CONFIDENZA ASSOLUTA CHE BRILLO' IN GELTRUDE
Geltrude possedeva in grado eminente, non solo la virtù, ma anche il dono di confidenza. Era così tranquilla e sicura che, nè tribolazioni, nè biasimi, nè ostacoli e neppure le stesse sue colpe potevano menomamente turbarla, o alterare la sua incondizionata fiducia nella divina misericordia. Se talvolta Dio la privava dei favori ai quali era abituata, non si perdeva d'animo: per lei godere, o patire era la stessa cosa; infatti, durante la tribolazione, si animava alla speranza, credendo fermamente che tutto coopera al bene degli eletti, sia che si tratti di vicende esterne, o di operazioni interne; nelle ore più penose, con la sguardo illuminato dalla fede, intravvedeva le consolazioni, di cui l'avversità presente le sembrava sicura caparra, così come un esiliato aspetta, su rive lontane, il messo che deve recargli notizia della patria. La vista delle sue colpe non poteva abbatterla, nè scoraggiarla, perchè, ristorata dalla presenza della grazia, la sua anima, sempre più umile, si rendeva meglio adatta a ricevere i doni di Dio.
Talvolta le capitava di sentirsi fredda come « un carbone spento » (libro III, cap. XVIII): allora si sforzava di cercare con maggior impegno, il suo dolce Signore e, rianimandosi al calore della grazia, si trovava pronta a ricevere ancora i lineamenti della divina somiglianza. Come l'uomo, passando dalle tenebre in piena luce, si trova di colpo investito dal bagliore, così ella, illuminata dalla divina presenza, riceveva non soltanto raggi di splendore, ma anche gli ornamenti adatti alla regina che deve presentarsi al Re « immortale dei secoli » (I Tini., 1, 17) cioè abiti d'oro splendidamente ornati di ricchi ricami; in tal modo si sentiva pronta all'unione divina.
Geltrude aveva preso l'abitudine di prostrarsi spesso davanti a Gesù, per domandargli perdono delle inevitabili fragilità della giornata. Quando però riceveva l'abbondanza delle divine misericordie, interrompeva tale pratica, s'abbandonava al divin beneplacito, considerandosi come una strumento destinato a manifestare le operazioni dell'amore, in essa, ed intorno ad essa, felice di prendersi una specie di rivincita col Dio del suo cuore.
La sua ammirabile confidenza in Gesù le ispirava un modo tutto soprannaturale di considerare la S. Comunione. Nulla di quanto avesse potuto udire, o leggere sul pericolo delle Comunioni mal fatte, le faceva tanta impressione da fargliene omettere anche una sola. Somiglianti libri, o discorsi animavano al contrario la sua confidenza; contando sulla bontà di Gesù Cristo ella andava a comunicarsi senza timore, e si sforzava di spirare anche agli altri tranquilla fiducia.
Se le capitava di dimenticare le preghiere del preparamento non si asteneva dal divino convito: ella pensava che le più lunghe e laboriose preparazioni sono un nulla in confronto alla grandezza del dono di Gesù Cristo. E' un dono gratuito. Tutti gli sforzi dell'uomo sono, al più, una goccia d'acqua paragonata all'oceano. Quantunque però sapesse di non poter in alcun modo prepararsi degnamente, pure, dopo d'aver compiuto un atto di totale fiducia nell'infinita bontà di Dio, Geltrude si sforzava di ricevere il Sacramento con cuore puro e fervente amore.
Ella attribuiva alla confidenza tutte le grazie e i beni spirituali che riceveva dal suo Dio e nè lo ringraziava, persuasa che tali doni erano affatto gratuiti, senza alcun merito da parte sua.
La confidenza che aveva in Gesù le faceva desiderare la morte, desiderio però così uniformato al divin beneplacito che le era indifferente vivere, o morire: morendo sperava la beatitudine, vivendo sperava l'aumento della divina gloria.
Salendo un giorno un ripido pendio, Geltrude fece una caduta pericolosa. Nel rialzarsi disse con allegrezza: « Qual felicità, mio amabilissimo Gesù, se questa caduta mi avesse condotto subitamente a Te! », E siccome le consorelle sorprese, le chiesero se non temeva di morire senza ricevere i Sacramenti di S. Chiesa, ella rispose: « Desidero con tutto il cuore di ricevere gli ultimi Sacramenti prima di morire, ma ad essi preferisco la provvidenza e la volontà del mio Maestro: muoia poi improvvisamente, o a rilento, ho fiducia che la sua misericordia non mi mancherà giammai; senza poi tale misericordia nessuno potrà salvarsi, qualsiasi il genere di morte abbia a colpirlo».
Gli eventi più disparati la trovavano ognora nella gioia, perchè la sua mente era sempre fissa in Dio, con una costanza piena di vigore: a lei ben si addicono quelle parole: « Qui conftdit in Deo, fortts est ut leo: Chi confida in Dio, è forte quale leone» (Prov. XXVIII, 1).
Nostro Signore stesso si degnò di esaltare la confidenza della sua eletta Sposa. Una persona, dopo d'avere tanto pregato, si stupiva di non essere esaudita, nè di ricevere risposta. Le disse infine Gesù: « Ho tardato a risponderti perché non hai fiducia nella mia bontà e non credi che potrebbe operare in te cose grandi. Geltrude invece è così fortemente radicata nella confidenza, così abbandonata alla mia bontà, da obbligarmi a nulla rifiutare a' suoi desideri ».
RIVELAZIONI DI S. GELTRUDE
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