazie e i beni spirituali che riceveva dal suo Dio e nè lo ringraziava, persuasa che tali doni erano affatto gratuiti, senza alcun merito da parte sua.

La confidenza che aveva in Gesù le faceva desiderare la morte, desiderio però così uniformato al divin beneplacito che le era indifferente vivere, o morire: morendo sperava la beatitudine, vivendo sperava l'aumento della divina gloria.

Salendo un giorno un ripido pendio, Geltrude fece una caduta pericolosa. Nel rialzarsi disse con allegrezza: « Qual felicità, mio amabilissimo Gesù, se questa caduta mi avesse condotto subitamente a Te! », E siccome le consorelle sorprese, le chiesero se non temeva di morire senza ricevere i Sacramenti di S. Chiesa, ella rispose: « Desidero con tutto il cuore di ricevere gli ultimi Sacramenti prima di morire, ma ad essi preferisco la provvidenza e la volontà del mio Maestro: muoia poi improvvisamente, o a rilento, ho fiducia che la sua misericordia non mi mancherà giammai; senza poi tale misericordia nessuno potrà salvarsi, qualsiasi il genere di morte abbia a colpirlo».

Gli eventi più disparati la trovavano ognora nella gioia, perchè la sua mente era sempre fissa in Dio, con una costanza piena di vigore: a lei ben si addicono quelle parole: « Qui conftdit in Deo, fortts est ut leo: Chi confida in Dio, è forte quale leone» (Prov. XXVIII, 1).

Nostro Signore stesso si degnò di esaltare la confidenza della sua eletta Sposa. Una persona, dopo d'avere tanto pregato, si stupiva di non essere esaudita, nè di ricevere risposta. Le disse infine Gesù: « Ho tardato a risponderti perché non hai fiducia nella mia bontà e non credi che potrebbe operare in te cose grandi. Geltrude invece è così fortemente radicata nella confidenza, così abbandonata alla mia bontà, da obbligarmi a nulla rifiutare a' suoi desideri ».

RIVELAZIONI DI S. GELTRUDE


PREGHIERE DI LUISA PICCARRETA CHE SI TROVANO NEI SUOI SCRITTI

 


Io prendevo il volo e Gesù seguiva col suo sguardo il mio volo; ma chi può dire ciò che  facevo? Nel suo Volere trovavo tutto l'amore che la sua Volontà doveva dare alle creature e, non  prendendolo esse, stava sospeso aspettando che fosse preso; ed io lo facevo mio e, investendo  tutte le intelligenze create, formavo per ciascun pensiero un atto d'amore, di adorazione e di  tutto ciò che ogni intelligenza doveva dare a Dio; e abbracciando tutto in me, come se mettessi  tutti nel mio grembo, prendevo la volta del Cielo per portarli in grembo del Celeste Padre e Gli  dicevo: “Padre Santo, vengo al tuo trono per portarti nel mio grembo tutti i tuoi figli, le tue care  immagini da Te create, per rimetterli nel tuo Grembo divino, affinché quella Volontà da essi  spezzata tra Te e loro, Tu la vincoli e la rannodi di nuovo. È la piccola Figlia del tuo Volere che  ciò ti chiede; sono piccola, è vero, ma prendo l’impegno di soddisfarti per tutti. Non mi partirò  dal tuo trono se non mi vincoli la volontà umana con la Divina e, portandola in terra, venga il  Regno del tuo Volere sulla terra. Ai piccoli nulla si nega, perché ciò che chiedono non è altro che  l’eco del tuo stesso Volere e di ciò che vuoi Tu”. 

Onde dopo mi portavo da Gesù, che mi aspettava nella mia stanzetta, e Lui mi riceveva  nelle sue braccia, mi colmava di baci e di carezze e mi diceva: “Piccola mia, per fare che il  Volere del Cielo scenda sulla terra, è necessario che tutti gli atti umani siano suggellati e smaltati  di Volontà Divina, affinché il Supremo Volere, vedendo che tutti gli atti di Volontà delle creature  sono cosparsi della Sua, attirato dalla calamità potente del suo stesso Volere, scenda in terra e vi  regni. A te dunque è stato dato questo compito, come Figlia Primogenita del nostro Volere...” 

(Vol. 16°, 06.12.1923). 

Pregate per la Chiesa e soprattutto per i miei consacrati, affinché il corpo di mio Figlio non venga dissacrato

 


Trevignano Romano, 3 ottobre 2020


Figli miei, grazie per aver risposto alla mia chiamata nel vostro cuore. Figli amati, aprite il vostro cuore al Signore vostro Dio, Unica Via, Verità e Vita. Figli miei, non abbiate paura dell'amore di Dio che è l'unica vostra vera salvezza. Figli, fatevi trasformare piano piano, solo aprendo i vostri cuori potrete avere uno spirito nuovo, un cuore nuovo una vita nuova. Figli, oggi sarò incoronata davanti a voi e davanti al mondo, ancora una volta Regina.
Pregate per la Chiesa e soprattutto per i miei consacrati, affinché il corpo di mio Figlio non venga dissacrato, Lui ha lasciato questa Grazia per voi tutti. Ora vi lascio con la mia Santa e Materna Benedizione, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, Amen.

San Bernardo di Chiaravalle.

 


 Tre sono le lucerne: nel Cristo la regola dell’insegnamento, che si accende per ritrovare la dracma smarrita; nel vangelo, la misura della verità, che si pone sul candelabro; nel cuore buono la purezza del conoscimento, che è accesa dal Signore

San Bernardo di Chiaravalle.


Il vero papa di una falsa chiesa. Romanzetto amazzonico

 


Alessandro Gnocchi  – Settembre 20, 2019


Sabato 14 febbraio, ore 9, via Mosè Bianchi, Milano, sede del Pontificio Istituto Missioni Estere, meglio conosciuto come Pime, convegno sobriamente titolato: Il grido dell’Amazzonia. Ricchezza, drammi e sfide di una regione in crisi. Relatori: le giornaliste di “Avvenire” Lucia Capuzzi e Stefania Falasca, la docente di antropologia culturale dell’Università Cattolica Anna Casella Platrinieri, il missionario Omi padre Roberto Carrasco e il missionario Pime padre Giovanni Manco. Moderatore il giornalista di “Mondo e Missione” Giorgio Bernardelli.

Non la faccio molto lunga, la cronaca si risolve facilmente nell’elenco dei concetti ripetuti più e più volte con quei “ritmi ossessivi” che Franco Battiato ci spiegava essere “la chiave dei riti tribali”. Dunque, in una mattinata ho imparato che:

  • l’Amazzonia è la culla della biodiversità,
  • l’Amazzonia garantisce la vita del pianeta,
  • l’Amazzonia è la terra dai forti colori,
  • l’Amazzonia è come una donna stuprata,
  • l’Amazzonia fa comprendere che la difesa della vita non è tanto salvare bambini e vecchi dalla morte di stato quanto sentire il respiro profondo della Madre Terra,
  • l’Amazzonia è il laboratorio della liberazione dei poveri,
  • l’Amazzonia è l’università a cielo aperto in cui imparare la tolleranza per ogni differenza,
  • l’Amazzonia ci induce dolcemente ad abbandonare la nostra identità per poter parlare con gli indigeni,
  • l’Amazzonia è la culla delle mille credenze e dei mille riti che la chiesa deve assumere in sé. Come si nota, non c’è traccia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, ma non pretendevo neanche che andasse diversamente. Preferisco sempre che non vengano nominati invano in mia presenza, e di questo sono grato ai relatori.

Avevo deciso di ignorare l’incombente sinodo sull’Amazzonia e spiegherò a momento debito perché ho fatto un’eccezione. Qui serve invece una premessa al termine della quale i lettori potranno essere decimati dal dissenso per la franchezza, ma l’onestà la impone.

Se i pastori che sbranano gli agnelli vi scandalizzano, ma pensate che riportare indietro le lancette della storia li induca a ravvedersi.

Se gli altari invertiti per adorare il mondo vi scandalizzano, ma siete convinti che basti girarli perché tutto torni come prima.

Se il Vicario di Cristo che predica l’Anticristo vi scandalizza, ma ritenete che tutto si aggiusterebbe in un conclave opportunamente pilotato da una mafia buona avversa quella cattiva di San Gallo. Insomma, se siete bravi cattolici che “si scandalizzano, ma” questo romanzetto amazzonico non fa per voi.

Se la realissima e crudissima realtà non vi piace, ma la prendete a colpi di martello per farla entrare nei concetti di una teologia e negli articoli di un diritto canonico rassicuranti ed emollienti, lasciate perdere e leggete altro.

Se impazzite su tomi di sacra teoria per spiegare a voi stessi, senza convincervi del tutto, come e qualmente la vera chiesa possa avere o non avere un falso papa, non abbiamo più niente da dirci. C’eravamo tanto amati, forse, ora non più.

Cronache alla mano bisogna avere il coraggio di constatare che ai nostri giorni non è all’opera il falso papa di una vera chiesa, ma il vero papa di una falsa chiesa. Lo so che una simile affermazione parrà teologicamente imperfetta, filosoficamente carente, canonicamente rozza. Vi avevo avvisato. Ma, purtroppo per voi e per me, descrive la realtà nuda e cruda, che se ne frega beffardamente della teologia, della filosofia e del diritto canonico. La realtà non è quella che piacerebbe a me, a voi o a chissà quanti altri cuoricini di buona volontà. La realtà è spietatamente quella che è: il mondo è antievangelizzato da una chiesa anticristica con un suo legittimo papa, il cui titolo non richiede il prefisso “anti” poiché nel suo regno non c’è alcun altro sovrano a cui debba opporsi. Liberatevi per un momento della terza narice cattocons, cattotrad e cattoquelchevoletevoi e vedrete che tutto torna e si spiega: i pastori che sbranano gli agnelli, gli altari invertiti, il Vicario che predica l’Anticristo e quanto ne discende, fino all’ultimo dei dettagli.

Prima di continuare, è d’obbligo una postilla alla premessa. Se un papa si fa nello spazio di pochi scrutini in un conclave ben confezionato, per fare una chiesa serve molto più tempo, e non bastano i decenni, non basta, con tutto il rispetto, un Vaticano Secondo. Non si passa dalle geometrie dei giardini vaticani al caos della Foresta Amazzonica nel torno di un concilio e di un postconcilio. La semente eretica dell’informe è vecchia di secoli, sparsa dal Nemico fin da quando Cristo ha fondato la sua Chiesa, l’unica vera, allo scopo di trasformare legioni di buoni cristiani in entusiasti seguaci dell’Antivangelo senza che neppure se ne accorgessero.

Poiché il Nemico è un provetto giardiniere, ha selezionato una semente capace di far crescere per ogni epoca la pianta giusta. Ormai, ne ha suscitate così tante da formare una foresta che ha oscurato il Cielo agli sguardi degli uomini. Oggi la chiamano Foresta Amazzonica: il pantheon da cui è stato bandito il Dio Uno e Trino per fare luogo alle divinità di ogni razza e colore. Qui, e solo qui, all’unisono con il pulsare della Biodiversità, batte il cuore del vero papa della falsa chiesa, pontefice massimo della Divinodiversità. Qui, e solo qui, potranno essere evocati i mille e mille spiriti colorati che completano il ritratto del Cristo Cosmico ingiustamente sottratto per venti secoli all’adorazione degli ignari fedeli. Qui, e solo qui, nei riti di sottomissione a Pachamama troverà compimento la salvezza dell’umanità minacciata dall’implosione del pianeta.

In questa selva oscura, fiore tra i fiori, spunta ora il sinodo della regione Pan-Amazzonica, in scena dal 6 al 27 ottobre con il titolo Amazzonia: Nuovi Cammini per la Chiesa e per una Ecologia Integrale. Se pensate che in qualche modo sia possibile intervenire nel dibattito portando anche solo qualche piccola correzione, fatevene una ragione, i giochi sono fatti da tempo. Sono persino ammirevoli i dotti censori dell’Instrumentum Laboris che detta le linee guida dell’assemblea. Ammirevoli, ma inefficaci perché, forse attratti dal vago sentore veteroromano della dicitura latina, si sono gettati su un falso bersaglio, messo lì allo scopo di mostrare quanto le critiche siano vecchie e fuori tema.

Nel pantheon della Foresta Amazzonica si adorano altre divinità, si celebrano altri riti, si elaborano altre cosmologie, si teorizzano altre teologie, si trasmettono altre dottrine, si praticano altre morali, si parlano altre lingue. E la Foresta Amazzonica, con le sue divinità, i suoi riti, le sue cosmologie, le sue teologie, le sue dottrine, le sue morali e le sue lingue non si estende solo sui canonici nove Paesi sudamericani: è già qui, a oscurare il nostro Cielo tirando fuori dai bravi cattolici l’indio che c’è in loro da chissà quante generazioni.

Il vero bersaglio sarebbe la falsa chiesa che si è sostituita a quella Vera. Ma è così grande, globale, da essere invisibile. Il Corpo Mistico della Chiesa Amazzonica è un’entità sostanzialmente inattaccabile poiché la maggior parte dei suoi membri ne fa parte senza esserne completamente cosciente, tralci di una vite diabolica illusi di appartenere ancora alla vigna del Signore. Cosicché la Gerarchia Amazzonica, con il vigore e l’ardore dei tempi apostolici, affonda il suo Antivangelo nelle anime dei fedeli come rovente lama infernale nel burro.

È il pensiero di queste povere anime che mi ha mosso a dire qualcosa in proposito, anche se so che servirà a pochissimo, se non a nulla. Ma non ci avrei messo testa se la zia Marinella, in cima ai suoi settant’anni da cattolica, apostolica e romana non avesse preso a preoccuparsi seriamente per le sorti dell’Amazzonia facendole circolare per WhatsApp tra parenti e amici. Il chilometrico appello di padre vattelapesca che tanto ha intenerito il cuore della zia Marinella e lo zelo apostolico con cui lei trasmette il Nuovo Verbo la dicono più lunga di tutti i documenti preparatori e definitivi di qualsiasi sinodo o concilio. E quante zie Marinelle ci sono in giro per l’orbe? E quanti padre vattelapesca le adescano dalle loro scrivanie nell’Urbe?

Così, mi sono sciroppato il convegno del Pime, uno dei tanti dispensati Urbi et Orbi in questi tempi. Quanto ho imparato l’ho già detto. Ho tenuto da parte un solo concetto che merita due righe di commento: l’Amazzonia ci insegna a mettere da parte il pensiero “aristotelico-cartesiano”. Confesso che questa definizione di una qualsiasi filosofia occidentale non l’avevo mai sentita e mi fa anche un po’ ribrezzo. Non nutro un gran trasporto per Aristotele, ma mi pare che accompagnarlo con Cartesio non gli renda giustizia. Eppure non c’è stato relatore che non abbia ribadito, con ritmo ossessivo da rito tribale, il suo ostracismo al pensiero “aristotelico-cartesiano”. Per la verità, la docente di antropologia culturale, una sola volta, si è lasciata sfuggire un fiotto di ostilità al pensiero aristotelico-tomista. Ma si è subito ripresa dicendo che, no, tutto sommato San Tommaso può anche essere risparmiato perché “ha detto cose interessanti sulla divinità”.

Personalmente, penso che fior di cristiani siano andati in Paradiso prima della comparsa di San Tommaso e tanti altri fior di cristiani vi siano andati e vi andranno anche dopo senza un rigo dell’Aquinate tra le mani. Ma non è questo il punto. Il fatto è che nella Chiesa Amazzonica, culla della Biodiversità e della Divinodiversità, non c’è posto per una sola idea difforme al Nuovo Credo. Quando i suoi apostoli parlano di pensiero “aristotelico-cartesiano”, intendono senza alcuna sfumatura e senza alcuna approssimazione “tutto ciò che non è Amazzonico”. Con una definizione intellettualmente truffaldina viene gettato l’anatema su tutto ciò che nei cuori e nelle menti degli uomini è germogliato al contatto con il Vangelo di Cristo, dai Padri apostolici ai nostri giorni. Per questo la loro chiesa, che ha un suo vero e legittimo papa, è necessariamente falsa.

 DA DANKA*

Alessandro Gnocchi  – Settembre 20, 2019


domenica 4 ottobre 2020

FIGLIOLI, RICORDATE CHE IL CIELO NON VI ABBANDONERÀ, QUINDI, NON TEMETE; IO, VOSTRA MADRE, MI PRENDERÒ CURA DI VOI, MIEI PICCOLI; LA PROTEZIONE DEL MIO SANTO ROSARIO VI BLINDERÀ, AFFINCHÉ NESSUNA FORZA DEL MALE POSSA NUOCERVI!

 


APPELLO URGENTE DI MARIA SANTIFICATRICE AL POPOLO DI DIO. MESSAGGIO A ENOCH


30 AGOSTO 2020

Bambini miei, la Pace del mio Signore sia con tutti voi e la mia Protezione Materna vi accompagni sempre.

Figlioli, fate attenzione ai vaccini, perché milioni di essi arriveranno con il Microchip, il marchio della bestia, che ve lo introdurranno quando verrà iniettato. Altri vaccini decimeranno la popolazione mondiale e altrettanti modificheranno il Genoma umano. Attenti, bambini miei, con il vaccino biometrico chiamato Luciferasa, perché questo vaccino sarà uno dei tanti che porterà il Microchip, che si attiverà con la tecnologia che chiamate 5G. Non cadete nell'inganno dei servitori del male, perché essi cercano di marcare l'umanità con il marchio della bestia e di decimare la popolazione mondiale; è tutta una cospirazione da parte degli emissari del male, che stanno approfittando della pandemia esistente, per marcare l'umanità, decimarla e renderla schiava.

Poveri figlioli miei, quanto dovrete soffrire nel vostro passaggio nel deserto! Tutta questa tribolazione che sta arrivando, fa parte della vostra purificazione. Ancora una volta vi dico, piccoli miei, consacratevi ai Nostri Due Cuori, mattina e sera, estendendo la consacrazione ai vostri figli e familiari, affinché tutti siano liberati e protetti dal marchio della bestia e da tutti gli inganni e cospirazioni degli emissari del male. Tenete molto presente questa istruzione, bambini miei, perché sarà la protezione che vi libererà dal potere del maligno.

Figlioli, ricordate che il cielo non vi abbandonerà, quindi, non temete; io, vostra madre, mi prenderò cura di voi, miei piccoli; la protezione del mio santo rosario vi blinderà, affinché nessuna forza del male possa nuocervi. Nessuno dei devoti del mio Rosario si perderà né le loro famiglie, ve lo prometto. Ricordate: ciò che sembra impossibile per gli uomini, è possibile per Dio; io, vostra Madre, non lascerò che si perda nessuna pecora del gregge di mio Figlio. Perciò, figlioli, aggrappatevi al mio Santo Rosario, perché insieme alla consacrazione dei Nostri Due Cuori e all'Armatura Spirituale, sono la più grande protezione che il Cielo vi offre per questo tempo finale.

Piccolini, ancora una volta vi ricordo la vicinanza del giorno dell'Avvertimento, preoccupatevi di essere in grazia di Dio perché quel giorno possiate arrivare all'eternità pieni di gioia e di giubilo e siate irreprensibili davanti alla Corte Suprema. Preparatevi dunque, all'arrivo di questo giorno glorioso, dove i puri di cuore vedranno lo Splendore della Gloria di Dio. Bambini miei, le Trombe Celesti stanno suonando in ogni angolo della terra, chiamano alla conversione e invitano l'umanità a prepararsi all'arrivo dell'Avvertimento. Non abbiate paura, perché la Misericordia di Dio è prossima a riversarsi su tutta l'umanità, cercando la salvezza del maggior numero di anime. Sei, umanità di questi ultimi tempi, la più peccatrice che sia mai esistita sulla faccia della terra, ma sei anche la più privilegiata, perché un tuo resto, dopo la purificazione, sarà chiamato Popolo Eletto di Dio, che abiterà con Lui, i Nuovi Cieli e la Nuova Terra.

Approfittate dunque, piccoli miei, del poco tempo in cui le Case del Padre mio saranno aperte, affinché andiate a cercare uno dei miei Prediletti e facciate una buona confessione della vita, che vi libererà dal fuoco dell’inferno nel vostro passaggio per l'eternità. Vi esorto, bambini miei, affinché siate pronti e preparati per l'arrivo di quel gran giorno, che già sta bussando alla porta della vostra anima. Diffondete la preghiera del mio Santo Rosario e delle mie sette Ave Maria e rimanete oranti e vigilanti con le vostre lampade oliate con la preghiera, perché il vostro Signore già si avvicina.

Rimanete, figlioli miei, nella Pace del mio Signore

Vostra Madre vi ama, Maria Santificatrice

Fate conoscere il mio appellativo e questi messaggi di salvezza, piccoli miei, al mondo intero

Regina della Famiglia

 


Apparizioni a Ghiaie 


La prof. Agata Sidlauskaitè 

 Il prof. Don Luigi Cortesi invitò a Bergamo la prof. A. Sidlauskaitè, per uno studio supplementare su Adelaide Roncalli.  La professoressa soggiornò presso la fanciulla, nel convento di  Gandino (Bergamo) delle Suore Orsoline, a più riprese, nei mesi  di luglio, agosto e settembre 1944. 

Dall'osservazione prolungata, la Sidlauskaitè trasse una conferma ai risultati della relazione di padre Gemelli, come  risulta da ciò che scrive il Cortesi stesso, alle cui ansie la professoressa rispondeva sempre in modo pacato ma ferma: "Vuoi  forse ch'io dica che Adelaide è un'anormale, quando è più normale di...?" (v. Il problema delle apparizioni di Ghiaie, p. 116). 

Il Cortesi non riferisce per intero la frase, ma sarebbe interessante conoscere il secondo termine di paragone. 


Dott. Giulio Loglio 

 Al giudizio di padre Agostino Gemelli e della sua assistente prof. A. Sidlauskaitè, aggiungo quello non meno importante, sotto certi aspetti, del dott. Giulio Loglio, medico condotto  di Bonate Sopra (Bergamo), il quale partecipò a varie apparizioni  e potè controllare direttamente l'estasi di Adelaide. 

Il dott. Loglio, nella relazione inviata, il 30 settembre 1944, al vescovo di Bergamo scrive: 

"... Conosco la famiglia Roncalli da circa 18 anni, come  robusta, buona e brava famiglia di operai. Poche le malattie sofferte dai numerosi membri della famiglia e di nessuno di essi ho mai notato alcun sintomo di alterazioni psichiche, d'isterismo od  epilessia. 

Gli otto figli viventi, sani e robusti, furono allevati con sani  criteri di educazione ed economia domestica, compatibili con i  modesti guadagni del padre, operaio del linificio di Ponte S.  Pietro, che , se non si rifiutò di bere qualche bicchiere di vino,  specie alla domenica, non si abbandonò però mai agli eccessi. La  madre, è madre esemplare; cura amorevolmente i figlioli senza  tanti pietismi e li educa cristianamente, ma senza bigottismo. 

L'Adelaide, nata il 23 aprile 1937... non si ammalò che di pertosse e di morbillo... 

È sempre vissuta al Torchio Sotto, gruppo di tre cascinali  della frazione Ghiaie di Bonate Sopra e non si allontanava da  casa che per recarsi a scuola od in chiesa alla domenica. Solo lo  scorso inverno ha assistito ad una rappresentazione di Fatima,  data al teatro-oratorio. È di carattere taciturno e per l'ambiente in  cui è vissuta, un po' timido, di sviluppo psichico un po' tardo, ma  è difficilmente impressionabile, (ricordo la sua indifferenza per  la folla che la circondava implorando e vociando), e di forte  volontà. (Il 31 maggio, quando venne colta da forti dolori  addominali, il prof. Cazzamalli gentilmente le offrì una pasticca  di laudano disciolta in acqua zuccherata. Essa, pur non sapendo  che si trattava di una medicina, si rifiutò di prendere quanto le  veniva offerto e volle che tutti quanti quelli che la circondavano,  ne bevessero un po'. Esaurita, ne fu soddisfatta). Non è neppure  dotata di fantasia facile nelle fanciulle; essa ripete quanto sa, od  ha studiato a memoria, senza alterare una parola ed il significato,  e se non sa tace. Sebbene fin dall'inizio avessi avuto sentore delle  apparizioni della Vergine alla piccola Adelaide, io ho assistito la  prima volta la fanciulla il 20 maggio c.a. '' 

Il dott. Loglio continua descrivendo ciò che osservò durante le apparizioni cui assistette, e poi, fa a se stesso tre  domande alle quali risponde. 

Io riporto, ora, solo la prima domanda e la risposta. Egli scrive: 

"È apparsa veramente la Vergine alla Roncalli? Da indagini esperite anche da illustri psichiatri mi risulta che la Roncalli  Adelaide fu riconosciuta sana di mente e immune da isterismo.  Non poteva essere ipnotizzata, perché l'ipnotizzato non compie  alcun movimento volontario, ciò che invece faceva di frequente  la bambina durante le visioni, sia cambiando la posizione delle  mani, sia ravviandosi i capelli, né avverte quegli stimoli che  invece avvertì la Roncalli (pizzicotti e piena percezione con  successiva risposta alla domanda rivoltale); non poteva simulare  perché sebbene di carattere forte, non lo poteva mai essere al  punto di affermare di avere delle apparizioni per ben 13 volte (e  sulle prime ci buscò anche degli scapaccioni dal padre e dalla  madre); né avrebbe sopportato certamente l'allontanamento dalla  casa, tanto trambusto, tante noiose indagini, e nelle sue visioni  sarebbe stata assai più sollecita, né avrebbe potuto avere su di  esse tutti i particolari che ebbe, indi, dopo pochi giorni,  dichiarare terminate le visioni. 

Sono quindi convinto che effettivamente la Vergine sia apparsa". 

Il dott. G. Loglio termina così: "Quanto sopra ho sentito il dovere di riferire alla E.V. Rev.ma quale medico e quale cattolico, sebbene non troppo fervente. 

Della E.V. Rev.ma, dev.mo dott. G. Loglio". 

In merito al giudizio espresso dal dott. G. Loglio, sullo  sviluppo psichico un po' tardo di Adelaide, credo opportuno  rilevare che la bambina dava questa impressione anche ad altri  che non avevano dimestichezza con lei. Ciò accadde in un primo  tempo, anche alla dott.ssa E. Maggi, la quale dovette ricredersi,  quando con l'aumentare della confidenza, Adelaide le apri la sua  mente, tutt'altro che tonta e tarda, come la Maggi stessa scrisse  nella sua relazione. 

Inoltre faccio notare che il dott. Loglio non si limita a giu- dicare, come medico, le condizioni psicofisiche di Adelaide, ma  va più in là del limite che altri si imposero, e dice: per me le  apparizioni sono vere. 

La sua convinzione personale, fondata su osservazioni  obiettive e considerazioni di carattere razionale, è lecita anche  dal punto di vista etico, almeno fino a quando non vi sia una  aperta e motivata sconfessione delle apparizioni, da parte dell'autorità ecclesiastica. 

Severino Bortolan

ORACOLI CONTRO GIUDA E GERUSALEMME

 


1. AL TEMPO DI GIOSIA 

***

Vocazione di Geremia

11Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Che cosa vedi, Geremia?». Risposi: «Vedo un ramo di mandorlo».

Ora il Signore dialoga con il profeta. Dialoga per rivelargli le prime verità sul suo popolo. Gli chiede cosa vede e lui risponde che vede un mandorlo.

Mi fu rivolta questa parola del Signore: Che cosa vedi, Geremia? Risposi: Vedo un ramo di mandarlo. Il mandorlo è il primo albero che fiorisce.

Esso non fiorisce a primavera, ma non appena la luce comincia a crescere e il buio a diminuire. Per questo esso era detto il vigilante.

Dopo il solstizio d’inverno le ore di luce crescono e quelle di buio diminuiscono. Il mandorlo vigila e lo annunzia a tutti gli altri alberi perché si preparino.

12Il Signore soggiunse: «Hai visto bene, poiché io vigilo sulla mia parola per realizzarla».

Ecco la risposta del Signore: Anch’io sono il Vigilante. Il Signore però non vigila su alcuno. Vigila solo sulla sua Parola per realizzarla. Lui dice e fa.

Il Signore soggiunse: Hai visto bene, poiché io vigilo sulla mia parola per realizzarla. La Parola la dice il profeta. Essa però è realizzata dal Signore.

Questa verità va ben compresa. Non è il profeta che deve realizzare la Parola del Signore. Questo compito non gli appartiene. Non è suo.

Al profeta appartiene invece dire tutta la Parola del Signore. Lui la dice, Dio la realizza. Il profeta l’annunzia, Dio le dona compimento. Lui è il Vigilante.

Nessuna Parola del Signore cadrà mai a vuoto nella storia e nell’eternità. Se però il profeta non dice la Parola, lui diviene responsabile di grave omissione.

Una sola Parola avrebbe potuto salvare il mondo e Lui non l’ha detta. Il Signore gli imputerà questo gravissimo peccato di omissione.

13Mi fu rivolta di nuovo questa parola del Signore: «Che cosa vedi?». Risposi: «Vedo una pentola bollente, la cui bocca è inclinata da settentrione».

Ancora il Signore dialoga con il suo profeta chiedendogli cosa vede. Lui vede una pentola bollente, la cui bocca è inclinata da settentrione.

Se una pentola è bollente ed è inclinata da settentrione è segno che verserà ciò che bolle in essa verso il meridione.

Mi fu rivolta di nuovo questa parola del Signore: Che cosa vedi? Risposi: Vedo una pentola bollente, la cui bocca è inclinata da settentrione.

Di certo il Signore sta per annunziare al suo profeta una qualche sciagura che dal settentrione si verserà sul meridione e sul meridione vi è la terra di Canaan.

Vi è una sciagura che sta per riversarsi sul popolo del Signore ed anche su altri popoli. Il Signore la rivela al Profeta attraverso questo duplice dialogo.

Poiché è una sciagura profetizzata dalla sua Parola, Lui vigilerà perché si compia. Essa dovrà compiersi. Lo profetizza la Parola del Signore.

 14Il Signore mi disse: «Dal settentrione dilagherà la sventura su tutti gli abitanti della terra.

Il significato della caldaia vista dal Profeta è subito spiegato: dal settentrione dilagherà la sventura su tutti gli abitanti della terra.

Questa sciagura non riguarderà solo il popolo del Signore, ma tutti gli abitanti che vanno dal settentrione al meridione. Nessuno sarà escluso.

Come l’acqua che riversandosi dalla caldaia non lascia asciutto nessuno spazio, ma tutti coinvolge, così è della sventura che sta per abbattersi.

La sventura inizierà dal settentrione e man mano che essa avanzerà, colpirà ogni popolo e nazione sul suo cammino. Il Signore vigila perché si realizzi.

15Poiché, ecco, io sto per chiamare tutti i regni del settentrione. Oracolo del Signore. Essi verranno e ognuno porrà il proprio trono alle porte di Gerusalemme, contro le sue mura, tutt’intorno, e contro tutte le città di Giuda.

***

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI