LE PRIME PREDICHE
Don Sarto avrebbe potuto dire come il massimo Poeta:
.... Io mi son un che, quando Amor mi spira, noto, ed a quel modo che detta dentro, vo significando. (69)
Aveva una eloquenza naturale che persuadeva, chiari e ordinati i pensieri, espressivo il gesto, la voce calda e sonora.
Predicava con un ardore che penetrava le anime, svegliava le coscienze, commuoveva i cuori.
I Parrocchiani lo ascoltavano con piacere, perché sentivano che il loro Cappellano aveva l'abitudine di meditare e di vivere, giorno per giorno, sotto lo sguardo di Dio, il Vangelo che predicava (70).
Ma prima di salire il pulpito, diffidando di se stesso, leggeva i suoi discorsi e le sue prediche a Don Costantini, il quale ascoltava attentamente e poi, premendogli molto che il suo Cappellano riuscisse un predicatore a modo, commentava:
— “Varda, Don Bepi, che questo no me par ben. Mi farìa cussi. .... mi là cambiarìa” (71).
E Don Giuseppe, senza ribattere parola, con umile docilità cambiava, toglieva od aggiungeva, secondo le osservazioni ed i suggerimenti del suo Parroco, il quale di eloquenza sacra se ne intendeva.
Una delle prime volte, Don Costantini gli osservò che quella non era una predica, ma un pasticcio, e, con schietta franchezza, gli disse:
— “Caro Bepi, de sti pastizzi non più”! (72).
Don Sarto sorrise umilmente e continuò a studiare, a lavorare ed a predicare.
Ma un giorno Don Costantini, dopo di avere udito una predica del suo Cappellano, riconoscendosi superato, celiando graziosamente, gli disse:
— “Ah, cussì, Don Bepi, te me piasi! Ma varda che no xe prudenza ch'el Cappellan fazza megio del Piovan”! (73).
Così, a poco a poco, con gli incoraggiamenti del suo Parroco, il Cappellano di Tombolo incominciò a predicare anche nei dintorni ed in breve tempo seppe acquistarsi una così bella fama di sacro predicatore che i Parroci della Diocesi andavano a gara per averlo sul pulpito delle loro chiese, e, tanto più se lo contendevano, perché sapevano che la sua predicazione aveva sempre il suo ultimo epilogo nel confessionale, ai piedi del Ministro di Dio (74).
***
Don Costantini andava così orgoglioso dei successi oratori del suo Cappellano che un giorno, con intima compiacenza, così scriveva ad un suo carissimo amico, Don Marcello Tositti, Parroco di Quinto:
“Don Bepi terminò laudabiliter la sua Quaresima a Gòdego: fama volat!.... ed io ne godo più che di me stesso, perché posso compiacermene senza peccare di superbia, pensando che i primi passi in questa via d'onore e di benedizione, li faceva non già meis meritis, ma, me vidente e non di rado me impellente et confortante. Caro il mio Don Bepi! Non vedo l'ora di dargli un bacio e dirgli che se fosse possibile volergli ancor più bene, gliene vorrei ancora più” (75).
Il Beato Pio X, del Padre Girolamo DAL GAL Ofm c.
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