Il valore della messa
Abbiamo detto più volte che quello che più aiuta le anime del purgatorio sono le messe. la venerabile Anna Caterina Emmerick dice: «Vidi quante meravigliose benedizioni ci vengono nell’assistere alla messa e che con esse ricevono impulso tutte le opere buone, promosso tutto il bene e che molte volte basta che una sola persona di una famiglia la ascolti perché le benedizioni del cielo scendano in quel giorno su tutta la famiglia. Vidi che sono molte di più le benedizioni che si ottengono assistendo alla messa che facendola dire senza che si assista». I santi sogliono dire che le anime del purgatorio sono presenti nel luogo dove si celebra una messa per loro e che lì adorano con tutta la devozione Gesù Eucaristia. Alcune anime hanno la grazia di trascorrere il loro purgatorio in una chiesa per poter assistere alle messe e poter adorare continuamente Gesù sacramentato. Questa grazia di solito viene concessa a coloro che nella vita hanno amato in modo particolare Gesù Eucaristia.
A questo riguardo, la Vergine Maria diceva a padre Stefano Gobbi del Movimento sacerdotale Mariano: «Nell’Eucaristia Gesù è perennemente circondato da innumerevoli milizie di angeli, di santi e di anime del purgatorio» (31 marzo 1988).
Pierre Louvet, nel suo libro “Il purgatorio” racconta l’episodio di una giovane piena di virtù, alla quale apparve un’amica defunta che trascorreva il suo purgatorio davanti alla chiesa parrocchiale. Questa giovane afferma che è impossibile spiegare il rispetto umile e la devozione grande con cui l’anima assisteva alle messe, specie al momento della consacrazione. Ogni volta che lei andava a comunicarsi, l’anima era al suo fianco e la accompagnava per fruire della vicinanza di Gesù sacramentato.
Vediamo l’episodio avvenuto a la Ferrière, in Francia, nel 1154. Questo miracolo è documentato nel libro “De miraculis” di Pietro Cluniacense (libro 2, cap. 2). Un minatore rimase sepolto in una miniera per una frana. Dopo otto giorni lo considerarono morto. Sua moglie incominciò a far celebrare una messa per la sua anima ogni settimana. Solo una volta si scordò di questa pia pratica. Un anno dopo, un gruppo di minatori riuscì a tirarlo fuori vivo, mentre facevano lavori di esplorazione. Gli chiesero come avesse potuto sopravvivere per tanto tempo. Rispose: «Un giovane splendente come il sole e di celestiale bellezza, che teneva in mano una torcia accesa e la fissava su una roccia davanti a me, veniva e mi lasciava un grande pane con dell’acqua e mi consolava dicendomi di mangiare e di avere speranza. Poi spariva e tornava a comparire la settimana dopo. Ricordo che solo una volta sembrò che si fosse dimenticato di me, lasciandomi nelle tenebre e senza cibo». Tutti allora riconobbero in quel giovane il suo angelo custode, che gli portava i soccorsi che la sua sposa otteneva con la messa settimanale fatta celebrare per lui, con l’unica eccezione della settimana in cui si era dimenticata.
Un altro episodio si ricorda nella vita di san Pier Damiani (1007-1072). Si narra che, essendo ancora molto piccolo, perdette i suoi genitori e dovette vivere con suo fratello maggiore che lo trattava con molta durezza e viveva mangiando gli avanzi della casa, vestendo un abito vecchio e senza scarpe, pascolando i maiali. Un giorno trovò in una via una moneta e non sapeva cosa comprare. Alla fine decise di far celebrare una messa per le anime dei suoi genitori. Pochi giorni dopo, un altro suo fratello sacerdote lo portò nella sua casa dove ricevette un buon trattamento e poté studiare, fino a diventare cardinale e grande santo, dottore della Chiesa.
Nella vita del beato Enrico Susso (1296-1365) si racconta che mentre studiava all’università di Colonia, in Germania, divenne molto amico di un altro religioso, domenicano come lui. Un giorno si promisero che il primo che fosse morto avrebbe ricevuto dall’altro il suffragio di due messe settimanali per il periodo di un anno. Dopo un po’ di tempo, l’amico di fra Enrico morì e costui pregò molto per lui, ma non rispettò l’obbligo che si era assunto con le messe. Un giorno gli apparve il suo amico defunto e gli rinfacciò l’inadempienza della sua promessa. L’amico gli disse che non erano sufficienti le sue preghiere, ma che aveva bisogno delle messe per essere liberato. Poco tempo dopo gli apparve di nuovo ringraziandolo delle messe e dicendogli che era libero e volava in cielo.
Nel 1817, a Parigi, una povera donna, che lavorava come domestica in una casa, aveva la pia usanza di far celebrare una messa ogni mese per le anime sante del purgatorio. Avendo perso il suo lavoro a causa di una malattia, uscendo dall’ospedale, aveva appena il sufficiente per fare celebrare una messa, ma era dubbiosa se farlo ovvero se tenersi il denaro per le sue urgenti necessità, perché non aveva altro. Alla fine si decise di far celebrare la messa mensile. Uscendo di chiesa, incontrò un giovane alto, di nobile aspetto, che le disse: «Se cerchi lavoro, va’ in quella direzione e lo troverai». la pia signora andò nella direzione indicata e proprio in quel momento la precedente impiegata veniva congedata. la padrona di casa la ricevette e lei, vedendo sull’entrata la fotografia di un giovane, disse: «Signora, questo è il giovane che mi ha parlato perché io venissi qui». La padrona di casa restò stupita, poiché era suo figlio Enrico, morto due anni prima.
Maria Simma dice: «Ricordo una giovane che desiderava pregare molto per le anime del purgatorio. Sua madre le suggerì di assistere a due messe ogni domenica invece di una sola, in loro favore. Lei fece così. Un giorno il sacerdote si rese conto del fatto e le disse che la seconda messa non era necessaria per compiere il precetto e quindi che perdeva il suo tempo. lei smise di assistere alla seconda messa. in seguito il sacerdote, dopo la sua morte, le apparve e le chiese di assistere a tutte le messe cui avrebbe dovuto partecipare nelle domeniche, e alle quali non aveva partecipato a causa dei suoi cattivi consigli. Così avrebbe potuto uscire dal purgatorio».
Maria Simma racconta un altro episodio: «Venne a trovarmi un’anima che mi disse che sarebbe stata liberata se i suoi figli avessero fatto celebrare per lei 75 messe nei giorni feriali. Mi disse: Sono in purgatorio perché non ho insegnato loro il valore della messa nei giorni della settimana. I suoi figli mi dissero avrebbero dato il denaro per le messe e che tutto si sarebbe sistemato, ma io dissi loro: No, questo non servirà: la ragione per cui vostra madre è in purgatorio è nel non avervi insegnato il valore della messa durante la settimana. per questo dovete partecipare tutti a queste messe, avendo nel cuore il desiderio di aiutare vostra mamma. Fino ad oggi tutti vanno a messa quasi tutti i giorni. Li conosco e posso dire che ora danno il giusto valore alla messa infrasettimanale e non solo alla domenica».
Vediamo l’esperienza di una religiosa contemplativa tuttora vivente. Allora era serva di Maria, e di notte prestava assistenza ad una persona anziana. Questa signora aveva un figlio che era gravissimo, con un cancro e che morì prima di lei. La donna anziana viveva con una figlia che aveva figli piccoli e insieme formavano una famiglia molto cristiana e molto unita. Racconta così: «Durante le notti, io recitavo il rosario con la figlia e il suo sposo e mi raccontavano quanto buono fosse stato il defunto e come tutti i giorni andasse alla messa e a far la comunione; quante elemosine desse ai poveri e altre ottime azioni che aveva fatto. Secondo loro doveva già essere in paradiso e non avrebbe avuto bisogno di preghiere. Due o tre giorni dopo la sua morte, alle tre del mattino, mentre pregavo, incominciai a sentire alcuni passi, come se qualcuno corresse: Erano rumori o colpi che il primo giorno mi fecero un po’ paura, ma pensavo che qualcuno della casa si fosse alzato perché non stava bene. Dopo tre giorni che sentivo questi rumori, anche la figlia della donna anziana mi disse che udiva i rumori e non sapeva a chi attribuirli.
Poi, in quello steso giorno, alle sette del mattino, mi stavo avviando per andare nel mio convento, quando il figlio di tre anni incominciò a chiamare sua madre. La madre si alzò dal letto e trovò il figlio tutto tranquillo nella culla molto contento che le diceva chiaramente: “Mamma, ho visto lo zio Zaverio”. Sua madre gli disse che lo zio Zaverio era in cielo; ma lui insisteva: “L’ho visto, è venuto qui e mi ha detto che mentre moriva ti aveva chiesto una messa dai gesuiti e ha chiesto che tu la faccia celebrare per poter andare subito in cielo”.
Era cosa vera: prima di morire aveva incaricato la sorella di far celebrare una messa per la sua anima nella chiesa dei gesuiti e lei si era dimenticata, pensando che non ne avesse bisogno, perché era molto buono ed era convinta fosse già in cielo. Lo stesso giorno andarono a far celebrare la messa. Naturalmente non tornarono a sentire i rumori e una grande pace e gioia regnarono in quella casa».
Per questo, anche se crediamo che siano già in cielo, non smettiamo mai di continuare a raccomandare i nostri familiari, anche dopo diversi anni: non si sa mai . Se loro non hanno bisogno delle preghiere, il Signore le volgerà in favore di chi ne ha bisogno. la preghiera non si perde mai. Sempre è efficace. E specialmente la messa, il cui valore è così grande che abbraccia tutte le persone di tutti i tempi e luoghi. Si può dire che ogni messa è una messa cosmica, poiché in essa, in unione con Gesù che è colui che la celebra attraverso il sacerdote, siamo uniti a tutti gli angeli e i santi, alle anime del purgatorio, ai bambini del limbo e a tutto l’universo. tutto è unito con noi in Cristo. Senza le barriere del tempo (del prima e del poi) fino all’eternità. La messa ha un valore infinito, perché è la messa di Gesù e dà gloria infinita al Padre, anche se il suo valore pratico e di suffragio dipende dalle nostre disposizioni personali e dalla nostra capacità di ricevere: insomma dal nostro amore. Perciò, quando assistiamo ad una messa, dobbiamo fare in modo di andarci ben preparati, ben confessati per comunicarci; in questo modo sarà molto più fruttuosa per noi e per i nostri familiari defunti.
P. Angel Peña
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