venerdì 25 aprile 2025

I SEGNI DI DIO NELLA VITA DI UN BAMBINO AFRICANO

 


Nel 1971, nel pieno degli studi romani, si è trasferito a Gerusalemme per approfondire gli studi biblici?

Sì, ho trascorso un anno intero nella Città Santa.  All'Istituto Biblico di Gerusalemme la mia unione con Cristo è diventata ancora più viva. Non era solo una sensazione. I luoghi che contemplavano la presenza del Figlio di Dio sono così eloquenti da rendere palpabile la mia preghiera. In Terra Santa, l'impronta di Gesù è indelebile.

Il privilegio di mettere piede in Terra Santa, la terra di Dio, la terra dove è nato Gesù, ha risvegliato in me un'emozione indescrivibile e la sensazione di vivere nella dimora di Dio sulla terra.  Come Giacobbe, chi mette piede in Terra Santa può dire: “Il Signore è davvero in questo luogo e io non lo sapevo [...]. Questa non è altro che la casa di Dio e la porta del cielo” (Gen 28,16-17). Gerusalemme è davvero il suo luogo di riposo, ma è anche il luogo del Golgota e delle lacrime.

Perché la vita in questa città è così complessa?  A Gerusalemme non c'è un solo momento in cui non ci sia un uomo che prega: tutte le religioni monoteiste vi risiedono. Eppure la violenza è costante.

La mattina del 25 dicembre 1971 ho assistito alla messa nella Basilica di Betlemme. Le cerimonie delle varie tradizioni cristiane si susseguivano, alcune celebravano contemporaneamente con il proprio rito, la propria lingua e il proprio canto, creando un enorme caos che non favoriva la preghiera. Invece di pregare insieme, i cristiani si infastidivano a vicenda. Perché la gente non riesce a capire che questi ostacoli fanno sanguinare dolorosamente il cuore del Padre di Dio?

Durante quell'anno sono stato dai gesuiti, in una casa dove vivevano anche i padri Ludovicus Semkowski, R. M. Mackowski, James Kelly e alcuni eccellenti maestri di esegesi. Questa esperienza umana e intellettuale è stata molto ricca e intensa e particolarmente stimolante.

In quel periodo mi chiesi se la mia vocazione non potesse essere quella di entrare in qualche ordine contemplativo. Ho pensato seriamente di entrare in un monastero benedettino. Ma non volevo lasciare il mio Paese, così tristemente privo di sacerdoti.


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