mercoledì 3 novembre 2021

I Dieci Comandamenti - IL SETTIMO COMANDAMENTO: “NON RUBARE”.

 


Alla luce delle Rivelazioni a Maria Valtorta


IL SETTIMO COMANDAMENTO: “NON RUBARE”. 


In questo nostro percorso sulle “orme” di Gesù fra i Dieci comandamenti, abbiamo potuto osservare come in un comandamento vi siano spesso degli agganci con altri comandamenti. 

Il non uccidere è ad esempio anche un rubare la vita ad un'altra persona, ma non solo, è anche un rubarla a Dio. 

Indurre qualcuno a peccare è rubare a quel qualcuno la verginità della sua anima, se non ucciderla, compiendo così anche un omicidio d'anima. 

Diffamare qualcuno è un rubargli l'onore, come pure il testimoniare il falso a danno di qualcuno in un processo. 

Insomma potremmo continuare a lungo e quello del “non rubare”, comandamento oggi ritenuto non dei più gravi, forse perché tutti rubano, ha in realtà delle implicazioni vastissime. 

Vi è il “classico” ladro di biciclette, per non parlare dell'altro altrettanto classico “ladro di polli”, vi è ladro d'auto e il topo di appartamenti, vi è chi ruba le elemosine in chiesa, magari perché non sa rubare di meglio, vi è chi ruba nei supermercati perché non sa come mangiare. 

La consapevolezza del peccato ed i valori morali sono talmente caduti che il più delle volte si considera il furto come una normalità o si ruba senza neanche rendersi conto che un certo fatto sia un “rubare”. 

Cominciamo a scuola con il rubare una idea al nostro compagno di banco per abbellire o arricchire il nostro compito in classe. 

Poi - crescendo - rubiamo la “ragazza” o il “ragazzo” al nostro migliore amico od amica. Per non parlare della moglie o marito altrui. 

Rubiamo sul lavoro facendo la cresta sulle spese. Se siamo scrittori possiamo rubare facendo il plagio di idee altrui come se fossero nostre. Cerchiamo - nel nostro arrivismo - di rubare il posto ad un altro collega che vi avrebbe avuto diritto più di noi. 

È furto legalizzato quello del gioco d'azzardo dei Casinò. 

Ruba l'evasore fiscale quando non paga le tasse, ma ruba anche lo stato quando impone tasse inique. 

Ruba pure lo stato, ai suoi contribuenti, con le inefficienze della sua burocrazia. 

Rubano i burocrati con emolumenti del tutto sproporzionati ai loro meriti, rubano i dipendenti nullafacenti, ruba il datore di lavoro che non paga giustamente il suo dipendente. Ruba il dipendente che non svolge con efficienza ed onestà il lavoro per il quale è regolarmente pagato. 

Ruba il funzionario pubblico che per concedere qualcosa pretende una “mazzetta”, che non è un piccolo dono e neanche un piccolo furto, ma una vera e propria estorsione. 

Rubano gli hackers per introdursi nel tuo computer o sistema informatico per acquisire informazioni utili, rubano coloro che scaricano da internet canzoni o i film che dovrebbero essere pagati. 

La rapina è un rubare con violenza. 

Uccidere è rubare la vita agli altri. 

Rubare è anche il fare dello spionaggio commerciale o industriale, sfruttando idee e investimenti altrui per applicarli in proprio senza spese e fatica. 

In questo campo si ruba alla grande perfino a livello governativo, con Governi che non si vergognano minimamente di mettere in funzione programmi satellitari, con la scusa dell'autodifesa, ma che vengono utilizzati proprio per lo spionaggio industriale in grande stile. 

Vengono così anche rubate le informazioni che concernono il nostro stile di vita, le nostre opinioni politiche, le informazioni sui giornali che leggiamo e persino - nei supermercati - i nostri gusti commerciali e preferenze alimentari. 

Rientrano nel rubare le guerre di conquista, per rubare appunto con la violenza risorse ai vinti, come petrolio, minerali, e molto altro ancora. 

Siamo insomma una società, ora più che mai, che - oltre che di violenza ed assassinii, vive letteralmente di furto, e pochi ne parlano o se ne parlano non ne fanno oggetto di riflessione. 

Ma quale è in realtà la ragione di tutto ciò? È l'allontanamento da Dio che fa ritenere tutto lecito, tutto possibile, sol che lo si voglia. 

L'illecito è divenuto lecito per il solo fatto che lo si possa fare. 

Anzi i Potenti, attraverso le loro lobbies, fanno varare dai Governi delle leggi che rendono legale e impunibile il loro rubare anche a danno di interi popoli che vengono ridotti alla fame. 

La Grande Finanza internazionale - cosa che tutti sanno - è maestra in questo genere di ladrocinio, alterando giornalmente l'andamento dei cambi delle valute e delle merci, influendo sulle azioni dei mercati borsistici, riducendo gente e popoli in miseria, distruggendo aziende e creandone altre, realizzando per sé profitti enormi che vengono poi nascosti nei ben noti “paradisi fiscali”. 

Questa è forse la forma più abominevole di furto perché realizzato da personaggi in guanti bianchi che godono del rispetto di tutti. 

A proposito del rubare non mancano neppure gli aforismi: 

- Un ambidestro è colui che è capace di rubare con due mani... 

- Piove sul giusto e anche sull'ingiusto, ma sul giusto di più perché l'ingiusto gli ruba l'ombrello...  

- Quando rubi da un autore, è plagio; quando rubi da tanti, è ricerca... 

- Un avvocato con la sua valigetta può rubare più di mille uomini armati di pistole... 

- Puoi impedire a un uomo di rubare, ma non di essere un ladro... 

- Ruba un pezzo di legno e ti chiamano ladro; ruba un regno e ti chiamano duca... 

E poi c'è il celebra aforisma dialettale di Trilussa:  

- «Quanno che senti di' «cleptomania» / è segno ch'è un signore ch'ha rubbato: / er ladro ricco è sempre un ammalato / e er furto che commette è una pazzia. 

Ma se domani è un povero affamato / che rubba una pagnotta e scappa via / pe' lui nun c'è nessuna malatia / che j'impedisca d'esse condannato!» 

Ma veniamo ora più seriamente al settimo Comandamento, che rientra, come tutti gli altri, in quei precetti che sono necessari se vogliamo entrare nella vita eterna di Dio e non in quella eterna di Satana.  

Che cosa leggiamo nel vangelo di Matteo a proposito di questa entrata in Paradiso? 

“ Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti: non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, ama il prossimo tuo come te stesso”. 125 

Il furto è, infatti un’offesa alla giustizia e ancor più alla carità: 

« Il settimo comandamento proibisce di prendere o di tenere ingiustamente i beni del prossimo e di arrecare danno al prossimo nei suoi beni in qualsiasi modo. Esso prescrive la giustizia e la carità nella gestione dei beni materiali e del frutto del lavoro umano 126 ». 

Chi non è capace di amare il suo prossimo, dopo Dio (che va comunque e sempre amato per primo e sopra a tutti gli altri), merita le severe parole verso chi fu cattivo, scandite da Gesù nel Giudizio Finale: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato… In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me.». 127 

a cura del Team Neval 

Riflessioni di Giovanna Busolini  

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