mercoledì 26 febbraio 2020

TESORI DI RACCONTI



Monsignor di Sibour.  

Un operaio di Parigi, cui le vicende politiche, che agitavano la Francia, avevano disamorato del lavoro e della fatica, si era dato ad una vita oziosa e vagabonda, con grave danno della povera sua famiglia, che veniva ogni dì più languendo per la miseria. Al nostro operaio dispiaceva assai il vedere la moglie e i figli ridotti a sì deplorabile condizione: ma anziché risolversi a levarsi dall'ozio e a riprendere il lavoro, amava meglio di pigliarsela contro i preti, dicendo che erano oziosi e che vivevano lautamente a spese del povero popolo. Un giorno, dopo avere, secondo l'usato, scagliato mille ingiurie contro i preti, scrisse tutto acceso d'ira una lettera a Monsignor Sibour, Arcivescovo di Parigi, nella quale mettendolo in canzone e pungendolo con fieri sarcasmi, gli diceva: venisse a vedere, egli che tanto parlava del popolo senza conoscerlo, venisse a vedere a qual infelice condizione era ridotta la famigliola del povero artigiano. E conchiudeva: colle solite frasi: che era ora di finirla, che non dovevano alcuni guazzare nell'abbondanza, mentre gli altri languivano nella miseria. Poche ore dopo un prete venerando batte alla porta dell'operaio: entra, era Monsignor di Sibour in persona.  

L'operaio rimane attonito a questa visita inaspettata, e non sa che si dire. - La famiglia dell'artigiano non è così desolata, come si crede, disse il prelato: io vedo qui cinque bei fanciulli in ottima salute, e una tenera madre che va loro prodigando le amorose sue cure. - Sì, tutto va bene, rispose rabbiosamente l'operaio, ma non ci è pane per sfamarli! - Ah! Monsignore, gridò allora la moglie, egli non vuol più lavorare, ha messo in pezzi tutti i suoi utensili. - Siete in errore, mia cara, ripigliò prontamente a prelato, vostro marito è dolentissimo di ciò che voi dite; lo ha fatto in un momento di sdegno; mi ha scritto una lettera; egli è fermo di darsi nuovamente al lavoro, ma mancando degli strumenti, prega me a volerglieli comperare. Io stesso mi sono condotto qui per farlo contento.  

- Indi volgendosi all'operaio: Figliol mio, domani va nella tale bottega, la troverai fornita degli attrezzi necessari pel tuo mestiere: mettiti a lavorare, la bottega sarà la tua e gli attrezzi io te il dono.  

- L'operaio fu colpito alle parole del venerando prelato; l'ingegnosa sua carità fu come un raggio divino, che rialzò l'anima sua dall'abiezione in cui era caduta. Si guardò bene dallo smentire il suo arcivescovo; gli si prostrò innanzi, gli baciò piangendo la mano, e il giorno appresso entrò nella sua bottega per non lasciarla mai più.  

Il giorno della morte di Monsignor Sibour un artigiano chiedeva a calde lacrime di vedere ancora una volta le spoglie del suo arcivescovo. Era il nostro operaio che voleva per l'ultima volta rendere omaggio di affetto e di riconoscenza all'ingegnosa carità del suo venerando pastore. 

DON ANTONIO ZACCARIA

martedì 25 febbraio 2020

SAN GIUSEPPE: IL PIÙ SANTO DEI SANTI



VERGINITÀ DI SAN GIUSEPPE

Secondo alcuni scritti apocrifi dei primi secoli, come il libro Storia di Giuseppe il falegname, il Protovangelo di Giacomo o il Vangelo di Tommaso, che risalgono al II secolo, o più tardi, san Giuseppe sarebbe stato sposato prima di conoscere Maria e avrebbe avuto almeno sei figli, che sarebbero, secondo alcuni, i cosiddetti fratelli di Gesù. Rimasto vedovo, compiuti ormai gli 89 anni, si sarebbe sposato con Maria, che avrebbe avuto 14 o 15 anni. Secondo questi testi apocrifi, egli sarebbe vissuto fino a 111 anni, passandone circa venti con Gesù. Questi libri diffusero la credenza che Giuseppe era molto anziano, che più che un marito era un padre per Maria e che l’avrebbe sposata per salvare le apparenze sociali. 

Niente di più falso. San Giuseppe dovette affrontare tutte le responsabilità di una famiglia, il che sarebbe risultato impossibile se fosse stato molto vecchio, bisognoso quindi di cure e di attenzioni. Come avrebbe potuto condurre la Sacra Famiglia attraverso il deserto con tutti i pericoli e con tutto lo sforzo che presupponevano venti giorni di cammino per arrivare in Egitto? Dio mise a fianco di Maria un compagno ed uno sposo forte e vigoroso per difenderla da tutti i pericoli e per aiutarla in tutte le sue necessità. Uno sposo, che dovette lavorare molto per mantenere una famiglia povera, specialmente durante la sua permanenza in Egitto, dove non avevano parenti. Descrivere Giuseppe come un vecchio malato è qualcosa che solo i libri apocrifi e fantasiosi potevano inventare. 

Il padre Tomás Morales, fondatore dei Cruzados de Santa María, afferma: Ecco san Giuseppe: larghe spalle per il lavoro, non perde un secondo, continua ad adorare e a lavorare, è sempre sollecito nel prendersi cura della Vergine e soprattutto del Bambino Gesù. Non ha un minuto libero, non pensa ad altro che ad amare, adorare e lavorare per loro. Ecco chi è san Giuseppe. È il responsabile dei rapporti esterni della Sacra Famiglia. È lui che deve preoccuparsi di tutto a Nazaret, nei quattro o cinque giorni di strada verso Betlemme, nella grotta, in Egitto più tardi e poi di nuovo a Nazaret, sempre mantenendo relazioni con tutti 6 .  

Per questo, fin dai primi secoli, diversi santi Padri dovettero parlare di un san Giuseppe giovane e non anziano e vedovo. San Girolamo difende la sua verginità in un suo scritto contro Elvidio: Tu dici che Maria non fu vergine; io rivendico per me ancor di più, ossia che anche lo stesso Giuseppe fu vergine per Maria, affinché dal consorzio verginale nascesse il Figlio vergine. Nel santo uomo non vi fu fornicazione e non è stato scritto che abbia avuto un’altra donna. Di Maria fu piuttosto custode che marito; ne consegue che sia rimasto vergine con Maria, colui che meritò d’esser chiamato padre del Signore 7 . 

San Pier Damiani (1007-1072) scrisse: Non pare che fosse sufficiente che soltanto la Madre fosse vergine; fa parte della fede della Chiesa che anche chi fece le veci di padre sia stato vergine. Il nostro Redentore ama tanto l’integrità del pudor fiorito, che non solo nacque da seno verginale, ma anche volle essere toccato da un padre vergine 8 . 

San Tommaso d’Aquino dice: Si deve credere che Giuseppe rimase vergine, perché non appare scritto che abbia avuto un’altra donna e l’infedeltà non possiamo attribuirla ad un personaggio così santo 9 . 

Dice san Francesco di Sales (1567-1622): Maria e Giuseppe avevano fatto voto di verginità per tutta la vita ed ecco che Dio ha voluto che si unissero attraverso il vincolo del santo matrimonio, non per sciogliere o pentirsi del loro voto, anzi, perché si confermassero sempre più e si incoraggiassero a vicenda uniti per tutta la vita 10 . 

Molti santi importanti sono convinti dell’esistenza di un voto di verginità di Giuseppe prima di sposarsi con Maria, ma ciò che è certo è che a partire dal matrimonio con Maria il voto ci sia stato per adempiere alla volontà di Dio. 

P. ÁNGEL PEÑA 

Consacrazione a Dio Padre



Dio, Padre Nostro,

con profonda umiltà e grande riconoscenza ci apprestiamo al tuo cospetto e mediante quest'atto speciale di affidamento e di consacrazione poniamo la nostra vita, le nostre opere, il nostro amore sotto la tua paterna protezione.
Ardentemente desideriamo poterti conoscere ed amare sempre più. Umilmente aneliamo poter accogliere in noi la tua bontà ed il tuo infinito paterno amore e di donarli ad altri.
Concedici, te ne preghiamo, la grande grazia di imparare ad amare sempre più il divin Cuore del tuo amatissimo Figlio e, così rafforzati dal tuo santo Spirito, poter glorificare sempre la tua paterna ed eterna bontà, o Padre infinitamente buono.
Santa Maria, figlia del Padre e nostra Madre Celeste, prega per noi. Amen.


PERCHÉ DIO HA DETTO “BASTA!” ALL’UMANITÀ DI OGGI



(GFD/3/139) 1. I pochi padri sull’altura rimasero del tutto terribilmente stupiti riguardo al totale inabissamento della pianura, la  quale sotto il governo di Lamec, di Tubalcain e, per un periodo di  tempo piuttosto lungo, sotto il governo di Uraniele, si era trovata in  uno stato così riccamente fiorente. 

2. E Lamec disse a suo figlio Noè: “Non pensi che, se a questi due  figli di Uraniele venisse conferito il potere prodigioso di un Enoch,  oppure il potere che il Signore Stesso conferì a Chisehel ed ai suoi  fratelli quando Egli li inviò alla pianura per la prima volta, essi  otterrebbero forse un effetto ed un successo maggiori durante la loro missione che non con la sola forza della stringatezza della parola? 

3. Figlio mio, io so che il Signore ti tiene in gran conto e che ti  esaudisce sempre prima di me; anzi con Lui tu puoi parlare quando  ti viene in mente, mentre io devo spesso invocare giornate intere  prima che il Signore mi ascolti e poi mi parli! 

4. Che ne pensi dunque di rivolgerti nel tuo cuore al Signore per  esporGli il mio desiderio? Forse Egli lo approverebbe?” 

5. E Noè disse: “Caro padre Lamec, io ritengo che nel nostro caso  non ci sia purtroppo molto da fare, perché, vedi, per quanto ne so io, al  tempo di Lamec, quando cioè egli era ancora un servitore del Serpente  [Satana], in fondo solo Lamec stesso era invertito. Egli tiranneggiava  il popolo e in tutta la pianura questo languiva sotto la sua tirannia ed  era prigioniero; però esso bramava ardentemente la liberazione. 

6. Allora bastò che il solo Lamec venisse convertito, e tramite lui poi si  trovò convertito e liberato, come con un solo colpo, tutto il popolo! 

7. Ma ora le cose stanno diversamente; ormai quasi in ciascun  individuo il cuore ha già lo stesso aspetto di come allora ce l’aveva  solo quello di Lamec! 

8. Lamec venne giudicato fino alla morte e poi egli dovette rendere  di nuovo buono e vivente in sé, solo attraverso la propria attività e  attraverso la massima abnegazione, quello che su lui e in lui era  stato giudicato ed ucciso mediante i prodigi di Chisehel che lo  avevano convertito. 

9. Ma quale potenza devastatrice e quale estensione non dovrebbe  avere attualmente un prodigio per convertire milioni di individui i  quali nei loro cuori sono tutti cento volte più maligni di quanto lo sia  mai stato Lamec nella sua massima crudeltà! 

10. Secondo me noi dovremo essere contenti se qua e là, attraverso  la forza di persuasione della parola, conquisteremo alla buona causa  forse soltanto qualcuno; ma sarà assolutamente superfluo pensare,  anche solo lontanamente, ad un cambiamento generale del modo di agire di questi popoli! 

11. Il Signore perciò fornirà ai due figli solamente la forza dell’accortezza e poi li farà nuovamente scendere alla città di Hanoch.  12. Se essi arriveranno a qualche risultato contro la cattiva e libera  volontà di alcuni hanochiti, allora sarà certamente buono e giusto;  ma se non ci riescono, allora affidiamo tutto al Signore, ed Egli farà  poi quello che sarà giusto! Non sei anche tu pienamente d’accordo  con quello che ho detto?”. 

13. E Lamec vide la verità delle affermazioni di Noè e poi non  chiese più che il Signore colmasse i due di forza prodigiosa. 

14. I due invece vennero colmati di divina accortezza e poi fu dato  loro l’incarico di scendere nuovamente in pianura». 
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Seguono poi diversi Capitoli che descrivono i tentativi – destinati  al fallimento – dei vari messaggeri inviati da Dio nella pianura per  tentare di convertire il popolo corrotto e perverso di Hanoch.
Ecco, tratti dal testo originale, due dei numerosi Insegnamenti  divini riguardo al giusto modo di vivere che Dio ha comunicato al  popolo della città di Hanoch tramite dei messaggeri.  
Da questi Insegnamenti si capisce chiaramente che a quel tempo  l’umanità viveva esattamente come la nostra attuale. 

Jakob Lorber – Giuseppe Vesco 

Geremia



Geremia si sfoga con Dio

7Signore, tu mi hai sedotto
e io non ho saputo resisterti.
Hai fatto ricorso alla forza
e hai ottenuto quel che volevi.
Mi disprezzano da mattina a sera,
tutti ridono di me.
8Io parlo, e ogni volta
sùbito devo chiamare aiuto
e gridare contro la violenza
e l'oppressione.
Tutto il giorno sono insultato e deriso
perché annunzio la tua parola, o Signore!
9 Ma quando mi son detto:
'Non penserò più al Signore,
non parlerò più in suo nome',
ho sentito dentro di me come un fuoco
che mi bruciava le ossa:
ho cercato di contenerlo
ma non ci sono riuscito.
10Mi accorgevo che molti
parlavano male di me
e da ogni parte cercavano di spaventarmi.
Dicevano: 'Se qualcuno lo denunzia,
lo denunzieremo anche noi'.
Perfino i miei amici più cari
aspettavano un mio passo falso
e dicevano: 'Prima o poi,
qualcuno riuscirà a ingannarlo!
Così, l'avremo vinta noi
e potremo vendicarci di lui'.
11Ma tu, Signore, stai al mio fianco,
tu sei forte e mi difendi:
per questo i miei persecutori cadranno
e non avranno la meglio su di me.
Dovranno vergognarsi da morire
perché i loro progetti andranno in fumo.
Saranno disonorati per sempre
e nessuno lo dimenticherà.
12 Tu, Signore dell'universo,
sai distinguere chi ti è fedele
perché vedi i sentimenti
e i pensieri segreti dell'uomo.
Ho affidato a te la mia causa:
sono certo che vedrò
come tu punirai i miei nemici.
13 Cantate inni al Signore!
Lodate il Signore!
Egli ha liberato il povero
dal potere dei suoi nemici.
14Maledetto il giorno in cui sono nato!
Nessuno consideri benedetto il giorno
nel quale mia madre mi ha messo al mondo!
15 Maledetto l'uomo
che ha riempito di gioia mio padre
quando gli ha dato la notizia:
'È nato! È un maschio!'.
16 Quell'uomo diventi come le città
che il Signore ha distrutto
senza compassione.
Al mattino egli oda lamenti
e a mezzogiorno grida di guerra.
17Perché Dio non mi ha fatto morire
prima di nascere?
Mia madre sarebbe stata la mia tomba,
mi avrebbe sempre tenuto dentro di sé.
18Invece sono uscito dal suo ventre
solo per provare tormento e dolore
e consumare la mia vita nell'umiliazione.

DOVE DIO PIANGE






Il Crocifisso



Nella croce la nostra salvezza, nella croce la nostra speranza, nella croce l'amore e la felicità, in essa ogni nostro bene.

MADRE ORSOLA LEDÓCHOWSKA

LA MISERICORDIA DIVINA NELLA MIA ANIMA



L'amore  scaccia la paura dall'anima. 
Da quando ho cominciato ad amare Iddio  con tutto il mio essere, con tutta la forza d l mio cuore, da quel momento  è scomparsa la paura e, benché mi s parli in qualunque modo della Sua giustizia, non ho alcun timore di Lui, perché L'h conosciuto bene. Dio è  amore ed il Suo Spirito è la pace. Ed ora vedo che le mie azioni scaturite  dall'amore, sono più perfette delle azioni che ho compiuto per timore. Ho  posto la mia fiducia in Dio e non temo nulla, mi affido completamente alla Sua santa volontà, faccia di me quello che vuole, io in ogni caso Lo  amerò sempre. Quando mi accosto alla santa Comunione, prego e  supplico il Salvatore di voler frenare la m a lingua, affinché non offenda  mai l'amore del prossimo. O Gesù, Tu sai quanto io desideri  ardentemente nascondermi, affinché nessuno mi conosca, eccetto il Tuo dolcissimo Cuore. Desidero essere una modesta violetta nascosta tra  l'erba, sconosciuta in un magnifico giardino recintato, dove crescono  magnifiche rose e gigli. La bella rosa e lo stupendo giglio si vedono da  lontano, ma per vedere la piccola violetta bisogna abbassarsi molto, solo  il profumo la fa scoprire. Oh, come sono contenta di potermi nascondere  così! O mio Sposo D vino, il fiore del mio cuore ed il profumo del mio  amore puro s no p r Te. La mia anima è immersa in Te, o Dio eterno.  Dal momento in cui Tu stesso mi hai attratto verso di Te, o mio Gesù, più  Ti conosco più ardentemente Ti desidero. Ho appreso nel cuore di Gesù  che in paradiso, per le anime elette, c'è un paradiso a parte dove non  possono entrare tutti, ma solo le anime elette. Una felicità inconcepibile nella quale sarà immersa l'anima. O Dio mio, non riesco proprio a  descrivere questo ne meno in minima parte. Le anime sono imbevute della Sua Divinità, passano da bagliore a bagliore in una luce immutabile,  ma mai monotona, sempre nuova, ma che non cambia mai. O SS.ma  Trinità, fatti conoscere alle anime! O mio Gesù, non c'è nulla di meglio  per un'anima delle umiliazioni. Nel disprezzo c'è il segreto della felicità, quando l'anima viene a conoscere che è una nullità, la miseria  personificata e che tutto quello che ha di buono in sé, è esclusivamente  dono di Dio. Quando l'anima si avvede che tutto quello che ha in sé le è stato dato gratuitamente e che di suo c'è solo la miseria, questo la  mantiene continuamente umile davanti alla Maestà di Dio e Dio, vedendo l'anima in tale disposizione, l'insegue con le Sue grazie. Quando  l'anima si sprofonda nell'abisso della sua miseria, Dio fa uso della Sua  onnipotenza per innalzarla. Se c'è sulla terra un anima veramente felice,  questa è soltanto un'anima veramente umile. All'inizio l'amor proprio  soffre molto per questo motivo, ma Iddio, dopo che l'anima ha affrontato  valorosamente ripetuti combattimenti, le elargisce molta luce, con la  quale essa viene a conoscere quanto tutto sia misero e pieno d illusioni.  Nel suo cuore c'è soltanto Iddio. Un'anima umile non ha fiducia in se stessa, ma pone la sua fiducia in Dio. Dio difende l'anima umile e Lui  stesso s'introduce nelle sue cose segrete ed è allora che l'anima  esperimenta la più grande felicità, che nessuno può comprendere. Una  volta di sera venne da me una delle Suore defunte, che in precedenza era  già stata da me alcune volte. Quando l'avevo vista la prima volta era in  uno stato di grande sofferenza, poi man mano venne in condizioni di  sempre minor sofferenza e quella sera la vidi splendente di felicità e mi  disse che era già in paradiso. Mi disse inoltre che Dio ave approvato con  quella tribolazione questa casa, poiché la Madre Generale aveva dubitato  non prestando fede a quello che avevo detto di quest'anima. Ma adesso,  in segno che solo ora è in paradiso, Iddio benedirà questa casa. Poi mi si  avvicinò e mi abbracciò affettuosamente disse: « Ora debbo andare ».  Compresi quanto è stretto il legame che intercorre fra queste tre tappe  della vita delle anime, cioè fra la terra, il purgatorio e il paradiso. Ho  notato parecchie volte che Dio ha sottoposto a prove delle persone per il  fatto che, come mi dice, non Gli piace l'incredulità. 

Diario di Santa Sr. Faustina Kowalska

ILLUSTRAZIONI DI UNA SERVA DI DIO SULL'APOCALISSE DI S. GIOVANNI




 signor Le Maitre de Sancy

I NOSTRI MORTI



Come vederli
Come aiutarli
Come ci aiutano

L’IMPEGNO PASTORALE DELLA CHIESA VERSO GLI ANZIANI E GLI AMMALATI

Tutta l'attenzione della Chiesa è rivolta all'uomo. Non può essere diversamente! Il creato, pur nel suo meraviglioso splendore che la scienza mette sempre più in luce, non è che una semplice cornice del quadro, costituito dalla persona umana. Con questa persona, lo stesso Figlio di Dio si è fatto solidale mediante l'incarnazione; e, con la sua passione, morte e risurrezione, le ha dato la possibilità di essere partecipe della stessa felicità di Dio, nel cielo. 
          La Chiesa, madre amorosa, s'interessa dell'uomo appena concepito nel seno materno: ne proclama la dignità e l'inviolabilità; ne difende l'integrità fisica e morale. Essa invita tutti a cooperare allo sviluppo del bambino concepito trattandosi di una vera persona con i relativi diritti. Per questo ha sempre insegnato che l'aborto e l'infanticidio sono «abominevoli delitti» che violano la legge naturale e i diritti dell'uomo. 

La Chiesa cammina con l'uomo 

La Chiesa è sempre vicina all'uomo! Accoglie il neonato e, mediante la grazia santificante del battesimo, lo costituisce figlio di Dio e lo inserisce come membro nel suo corpo mistico. Lo istruisce con la catechesi per prepararlo alla prima comunione, alla cresima e al sacramento della penitenza. Lo aiuta a formarsi una famiglia fondata sull'amore, sull'onestà e sulla fecondità per la continuazione della vita. La Chiesa, madre premurosa, desidera ardentemente di vedere i suoi figli raccolti, ogni domenica, attorno all'altare perché si sentano figli di Dio ascoltando la sua parola. Così si forma la famiglia cristiana, unita e compatta nella preghiera e alimentata dalla fede, dalla speranza e dalla carità. 

Del Padre francescano Pasquale Lorenzin

Orazioni a Gesù Cristo



O Eterno Verbo di Dio, Salvator nostro, che dal divino Amore foste condotto all'incomprensibile abbassamento dell’Incarnazione per riparare alle rovine in noi cagionate dal primo peccato, io vi adoro rivestito della nostra creta, e ringrazio il vostro medesimo Amore che in una stessa divina persona (che siete voi medesimo) ha sì mirabilmente congiunto natura divina ed umana, innalzando al tempo stesso l'uomo ad una nobiltà ed eccellenza che ha dell'infinito, perchè ci affratella con Dio. Deh! che il vostro Santo Spirito ci faccia intendere sì eccelsa dignità, e la sua grazia ci aiuti a non degradarci mai col peccato. Ve ne supplico dicendo: Pater noster…

O Eterno Verbo Incarnato, la cui immacolata Umanità nel giorno del vostro Battesimo attirò sopra di sè lo Spirito Santo in forma di candida colomba, che libratasi sopra di Voi, mostrò quanto in Voi si compiacesse, deh! fate che anche noi, vostri seguaci, tanto ci studiamo di menar pura la vita, da chiamare sopra di noi gli sguardi e le grazie dell'Eterno Amore: di quell'Amore che, essendo infinita purezza, si compiace delle anime caste, e versa in essi tesori di luce e di grazia. Pietà, o Signore, di tanti miseri cristiani che, conducendo vita piuttosto animalesca che ragionevole e cristiana, non intendono le cose di Dio; ve li raccomando dicendo Pater noster…

O divin Verbo del Padre, che prima d'incominciare la gran missione di Maestro e Riformatore della traviata umanità foste condotto dallo Spirito Santo nel deserto, ove dopo aver per quaranta giorni digiunato e pregato, combatteste vittoriosamente contro le tentazioni di Satana, abbiate pietà di noi, che purtroppo tante volte restiam presi alle insidie dell'infernale nemico, perchè non ci abbandoniamo alla sapiente guida del divino Spirito, che per la via della mortificazione e della preghiera ci condurrebbe a salute. Deh! buon Gesù, aiutateci a divenir anime docili, che si lasciano condurre e governare dallo Spirito Santo. Ve ne supplico ripetendo: Pater noster…

O divin Verbo, Sapienza Incarnata, che veniste ad ammaestrare con tanto amore i miseri mortali, fra le altre pene che quaggiù soffriste ci fu anche quella d'essere pochissimo inteso dai grossolani Giudei, e perfino dai Discepoli; e forse nessuno di tal pena vi compatisce. Qui però v'è un mistero, o Gesù mio; e se mi permettete entrare tanto avanti nei vostri ammirabili segreti, io dico che voleste lasciare al vostro Eterno Amore, allo Spirito Santo, la dolce soddisfazione di farsi ben intendere dagli uomini e guidarli per le vie della verità e della celeste sapienza. E infatti, non diceste agli Apostoli che avrebbero tutto inteso, anche le medesime vostre parole, dopo la venuta dello Spirito Santo? Buon Gesù, ora che lo Spirito Santo è venuto, fate che la vostra divina Parola sia dai fedeli studiata, compresa e messa in pratica. Ma non vedete, o Signore, come tutto si studia, tutto s'impara, e il santo Vangelo si lascia da parte ! Deh, rimediate Voi a tanto male! Ve ne supplico ripetendo: Pater noster…

O Eterno Verbo fatto carne per salvare tutta la discendenza di Adamo, io vi adoro su quella Croce, a cui più che dai chiodi dei carnefici foste confitto dal divino Amore: da quell'Amore, nel fuoco del quale consumaste il vostro perfetto olocausto immolandovi al Padre, Vittima immacolata, negli ardori dello Spirito Santo. E vi supplico a far sì che quest'Eterno Amore, che vi condusse a patire e a morire per noi, conduca i nostri cuori ad amarvi, o Gesù e a sacrificarsi generosamente, affinchè siate più conosciuto e più amato sulla terra, e possiate cogliere più abbondante frutto della vostra Passione e Morte. Esauditemi, ve ne prego, ripetendo l'orazione da voi stesso insegnataci: Pater noster…


O divin Verbo umanato, che tanto faceste e tanto patiste su questa terra per ricondurre gli uomini nel seno dell'Eterno Amore, e per infondere l'Eterno Amore nel seno degli uomini, io vi adoro nella vostra prima apparizione agli Apostoli dopo la risurrezione; e siccome allora, appena vi foste lor mostrato, soffiaste sopra di essi dicendo: Ricevete lo Spirito Santo, or vi prego di fare altrettanto sopra i fedeli che han bisogno del santo fuoco del Paracleto per accendersi di zelo e combattere generosamente in sè e fuori di sè lo spirito del male. Deh! che l'alito del vostro Cuore, cioè lo Spirito Santo, ci converta, ci ravvivi, ci santifichi e ci faccia degni degli eterni gaudi del Cielo. Vi domando tanta grazia ripetendo: Pater noster…

O divin Verbo, che dopo aver gloriosamente condotto l'assunta Umanità vostra al Cielo, dove siede alla destra del Padre, mandaste nei figli l'adozione, cioè nei cari vostri Discepoli, lo Spirito Santo; io vi ringrazio di questo dono maggiore d'ogni altro, perchè è il Dono dell'Altissimo; e più vi ringrazio perchè della missione del vostro Spirito voleste farne un mistero, dirò così, permanente, che si rinnova sempre che vi sono anime sì ben disposte; oh! come son poche nel nostro tempo! Deh! Voi nella vostra onnipotente misericordia moltiplicatele, o Signore, e moltiplicatele tanto, a maggior gloria del vostro Santo Spirito e perchè il demonio, suo nemico, non abbia a vantarsi di possederne egli maggior numero. Anzi, o Gesù, ricordatevi che per le anime avete versato tutto il sangue! Deh! strappatele tutte dalla diabolica potestà, e mettetele al sicuro sotto le ali della celeste Colomba, nel regno del Divino Amore. Ed io ritorno a supplicarvene dicendo: Pater noster…

EUCARISTIA E SANTISSIMA TRINITA'



La mia Passione nell'Eucaristia 

Consolate questo mio Cuore che geme e langue di amore, consolatelo, dandomi anime che mi amino; e soprattutto abbiate cura dei miei Sacerdoti che hanno i tesori nelle mani e spesso sono i più poveri di tutti. L'anima eucaristica deve essere attiva in me e per me; non può contentarsi soltanto di consolarsi essa, deve anche consolare me.
Perciò considerate la mia Passione nell'Eucaristia e consolatemi. Considerate quanti mi tradiscono e ditemi che volete essermi fedeli: questo mi dà tanto gusto. Considerate quanti mi flagellano con i loro peccati e ditemi che non volete offendermi mai più. Considerate quanti mi coronano di spine e ditemi che volete coronarmi di fiori di virtù e di amore. Considerate soprattutto quanti disprezzano il carattere sacerdotale che hanno; quanti disprezzano me nei Sacerdoti, e riparate, apprezzando una dignità così grande.
Infine, figlie mie, unitevi al mio sacrificio eucaristico, amate di nascondervi in me, amate di celarvi agli occhi di tutti, immolatevi nella giornata offrendomi i vostri dolori e le vostre pene.
Quando la vostra vita sarà unita alla mia vita eucaristica, e voi passerete la giornata tutta in unione con me Sacramentato, allora la vostra gioia interiore sarà piena, poiché io mi sono fatto prigioniero di amore proprio per vivere con voi, per farvi vivere di me!
E’ necessario che l'uomo si elevi fino a Dio, e questo è possibile solo sostituendo la sua vita con la mia!
Ho fame di voi, poiché debbo raccogliervi in me; perché siete il mio Corpo mistico. Venite dunque a me che sono l'infinita vostra ricchezza!
Vi benedico tutte.

(Da una lettera del Padre Dolindo Ruotolo a Elena Montella e a tutte le sue figlie spirituali inviata da Roma il 15 maggio 1921, ore 17.45).

Il problema dell'ora presente. Antagonismo tra due civiltà



PUNTO DI PARTENZA DELLA CIVILTA MODERNA

Nella sua ammirabile introduzione della Vita di Sant'Elisabetta, Montalembert disse del secolo XIII, che fu - almeno per ciò che riguarda il passato, - l'apogeo della civiltà cristiana: "Giammai forse la Sposa di Cristo aveva regnato con un impero così assoluto sul pensiero e sul cuore dei popoli...

Allora, più che in altro momento di questo fiero combattimento, l'amor de' suoi figli, il loro attaccamento senza limiti, il loro numero e il loro coraggio ogni di crescenti, i santi che ogni dì essa vedeva sorgere di mezzo ad essi, offrivano a questa Madre immortale tali forze e consolazioni che mai le maggiori, di cui fu dappoi crudelmente privata. Grazie ad Innocenzo III, che continua l'opera di Gregorio VII, la cristianità è una vasta unità politica, un regno senza frontiere, abitato da razze molteplici. I signori ed i re avevano accettato la supremazia pontificia. Ci volle il protestantesimo a distruggere quest'opera".

Anche prima del protestantesimo, un fiero colpo fu dato alla società cristiana fin dal 1308. Quello che ne formava la forza, era, come disse il Montalembert, l'autorità riconosciuta e rispettata del Sommo Pontefice. Questa autorità fu contraddetta, insultata e lacerata colla violenza e coll'astuzia: il re Filippo IV, colla sua persecuzione contro il papa Bonifacío VIII, preparò il grande scisma d'Occidente che decapitò per un istante il mondo cristiano alla fine del secolo XIV. Fin d'allora, la forza cominciò a padroneggiare il diritto, come prima di Gesù Cristo. Si videro le guerre riprendere il carattere pagano di conquista e perdere il carattere di liberazione. E la ragione di quello che vediamo ai nostri giorni, per non dire nulla di ciò che precedette: l'occupazione di Roma, l'ingrandimento della Prussia a spese de' suoi vicini, l'Europa impassibile davanti al massacro dei cristiani per mezzo dei Turchi e l'immolazione di un popolo alle cupidigie dell'impero britannico.

Il secondo colpo fu dato dai dotti, dagli artisti, dai filosofi. Questi intellettuali si diedero appassionatamente allo studio della letteratura e dell'arte pagana. Vissero collo spirito nell'ambiente della civiltà pagana, s'inebriarono di essa, ed allora, nella loro ebbrezza gettarono il disprezzo sulla civiltà cristiana e si sforzarono di farla sparire. "Gli antichi umanisti - dice assai bene Jean Janssen (L'Allemagne á la fin du Moyen áge, p. 50) - non avevano minor entusiasmo per l'eredità grandiosa lasciata dai popoli dell'antichità che non ne avessero più tardi i loro successori. Prima di loro,

avevano veduto nello studio dell'antichità uno dei mezzi più potenti ed efficaci di cultura per l'intelligenza umana. Ma nel loro pensiero, i classici greci e latini non dovevano essere studiati col fine di arrivare con essi e per mezzo di essi al termine di ogni educazione. Essi intendevano porli al servizio degli interessi cristiani; desideravano innanzi tutto pervenire, per loro mezzo, ad una intelligenza più profonda del cristianesimo e al miglioramento della vita morale. Mossi dai medesimi motivi, i Padri della Chiesa avevano raccomandato e incoraggiato lo studio delle lingue antiche. La lotta non incominciò e non divenne necessaria se non allorché i giovani umanisti rigettarono tutta l'antica scienza teologica e filosofica come barbara, pretesero che ogni idea scientifica si trovi unicamente contenuta nelle opere degli antichi, entrarono in lotta aperta colla Chiesa e col cristianesimo, e molte fiate gettarono una sfida alla morale".

La stessa osservazione rispetto agli artisti. "La Chiesa - dice il medesimo storico (Ibid. p. 130) - aveva messo l'arte al servizio di Dio, chiamando gli artisti a cooperare alla propagazione dei regno di Dio sulla terra ed invitandoli "ad annunziare il Vangelo ai poveri". Gli artisti rispondendo fedelmente a questo appello, non innalzarono il bello sull'altare per farne un idolo e adorarlo per se stesso; ma lavorarono "per la gloria di Dio". Coi loro capi d'opera bramavano di ridestare e aumentare negli uomini il desiderio e l'amore ai beni celesti. Finché l'arte conservò i principi religiosi che le avevano dato origine, fu in un continuo progresso. Ma in proporzione che svanirono la fedeltà e la solidezza dei sentimenti religiosi, vide pure dileguarsi da lei l'ispirazione. Più essa studiò le divinità straniere, Più volle risuscitare a dare una vita fittizia al paganesimo, e più ancora vide sparire la sua forza creatrice, la sua originalità; e cadde infine in una sterilità e aridità completa".

Sotto l'influenza di questi intellettuali, la vita moderna prese una direzione affatto nuova che fu l'opposto della vera civiltà. Poichè, come assai bene disse Lamartine: "Ogni civiltà che non viene dall'idea di Dio è falsa.
"Ogni civiltà che non mette capo all'idea di Dio non dura.
"Ogni civiltà che non è penetrata dall'idea di Dio è fredda e vuota.
"L'ultima espressione d'una civiltà perfetta è Dio meglio conosciuto, meglio adorato, meglio servito dagli uomini" (Citato da Mons. Perraud, vescovo d'Autun, nell'occasione delle feste del centenario del poeta).

Il cambiamento operossi da prima negli animi. Molti perdettero il concetto secondo il quale ogni fine è in Dio per adottare quello che vuole riporlo tutto nell'uomo.

"All'uomo decaduto e redento - dice assai bene il Bériot il Rinascimento oppose l'uomo nè decaduto, nè redento, che si eleva ad un'ammirabile altezza mediante le sole forze della sua ragione e del libera arbitrio". Il cuore non fu più per amare Iddio, la mente per conoscerlo, il corpo per servirlo, e in tal modo meritare la vita eterna. La nozione superiore che la Chiesa con tanta cura aveva cercato di stabilire, e per la quale le fu necessario tanto tempo, si cancellerà in questo ed in quello, nelle moltitudini; come al tempo del paganesimo, esse fecero del piacere, del godimento, il fine della vita; ne cercarono i mezzi nella ricchezza, e per acquistarla, non si tenne più tanto conto dei diritti altrui. Per gli Stati, la civiltà non fu più la santità del gran numero, e le istituzioni sociali mezzi ordinati a preparare le anime pel cielo. Di nuovo rinchiusero l'opera della società nel tempo senza riguardo alle anime fatte per l'eternità. Allora, come oggi, questo chiamarono il progresso! "Tutto ci annunzia - scriveva con entusiasmo Campanella - il rinnovamento del mondo. Niente arresta la libertà dell'uomo. Come arrestare la marcia e il progresso del genere umano?" Le nuove invenzioni, la tipografia, la polvere, il telescopio, la scoperta dei Nuovo Mondo ecc. venendo ad aggiungersi allo studio delle opere dell'antichità, provocarono un'ebbrezza d'orgoglio che fece dire: la ragione umana basta da sè per dirigere i suoi affari nella vita sociale e politica. Noi non abbiamo bisogno di un'autorità che sostenga o raddrizzi la ragione.

Così fu rovesciata la nozione onde la società era vissuta e per la quale aveva prosperato da N. S.
Gesù Cristo in poi.

Tuttavia ciò non si fece senza resistenza. Moltissime anime restarono e restano sempre attaccate all'ideale cristiano, e la Chiesa è sempre là per conservarlo e per lavorare al suo trionfo. Di qui, in seno della società, il conflitto che dura da cinque secoli e che, nell'ora presente, è giunto allo stato acuto.

Il Rinascimento è dunque il punto di partenza dello stato attuale della società. Di qui viene tutto ciò che soffriamo. Se vogliamo conoscere il nostro male, e trarne da questa cognizione il rimedio radicale alla situazione presente, bisogna risalire ad esso (Giovanni Guiraud, professore alla Facoltà delle lettere di Besancon il quale ha pubblicato un eccellente libro sotto questo titolo: L'Eglise et les Origines de la Renaissance, ci servirà di guida per richiamare sommariamente alla memoria ciò che avvenne in quell'epoca. Questo volume fa parte della Biblioteca dell'insegnamento di Storia ecclesiastica pubblicata dal Lecoffre).

I Padri della Chiesa, come dicemmo, avevano raccomandato lo studio delle letterature antiche, e ciò per due ragioni: essi trovavano in esse un eccellente strumento di cultura intellettuale, e ne avevano fatto un piedistallo alla Rivelazione; così la ragione è l'appoggio della fede.

Fedeli a questa direzione, la Chiesa, e particolarmente i frati, posero tutte le loro cure a salvare dal naufragio della barbarie gli autori antichi, a copiarli, a studiarli, a farli servire a dimostrazione della fede.

Era dunque affatto naturale che quando cominciò. in Italia la nuova epoca letteraria ed artistica, i Papi vi si mostrassero favorevoli.

Ai vantaggi più sopra ricordati, essi vedevano aggiungersene altri d'un carattere più immediatamente utile in questa epoca. Alla metà dei secolo XIII, relazioni continue erano state iniziate tra il Papato e il Mondo Greco per ottenere il ritorno delle Chiese d'Oriente alla Chiesa Romana. Da una parte e dall'altra s'inviarono ambasciatori: quindi la cognizione del greco era necessaria per discutere cogli scismatici e dar battaglia sul loro proprio terreno.

La caduta dell'Impero bizantino diede occasione, per questo genere di studi, ad un nuovo e decisivo impulso. I sapienti greci portando in Occidente i tesori letterari dell'antichità, destarono un vero entusiasmo per le lettere pagane, e questo entusiasmo in niuna parte manifestossi più vivo che tra le persone di Chiesa. La tipografia venne a buon punto per moltiplicare e per renderne l'acquisto infinitamente meno oneroso.

In fine l'invenzione dei telescopio e la scoperta del Nuovo Mondo aprivano al pensiero più larghi orizzonti. Qui ancora vediamo i Papi, e in primo luogo quelli d'Avignone, mercè il loro zelo iniziare dei missionari nei paesi lontani e recare un nuovo stimolo al fermento degli spiriti, buono nel suo principio, ma che l'orgoglio umano deviò, come lo vediamo deviare ai giorni nostri nei progressi delle scienze naturali.

I Papi adunque furono condotti, da ogni genere di circostanze provvidenziali, a chiamare e stabilire presso di sè i rappresentanti più distinti del movimento letterario ed artistico di cui erano testimoni. Se ne fecero anzi un dovere ed un onore. Essi prodigarono le ordinazioni, le pensioni, le dignità a quelli che vedevano, per i loro talenti, elevarsi sopra gli altri. Disgraziatamente, tenendo fisso lo sguardo al fine che volevano raggiungere, non furono abbastanza oculati rispetto alle doti morali delle persone che in tal modo incoraggiavano.


Il Petrarca, che si è d'accordo nel chiamarlo "il primo degli umanisti", trovò alla Corte di Avignone la più alta protezione, e vi ricevette la carica di segretario apostolico. Fin d'allora si stabilì la tradizione nella Corte pontificia di riservare gli alti uffici dì segretari apostolici agli scrittori più rinomati, di guisa che questo collegio divenne ben presto uno dei più attivi focolari dei Rinascimento. Vi si videro dei santi religiosi, come il camaldolese Ambrogio Traversari, ma disgraziatamente anche dei grossolani epicurei, come il Poggio, il Filelfo, l'Aretino ed altri molti. Malgrado la pietà e la stessa austerità personale, onde i Papi di quell'epoca edificarono la Chiesa (1) non seppero, a motivo dell'atmosfera che li avvolgeva, difendersi da una condiscendenza eccessiva per scrittori, i quali, sebbene al loro servizio, divennero ben presto, per la tendenza a cui s'abbandonarono. i nemici della morale e della Chiesa. Questa condiscendenza si estese alle stesse opere, sebbene in sostanza fossero la negazione del cristianesimo.

Tutti gli errori che di poi hanno pervertito il mondo cristiano, tutti gli attentati alle sue istituzioni, trassero da ciò la loro origine; si può dire che tutto questo fu preparato dagli umanisti. Il Petrarca aveva già attinto nel commercio dell'antichità sentimenti ed idee che avrebbero afflitto la Corte pontificia, se ne avesse misurate le conseguenze. Egli, è vero, s'inchinò sempre dinanzi alla Chiesa, alla sua gerarchia, ai suoi dogmi, alla sua morale; ma non fu così di coloro che lo seguirono, e si può dire esser lui che lì mise sulla mala via in cui si smarrirono. Le sue critiche contro il governo pontificio autorizzarono il Valla a scalzare il potere temporale dei Papi, a indicare in essi i nemici di Roma e dell'Italia, a presentarli come i nemici dei popoli. Egli giunse perfino a negare l'autorità spirituale dei Sommi Pontefici nella Chiesa, negando ai Papi il diritto di chiamarsi "i vicari di Pietro".

Altri fecero appello al popolo o all'imperatore per ristabilire, sia la Repubblica romana, sia l'unità italiana, sia un impero universale; tutte cose che vediamo ai nostri giorni o tentate (1848), o attuate (1870), o presentate come la meta delle aspirazioni della framassoneria.

Alberti preparò un'altra specie di attentato, il più caratteristico della civiltà contemporanea. Giurista insieme e letterato, compose un trattato di diritto. Egli proclamava "che a Dio devesi lasciare la cura delle cose divine, e che le cose umane sono di competenza del giudice". Era, come osserva Guiraud, proclamare il divorzio della società civile dalla società religiosa; era aprire le vie a coloro i quali vogliono che i governi non cerchino se non i fini temporali, e restino indifferenti rispetto agli spirituali, difendano gli interessi materiali, e lascino da parte le leggi soprannaturali della morale e della religione; era un dire che i poteri terreni sono incompetenti, o devono essere indifferenti in materia religiosa, che non hanno` il dovere di conoscere Dio, nè di far osservare la sua legge Era, in una parola, formulare la grande eresia sociale del tempo presente e rovinare nella sua base la civiltà dei secoli cristiani. Il principio proclamato da questo segretario apostolico racchiudeva in germe tutte le teorie mercè le quali i nostri moderni si dichiarano "i difensori della società laica" Bastava lasciare che questo principio si svolgesse per arrivare a tutto ciò di cui oggi siamo dolenti testimoni.

Attaccando così nella base la società cristiana, gli umanisti sconvolgevano in pari tempo nel cuore dell'uomo l'idea cristiana del suo destino. "Il Cielo - scriveva Coluccio Salutati ne' suoi Travaux d'Hercule - appartiene di diritto agli uomini energici che sostennero grandi lotte o compirono grandi opere sopra la terra". Da questo principio trassero le conseguenze che ne derivavano. L'ideale antico e naturalista, l'ideale di Zenone, di Plutarco e d'Epicuro, era di moltiplicare all'infinito le energie del proprio essere sviluppando armoniosamente le forze dello spirito e del corpo. Questo divenne l'ideale che i seguaci del Rinascimento sostituirono nella loro condotta, come nei loro scritti, alle aspirazioni soprannaturali del cristianesimo. Questo fu ai giorni nostri l'ideale che Federico Nietzsche spinse all'estremo predicando la forza, l'energia, il libero svolgimento di tutte le passioni per far giungere l'uomo ad uno stato superiore a quello in cui si trova, come quello che doveva produrre il superuomo (La glorificazione di ciò che gli americanisti chiamano "virtù attive" sembra venga da ciò per mezzo del protestantesimo).

Per questi intellettuali, e per quelli che li ascoltarono, e per quelli che fino ai nostri giorni si sono fatti loro discepoli, l'ordine soprannaturale fu, più o meno completamente, messo da un canto; la morale divenne la soddisfazione accordata a tutti gl'istinti; il godimento sotto tutte le forme divenne l'oggetto delle loro aspirazioni. La glorificazione del piacere, era il tema favorito delle dissertazioni degli umanisti. Lorenzo Valla affermava nel suo trattato De voluptate, che "il piacere è il vero bene, e che non ci sono altri beni che il piacere" . Questa convinzione condusse lui e molti altri a fare oggetto di poesia le peggiori dissolutezze. Così erano prostituiti i talenti che avrebbero dovuto essere adoperati a vivificare la lettura e l'arte cristiana.

Su tutti i punti si faceva dunque il divorzio fra le tendenze del Rinascimento e le tradizioni del cristianesimo. Nel mentre la Chiesa continuava a predicare la decadenza dell'uomo, ad affermare la sua debolezza e la necessità d'un soccorso divino per compiere il dovere, l'umanesimo preveniva G. G. Rousseau per proclamare la bontà della natura: esso deificava l'uomo. Nel mentre la Chiesa assegnava alla vita umana una ragione e uno scopo soprannaturale, ponendo in Dio il termine del nostro destino, l'umanesimo, ritornato pagano. limitava a questo mondo e al medesimo uomo l'ideale della vita.

Dall'Italia, il movimento penetrò nelle altre parti delI' Europa.

In Germania, il nome di Reuchlin fu, senza che quel dotto lo volesse, il grido di guerra di tutti coloro che si travagliavano per distruggere gli Ordini religiosi, la Scolastica, e in fin dei conti, la Chiesa stessa. Senza lo scandalo che si fece intorno a lui, Lutero e i suoi discepoli non avrebbero osato mai sognare ciò che hanno compiuto.

Nei Paesi Bassi, Erasmo preparò, anch'egli, le vie alla Riforma col suo Eloge de la Folie. Lutero non fece che proclamare altamente ed eseguire arditamente ciò che Erasmo aveva incessantemente insinuato.

La Francia erasi parimenti affrettata ad accogliere presso di sè le umane lettere; ma non vi produssero, almeno nell'ordine delle idee, effetti così funesti. Non fu però lo stesso riguardo ai costumi. "Dappoichè i costumi degli stranieri cominciarono a piacerci - disse il grande cancelliere di Vair, testimone di quanto dice - i nostri (costumi) si sono talmente pervertiti e corrotti che possiamo dire: "E' già molto tempo che non siamo più francesi"".

In niuna parte i capi della società ebbero sufficiente chiaroveggenza per fare la separazione di ciò che eravi di sano da ciò che v'era di sommamente pericoloso nel movimento di idee, di sentimenti, di aspirazioni, ch'ebbe il nome dì Rinascimento.


 NOTA

(1) Martino V ebbe un'inclinazione costante per la giustizia e la carità. Grande era la sua devozione; ne diede in più occasioni delle prove luminose, soprattutto allorchè fece trasferire da Ostia le reliquie di Santa Monica. Egli sopportò con una rassegnazione profondamente cristiana le disgrazie che vennero a colpirlo successivamente nelle sue più care affezioni. Fin dalla sua giovinezza aveva distribuito la maggior parte de suoi beni ai poveri.
Eugenio IV conservò sul trono pontificio le sue abitudini austere di religioso. La sua semplicità e frugalità gli fecero dare da' suoi famigliari il soprannome di Abstenius. A ragione Vespasiano celebra la santità della sua vita e de' suoi costumi.

Nicolò V volle avere nella sua intimità lo spettacolo continuo delle virtù monastiche. Perciò chiamò presso di sè Nicola da Cortona e Lorenzo da Mantova, due certosini coi quali godeva intrattenersi delle cose del cielo in mezzo ai dolori della sua ultima malattia.

Delasuss, Henri;

La Fine verrà certamente



Ad ogni grande catastrofe precedono anche i Miei Annunci. Io avvertirò gli uomini e li  ammonirò, in modo che Io ho perciò bisogno di veggenti e profeti che devono diffondere questi Annunci fra gli uomini. Perciò è sbagliato rifiutare tutte le profezie o di presentarle  come irreali, anche se queste non si compiono immediatamente, perché ci vuole il suo tempo e  sovente Io ho già indicato tanto tempo prima l’avvenimento, ma gli uomini non credono a queste  Parole.

E così anche ora Io vi annuncio la vicina fine di un periodo della Terra e l’ho già sempre fatto, in  modo che persino i Miei discepoli si aspettavano questa fine ancora durante la loro vita terrena. Ma  le Mie Profezie erano sempre tenute in un modo che agli uomini non è stato comunicato un tempo  preciso, affinché potessero anche sempre contarci, e questa è sempre stata la Mia Intenzione: di  tenere una vicina fine sempre davanti agli occhi degli uomini. Ma il tempo non sta fermo, e dato che  la Mia Parola si adempirà inevitabilmente, anche questa fine annunciata deve una volta arrivare.

 Chi dunque è iniziato nel Mio Piano di Salvezza dall’Eternità riconosce anche la necessità di una  fine per tutto lo spirituale ancora legato nella Creazione. Perché dato che sa del costante sviluppo  verso l’alto dello spirituale gli è anche chiaro che da tempo in tempo che per voi è infinitamente  lungo, deve svolgersi una trasformazione totale della superficie della Terra, affinché anche allo  spirituale legato nella materia più dura venga data la possibilità di uno sviluppo verso l’alto. Se  dunque una tale violenta distruzione della superficie della Terra sembra dubbiosa agli uomini, allora questi sono stati lasciati scientificamente nell’ignoranza dal mondo degli spiriti che li ammaestrano.  Ed allora Io devo correggere questi errori, perché proprio la fine della Terra che sta arrivando nella  sua attuale forma è estremamente significativa per l’intera umanità, dato che si trova nel pericolo di  fallire completamente nella sua ultima prova di volontà e poi di nuovo prendere su di sé un  terrificante destino.

quindi per questo i Miei servi ricevono l’incarico di annunciare questa fine, ma non soltanto  comunicare sul fatto della fine ma anche per le Mie Motivazioni per tutto affinché gli uomini non  debbano soltanto credere ciecamente, ma ricevano per tutto una giusta spiegazione secondo Verità.  Perché il Mio Amore va a t u t t o lo spirituale caduto, non soltanto agli uomini. E proprio per lo  spirituale ancora legato nella dura materia deve anche una volta arrivare l’ora della liberazione dalle  catene più dure, che a già tempo infinitamente lungo ha languito, per poter essere messo una volta  in una forma più leggera, dove gli viene reso facile il servire.

E se voi uomini sapete t u t t o , quando il Padre Stesso vi insegna dall’Alto, allora non avete  davvero nulla da dubitare. Potete accettare tutto come la purissima Verità, anche se Io indugio  ancora con questo Atto della distruzione della vecchia Terra. Ma il giorno arriva irrevocabilmente.

Purtroppo ci sono purtroppo troppi uomini che non credono in una totale trasformazione della  superficie della Terra, che attribuiscono piuttosto credibilità a quelle notizie che provengono da  quegli uomini o anche da esseri spirituale privi di ogni conoscenza del Mio Piano di Salvezza. Però  Io n o n posso f a r e d i p i ù che parlare Io Stesso dall’Alto a voi uomini e spiegarvi tutto ciò che  Mi provoca al Mio Governare ed Agire e devo lasciare a voi come vi disponete nei confronti della  Mia Parola. Ma non è facile per i Miei servi sulla Terra che si accetti da loro questa Parola come “la  Mia Parola”, in particolare quando si tratta di affrontare l’errore, quando ognuno crede di essere  nella Verità e la ‘Mia Parola ’ non gli significa di più che la parola d’uomo o parole dal mondo degli  spiriti, che sono incontrollabili finche chiedono aiuto a Me Stesso e che voi venite veramente istruiti  solamente da esseri di Luce attraverso i quali può fluire la Corrente del Mio Spirito. Poi coincidono  anche tutti i risultati, voi p e r c e p i r e t e l a V e r i t à - premesso che voi pretendiate seriamente  la Verità.

Amen.

Bertha Dudde 4 luglio 1965