lunedì 21 aprile 2025

L'ULTIMA BATTAGLIA - VOCAZIONE DI SUOR FAUSTINA

 


GESÙ MISERICORDIOSO 


VOCAZIONE DI SUOR FAUSTINA 

È lì che il Signore la chiama e che la va preparando e consumando nel suo ruolo terribile di sposa, di ambasciatrice della sua infinita Misericordia e di Vittima. 

Sono umanamente inspiegabili sia l'altezza delle sue ascensioni spirituali, sia la lucida relazione che ne dà, lei quasi analfabeta, nel suo diario. 

Diamo appena qualche stralcio: « Da principio Dio si fa conoscere come santità, giustizia e bontà, ossia come misericordia. 

Durante la preghiera l'anima sperimenta il bagliore di tale luce che le rende impossibile la preghiera precedente. Diventa una impossibilità assoluta il continuare a pregare come prima di avere ricevuto questa luce. Tale luce che ha toccato l'anima è viva in essa e nulla la può soffocare né offuscare. Questo baleno in cui conosce Dio, rapisce l'anima e l'infiamma d'amore per lui; ma lo stesso baleno fa conoscere in pari tempo all'anima quello che è, ed essa vede tutto il suo intimo in una luce superiore, rimanendo spaventata e terrorizzata; non rimane tuttavia in questo stato di terrore, ma comincia a purificarsi, ad umiliarsi e ad annientarsi al cospetto del Signore; queste luci poi diventano più forti e frequenti; man mano che l'anima diventa più cristallina più penetranti sono queste luci. 

L'anima desidera appassionatamente Dio, ma vede la propria miseria, comincia a sentire su di sè la giustizia divina, le sembra quasi di aver perduto tutti i doni di Dio, la sua mente è come offuscata, le tenebre la pervadono e tutta l'anima comincia a soffrire un tormento indicibile; Satana comincia la sua opera. La fede affronta il fuoco, vi è grande combattimento; l'anima compie sforzi, persevera in Dio con un atto di volontà; col permesso di Dio, Satana si spinge oltre; la speranza e l'amore sono sottoposti a dura prova. Queste sono le tentazioni terribili. Iddio sostiene l'anima quasi di nascosto ed essa non lo sa; altrimenti non le sarebbe possibile resistere. Dio sa quello che può mandare a un'anima per provarla ». 

Alle prove interiori si aggiungono, non meno terribili quelle esteriori. Suor Faustina cade gravemente ammalata di quella tbc che in pochi anni, all'età di 33 anni, la porterà alla morte. 

Non si lamenta mai, è sempre piena di brio, sorride sempre, accudisce, come fosse sana, sempre ai faticosi lavori del giardino. Quando non ne può più e crolla, non viene creduta e viene rimproverata come infingarda. 

Ripiglia le sue fatiche fino all'esaurimento. 

Un giorno una suora le chiede se sia felice nel suo lavoro. 

Suor Faustina risponde: « Sorellina, faccio ciò che Dio vuole, perciò mi sento perfettamente felice. In quanto alle contrarietà, ce ne saranno dovunque e sempre; ricordiamoci che Dio le permette". 

La sua missione diventa la sua croce più pesante. Gesù le ordina di fare eseguire un quadro che lo rappresenti. Lei, per poterlo fare eseguire deve parlarne alla Superiora. 

È presa per visionaria, per pazza. 

M. Winoska descrive il motivo per cui Suor Faustina non è creduta: « Diciamolo pure senza perifrasi: la sua qualità di suora coadiutrice non facilita la sua missione, che talune compagne tacceranno di "mancanza di umiltà" o di "folle tracotanza". Se almeno fosse stata del primo coro, con qualche rudimento di istruzione, magari soltanto un diploma elementare; ma come immaginare il Re del cielo in così intima familiarità con questa umile suora che lavora dal mattino alla sera come la più oscura operaia agricola? » (L'icona dell'Amore Misericordioso - EP p. 155). 

Le umiliazioni che lei riceve sono gravissime e continue. Suor Faustina scrive: « Un giorno una delle madri si arrabbiò talmente con me e mi umiliò a un punto tale che pensai di non poterlo sopportare. Mi disse: 

"Stravagante, isterica, visionaria, fuori da questa camera, che non ti veda più, sorella!"; e in testa mi piovve una valangata di tutto ciò che ella poté trovare. Quando arrivai nella mia cella caddi sulla faccia davanti alla Croce e guardai Gesù, ma non fui in grado di pronunciare nemmeno una parola... Mi coprii di sudore e cominciò a pervadermi come un timore, quello di non avere nessuno su cui appoggiarmi interiormente. All'improvviso udii una voce dirmi nell'anima: "Non temere, io sono con te" e, mentre una strana luce mi illuminava la mente, compresi di non dovermi abbandonare a tristezze del genere; fui piena di forza e con nuovo coraggio uscii dalla cella incontro alle sofferenze ». 

Una delle madri più anziane mi chiamò una volta e, quasi fulmine a ciel sereno, cominciarono a cadere saette di fuoco, così che non riuscivo neanche a capire di che cosa si trattasse. Poco dopo compresi però che era in causa quanto non dipendeva assolutamente da me. Mi diceva: « Sorella, si levi dalla testa che Gesù abbia a comunicare così intimamente con lei, con una creatura così misera, così imperfetta. Gesù comunica soltanto con le anime sante: lo tenga bene a mente ». Riconobbi che aveva pienamente ragione, perché sono miserabile, ma confido tuttavia nella Misericordia di Dio. Quando mi incontrai con il Signore, mi umiliai e dissi: « Gesù, sembra che tu non tratti con dei miserabili come me ». « Stai tranquilla, figlia mia; è proprio per mezzo di una simile miseria che voglio manifestare la potenza della mia misericordia ». 

Suor Faustina viene messa alla berlina, abbeverata di umiliazioni, trattata da pazza e da ossessa, sottoposta a stretta sorveglianza, allontanata da confessori spaventati dal suo caso. 

Un giorno scrive: « L'umiliazione è il mio cibo quotidiano; capisco che la sposa prenda per sé tutto quello che è dello sposo; la sua veste di contumelie deve quindi coprire anche me. 

O mio Signore, infiamma il mio amore per te, onde il mio spirito non venga meno tra le tempeste ... Tu vedi come sono debole, ma l'amore può tutto ». 

Una sua compagna, Suor Margherita, dice: « Suor Faustina, eclissava tutte le altre religiose per la sua dolcezza, la sua umiltà e il suo equilibrio interiore. Era molto obbediente e trattava con molto rispetto le sue superiore. Non l'ho mai intesa mormorare o lagnarsi. Non l'ho mai vista impaziente, eppure per tre anni ho lavorato vicino a lei, a Wilno. Era un angelo di pace; non ha mai detto male di nessuno, anzi cercava e trovava in tutti qualche lato buono. Pregava come un angelo, non pensava che a Dio e non sembrava mai distratta. Era allegra e sorrideva sempre parlando. Non mi ha mai confidato nulla, ma quando si parlava dell'amore di Dio era raggiante ». 

La sua somiglianza a Gesù diventa perfetta, per quanto è possibile a creatura umana, mediante le stimmate. 

« La prima volta che mi fu mandata quella sofferenza le cose andarono così: un giorno, dopo i voti annuali (1928), mentre pregavo vidi un grande chiarore dal quale uscirono dei raggi che mi avvolsero tutta e sentii all'improvviso un dolore terribile alle mani, ai piedi e al fianco e sulla testa le spine della corona. Sentivo questi dolori i venerdì durante la messa, ma solo per un istante. La cosa si ripeté per alcuni venerdì; in seguito non sentii più nessun dolore fino al momento presente, cioè sino alla fine di settembre di quest'anno. Un venerdì, durante la messa ho sentito lo stesso dolore trafiggermi, e la cosa si ripeté ogni venerdì e alle volte anche quando mi incontro con un'anima che non è in stato di grazia. Il dolore dura pochissimo, ma è così tremendo che non sarei in grado di sopportarlo senza una particolare grazia di Dio. Esternamente però non porto nessun segno ... Tutto ciò per le anime ». 

In seguito le sofferenze delle stimmate divengono frequentissime. 

Padre Ildebrando A. Santangelo (Servo di Dio)


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