domenica 25 ottobre 2020

DELL'ULTIMA PERSECUZIONE DELLA CHIESA E DELLA FINE DEL MONDO

 


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Ezechiele non è men preciso. In un bellissimo apologo di sublime poesia ci dipinge una Leonessa la quale educò tra leoni i suo figli. Come n ebbe bene addestrato uno, lo spedì a far prede e ad uccidere uomini. La fama di questo crudele si diffuse per le genti, e queste convennero di arrestarlo, e dopo che venne lor fatto per grandi battaglie e grandi piaghe, lo incatenarono e condussero in ischiavitù. Ma la madre feroce indispettita per tal successo ne educò un secondo e lo fece re delle bestie, e lo mandò a vendicare il primo. Egli sbucò fuori e incominciò a far prede, a divorar uomini, e rendere vedovelle le spose, a disertar le città, a desolare la terra, a spaventar tutti co' suoi tremendi ruggiti. Le genti tutte vennero ad un patto e stabilirono di finirla con questi leoni, e collegatesi di proposito, con molta strage però, lo legarono e lo tradussero in carcere consegnandolo al re dell'Aquilone (1). Sembrerà quest'apologo molto oscuro e im portuno; ma lo tenga bene a mente il lettore, e vedrà al confronto storico, che nulla si poteva dire di più chiaro ed evidente. Il medesimo Profeta ci dipinge a lungo e minutamente l'esercito di Gog e Magog, il quale sorge dall'Aquilone e da tutte le parti della terra contro il popolo di Dio. Ci narra la grande battaglia e la strage che ne farà Iddio, fino alla totale sua distruzione. (2). Chi sia questo popolo immenso di armati, ci gioverà vederlo.

Daniele è il profeta che intesse la storia più completa e perfetta del suo popolo, da suoi giorni all'estremo de secoli. Egli dunque non poteva tacere di questa setta che aveva arrecati tanti danni al suo popolo e molti più ne avrebbe dovuto arrecare in futuro, con la totale sua ruina. Ma dove ne parla egli? Si legga intanto quest'ammirabile visione, che a suo tempo ne porteremo poi la più accurata storica e critica sposizione. » Vedeva nella mia visione notturna : ed ecco quattro venti del cielo cozzavano fra loro sopra di un gran mare, e quattro bestie grandi escivano dal medesimo diverse fra di loro. La prima era come una Lionessa, ed aveva le ali d'Aquila: la guardava, e vidi che le furono strappate queste ali, e fu retta su de piedi a guisa d'un uomo, e le fu dato un cuore umano. Ed ecco la seconda bestia somigliante all'Orso stare in disparte: aveva nella sua bocca tre ordini di denti: e così udii parlarle: Sorgi e mangia di molte carni. Dopo di queste cose guardava, ed ecco la terza bestia a modo del Pardo con quattro ale d'uccello sopra il dorso, e con quattro teste, e le fu data grande potenza. Dopo di questa ancora guar dai nella visione notturna, ed ecco la quarta bestia terribile e ammirabile e forte grandemente: aveva denti di ferro, e con questi maciullava e tritava, e ciò che non poteva, calpestava sotto de piedi: dessa era diversa da tutte le altre, ed aveva dieci corna. Considerava queste corna, ed ecco un altro corno piccolo le spuntava sulla testa, e tre prime corna le furono svelte dalla testa: ed ecco che questa apriva due occhi, somiglianti a quelli dell'uomo, e una bocca che diceva cose grandi (1). Per non essere infiniti tralasciamo di riportare altre profezie, perchè già ne abbiamo ad oltranza. Solo ci resta a vedere se questa setta abbia ad avere un capo, e cosa operasse, o sia per operare nell'ebraismo. Molti n ebbe (che un corpo non può stare senza capo) per tutte l'età entro di questo popolo: e quei Datan ed Abiron, quegli Assalonni, quei Nabal, quegli Abime lech, e cento altri, che ci ricordano le storie ebraiche. Ma questi erano da poco, nè potevano condurre questa setta a suoi vagheggiati trionfi. Bene; di un capo terribile ci parlano le profezie, il quale fa gelare il sangue nelle vene a leggerne le vivissime descrizioni. Se condo Gregorio il Magno, questo era raffigurato in quel Leviatan e in quel Boemot di Giobbe, de quali ci si dicono cose tanto spaventose (2). Il Gog ed il Magog d'Ezechiele non ne è che una figura, come la sente Girolamo (3). Il Leviatan d'Isaia e il suo empio (4) vi stanno come per ombra. Ma il ricordato Daniele ne parla chiaramente in quel corno piccolo che vide spuntare su la testa della quarta bestia fra le sue dieci corna. Questo, dice, io guardava muovere la guerra ai santi e superarli; e ascolta un Angelo che gli dice, che tal corno significava un re più potente di tutti, il quale abbasserà tre de suoi contemporanei figurati in quelle corna. Egli bestemmierà - contro l'Altissimo, e calpesterà i suoi santi; e penserà di poter cangiare i tempi e le leggi; e gli fu concesso d'insanire per tre anni e mezzo (5). Parla pure di costui sotto la figura d'un altro corno spuntato su la testa d'un Ircone; il quale, fatto grande, distese la sua potenza da Mezzodì ad Oriente, e contro la forza. Ed esso inorgoglì e s'innalzò contro il cielo, e fiaccò la potenza del popolo santo e conculcò i suoi sapienti. E fino nel tempio sparse le vele, ed abolì il quotidiano sacrifizio, e profanò il luogo santo. Egli è questo, dice l'Angelo spositore, un re di faccia infrunita, ma assai dotto. Sarà forte, ma non di sua fortezza, e di più di ciò che può trovare credenza, guasterà ogni cosa, prospererà, farà ciò che gli viene a talento; truciderà i forti del popolo santo. A seconda dei suoi desideri andranno le cose, ed egli opererà con fraudolenza; il suo cuore si esalterà in superbia, e per copia di tutti i beni ucciderà molta gente, e contro il principe de principi insorgerà, ma sarà vinto senza mano d'uomo (1). 

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P. B. N. B.

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