giovedì 7 maggio 2020

Ricordatevi bene questa parola "COMMEMORAZIONE", presto sarà la parola che sarà presente nelle Chiese al posto dell'Eucarestia.



Trevignano Romano 13 ottobre 2017
Amati figli miei, vi ringrazio per aver ascoltato la mia chiamata. Sono venuta oggi in questo giorno speciale e vi ho chiamati qui per riunirvi nella preghiera e per dirvi che tutto ciò che sta accadendo all'umanità è anche causato dalla mancata consacrazione della Russia, cosa che avevo chiesto a Fatima, affinchè non avessero inizio le guerre che ora sono imminenti. Miei amati piccoli, ricordatevi bene questa parola "commemorazione", presto sarà la parola che sarà presente nelle Chiese al posto dell'Eucarestia. "commemorazione" . Io ho pregato tanto il mio Gesù affinché voi abbiate tante grazie, e qui, su di voi ne sono scese in abbondanza. Cosa aspettate ad amare con tutto il cuore mio Figlio. Ora vi benedico con amore materno, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

Il presente è solo un periodo breve, usatelo dunque saggiamente e intelligentemente!



Voi “passerete “e nulla di quello che possedete resterà su questa terra perché questa dimensione, in cui voi vivete adesso, passerà anch’essa e l’unica cosa che resterà siete voi ma “trasfigurati”.

Per questo, figli Miei, è così importante che voi non vi procuriate ricchezze terrene, ma che vi apriate per i doni, la gloria e la ricchezza di Dio, del vostro Signore, Creatore e Padre che vi ama moltissimo, perché soltanto le Sue ricchezze restano, soltanto nella Sua gloria sarete felici e soltanto i Suoi doni durano per sempre!

Figli Miei. Il qui e adesso è soltanto la preparazione per quello che verrà, che Dio, il Padre ha prepatrato per voi! Non siete in grado di immaginarvi questa bellezza, questa gloria, questa “ricchezza” PERCHÉ EGLI NON È DI QUESTO MONDO!

Convertitevi, figli Miei e trovate la via per la gloria del Signore che dura per sempre! Non lasciate “fumo e cenere” in questo mondo, ma entrate nell’eternità del Padre che dura per sempre! Le cose terrene sono passeggere, la vostra anima invece non muore mai. Essa è creata per l’eternità e vivrà in eterno.

Vivete secondo i comandamenti del Padre e attenetevi alla Sua Parola!

Tenete presente che l’eternità è lunga quindi decidete bene quale via volete percorrere: luccichio terreno, l’apparenza e i piaceri non vi conducono mai a chi vi creò per puro amore, ma vi portano nell’abisso del diavolo che vi abbaglia, v’imbroglia e vi raggira.

Il presente è soltanto un breve tempo, utilizzatelo saggiamente e intelligentemente! Non perdete la vostra eternità al fianco del Signore per il denaro, il potere, il riconoscimento perchè tutto questo non conta davanti a Dio, invece conta un cuore puro e umile che vive insieme gli altri nella pace e nell’amore.

Non pensate al vostro vantaggio personale perché anche questa è una tentazione del diavolo, pensate invece sempre (anche) al vostro prossimo. Amatelo, condividete con lui, ma non lasciatevi sfruttare.

Pregate per i vostri cari e per i vostri nemici perché davanti a Dio siete tutti uguali. Ogni peccatore che trova la via per Gesù da gioia al cuore del Padre e a tutti quelli che sono in Cielo.

Siate buoni, figli Miei, e non lasciatevi sedurre! Pensate sempre: Che cosa farebbe Gesù ora - e pregate lo Spirito Santo affinché vi doni chiarezza IN OGNI SITUAZIONE. In questo modo non seguirete il male, ma resterete fedeli a Gesù e se sbagliate, espiate e pentitevi. Ricorrete alla santa Confessione se potete farlo.

La vostra amorevole Mamma Celeste

mercoledì 6 maggio 2020

Fede e ragione



La ragione è certamente capace di grandi conquiste nel campo della conoscenza e di sicuri orientamenti nella scelta delle opere, ma, quando si trova ad esaminare Dio, tradisce tutti i suoi limiti, che non sono pochi. Non può infatti da sola scandagliare la divinità e tutte le meraviglie che ad essa riconducono; più o meno direttamente. E’ come il sole che, mentre illumina e rivela la terra, nasconde però il cielo. Non è il tutto dell'uomo, ma una parte, per questo rispettabile.
Se quindi vuol capire Dio o, meglio, qualcosa di Dio, non ha che da accettare la compagnia della Fede. Questa non le impedisce affatto di essere se stessa, di svolgere il proprio ruolo e di svilupparsi con il progredire del tempo e della storia, anzi la Fede aiuta la ragione ad essere esattamente quella che essa è, senza trionfalismi come senza avvilimenti, e, restando quella che è, ad esaltare le proprie capacità di scoperte e di successi. La luce non impedisce all'occhio di essere occhio, cioé di vedere, e nello stesso tempo ne fa più grande la forza visiva perché veda subito e meglio.
La Fede è la prima a volere che la ragione ragioni, per diritto e per dovere, anche quando si imbatte nel mistero e nel dogma, e in ogni credente. "Chi non vuol ragionare è un fanatico; chi non sa ragionare è uno sciocco; e chi non osa ragionare è uno schiavo" (Drummond). D'altra parte, a ragionar di propria testa ci si guadagna perché ordinariamente ci si persuade meglio con i motivi trovati da sé stessi che con quelli trovati dagli altri.
Il mistero è una verità superiore, ma non contraria alla ragione. Quando, per esempio, la Fede presenta l'Unità e Trinità di Dio, non dice che in Dio tre persone sono una persona sola e una natura sono tre nature, ma riferisce il numero uno a una realtà (la natura divina) e il numero tre ad un'altra realtà (le persone divine): Dio infatti è uno nella natura e trino nelle persone. - In ciò la ragione non trova nulla di assurdo, anzi ne trova un'immagine in cento cose della natura: ad esempio, nello spazio che è sostanzialmente uno anche se costituito da tre termini di relazione, perfettamente distinti e indivisibilmente uniti, cioé da lunghezza, larghezza e altezza. Si possono allora capire le parole, soltanto in apparenza paradossali, di Chesterton: "Tutto il segreto del misticismo, cioé della Fede è questo: l'uomo può capire tutto con l'aiuto di quello che non capisce. Il logico morboso vuol vedere chiaro in ogni cosa, con il bel risultato di rendere ogni cosa inesplicabile. Il mistico lascia qualcosa nel mistero, e così gli diventa chiaro tutto il resto".
Il dogma è tutt'altro che la prigione del pensiero. Presentandolo, quale esso è, più come pista di lancio che come traguardo, la Fede spinge la ragione a dare il meglio di se stessa contemplando ed esplorando la verità in esso definita. Ciò significa che la Fede rispetta la ragione, la esige, la difende e nello stesso tempo la aiuta portandola necessariamente per il fatto stesso di impegnarla nello studio della teologia, ad una assoluta probità di pensiero, come nell'ordine speculativo naturale così nell'ordine soprannaturale.
È stato il buon Dio a porre i limiti alla ragione e il loro superamento nella Fede. E anche questo, come tutto quello che Dio fa, è giusto. Infatti l'uomo ammirerebbe poco le opere divine se le comprendesse, avrebbe una fede senza merito se con la sua ragione non trovasse nessuna verità incomprensibile, non emetterebbe il più piccolo atto di libertà se tutta la rivelazione brillasse della massima luce incantando l'intelligenza in modo da impedirle ogni possibile resistenza; d'altro lato, è ben naturale che l'Onnipotente possa fare e faccia più di quello che noi possiamo arrivare a capire. Perciò accettare le rivelazioni divine, anche se non si riesce a vederne l'evidenza, è un atto eminentemente logico, degno di un essere provvisto di ragione.
S. Anselmo, Dottore della Chiesa, diceva: "L'intelligenza esercita nella fede la sua ricerca", e aggiungeva: la Fede ha bisogno dell'intelletto, e terminava: "Io non cerco di capire per credere, ma credo per capire".
Più perentoriamente S. Teresa d'Avila affermava: "Più non capisco, più credo".
Per tutti conclude San Tommaso nella sua concisa semplicità: "La Fede non è contro la ragione, ma sopra la ragione".

Sac. Pasquale Casillo 

VOGLIA DI PARADISO



IL PARADISO E’ COMUNIONE CON CRISTO


Cristo è il nostro tutto

Il Paradiso, quindi, prima che un luogo o qualcosa di grandioso e di bello, è una Persona: Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il Verbo Incarnato; e, con lui e per lui, il Padre e lo Spirito Santo.
Scopo della vita, perciò, è solamente Cristo. Giacomo Cusano, il santo palermitano della carità, così illustra la felicità dell'incontro con il Salvatore: «Gesù Cristo è nostro, tutto nostro, e abbracciarlo sarà la somma gioia. Egli è la nostra letizia, la nostra pace, la nostra esaltazione, il nostro gaudio, il nostro desiderio, il nostro pensiero, la nostra vita, il nostro alimento, la nostra forza, la nostra sostanza, la nostra speranza, la nostra felicità, il nostro Dio, il nostro Tutto».

Don Novello Pederzini

Un fatto tenebroso accadrà nella Casa di Dio e molti avranno la fede scossa. State attenti.




Cari figli, fatevi coraggio e assumete il vostro vero ruolo di cristiani. Voi siete del Signore e solamente Lui dovete seguire e servire. Non temete. Tutto in questa vita passa, ma la Grazia di Dio in voi sarà Eterna. Vivete nel tempo dei dolori. Cercate forze nelle Parole del Mio Gesù, perché solamente così non sarete ingannati dalle novità del mondo. Siate fedeli al vero Magistero della Chiesa del Mio Gesù. Vi chiedo di mantenere accesa la fiamma della vostra fede. Il Mio Gesù è con voi, anche se non Lo vedete. Un fatto tenebroso accadrà nella Casa di Dio e molti avranno la fede scossa. State attenti. AscoltateMi. Qualunque cosa accada, non vi allontanate dalla verità. Io vi amo e sarò sempre con voi. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per averMi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Io vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

Regina della Famiglia



Apparizioni a Ghiaie


La deposizione di suor Celestina Algeri 


- Mi trovavo all'asilo. 
- Sì, il curato prima disse a noi di interrogare la bambina,  perché i primi giorni non parlava. Era sotto un incubo e allora  suor Genoveffa un giorno ha chiesto: "È poi vero che hai visto la  Madonna?" E la bambina al momento è rimasta un po' esitante e  poi la suora di nuovo disse: "ma è poi vero sì o no?". E la  bambina: "Sì è vero" Ed ha aggiunto: "Adesso devo andare a  confessarmi perché ho parlato". Si capisce che aveva l'obbligo di  non parlare. E noi: "Perché devi andare a confessarti?" -"Perché  non posso parlare." - "Non sei in collegio, sei con le tue suore".  Allora ha fatto un sospiro come a dire: "È vero che posso  parlare". Poi le abbiamo chiesto come era vestita la Madonna e le  cose di prima. Ed essa confermava. E al curato noi l'abbiamo  riferito e il giorno dopo l'abbiamo presa, su consiglio del curato,  esortandola a scrivere quello che sentiva. E le abbiano dato un  quadernetto su cui ha scritto qualche cosa. Alla sera l'abbiamo  detto al curato, il quale pure ha chiesto alla bambina se era vero  che aveva visto la Madonna e la bambina di nuovo ha  confermato. E allora il curato: "Perché hai scritto quella lettera di  negazione?" - "Perché me l'ha detto don Cortesi" - E il curato:  "Non ti farebbe nulla di scriverlo sul quadernetto? Se non oggi  sarà domani. Devi mettere quanto ricordi." -La bambina: "lo  faccio anche subito". E allora ha preso il suo quadernetto con il  calamaio ed è entrata sola nella sala dell'asilo e ha scritto: " È  vero che ho visto la Madonna". - E ha mostrato il foglio al  curato. Il quale ha espresso il desiderio che scrivesse anche il  motivo perché prima aveva detto che non era vero. 

La bambina ha esitato un momento; si trovava in fastidio.  E noi abbiamo detto: "Dì una Ave Maria alla Madonna e saprà  lei ispirarti. E di fatto si è di nuovo ritirata e ha scritto: "Ho detto  che non avevo visto la Madonna perché me l'ha dettato don  Cortesi". 

Era di sera, alle ore 8,30; era con l'Annunziata; la lettera  l'ha data al signor Curato e allora abbiamo firmato tutte noi presenti. E avendo il curato aggiunto che il foglio l'avrebbe portato  al vescovo, la bambina rispose: "A me non fa niente, faccia  pure". 
- E dopo era tutta contenta. E avendo la suora promesso a  lei un croccante, essa disse che era contenta non per questo, ma  perché aveva detta la verità. 

 Ho sempre sentito l'Adelaide dire che aveva vista la  Madonna. Che abbia detto ad altri che non l'aveva vista, non ho  mai sentito. Noi non abbiamo saputo più niente, dopo che fu  portata via la lettera dal curato. 

 Qualche volta, alla sera di festa, andiamo con le ragazze 
a dire il rosario sul luogo delle apparizioni". 

Suor Celestina Algeri ha fatto la sua deposizione in modo  semplice, sicuro, riaffermando quanto altri testimoni avevano  detto sui motivi della ritrattazione della bambina. 

Dalla sua esposizione appare chiaro che la bambina ha  negato di avere visto la Madonna perché costretta moralmente  dal Cortesi. 

Geremia



Un messaggio per il re Sedecia

1Il Signore parlò ancora a Geremia mentre Nabucodonosor, re di Babilonia, era in guerra contro Gerusalemme e le altre città di Giuda. L'esercito del re era formato di truppe di ogni razza provenienti da tutte le regioni che aveva conquistate. 2Il Signore, Dio d'Israele, ordinò a Geremia di andare a riferire al re di Giuda, Sedecia, queste precise parole: 'Io, il Signore, consegnerò questa città al re di Babilonia. Egli la distruggerà con il fuoco. 3Tu non riuscirai a scappare, ma sarai arrestato e consegnato al vincitore. Ti troverai davanti a lui a faccia a faccia e sentirai direttamente da lui quel che ti dirà. Poi ti manderà a Babilonia. 4Fa' come ti dico, Sedecia re di Giuda, ed eviterai la morte violenta, te lo assicuro io, il Signore. 5Anzi ti prometto che morirai in pace: ai tuoi funerali avrai gli onori tributati ai tuoi antenati, i re di Giuda che ti hanno preceduto;
la gente brucerà incenso e ti piangerà con queste parole: 'È morto il nostro re!''.
6Il profeta Geremia riferì questo messaggio a Sedecia re di Giuda, in Gerusalemme, 7mentre l'esercito del re di Babilonia assediava questa e le altre due città fortificate, Lachis e Azeka. Erano le uniche città di Giuda che ancora gli resistevano.

Gli schiavi liberati e ripresi

8Il Signore parlò ancora a Geremia in un'altra circostanza. Il re Sedecia aveva concluso un accordo con la popolazione di Gerusalemme per concedere la libertà agli schiavi. 9Chi aveva al suo servizio schiavi ebrei, uomini o donne, doveva ridare loro la libertà; nessuno poteva più tenere schiavo uno della propria razza, un abitante di Giuda. 10Tutti i capi e la popolazione che avevano aderito all'accordo di non tenere più uomini e donne come schiavi, ma di ridare loro la libertà, mantennero il loro impegno e li lasciarono liberi. 11Ma in seguito cambiarono parere, ripresero quelli che prima avevano liberato e li costrinsero a diventare di nuovo loro schiavi.
12Allora il Signore ordinò a Geremia di dire al popolo: 13'Questo è il messaggio del Signore, Dio d'Israele: Io ho concluso un accordo con i vostri antenati quando li ho fatti uscire dall'Egitto e li ho liberati dalla schiavitù. I termini dell'accordo erano i seguenti: 14Ogni sette anni ognuno doveva ridare la libertà al proprio fratello ebreo che si era dovuto vendere a lui come schiavo. Dopo sei anni di lavoro, dovevano rimandarlo libero senza nessun altro obbligo. Ma i vostri antenati non mi hanno ascoltato, non hanno dato retta alle mie parole. 15Voi invece nei giorni passati avevate preso una decisione a me gradita, quella di ridare la libertà ai vostri connazionali. Vi eravate impegnati con un accordo solenne davanti a me, nel tempio a me consacrato. 16Ma poi avete cambiato parere e mi avete disprezzato. Ognuno si è ripreso gli uomini e le donne che prima aveva lasciato liberi come essi desideravano, e li ha costretti ad essere di nuovo schiavi.
17'Perciò, io il Signore, dichiaro che avete disubbidito al mio ordine di dare la libertà ai vostri connazionali, al vostro prossimo. Ebbene, io il Signore, darò alla guerra, alla peste e alla carestia la libertà di agire contro di voi. Tutti i regni della terra saranno spaventati quando vedranno quel che vi accadrà.
18-19'I capi di Giuda e di Gerusalemme, i funzionari del palazzo reale, i sacerdoti e tutti gli uomini liberi avevano concluso un accordo solenne con me passando in mezzo alle due parti del vitello che avevano ucciso per il sacrificio. Però, in seguito, non sono stati fedeli ai termini dell'accordo, non hanno mantenuto le promesse fatte davanti a me. Perciò li tratterò come il vitello che essi hanno spaccato a metà. 20Li farò cadere nelle mani dei nemici che li vogliono uccidere. I loro cadaveri saranno divorati da uccelli rapaci e da animali selvatici. 21Farò cadere Sedecia, re di Giuda, e i suoi ufficiali nelle mani dei nemici che li vogliono uccidere, nelle mani dei Babilonesi. L'esercito del re di Babilonia per ora si è allontanato da voi, 22ma io gli darò l'ordine di ritornare contro questa città. La stringerà di nuovo d'assedio, l'occuperà e la distruggerà con il fuoco. Farò diventare le città di Giuda come un deserto disabitato. Lo dico io, il Signore'.

Voi non avete a che fare direttamente con persone, ma con spiriti che influenzano le persone, specialmente negli affari, nel governo e nella politica. Satana è fortissimo nei suoi approcci attraverso quelli con grande influenza. È così, anche in alcuni leader religiosi.



"Satana è in grado di influenzare le persone e di manipolare le situazioni attraverso il suo spirito di confusione e di fuorvianza. Lo potete vedere nelle figure pubbliche che si impongono in accordo con questi spiriti."


11 gennaio 2020

Ancora una volta, io (Maureen) vedo una Grande Fiamma che ho compreso essere il Cuore di Dio Padre. Egli dice:

“Questi sono tempi malvagi. Satana è in grado di influenzare le persone e di manipolare le situazioni attraverso il suo spirito di confusione e di fuorvianza. Lo potete vedere nelle figure pubbliche che si impongono in accordo con questi spiriti.
“Voi, figli miei; come figli della Luce, dovete imparare a riconoscere questi spiriti per i loro cattivi consigli e per la direzione delle loro azioni. Pregate spesso durante tutto il giorno per discernere gli spiriti che state seguendo. Voi non avete a che fare direttamente con persone, ma con spiriti che influenzano le persone, specialmente negli affari, nel governo e nella politica. Satana è fortissimo nei suoi approcci attraverso quelli con grande influenza. È così, anche in alcuni leader religiosi. Se pregate spesso, vi sarà data la saggezza di cui avete bisogno per non essere fuorviati”.
Leggi Efesini 6:10-18
Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi,
Holy Love

GESU' EUCARISTIA l’amico che ti aspetta sempre



UNITI PER SEMPRE

Ecco una parabola del chicco di grano che diventa Ostia. Gesù diceva: «In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12, 24).
C’era una volta un piccolo chicco di grano, molto piccolo e semplice, che desiderava essere santo e giungere fino al cielo. Si offrì a Dio... e si mise nelle sue mani di buon seminatore. E subito il Signore, con molto affetto, lo mise in terra buona e si prese cura di lui come di un bimbo. Però il piccolo chicco gridava... trascorreva le buie notti da solo, nella paura e nel freddo... morendo a se stesso, ma senza saperlo, rinascendo a una vita più bella e incantevole. E iniziò a crescere come spiga, debole e timorosa, colpita dalle piogge e sferzata dai venti.
E cresceva, cresceva... accarezzata dal sole... e sognava... chiedeva pregando... Quando divenne matura, un bel giorno d’estate venne il contadino per la mietitura. Allora la spiga allarmata gridò: «Non mietere me, perché sono destinata a essere santa e a innalzarmi fino al cielo». Ma quell’uomo, forse, distratto, la falciò spietato e così svanirono i suoi sogni dorati.
«O Signore, gridò la spiga, non posso più arrivare alle tue braccia. Salvami, Signore, perché muoio». Ma il Signore, come se non udisse nulla, rispose con un intenso silenzio...
E quell’uomo, prendendo la spiga, la trebbiò... I chicchi scricchiolarono... e come collana di perle preziose, rotolarono disfatti per l’aia.
E vennero altri uomini e misero i chicchi di grano in un vecchio sacco, portandoli subito al mulino, dove ne ricavarono finissima farina. Ma questa continuava a piangere. Lassù, in cielo, continuavano a tacere... e qui, in basso, a macinare.
E perché Gesù taceva? E perché negava conforto se la spiga era pura e innocente? Ma ella ubbidiente continuava a soffrire... E Gesù preparava la farina. E ne fecero una bellissima ostia. E la sposa sognava...


La sua bellezza splendeva dinanzi all’altare,
vennero gli angeli a contemplarla.
Gesù e la sua gloria scesero
e le si unirono nella Messa.

Maria, la Madre, gioiva...
La sposa diceva all’Agnello:
Ora sì, che ti amo con tutta la mia anima.
Ora sì, perché tu sei il mio cielo.

E Gesù l’abbracciava sul suo petto
e con voce melodiosa le diceva molto sottovoce:
volevo tu fossi mia sposa
e anelavo a tenerti nel mio cielo

Ma ascolta, amor mio, alle mie braccia
possono giungere solo i bambini,
e chi sempre obbedisce senza timore
e segue i miei passi soffrendo!

Angel Peña

NON ABBIATE PAURA, IO HO VINTO IL MONDO


Io vostra Madre, prego affinché, i miei figli, chiamati al sacerdozio, tornino nella vera Fede e al vero magistero della Chiesa dove è in atto la purificazione.


Padre Pio di Pietrelcina, il primo Sacerdote stigmatizzato



L'avvocato Alberto Del Fante, bolognese, ex grado 33 della massoneria, scrisse questo libro dopo essersi convertito al confessionale di Padre Pio. 


CHIAMATA ALLE ARMI  

Ed eccoci allo scoppio della terribile guerra mondiale. Padre Pio fu, come tutti gli altri, chiamato alle armi. Gli diedero un vestito in cui ci stava dentro due volte e così infagottato prese servizio.  
Un giorno, trovandosi un po' buffo, ebbe a dire:  
«Mia madre mi ha fatto uomo, S. Francesco donna (alludendo alla tonaca da cappuccino) e il governo pazzo».  
Non si lagnò e umilmente eseguì tutto ciò che gli veniva ordinato. Compì anche i più bassi servizi, come quelli di piantone e di ramazza.  
Il suo bel volto serafico e angelico, incorniciato dalla sua nera barba, doveva però incutere un certo rispetto, e se il vestito era in contrasto col suo incedere lento e posato, i suoi atti, il suo modo di fare, erano però distinti e aristocratici e certamente i suoi superiori debbono averli notati.  
Ma allora non si badava tanto per il sottile e tutti dovevano lavorare, affinché le nostri armi riuscissero vittoriose.  
La vita militare non era però adatta alla sua delicata salute.  
Da Napoli, che tanto l'aveva stupito per le sue meravigliose bellezze, ma anche tanto addolorato, perché la plebaglia spesso inveiva contro quel Dio che Egli amava, venne, dopo poco tempo, inviato in licenza di convalescenza a Foggia, ma presentatosi al Padre Provinciale, ottenne di essere trasferito a Pietrelcina, poiché al proprio paese non vi era la malaria come a Foggia. 
Trascorsa in famiglia la prima licenza di convalescenza, dovette ritornarsene a Napoli, ma vi rimase poco, poiché ottenne una nuova licenza di convalescenza di mesi sei.  
Padre Pio trascorsi i sei mesi, non si presentò al corpo (fanteria). Il comando del Reggimento, non vedendo comparire il soldato Francesco Forgione, scrisse al Maresciallo del RR. CC. di Pietrelcina, affinché ne facesse ricerca, e trovatolo, gli ordinasse di rientrare immediatamente al Reggimento.  
Il maresciallo rispose che in paese non esisteva nessun soldato che si chiamasse Francesco Forgione. Più volte invece lo aveva incontrato, ma lui pure, come tutti i compaesani, lo aveva sempre chiamato: «Padre Pio».  
Il Comando del Reggimento, meravigliatosi della risposta del maresciallo dei RR CC., gli ordinò di intensificare le ricerche, onde arrestare il disertore.  
Il povero maresciallo non sapeva che pesci pigliare, poiché conosceva tutti i pietrelcinesi uno per uno.  
Un giorno passando dinanzi alla casa della sorella di Padre Pio, le chiese:  
- Donna Felicia, conoscete voi un certo Francesco Forgione?  
- Certo che lo conosco, è mio fratello, è Padre Pio. 
- Padre Pio? - fece stupito il maresciallo - e dove si trova ora?  
- A S. Giovanni Rotondo - rispose la sorella.  
Il maresciallo di Pietrelcina scrisse immediatamente al collega di S. Giovanni Rotondo, di avvertire il soldato Francesco Forgione di presentarsi «illico et immediate» al comando del Corpo, essendogli scaduta la licenza.  
Non avendo gli però detto che il soldato Francesco Forgione era Padre Pio, anche quel disgraziato sottufficiale dei RR. CC., rispose che a S. Giovanni Rotondo non esisteva la persona domandata.  
- Sì, ci sta, ci sta, - scrisse nuovamente il maresciallo di Pietrelcina, - me lo ha detto sua sorella.  
Nuove inchieste, nuove visite nelle case, nuovi interrogatori a destra e a sinistra, ma tutto fu inutile.  
A S. Giovanni, meno che meno, nessuno conosceva il soldato Francesco Forgione.  
Lettere, contro lettere, al, e dal Comando, ma tutto fu inutile.  
Un giorno, il maresciallo, trovandosi per pura combinazione in convento, chiese ad un monaco se poteva indicargli chi era questo benedetto Forgione, che gli faceva perdere la testa.  
- Certo, - rispose il monaco, - è Padre Pio.  
- Finalmente, - si disse il povero maresciallo, e trovatolo, gli ordinò di entrare immediatamente al Corpo. Padre Pio partì il mattino dopo e presentatosi al capitano, questi gli disse:  
- Soldato Forgione, lo sapete che siete stato dichiarato disertore?  
Padre Pio non si scompose neppure e mostrata la licenza, disse:  
- No, ...signor Capitano, io non sono disertore, poiché sulla mia licenza c'è scritto: Licenza di convalescenza di mesi sei, poi attendere ordini; e gli ordini mi sono stati dati solo ieri.  
Il capitano riconobbe la buona fede del Padre e non lo punì, anzi gli permise di poter andare a mangiare fuori di caserma.  
Pochi giorni dopo il suo arrivo a Napoli, scrisse a suo padre pregandolo, qualora fosse venuto a Napoli, di portargli un po' di olio di oliva e del cacio pecorino.  
Zi Orazio, desiderando rivedere il figlio, partì due o tre giorni dopo, portando con sé una sporta di viveri, cioè uova, olio, formaggio pecorino e della bella uva della sua vigna.  
Giunto alla stazione, Zi Orazio ordinò ad un vetturino di condurlo da Donna Carolina del Mastro, una pietrelcinese che teneva pensione e dove tutti i compaesani andavano, quando si recavano a Napoli.  
Il vetturino, fece scarrozzare per la città il buon Zi Orazio, poi dovette confessargli che Donna Carolina non la conosceva.  
- Tu me volevi ingannà - gli disse Zi Orazio.  
- Be' te lo dirò io dove sta - e colla mano gli indicò la via, e soggiunse:  
- Io, che non sono di Napoli, so girare «chiù» bene di te la tua città.  
Quando Zi Orazio fu per pagare, non volle dargli più di mezza lira. Aveva combinato settantacinque centesimi, ma, «non volli dargli di più», così mi disse il buon uomo. Giunto il padre da Donna Carolina, chiese subito del figlio. 
- Sì, abita qui, Zi Orazio, mo' verrà, - rispose la donna.  
Difatti poco dopo giunse Padre Pio. Abbracci, baci, saluti, notizie della mamma, dei fratelli, delle sorelle. Ma il padre, avendo visto giungere il figlio in carrozza, meravigliatosi, gli chiese:  
- Che ti resta, Padre Pio, dei 75 centesimi che prendi a dire Messa, se 50 li spendi in carrozza e 25 li devi dare al sacrestano?  
Padre Pio lo rassicurò che poteva permettersi di andare in carrozza, poiché diceva Messa in una cappella privata e prendeva 15 lire.  
Poi chiese al padre se aveva fatto colazione.  
- No, - rispose costui.  
- Ebbene, ci faremo una insalatina di pommarola e mangeremo del cacio pecorino.  
- E uva bella, - fece Zi Orazio - uva della mia vigna, che t'ha preparata la tua buona mamma.  
Sentendo ricordare la mamma, Padre Pio divenne muto, ripensò certo a quella cara creatura ... la mamma ... e un'onda di malinconia lo prese ... la mamma.  
Fatta colazione, uscirono per fare una passeggiata. Andarono in via Rettifilo, come due buoni amici, parlando di tante cose, della sua Pietrelcina, della mamma ancora, dei fratelli e delle sorelle.  
Il padre aveva per il figlio un grande rispetto, il figlio, il vero rispetto che si deve avere per il proprio genitore. Ancora oggi, Zi Orazio, quando parla di Lui, non dice mai «mio figlio», ma sempre «Padre Pio». 
Venuta l'ora del distacco, siccome Zi Orazio piangeva, Padre Pio gli disse:  
- Non piangere, non temere, non farò il soldato, non starò molto tempo sotto le armi, vedrai.  
Zi Orazio ritornò a Pietrelcina addolorato.  
La moglie, appena lo vide, gli chiese:  
- E Padre Pio, come sta?  
- «Stà bono», sembra un vecchio soldato.  
Dieci giorni dopo la visita del padre, il figlio scrisse ai genitori che era entrato all'ospedale ma che non si preoccupassero,  
Zi Orazio disse subito alla moglie:  
- Giuseppa, vado a Napoli da Padre Pio.  
- No, non importa, scrivigli, piuttosto.  
E così fecero. Padre Pio rispose: «non venite, qui non potremo stare insieme più di un quarto d'ora; non spedite soldi inutilmente. Presto verrò a casa».  
Difatti, un mese dopo circa, tornò a casa nuovamente. Giunto di notte, inaspettato, a Pietrelcina, bussò alla porta di strada, ma non rispondendogli nessuno dei familiari, quando questi vennero ad aprirgli disse loro:  
- Avete ragione di non accogliermi, poiché io più non appartengo alla vostra famiglia, ma a quella di Dio.  
- Padre Pio, volete cenà? - si affannarono a chiedergli tutti.  
- Sì, - rispose, e mangiò di buon appetito un paio d'uova e un po' di forma.  
- Tornate per sempre? - gli chiese la madre, a cui stava a cuore di avere vicino il figlio.  
- Sì, ho il congedo di convalescenza, - rispose - non tornerò più sotto le armi, poiché sono in licenza, in attesa della riforma.  
Dopo non molto tempo, subì una visita collegiale, e l'esame radioscopico. Fu, dopo di ciò, inviato in congedo definitivo per tubercolosi polmonare, ottenendo la quinta pensione di guerra.  
In famiglia si trattenne pochi giorni.  
La vigilia di S. Lucia partì per Foggia.  
Prima di partire dal proprio paese e dai suoi volle che il padre spedisse di ritorno tutti i suoi panni militari.  
Insistendo questi che a lui potevano servire, poiché li poteva portare quando lavorava, Padre Pio disse:  
- No, non mi appartengono, occorre ritornarli, non sono nostri, ma del Governo.  
Anche in seguito, quando gli vollero pagare la pensione di guerra con gli arretrati, non volle mai trattenerla per proprio conto, poiché al padre, che lo sollecitava ad apporre la propria firma sul foglio della liquidazione, Padre Pio rispose:  
- No, no, io li rubo al Governo, non mi spettano, poiché io non l'ho servito.  
Appose in seguito la propria firma sul foglio, quando seppe che i denari andavano a beneficio del convento e dei poveri bimbi che il convento raccoglie e istruisce. La firma la pose per obbedienza, quindi tali denari non andarono né a profitto proprio, né dei suoi familiari.  
La partenza da Pietrelcina fu triste, dolorosa anzi.  
Lasciava il suo buon padre, i familiari, ma più di tutti, lasciava la mamma.  
Il distacco fu crudo.  
- Addio mamma, addio mammina buona, vado, parto, non so quando potrò ritornare qui fra queste mura, fra questi cari luoghi che mi videro nascere. Vado ad amare un'altra mamma, «la mamma di tutte le mamme, la Madonna».  
Padre Pio baciò quella cara creatura che lo amava; certo molto soffrì per il distacco dai suoi familiari e da Pietrelcina.  
Fu un rimpianto, fu un urlo straziante, che deve essergli uscito dal cuore, quando scomparve dai suoi occhi la visione dello snello campanile della chiesa parrocchiale del suo paese.  
Pietrelcina ...  
Quando nel febbraio del 1931, io dissi al Padre:  
- Andrò col signor Abresch a Pietrelcina. - Egli, alzando gli occhi al cielo, ci guardò, e quasi invidiandoci ci disse:  
- Oh, la mia Pietrelcina.  
Caro, caro paesino che io ho visto, che io amo, per tutte le buone creature che ho incontrate, perché là ho compreso che al mondo vi sono delle creature che vivono nell'ombra come le mammolette, ma che umili e modeste come quelle, spandono un profumo di grazia e di poesia mistica, che supera ogni cosa.  
Partito da Pietrelcina se ne andò a Foggia, ove vi è la cura provincializia. Colà però stette poco tempo, ma sufficiente perché gli altri, udissero durante la notte, nella camera occupata da Padre Pio, degli strani rumori, che mai seppero spiegarsi e che Lui non volle mai rivelare. Quei buoni Padri compresero che Padre Pio era un qualche cosa di più di loro e lo amarono teneramente.  
I Superiori, avendo capito che l'aria di Foggia non conferiva a Padre Pio, pensarono di inviarlo a S. Giovanni Rotondo, che essendo posto a 557 metri sopra il livello del mare, avrebbe giovato alla sua salute. Ciò fecero anche per sviare le folle, che cominciavano già ad affluire al Convento di S. Anna.  

ALBERTO DEL FANTE 

Restiamo uniti nel nostri cuori e nella preghiera, figlioli miei



  5 maggio 2020 

Festa di Maria, Rifugio del Santo Amore – 23o Anniversario
La Madonna viene come Rifugio del Santo Amore. Ella dice:
“Sia lodato Gesù. Cari figli, questa è la prima volta da anni che questa data non è stata celebrata come festa di Maria Rifugio del Santo Amore (Holy Love). Esteriormente, non c’è ‘Incoronazione di maggio o le processioni o i servizi speciali di preghiera. Sto festeggiando con voi nei vostri cuori. Non arrenderemo mai questa data al potere di Satana.”
“Quando avete nel cuore pensieri buoni e positivi, voi state sconfiggendo Satana nei suoi piani di essere vittorioso nel momento presente. Ogni stagione nel mondo porta con sé caratteristiche individuali. Questa stagione di primavera è generalmente volubile in ciò che porta. Il tempo è inaffidabile. I segni dell’estate appaiono in mezzo a temperature gelide, ma, figli Miei, portano la promessa di giorni migliori a venire nei vostri cuori e sarete ancora gioiosi. Questo è vero, anche, se contemplate il trionfale ritorno di Mio Figlio sulla terra, anche se vivete in mezzo a molti peccati ed errori.”
“Sono sempre con voi in ogni situazione. Questa quarantena non è diversa e alla fine sarà una vittoria. Restiamo uniti nel nostri cuori e nella preghiera, figlioli miei. Il vostro cuore è dove potete sempre trovarmi.”
Leggi Salmo 4:3
Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele: il Signore mi ascolta quando lo invoco.
Holy Love

L'ultimo Papa canonizzato



LE PRIME PREDICHE 

Don Sarto avrebbe potuto dire come il massimo Poeta:  
.... Io mi son un che, quando Amor mi spira, noto, ed a quel modo che detta  dentro, vo significando. (69) 
Aveva una eloquenza naturale che persuadeva, chiari e ordinati i pensieri,  espressivo il gesto, la voce calda e sonora. 
Predicava con un ardore che penetrava le anime, svegliava le coscienze,  commuoveva i cuori. 
I Parrocchiani lo ascoltavano con piacere, perché sentivano che il loro  Cappellano aveva l'abitudine di meditare e di vivere, giorno per giorno, sotto  lo sguardo di Dio, il Vangelo che predicava (70). 
Ma prima di salire il pulpito, diffidando di se stesso, leggeva i suoi discorsi e  le sue prediche a Don Costantini, il quale ascoltava attentamente e poi,  premendogli molto che il suo Cappellano riuscisse un predicatore a modo,  commentava: 
— “Varda, Don Bepi, che questo no me par ben. Mi farìa cussi. .... mi là  cambiarìa” (71). 
E Don Giuseppe, senza ribattere parola, con umile docilità cambiava,  toglieva od aggiungeva, secondo le osservazioni ed i suggerimenti del suo  Parroco, il quale di eloquenza sacra se ne intendeva. 
Una delle prime volte, Don Costantini gli osservò che quella non era una  predica, ma un pasticcio, e, con schietta franchezza, gli disse: 
— “Caro Bepi, de sti pastizzi non più”! (72). 
Don Sarto sorrise umilmente e continuò a studiare, a lavorare ed a predicare. 
Ma un giorno Don Costantini, dopo di avere udito una predica del suo  Cappellano, riconoscendosi superato, celiando graziosamente, gli disse: 
— “Ah, cussì, Don Bepi, te me piasi! Ma varda che no xe prudenza ch'el  Cappellan fazza megio del Piovan”! (73). 
Così, a poco a poco, con gli incoraggiamenti del suo Parroco, il Cappellano  di Tombolo incominciò a predicare anche nei dintorni ed in breve tempo  seppe acquistarsi una così bella fama di sacro predicatore che i Parroci della  Diocesi andavano a gara per averlo sul pulpito delle loro chiese, e, tanto più  se lo contendevano, perché sapevano che la sua predicazione aveva sempre il  suo ultimo epilogo nel confessionale, ai piedi del Ministro di Dio (74). 
*** 
Don Costantini andava così orgoglioso dei successi oratori del suo  Cappellano che un giorno, con intima compiacenza, così scriveva ad un suo  carissimo amico, Don Marcello Tositti, Parroco di Quinto: 
“Don Bepi terminò laudabiliter la sua Quaresima a Gòdego: fama volat!....  ed io ne godo più che di me stesso, perché posso compiacermene senza  peccare di superbia, pensando che i primi passi in questa via d'onore e di  benedizione, li faceva non già meis meritis, ma, me vidente e non di rado me  impellente et confortante. Caro il mio Don Bepi! Non vedo l'ora di dargli un  bacio e dirgli che se fosse possibile volergli ancor più bene, gliene vorrei  ancora più” (75). 

Il Beato Pio X, del Padre Girolamo DAL GAL Ofm c. 

Sacro Cuore



Portare le anime a Gesù, far loro conoscere l’infinita bontà del suo Cuore, ecco l’ideale al quale dobbiamo consacrarci.

MADRE ORSOLA LEDÓCHOWSKA

LA DEVOZIONE ALLA SACRA FAMIGLIA



Chi mai in cielo e in terra è più potente della Sacra Famiglia? Gesù Cristo-Dio è onnipotente come il Padre. Egli è la sorgente di ogni favore, il padrone di ogni grazia, il datore di ogni dono perfetto; come Uomo-Dio è l'avvocato per eccellenza, che in ogni momento intercede per noi presso Dio Padre.
Maria e Giuseppe per l'altezza della loro santità, per l'eccellenza della loro dignità, per i meriti che acquistarono nel perfetto compimento della loro missione divina, per i vincoli che li stringono alla SS. Trinità, godono presso il trono dell'Altissimo una potenza di intercessione infinita; e Gesù, riconoscendo in Maria sua Madre e in Giuseppe il suo custode, a tali intercessori, nulla mai nega.
Gesù, Maria e Giuseppe, padroni delle divine grazie possono aiutarci in qualsiasi bisogno, e chi li prega ottiene tanto e tocca con mano che la devozione alla Sacra Famiglia è fra le più efficaci, effìcissimta.