venerdì 23 ottobre 2020

L'ultimo Papa canonizzato

 


“GRANOTURCO NE HA”? 

La Cappellania di Tombolo era misera e le rendite del Cappellano erano  molto scarse, consistendo in una questua di granoturco e di frumento — i due  prodotti del luogo — che aumentava o diminuiva a seconda del raccolto  (105). Ma nelle mani di Don Sarto queste rendite diventavano ancora più  scarse, perché quel poco che aveva non era suo, ma dei bisognosi, ai quali era  solito dire: “Finché ne ho, mangeremo insieme” 106. 

Un giorno della primavera del 1861 — anno di carestia — un povero uomo si  presentò al Cappellano, chiedendogli 10 lire per andare in cerca di lavoro. 

— Volentieri te le darei se le avessi.... ma danari.... che vuoi? ... non ne ho!  — rispose Don Giuseppe. 

— E granoturco ne ha? — replicò il poveretto. 

— Granoturco sì! — soggiunse il Servo di Dio, ricordandosi che nel granaio  esisteva ancora un piccolo resto dell'ultima questua. 

— E allora .... 

— E allora .... vieni con un sacco. 

Quel poveretto non se lo fece dire due volte: andò a casa e ritornò con un  sacco. 

Don Giuseppe lo condusse nel granaio, e, indicandogli il granoturco — poco  più di uno staio — ammucchiato in un angolo, disse: 

 — Facciamone due parti, una per te ed una a me. Va bene così? 

— Benissimo! — rispose il povero uomo, mentre due grosse lagrime gli  facevano velo agli occhi e la commozione gli faceva nodo alla gola 107. 


UN SACCO DI PANNOCCHIE 

Un altro poveretto, ridotto alla miseria per mancanza di lavoro, con la moglie  inchiodata sopra un misero giaciglio e con due figlioletti che piangevano per  gli stimoli della fame, batteva, un giorno, alla porta del Cappellano,  invocando pietosamente un tozzo di pane. 

Don Giuseppe, perché sapeva che cosa voleva dire avere la casa buia e il  desco deserto, si commosse, e, pensando che cosa in sul momento potesse  fare, si risovvenne che aveva tre sacchi di pannocchie di granoturco appena  raccolto dalla questua. 

— Avete un sacco? — domandò al povero. 

— Mi basta un po' di farina per fare la polenta! — fu la risposta. 

Ma Don Giuseppe non si accontentò di dargli un po' di farina: gli diede un  sacco di pannocchie. Poi, chiamata la sorella Rosa, le disse: “Domani mattina  verrà un altro povero: gli darai il secondo sacco” 108. 

LETIZIA SANTA 

La carità di Don Sarto sorpassava troppo le sue misere rendite, perché egli  potesse avere mai un centesimo in tasca. 

Vestiva poveramente, mangiava come. l'ultimo povero del paese, viveva di  fatica e di stenti, ma dalle sue labbra mai un
lamento 109. 

Non aveva aspirazioni di gloria o di onori umani, non ambiva posti lucrosi, 

non desiderava promozioni 110. Se poteva vantarsi di una cosa era quella di  essere nato povero e di vivere da povero 111. 

Contento della sua povertà era sempre tranquillo, sereno, gioviale 112. Non  lo conturbava il presente, ne lo preoccupava il domani, perché “tutto egli  sperava da Dio” 113. E quando venivano i giorni oscuri, in cui per soccorrere  i poveri o per strappare la vita era costretto ad inviare segretamente al Monte  di Pietà di Cittadella o di Castelfranco il suo modestissimo orologio d'argento  114, non perdeva mai la calma e non si oscurava mai la dolcezza della sua  pace: 

 “Confidate in Dio”! — era il suo motto eroico 115. 

 “Iddio provvede”! — la sua parola d'ordine 116. “La Provvidenza non manca  mai”! — la forza della sua fede e della sua inconfondibile speranza 117. 

Il Beato Pio X, del Padre Girolamo DAL GAL Ofm c. 

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