mercoledì 6 maggio 2020

Padre Pio di Pietrelcina, il primo Sacerdote stigmatizzato



L'avvocato Alberto Del Fante, bolognese, ex grado 33 della massoneria, scrisse questo libro dopo essersi convertito al confessionale di Padre Pio. 


CHIAMATA ALLE ARMI  

Ed eccoci allo scoppio della terribile guerra mondiale. Padre Pio fu, come tutti gli altri, chiamato alle armi. Gli diedero un vestito in cui ci stava dentro due volte e così infagottato prese servizio.  
Un giorno, trovandosi un po' buffo, ebbe a dire:  
«Mia madre mi ha fatto uomo, S. Francesco donna (alludendo alla tonaca da cappuccino) e il governo pazzo».  
Non si lagnò e umilmente eseguì tutto ciò che gli veniva ordinato. Compì anche i più bassi servizi, come quelli di piantone e di ramazza.  
Il suo bel volto serafico e angelico, incorniciato dalla sua nera barba, doveva però incutere un certo rispetto, e se il vestito era in contrasto col suo incedere lento e posato, i suoi atti, il suo modo di fare, erano però distinti e aristocratici e certamente i suoi superiori debbono averli notati.  
Ma allora non si badava tanto per il sottile e tutti dovevano lavorare, affinché le nostri armi riuscissero vittoriose.  
La vita militare non era però adatta alla sua delicata salute.  
Da Napoli, che tanto l'aveva stupito per le sue meravigliose bellezze, ma anche tanto addolorato, perché la plebaglia spesso inveiva contro quel Dio che Egli amava, venne, dopo poco tempo, inviato in licenza di convalescenza a Foggia, ma presentatosi al Padre Provinciale, ottenne di essere trasferito a Pietrelcina, poiché al proprio paese non vi era la malaria come a Foggia. 
Trascorsa in famiglia la prima licenza di convalescenza, dovette ritornarsene a Napoli, ma vi rimase poco, poiché ottenne una nuova licenza di convalescenza di mesi sei.  
Padre Pio trascorsi i sei mesi, non si presentò al corpo (fanteria). Il comando del Reggimento, non vedendo comparire il soldato Francesco Forgione, scrisse al Maresciallo del RR. CC. di Pietrelcina, affinché ne facesse ricerca, e trovatolo, gli ordinasse di rientrare immediatamente al Reggimento.  
Il maresciallo rispose che in paese non esisteva nessun soldato che si chiamasse Francesco Forgione. Più volte invece lo aveva incontrato, ma lui pure, come tutti i compaesani, lo aveva sempre chiamato: «Padre Pio».  
Il Comando del Reggimento, meravigliatosi della risposta del maresciallo dei RR CC., gli ordinò di intensificare le ricerche, onde arrestare il disertore.  
Il povero maresciallo non sapeva che pesci pigliare, poiché conosceva tutti i pietrelcinesi uno per uno.  
Un giorno passando dinanzi alla casa della sorella di Padre Pio, le chiese:  
- Donna Felicia, conoscete voi un certo Francesco Forgione?  
- Certo che lo conosco, è mio fratello, è Padre Pio. 
- Padre Pio? - fece stupito il maresciallo - e dove si trova ora?  
- A S. Giovanni Rotondo - rispose la sorella.  
Il maresciallo di Pietrelcina scrisse immediatamente al collega di S. Giovanni Rotondo, di avvertire il soldato Francesco Forgione di presentarsi «illico et immediate» al comando del Corpo, essendogli scaduta la licenza.  
Non avendo gli però detto che il soldato Francesco Forgione era Padre Pio, anche quel disgraziato sottufficiale dei RR. CC., rispose che a S. Giovanni Rotondo non esisteva la persona domandata.  
- Sì, ci sta, ci sta, - scrisse nuovamente il maresciallo di Pietrelcina, - me lo ha detto sua sorella.  
Nuove inchieste, nuove visite nelle case, nuovi interrogatori a destra e a sinistra, ma tutto fu inutile.  
A S. Giovanni, meno che meno, nessuno conosceva il soldato Francesco Forgione.  
Lettere, contro lettere, al, e dal Comando, ma tutto fu inutile.  
Un giorno, il maresciallo, trovandosi per pura combinazione in convento, chiese ad un monaco se poteva indicargli chi era questo benedetto Forgione, che gli faceva perdere la testa.  
- Certo, - rispose il monaco, - è Padre Pio.  
- Finalmente, - si disse il povero maresciallo, e trovatolo, gli ordinò di entrare immediatamente al Corpo. Padre Pio partì il mattino dopo e presentatosi al capitano, questi gli disse:  
- Soldato Forgione, lo sapete che siete stato dichiarato disertore?  
Padre Pio non si scompose neppure e mostrata la licenza, disse:  
- No, ...signor Capitano, io non sono disertore, poiché sulla mia licenza c'è scritto: Licenza di convalescenza di mesi sei, poi attendere ordini; e gli ordini mi sono stati dati solo ieri.  
Il capitano riconobbe la buona fede del Padre e non lo punì, anzi gli permise di poter andare a mangiare fuori di caserma.  
Pochi giorni dopo il suo arrivo a Napoli, scrisse a suo padre pregandolo, qualora fosse venuto a Napoli, di portargli un po' di olio di oliva e del cacio pecorino.  
Zi Orazio, desiderando rivedere il figlio, partì due o tre giorni dopo, portando con sé una sporta di viveri, cioè uova, olio, formaggio pecorino e della bella uva della sua vigna.  
Giunto alla stazione, Zi Orazio ordinò ad un vetturino di condurlo da Donna Carolina del Mastro, una pietrelcinese che teneva pensione e dove tutti i compaesani andavano, quando si recavano a Napoli.  
Il vetturino, fece scarrozzare per la città il buon Zi Orazio, poi dovette confessargli che Donna Carolina non la conosceva.  
- Tu me volevi ingannà - gli disse Zi Orazio.  
- Be' te lo dirò io dove sta - e colla mano gli indicò la via, e soggiunse:  
- Io, che non sono di Napoli, so girare «chiù» bene di te la tua città.  
Quando Zi Orazio fu per pagare, non volle dargli più di mezza lira. Aveva combinato settantacinque centesimi, ma, «non volli dargli di più», così mi disse il buon uomo. Giunto il padre da Donna Carolina, chiese subito del figlio. 
- Sì, abita qui, Zi Orazio, mo' verrà, - rispose la donna.  
Difatti poco dopo giunse Padre Pio. Abbracci, baci, saluti, notizie della mamma, dei fratelli, delle sorelle. Ma il padre, avendo visto giungere il figlio in carrozza, meravigliatosi, gli chiese:  
- Che ti resta, Padre Pio, dei 75 centesimi che prendi a dire Messa, se 50 li spendi in carrozza e 25 li devi dare al sacrestano?  
Padre Pio lo rassicurò che poteva permettersi di andare in carrozza, poiché diceva Messa in una cappella privata e prendeva 15 lire.  
Poi chiese al padre se aveva fatto colazione.  
- No, - rispose costui.  
- Ebbene, ci faremo una insalatina di pommarola e mangeremo del cacio pecorino.  
- E uva bella, - fece Zi Orazio - uva della mia vigna, che t'ha preparata la tua buona mamma.  
Sentendo ricordare la mamma, Padre Pio divenne muto, ripensò certo a quella cara creatura ... la mamma ... e un'onda di malinconia lo prese ... la mamma.  
Fatta colazione, uscirono per fare una passeggiata. Andarono in via Rettifilo, come due buoni amici, parlando di tante cose, della sua Pietrelcina, della mamma ancora, dei fratelli e delle sorelle.  
Il padre aveva per il figlio un grande rispetto, il figlio, il vero rispetto che si deve avere per il proprio genitore. Ancora oggi, Zi Orazio, quando parla di Lui, non dice mai «mio figlio», ma sempre «Padre Pio». 
Venuta l'ora del distacco, siccome Zi Orazio piangeva, Padre Pio gli disse:  
- Non piangere, non temere, non farò il soldato, non starò molto tempo sotto le armi, vedrai.  
Zi Orazio ritornò a Pietrelcina addolorato.  
La moglie, appena lo vide, gli chiese:  
- E Padre Pio, come sta?  
- «Stà bono», sembra un vecchio soldato.  
Dieci giorni dopo la visita del padre, il figlio scrisse ai genitori che era entrato all'ospedale ma che non si preoccupassero,  
Zi Orazio disse subito alla moglie:  
- Giuseppa, vado a Napoli da Padre Pio.  
- No, non importa, scrivigli, piuttosto.  
E così fecero. Padre Pio rispose: «non venite, qui non potremo stare insieme più di un quarto d'ora; non spedite soldi inutilmente. Presto verrò a casa».  
Difatti, un mese dopo circa, tornò a casa nuovamente. Giunto di notte, inaspettato, a Pietrelcina, bussò alla porta di strada, ma non rispondendogli nessuno dei familiari, quando questi vennero ad aprirgli disse loro:  
- Avete ragione di non accogliermi, poiché io più non appartengo alla vostra famiglia, ma a quella di Dio.  
- Padre Pio, volete cenà? - si affannarono a chiedergli tutti.  
- Sì, - rispose, e mangiò di buon appetito un paio d'uova e un po' di forma.  
- Tornate per sempre? - gli chiese la madre, a cui stava a cuore di avere vicino il figlio.  
- Sì, ho il congedo di convalescenza, - rispose - non tornerò più sotto le armi, poiché sono in licenza, in attesa della riforma.  
Dopo non molto tempo, subì una visita collegiale, e l'esame radioscopico. Fu, dopo di ciò, inviato in congedo definitivo per tubercolosi polmonare, ottenendo la quinta pensione di guerra.  
In famiglia si trattenne pochi giorni.  
La vigilia di S. Lucia partì per Foggia.  
Prima di partire dal proprio paese e dai suoi volle che il padre spedisse di ritorno tutti i suoi panni militari.  
Insistendo questi che a lui potevano servire, poiché li poteva portare quando lavorava, Padre Pio disse:  
- No, non mi appartengono, occorre ritornarli, non sono nostri, ma del Governo.  
Anche in seguito, quando gli vollero pagare la pensione di guerra con gli arretrati, non volle mai trattenerla per proprio conto, poiché al padre, che lo sollecitava ad apporre la propria firma sul foglio della liquidazione, Padre Pio rispose:  
- No, no, io li rubo al Governo, non mi spettano, poiché io non l'ho servito.  
Appose in seguito la propria firma sul foglio, quando seppe che i denari andavano a beneficio del convento e dei poveri bimbi che il convento raccoglie e istruisce. La firma la pose per obbedienza, quindi tali denari non andarono né a profitto proprio, né dei suoi familiari.  
La partenza da Pietrelcina fu triste, dolorosa anzi.  
Lasciava il suo buon padre, i familiari, ma più di tutti, lasciava la mamma.  
Il distacco fu crudo.  
- Addio mamma, addio mammina buona, vado, parto, non so quando potrò ritornare qui fra queste mura, fra questi cari luoghi che mi videro nascere. Vado ad amare un'altra mamma, «la mamma di tutte le mamme, la Madonna».  
Padre Pio baciò quella cara creatura che lo amava; certo molto soffrì per il distacco dai suoi familiari e da Pietrelcina.  
Fu un rimpianto, fu un urlo straziante, che deve essergli uscito dal cuore, quando scomparve dai suoi occhi la visione dello snello campanile della chiesa parrocchiale del suo paese.  
Pietrelcina ...  
Quando nel febbraio del 1931, io dissi al Padre:  
- Andrò col signor Abresch a Pietrelcina. - Egli, alzando gli occhi al cielo, ci guardò, e quasi invidiandoci ci disse:  
- Oh, la mia Pietrelcina.  
Caro, caro paesino che io ho visto, che io amo, per tutte le buone creature che ho incontrate, perché là ho compreso che al mondo vi sono delle creature che vivono nell'ombra come le mammolette, ma che umili e modeste come quelle, spandono un profumo di grazia e di poesia mistica, che supera ogni cosa.  
Partito da Pietrelcina se ne andò a Foggia, ove vi è la cura provincializia. Colà però stette poco tempo, ma sufficiente perché gli altri, udissero durante la notte, nella camera occupata da Padre Pio, degli strani rumori, che mai seppero spiegarsi e che Lui non volle mai rivelare. Quei buoni Padri compresero che Padre Pio era un qualche cosa di più di loro e lo amarono teneramente.  
I Superiori, avendo capito che l'aria di Foggia non conferiva a Padre Pio, pensarono di inviarlo a S. Giovanni Rotondo, che essendo posto a 557 metri sopra il livello del mare, avrebbe giovato alla sua salute. Ciò fecero anche per sviare le folle, che cominciavano già ad affluire al Convento di S. Anna.  

ALBERTO DEL FANTE 

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