ESERCIZI PREPARATORI
alla Consacrazione a Maria SS.
Secondo mezzo per conoscerci
1. La preghiera. - Quando l'anima avrà atteso a meditare con impegno il proprio fondo, mettendo, per così dire, a nudo tutte le miserie che la superbia ha troppo interesse a coprire, e si è ben esercitata, zappando, vangando, rivoltando sottosopra un po' tutto il proprio fondo basso e corrotto, non avrà ancora esaurito tutto il suo compito.
La vista della propria miseria con la quale essa è venuta a trovarsi così a contatto, potrebbe tornarle di danno anziché di vantaggio, se la povera anima, che si è veduta qual è nella verità, non è poi condotta fra le braccia amorose di quel Dio il quale, appunto perché si chiama il Padre delle misericordie, trova ogni suo gusto nel fare misericordia a noi, poveri miserabili, tosto che ci prostriamo umiliati ai suoi piedi.
Di qui il bisogno assoluto della preghiera, che, se è il mezzo ordinario stabilito da Dio per ciò che ci è necessario, è il mezzo per eccellenza per ottenere l'umiltà.
Si persuada pure l'anima che anche quando avrà lavorato con impegno a scandagliare il proprio nulla e avrà così fatta la sua parte, dovrà attendersi ogni successo buono dall'alto. Non è l'umiltà un fiore che spunti naturalmente nel giardino della nostra anima ... Se la mano del celeste Giardiniere non ve lo mette, esso non vi si può proprio trovare.
Chi scrive ricorda sempre la risposta avuta un giorno da un'anima che egli aveva aiutato per mesi e mesi a meditare sull'umiltà: «Padre, diceva, sebbene senta di doverle una gratitudine speciale per tutti gli aiuti che ha cercato di darmi, perché imparassi a conoscermi un poco, devo però dichiararle che più mi vale, e infinitamente di più, a conoscermi, qualche rapido raggio di luce che la Madonna mi fa piovere di tanto in tanto nella mente, che non qualsiasi altra lezione».
Ed è così realmente.
Badi adunque l'anima che vuole ad ogni costo riempirsi della conoscenza di sé di non confidare soverchiamente nella propria industria e diligenza. Metta invece tutta la sua fiducia nel Cuore di Gesù e, meglio ancora, faccia ricorso umile e fiducioso alla Madonna per mezzo della quale troverà accesso più facile e più sicuro al Cuore divino. Pratichi fedelmente, anche, a questo scopo, ciò che il Montfort le dice al punto del Trattato di cui ci stiamo occupando e sia certa che la Madonna buona com'è sempre e generosa coi suoi schiavi d'amore, farà parte a lei pure della sua stessa umiltà 19.
Fortunata l'anima che si fa degna di tanta grazia col raccomandarsi a Maria, col mettersi tutta nelle sue sante Mani! Partecipandole la sua profonda umiltà, la Madonna le farà per ciò stesso parte della sua propria santità, dacché la santità, da parte nostra almeno, non è poi altro quasi che umiltà.
2. «Riempirsi» della conoscenza di sé. - Il Santo scrive che l'anima, in questi sei giorni, ha da attendere a riempirsi tutta della conoscenza di sé. Quella parola riempirsi merita di essere rilevata. Essa dice anzitutto l'intensità assidua del lavoro che ci è richiesto. Ci avverte ancora che non dobbiamo stancarci di ripetere i nostri sforzi, anche in seguito, sino a tanto che l'anima nostra non sia tutta ripiena di questa conoscenza preziosa.
Non è possibile, infatti, senza un miracolo della grazia, che l'anima riesca ad esaurire completamente questo grande lavoro in pochi giorni. Questo deve essere il lavoro di tutta la sua vita.
Sarebbe illusione grande e funesta per l'anima pensare che vi sia un termine per l'umiltà! Nostro Signore non ne conobbe alcuno. La sua vita è stata una discesa continua. Humiliavit semetipsum usque ad mortem ...
Gesù non ha mai cessato di discendere ... Ed è a questo prezzo, al dire dell'Apostolo, che Egli si è meritato la gloria di cui lo vediamo coronato. A suo esempio anche noi non dobbiamo credere di aver fatto troppo su questo punto. Tutto il nostro lavoro si riduce all'umiltà.
3. Per mezzo di Maria - Un'osservazione ancora, e questa pure della più grande importanza: Noi dobbiamo tendere a riempirci della conoscenza di noi stessi per mezzo di Maria. È la nostra via; è il mezzo divino e universale.
Noi ci impegniamo a tendere alla conoscenza di Gesù per mezzo di Maria ... L'unione con Maria quindi la dobbiamo già praticare fin d'ora come ci è possibile. Preghiere, esami, riflessioni... tutto ha da esser fatto ai piedi della nostra cara Madre e Padrona.
Per mezzo suo noi ci attendiamo dallo Spirito Santo, suo Sposo, i lumi di cui abbiamo bisogno. Appunto presso di Lei noi ci proponiamo di scrutare l'abisso della nostra grande miseria, per non essere trascinati nello sconforto e nella disperazione.
Siamo d'accordo: la conoscenza di noi stessi ci ha da condurre al disprezzo sincero e cordiale di noi medesimi. Noi non ci odieremo se non in quella misura in cui ci saremo conosciuti: questo disprezzo è dell'essenza dell'umiltà: sui ipsius cognitio et despectio ... : de se nihil tenere ... Tuttavia ricordiamo che se è nostro dovere di arrivare fino a questo punto, noi non dobbiamo però mai separare ciò che Nostro Signore ha unito quando disse: Discite a me, quia mitis sum et humilis corde. L'umiltà e la dolcezza non devono mai camminare disgiunte.
L'umiltà ha da inzuccherare ogni cosa, come dice S. Teresa. E tocca alla Madonna mettere in tutte le nostre pene e amarezze la sua dolcezza celeste. Ella farà sì che, pur avendo dinanzi di continuo lo spettacolo desolante e doloroso della nostra miseria, noi non cessiamo però mai di gustare la pace che è riservata agli umili di cuore.
Servo di Dio B. SILVIO GALLOTTI
Nessun commento:
Posta un commento