Gesù, il Crocifisso, è nuovamente in mezzo a voi il suo nuovo popolo.
Gesù e Maria vengono ad abitare la Terra assieme al
popolo eletto.
Avanti, o creature di Dio, voi siete i capostipiti di una
nuova generazione, siete i figli prediletti di Dio, coloro
che guideranno una moltitudine di genti nella santità e nell’amore perché Dio è con voi.
La Gerusalemme Celeste già discende dal Cielo per unirsi alla Terra, il popolo di Dio verrà messo in condizioni di gioia infinita e amore immenso, la loro nuova vita sarà
nelle bellezze del Cielo, tutto si aprirà al popolo eletto di Dio! Le cose antiche spariranno e le nuove verranno, e sarà grande gioia e infinita bellezza per i figli di Dio.
San Paolo è già tra voi e guida il popolo di Dio alla venuta del Figlio dell’Uomo. San Pietro ora discenderà con Maria e San Michele Arcangelo a guidare la nuova Chiesa di Dio.
Sarete sorpresi nella notte e verrete sollevati al mio Cospetto e sarete rimandati sulla Terra per ultimare la missione insieme a Maria e a tutti gli apostoli e i profeti di un tempo e di oggi.
Godrete dei santi doni dello Spirito e mai più attraverserete i carboni ardenti ma solo soffici prati e profumati fiori che delizieranno il vostro cammino.
Abbracciati allo Spirito Santo Amore, godrete dell’Amore e vivrete nell’amore.
Dio è pace, é amore, é bellezza, é delizia! Avrete il profumo di Dio e sarete simili a Dio perché entrerete in Dio, poserete i vostri cuori in Dio che vi guiderà per l’eternità.
Questo Colle, oh che bellezza sarà!
Oh, quanto sarà bello questo luogo, quando Maria apparirà nella sua sfolgorante bellezza di Donna vestita di sole, con gli Angeli e gli Arcangeli che L’attornieranno e la luce di Dio abbaglierà tutti i presenti!
Luogo sacro a Dio, luogo dove si manifesterà Dio stesso! Luogo da dove partirà la nuova vita, la nuova città santa.
Dio è con voi, amati figli, obbedienti e rispettosi della sua Legge, voi il mio piccolo resto, sarete presto messi in condizione di vita nuova e gioiosa.
L’ora è giunta, il Cielo già festeggia l’incontro con tutti i suoi figli, Maria SS. viene a prendervi per mano e presentarvi Lei direttamente al suo Signore, il Signore Gesù Cristo Amore.
Vi annuncio l’approssimarsi dell’avvertimento, preparatevi figli miei e preparate i vostri cari, tutto ormai è compiuto.
Il Dio dell’Eterno Amore viene a riprendere in Sé ogni cosa. Amen
La Storia si ripete… e si ripeterà ancora fino a quando l’ingenuità e la creduloneria non cederanno il passo all’intelligenza e alla valutazione critica
Sono molto p0che le persone che si rendono conto del fatto che la peggiore epidemia che abbia mai colpito l’America, la cosiddetta Influenza “Spagnola” del 1918, è stata causata dalla massiccia campagna di vaccinazione portata avanti in tutta la federazione statunitense.
I dottori dissero alla popolazione che la malattia era causata dai germi. I virus non erano ancora noti ai tempi, altrimenti sarebbero stati incolpati loro. Germi, batteri e virus, assieme ai bacilli e ad un piccolo numero di altri organismi invisibili, sono i capri espiatori sui quali i medici amano far ricadere la colpa delle cose che non comprendono. Se un medico compie un errore nel formulare una diagnosi e prescrivere una terapia che uccide il suo paziente, può sempre dare la colpa ai germi, ed affermare che l’infezione del suo paziente non era stata precedentemente diagnosticata e che quindi era venuto da lui troppo tardi.
Se torniamo indietro al 1918, il periodo nel quale esplose l’influenza, noteremo come essa esplose subito dopo la fine della prima guerra mondiale, quando i soldati americani stavano ritornando a casa da oltre oceano. Questa fu la prima guerra nella quale tutti i vaccini allora noti furono somministrati obbligatoriamente a tutti i militari. Questo guazzabuglio di veleni farmacologici e di proteine putride di cui i vaccini erano composti, causò una tale diffusione di malattia e di morte tra i soldati che era un comune soggetto di discussione il fatto che gli uomini venivano uccisi più dalle iniezioni dei medici, che dalle pallottole delle armi da fuoco.
Molti furono resi invalidi e tornarono a casa o finirono in un ospedale militare, come dei rottami senza speranza, prima ancora di avere visto un giorno di battaglia. La percentuale di malattie e morti tra i soldati vaccinati fu quattro volte maggiore rispetto ai civili non vaccinati. Ma questo non fermò i promotori dei vaccini. I vaccini sono sempre stati un grande business, e così si continuò ostinatamente ad utilizzarli.
Fu una guerra più breve di quanto non avessero pensato i produttori di vaccini, durò solo un anno per gli americani, e così ai produttori dei vaccini restarono una quantità enorme di vaccini inutilizzati e andati a male che volevano vendere ricavandoci un buon profitto. E così essi fecero ciò che fanno usualmente, fecero una riunione a porte chiuse e progettarono tutto lo sporco programma, un’operazione di vaccinazione federale (mondiale) che utilizzasse tutti i loro vaccini, raccontando alla popolazione che i soldati stavano tornando a casa con molte terribili malattie contratte in paesi stranieri e che era un dovere patriottico di ogni uomo donna o bambino proteggersi, correndo ai centri di vaccinazione e facendo tutte le iniezioni.
La maggior parte della gente credette ai propri medici ed agli ufficiali governativi, e fece quanto fu loro consigliato. Il risultato fu che la quasi totalità della popolazione si sottopose alle iniezioni senza essere sfiorata dal dubbio, e fu solo una questione di ore prima che la gente iniziasse ad agonizzare e morire, mentre molti altri collassarono colpiti da malattie di una tale virulenza, che nessuno aveva mai visto niente del genere prima d’allora.
Tali malattie avevano tutte le caratteristiche delle malattie contro le quali le persone erano state vaccinate, la febbre alta, i brividi, il dolore, i crampi, la diarrea, etc. della febbre tifoidea, la congestione alla gola ed ai polmoni simile a quella della polmonite e tipica della difterite, il vomito, il mal di testa, la debolezza e il tormento dell’epatite causata dai vaccini contro la febbre della giungla, e la manifestazione di piaghe sulla pelle causata dai vaccini contro il vaiolo, insieme alla paralisi causata dall’insieme dei vaccini, etc.
I medici furono sconcertati, e dissero che non conoscevano la causa di questa strana e mortale malattia, e che certamente non avevano alcuna cura. Avrebbero dovuto sapere che la causa nascosta furono le vaccinazioni, perché la stessa cosa successe ai soldati dopo avere ricevuto le iniezioni vaccinali nelle caserme. I vaccini per la febbre tifoidea causarono una forma ancora peggiore della stessa malattia, che chiamarono para-tifoide. Quindi cercarono di sopprimere i sintomi di questa malattia con un vaccino più forte, che causò a sua volta una malattia ancora più perniciosa, che uccise e rese disabili una gran quantità di uomini.
La combinazione di tutti quei vaccini tossici che fermentavano assieme nel corpo, causò tali violente reazioni che i medici non riuscirono ad affrontare quella situazione. Il disastro si diffuse rapidamente negli accampamenti.Alcuni ospedali militari furono riempiti esclusivamente di soldati paralizzati, e furono considerati infortuni di guerra, anche se avvenuti prima che abbandonassero il suolo Americano.
Ho parlato con alcuni dei sopravvissuti a questo massacro vaccinale quando ritornarono a casa dagli accampamenti dopo la guerra, ed essi mi raccontarono degli orrori, non della guerra in se stessa e delle battaglie, ma delle malattie diffuse negli accampamenti.
I medici non volevano che la diffusione di questa malattia causata dai vaccini si ritorcesse contro di loro, e così di misero d’accordo tra di loro per chiamarla Influenza Spagnola. La Spagna era un luogo molto lontano, ed alcuni dei soldati erano stati lì, così l’idea di denominarla Influenza Spagnola sembrò un’ottima scelta per incolpare qualcun altro. Gli Spagnoli si risentirono del fatto che questo flagello mondiale aveva preso la denominazione da loro. Essi sapevano che la malattia non aveva avuto origine nel loro paese.
Venti milioni di persone morirono in tutto il mondo di quell’epidemia influenzale e sembrò toccare tutti i paesi che furono raggiunti dalla vaccinazione. La Grecia e poche altre nazioni, che non accettarono il vaccino, furono le uniche a non essere colpite dall’influenza. Questo non dimostra forse qualcosa?
A casa (negli U.S.A.) la situazione era la stessa; gli unici che sfuggirono all’influenza furono quelli che rifiutarono le vaccinazioni. La mia famiglia ed io fummo tra i pochi che persistettero nel rifiutare le forti pressioni della propaganda, e nessuno di noi ebbe l’influenza, nemmeno un po’ di raffreddore, a dispetto del fatto che i malati erano tutto intorno a noi, e nel mezzo del periodo più freddo dell’inverno.
Tutti sembravano averla presa. L’intera città era prostrata, tutti malati o morenti. Gli ospedali erano chiusi perché i dottori e gli infermieri erano stati colpiti dall’influenza. Tutto era chiuso, le scuole, gli uffici, le poste, tutto insomma. Nessuno andava per strada. Era come una città fantasma. Non c’erano medici per prendersi cura degli ammalati, e così i miei genitori andarono di casa in casa facendo il possibile per aiutare le persone colpite dalla malattia. Passarono tutto il giorno e parte della notte per alcune settimane al capezzale dei malati, e tornavano a casa solo per mangiare e per dormire.
Se i germi o i virus o i batteri, o qualsiasi altro piccolo organismo fosse stato la causa di quella malattia, essi avrebbero avuto moltissime opportunità di attaccarsi ai miei genitori e colpirli con la malattia che aveva prostrato il mondo intero. Ma i germi non erano la causa di quella o di qualche altra malattia, e così non ne furono colpiti. Ho parlato con poche altre persone dopo di allora, che dicevano di essere sopravvissute all’influenza del 1918, e così ho chiesto loro se si erano vaccinate, e tutte quante mi hanno riferito di non avere mai creduto nella validità dei vaccini e che non ne avevano fatto nemmeno uno. Il buon senso ci mostra che tutti quei vaccini tossici iniettati insieme nelle persone non potevano fare a meno di causare un pesante avvelenamento dei corpi, e l’avvelenamento di un qualche tipo è usualmente la causa della malattia.
L’influenza del 1918 fu la più devastante che abbiamo mai affrontato, e nel tentativo di debellarla furono usate tutte le sostanze conosciute nell’armamentario medico; ma l’aggiunta di questi farmaci, ognuno dei quali rappresenta un veleno, non fece altro che intensificare la condizione di iper-avvelenamento dei malati, in maniera tale che il trattamento della malattia uccise in realtà più di quanto non fece l’influenza stessa.
Tratto da: I. Honorof, E. McBean, “Vaccination The Silent Killer”
Ci sono molte ragioni per cui siamo riluttanti e spesso pietrificati anche solo a pensare di dare una correzione fraterna oggi. Forse stiamo affrontando la colpa e la vergogna delle nostre stesse vite peccaminose. Forse ci siamo ubriacati con il Kool-Aid di "Chi sono io per giudicare?" Forse abbiamo paura che i nostri fratelli in errore non prestino ascolto alle nostre parole. Forse abbiamo solo paura di offendere gli altri e di perdere il loro amore e affetto.
La ragione di fondo del nostro rifiuto o riluttanza a offrire una correzione fraterna è il nostro eccessivo amor proprio, cioè ci amiamo più di quanto amiamo Dio. Dobbiamo amare Dio al di sopra di ogni cosa e persona e cercare la Sua gloria al di sopra e al di là di ogni cosa. È solo quando abbiamo adeguatamente moderato il nostro amore per noi stessi che possiamo offrire e persino ricevere una correzione fraterna perché tale correzione riguarda prima di tutto l'amore di Dio in modo appropriato. Non si tratta principalmente della nostra santità o della santità degli altri o della loro accettazione della nostra correzione.
Dio ha parlato al profeta Ezechiele parole per il suo popolo in esilio. Avevano perso la loro terra e il senso del nazionalismo e ora si stavano concentrando maggiormente sulle loro relazioni personali individuali con Dio. Al profeta viene detto: “Tu, figlio dell'uomo, ho nominato la mia sentinella per la casa d'Israele; quando mi senti dire qualcosa, li avverti per me. " Ezechiele deve mettere in guardia e correggere le persone dalle loro vie malvagie per amore di Dio e non perché è santo lui stesso o perché apprezzerebbero e risponderebbero al suo messaggio. Se il profeta ha un eccessivo amore per se stesso, ama se stesso al di sopra di Dio e brama l'affetto dei suoi compatrioti ribelli, non c'è modo che possa mai offrire loro una correzione fraterna.
Affinché noi possiamo dare e ricevere in modo appropriato una correzione fraterna, dobbiamo essere pronti a controllare e mortificare il nostro amore per noi stessi. Mt 18: 15-20 ci mostra alcuni effetti mortali di quell'amor proprio che tende ad esagerare il nostro valore davanti ai nostri occhi e ci rende ciechi nel vedere Dio come la fonte e il fine di ogni bontà che possiamo possedere.
Prima di tutto, l'amor proprio sfrenato danneggia la singola persona rendendola ostinata, incapace di ammettere il male fatto e accettandone la piena responsabilità. La persona non è in grado di ascoltare e di rispondere alla chiamata di Dio e ai suggerimenti della grazia divina. Gesù disse: “Se rifiuta di ascoltarli, dillo alla Chiesa”, perché una persona del genere non può ascoltare gli altri o la Chiesa attraverso la quale Dio gli parla. A causa della loro illusoria santità personale, tali persone non possono rendersi conto del loro bisogno della misericordia di Dio o del pentimento dal loro peccato.
In secondo luogo, l'amor proprio ferisce la comunità cristiana a tutti i livelli, sia nella famiglia, nella Chiesa, nella società o nel mondo. L'amor proprio non consente di riconciliare le differenze con gli altri o di perdonare gli altri. Rende persone risentite e intolleranti e comunità profondamente divise. Questo è il motivo per cui Gesù disse che tali persone dovrebbero essere espulse dalla comunità per preservare l'unità della comunità: "Se rifiuta di ascoltare anche la Chiesa, trattalo come faresti con un gentile o un esattore di tasse". Questo è quanto Gesù ci ha messo in guardia dagli effetti dell'amore di sé incontrollato nella comunità cristiana.
Infine, l'amor proprio rende la Chiesa ei suoi membri spiritualmente deboli. L'unità della Chiesa è la fonte della sua potente preghiera: "Se due di voi sono d'accordo sulla terra su qualcosa per cui devono pregare, sarà loro concesso dal mio Padre celeste". Come possono i membri della Chiesa essere d'accordo su qualcosa quando sono tutti così innamorati di se stessi e della propria eccellenza? Persino i doni di Dio vengono abusati e impiegati nell'autopromozione invece del servizio disinteressato agli altri. Niente rende la Chiesa ei suoi membri spiritualmente impotenti come l'amore per se stessi.
Quando l'amore per se stessi è lasciato incontrollato, non è possibile alcuna correzione fraterna. Quando nessuna correzione fraterna è data e ricevuta per amore di Dio, non c'è un'autentica comunità cristiana. Perché “una casa divisa in se stessa non può reggere” (Mc 3,25), nessuna forza spirituale è presente in una comunità dove manca un'autentica correzione fraterna.
Miei cari fratelli e sorelle in Cristo, è chiaro che oggi nella Chiesa c'è poca o nessuna correzione fraterna perché l'amore di sé regna nei nostri cuori.Non amiamo la nostra reputazione, il nostro conforto, il nostro piacere, la nostra carriera, l'affetto degli altri, ecc. Più di quanto amiamo Dio e la Sua gloria? In quale altro modo si possono spiegare i persistenti scandali sessuali e finanziari del clero che travolgono la Chiesa oggi? Il clero che ha ripetutamente abusato sessualmente di giovani ragazzi e seminaristi viene promosso nella gerarchia della Chiesa, altri vescovi coprono i loro crimini abominevoli, e quindi lo scandalo viene attribuito al clericalismo ignorando la prevalenza dell'omosessualità in questi crimini abominevoli. Com'è conveniente dare la colpa di tutto all'atteggiamento del clericalismo e poi ignorare i singoli autori umani che meritano severe azioni correttive e persino punitive.
Poi abbiamo anche i fedeli che hanno una visione di se stessi così esagerata che tutto e tutti gli altri dovrebbero cambiare tranne se stessi. Nella forma più grossolana possibile dell'amor proprio, pensano a se stessi così speciali che hanno bisogno di una nuova teologia e moralità per adattarsi ai loro stili di vita devianti. Hanno anche bisogno dei loro generi "speciali" perché l'insieme binario di maschio e femmina non è abbastanza buono per loro. Ai loro occhi, non è necessario che cambino o maturino, ma devono essere riveriti e accettati da tutti. Per loro, sono le altre persone, la Chiesa ei suoi insegnamenti e, a volte, anche Dio e la Sua volontà rivelata che dovrebbero invece cambiare. Un tale amore di sé rende sicuramente la Chiesa una comunità scandalosa e spiritualmente impotente.
Ognuno di noi ha il grande dovere di controllare e combattere con il proprio amore per se stessi ogni singolo giorno della propria vita. Possiamo iniziare a farlo oggi implorando continuamente Dio per questo amore e lasciandolo entrare nei nostri cuori per regnare in esso. Questo amore divino è una luce che ci porta la verità di Dio su noi stessi come amati da Dio anche nella nostra peccaminosità e debolezza. L'amor proprio inizia a svanire quando sperimentiamo e facciamo tesoro dell'amore incondizionato di Dio per noi. Mettiamo a morte l'amore per noi stessi quando vediamo che tutto il bene in noi viene da Dio e che abbiamo bisogno di Dio in ogni singolo momento della nostra vita per mantenere quel bene in noi. Questa verità ci farà sicuramente sforzarci di crescere e maturare spiritualmente.
Dobbiamo anche lasciare che le parole di Cristo entrino nei nostri cuori e ci sfidino. È difficile per noi provare un amore eccessivo per noi stessi quando dobbiamo affrontare e accettare con umiltà le nostre lotte personali nel vivere le parole di Dio. Dobbiamo prima lasciare che Cristo ci sfidi in modo da poter morire a noi stessi e poi dare e ricevere la correzione fraterna dagli altri. Saremo sicuramente pazienti con gli altri una volta che avremo sperimentato l'amore paziente ma stimolante di Dio
Mama Mary ha istruito i servi al banchetto di nozze: "Fate quello che vi dice", perché ha agito per prima cosa secondo le parole di Dio. La sua era una correzione materna che metteva giustamente Cristo al centro e gli permetteva di rivelare il suo potere. Accettando innanzitutto la sfida personale di Cristo, anche noi possiamo evitare la correzione ipocrita degli altri che deriva dal nostro sfrenato amore per noi stessi. Possiamo quindi offrire una vera correzione fraterna che consente al potere di Dio di manifestarsi nelle nostre vite e comunità.
La Chiesa guida le persone ed è guidata dallo Spirito Santo anche attraverso gli altri. La forza di questo spirito è necessaria nella Chiesa per la conversione e la santificazione delle anime, per il fiorire di tutte le vocazioni nella Chiesa, per la missione evangelizzatrice della Chiesa, ecc. Gesù, il Capo della Chiesa, ci assicura anche: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro". È sempre con noi!
Se la Chiesa non è la potenza spirituale che doveva essere attraverso la presenza dello Spirito Santo, Gesù e Mamma Maria, probabilmente è così perché non abbiamo liberato questo potere che è dentro di noi. Per liberare questo potere spirituale, dobbiamo diventare una comunità vivente in cui la correzione fraterna è data e ricevuta da tutti perché amiamo Dio al di sopra di noi stessi e tutte le altre cose e persone. Ma per avere una correzione così fraterna nelle nostre comunità, dobbiamo iniziare tutti a morire all'amor proprio oggi e sempre.
I miei figli cercano conforto nei posti sbagliati e con relazioni sbagliate.
Figli miei, non riconoscete che l'adulazione bugiarda del vostro nemico è all'opera? Non vedi attraverso i falsi fronti di coloro che invia agli spiriti seduttori che portano? Ti sei impigliato in una rete mortale da cui pochi scappano.
Perché non hai dato ascolto ai miei avvertimenti? Perché persisti nel tuo peccato quando sai che è contro la Mia Santa Parola?
I miei figli non credono che il tempo della fine sia su di loro, ma presto vedranno e crederanno e sarà molto difficile per coloro che sono tornati ai loro peccati. E quelli che li tentarono saranno presi nei loro lacci.
Glynda Lomax
2 Corinzi 1: 2-3
2 grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo.
3 Benedetto sia Dio, sì, il Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre delle misericordie e l'Iddio di ogni conforto;
2 Pietro 3: 9
Il Signore non è pigro riguardo alla sua promessa, come alcuni uomini considerano debolezza; ma è longanime per noi, non desideroso che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al pentimento.
Proverbi 29: 5
5 L'uomo che adula il suo prossimo stende una rete ai suoi piedi.
Salmi 5: 9
9 Poiché non c'è fedeltà nella loro bocca; la loro parte interna è molto malvagia; la loro gola è un sepolcro aperto; lusingano con la loro lingua.
Salmi 12: 3
3 Il Signore staccherà tutte le labbra adulatrici e la lingua che dice cose orgogliose:
Estratto dal libro: “La banca la moneta e l’usura” di Sua Ecc.za dott. Bruno Tarquini
LA MONETA DEVE ESSERE CREATA
DALLO STATO E ACCREDITATA AL POPOLO
La “moneta” è ciò che, per convenzione, viene usato come “misura di valore” e conseguentemente come mezzo di scambio e che attualmente, per accettazione comune, è costituita da “carta-moneta”, cioè il simbolo cartaceo sul quale è impresso un valore facciale, e che è creato dalla Banca Centrale dal nulla e senza essere sostenuta da alcuna riserva aurea, o argentea, o valutaria.
Quindi, la moneta attuale, pur priva di ogni valore intrinseco, viene tuttavia unanimemente considerata dalla collettività nazionale come “misura del valore”, vale a dire come unità misuratrice del valore delle cose; ogni cosa del mondo sensibile e materiale ha un “valore” che è rapportato alla moneta in corso legale, cioè ad una misura che è uguale per tutte. Ne deriva che la “moneta”, essendo per “convenzione” la comune “unità di misura del valore”, funge anche da “strumento” per lo scambio dei beni.
Si può obiettare che anche il “metro”, anch’esso privo di valore intrinseco, per “convenzione “misura” la lunghezza; ma la differenza con la “moneta” è che, pur materializzandosi anch’esso in uno strumento di metallo, di legno o di tela, il “metro” misura un’unica dimensione, mentre la moneta misura il valore di tutte le cose esistenti nel mondo fisico (a volte anche in quello morale) e di tutti i servizi, ossia di tutto ciò che viene prodotto per il consumo, assolvendo essa anche all’ulteriore funzione di “mezzo di scambio” e, come punto comune di riferimento per ogni operazione, essa circola come “strumento omogeneo” per gli scambi.
La differenza vera e sostanziale, quindi, tra il “metro” e la “moneta” va ricercata nella loro origine e nelle loro vicende: il “metro”, una volta creato dal pensiero umano, è rimasto sempre identico a se stesso e inalterato nel tempo e nello spazio, mentre invece la moneta deve essere sempre continuamente creata e destinata a circolare tra i cittadini.
Questo non è che il problema della “sovranità monetaria”, la quale non dovrebbe entrare in conflitto (o in competizione) con la “sovranità popolare”, enunciata e garantita dalla nostra Costituzione del 1948. Qualunque riforma di natura sociale si volesse attuare nel Paese o non avrebbe alcuna possibilità di successo o avrebbe vita molto breve, se non venisse attuata la riforma più importante e preliminare a tutte le altre: la riforma della politica monetaria con il ritorno della relativa sovranità allo Stato, e perciò al popolo.
Tutti i problemi di assistenza sociale verrebbero meno e sarebbe forse definitivamente superata quella lotta di classe, o di categorie corporative, che ancora oggi contribuisce ad una conflittualità permanente.
Infatti, con la riappropriazione della “sovranità popolare”, lo Stato non solo riacquisterebbe il potere di emettere moneta, ma sarebbe in condizione di attuare una politica socio-economica libera da qualunque interferenza esterna e nel rispetto più assoluto delle norme previste, in questo campo, dalla vigente Costituzione.
Al di là della forma con la quale questa riappropriazione possa avvenire, essa potrà realizzarsi efficacemente soltanto dopo una incisiva educazione della classe politica, della classe imprenditoriale, dei sindacati, dei cittadini, perché prendano finalmente coscienza che, attraverso il ritorno della “sovranità monetaria” al suo titolare originario, che negli Stati democratici è il Popolo, la moneta, necessaria a funzionare come unità di misura del valore e come strumento di scambio, deve essere, non addebitata, ma accreditata ai cittadini.
Se lo Stato, per munirsi delle risorse finanziarie da destinare al perseguimento dei propri scopi di istituto, creasse direttamente la moneta occorrente, sotto forma di biglietti di Stato, e la mettesse in circolazione, perché adempisse la propria funzione di strumento di scambio dei beni prodotti dal sistema produttivo nazionale, non sorgerebbe alcun debito a suo carico e, di conseguenza, a carico dei cittadini: ciò significa che, in linea di massima, non sarebbe più necessario il prelievo fiscale!
Certamente se lo Stato, per costruire un ospedale, deve ricorrere al prestito della moneta necessaria, e quindi ad un debito, il problema si pone; ma se lo Stato, riprendendosi la sovranità monetaria e, con essa, il pieno governo della politica socio-economica, mettesse in circolazione una propria moneta per la costruzione di un ospedale, per un importo pari al valore del bene prodotto (valore comprensivo sia del materiale utilizzato sia del lavoro umano impiegato), la comunità si vedrebbe arricchita della nuova opera pubblica senza indebitarsi.
Con l’attuale sistema (che, come si è già detto, non trova nessun sostegno nella Costituzione repubblicana) il volume del nostro mezzo di scambio (che corrisponde approssimativamente al cosiddetto “circolante”) può subire espansioni o contrazioni, ad opera della Banca Centrale, che governa la politica monetaria in base a criteri “suoi” e che, in ogni caso, non tengono mai conto dell’effettivo volume dei beni reali che si possono e si vogliono produrre e distribuire. Cosicché si crea una artificiosa rarità di moneta, che impedisce al popolo, nel suo insieme, di avvalersi di questo mezzo di scambio per acquisire i beni prodotti dal sistema economico nazionale. Con la conseguenza che i negozi appaiono ricolmi di merce invenduta.
Ed è a questo punto che viene affacciato lo spauracchio dell’inflazione, che dovrebbe intimidire i cittadini, convincerli che un maggior volume di circolante provocherebbe un aumento dei prezzi, e rassicurarli sui benefici di una politica monetaria cosi “rigorosa”, che essi, peraltro, riferiscono al Governo e non alla Banca Centrale.
Ma parlare di pericolo di inflazione in una situazione economica, qual è quella attuale in Italia, significa davvero ingannare la gente e nasconderle la sete di dominio politico che contraddistingue l’autorità monetaria. Infatti, scrive l’economista Santoro «Inflazione significa denaro senza cose, rappresentante senza rappresentato; ma se le cose ci sono e c’è denaro che le rappresenta, dov’è l’inflazione? Se cresce la popolazione (e, quindi, la spesa), se cresce la produzione (e, quindi, la spesa), è chiaro che deve crescere anche – a parità di velocità di circolazione – il volume di denaro che circola. L’inflazione c’è soltanto quando alla crescita della circolazione – a parità di velocità – non corrisponde una crescita proporzionata della produzione».
Don Italo, il 2 novembre 1946, con una dichiarazione scritta smentisce quel padre Lini più volte citato nella relazione del Locatelli.
Egli scrive:
"A proposito della lettera di P. Lini, in relazione ai fatti delle Ghiaie, scritta in data 8 dicembre 1944, posso dichiarare quanto segue:
1. Per quanto abbia pensato non mi fu dato di ricordare i dialoghi che P. Lini dice che ho avuto con lui.
2. Esaminando la mia condotta di riserbo tenuta nella questione delle Ghiaie non posso ammettere le puntate tendenziose di P. Lini a mio riguardo.
3. Non mi sembra fuori posto che anch'io abbia potuto avere un'opinione circa i fatti che si svolgevano alle Ghiaie, specie alla sera del 21 maggio, dopo nove giorni di avvenimenti. Ad ogni modo il giudizio attorno ad essi era riservato alla competente autorità ecclesiastica e ad essa doveva rivolgersi anche il P. Lini.
4. Sembra quasi che P. Lini desiderasse da me una smentita dei fatti, ma a questo io non ero autorizzato. Posso dire anzi che lo stesso vescovo non sentì il coraggio di smentire. Difatti il 20 maggio al parroco che chiedeva consigli (se non era il caso di smentire, ecc.) S.E. sia per la semplicità di Adelaide, che in quella mattina aveva visto, sia per i fatti che avvenivano, rispose: "Lei stia appartata, stia nel riserbo, ma lasci andare, la Madonna ci penserà".
5. Per il clero sia secolare che regolare e sia per i religiosi, durante i giorni delle cosiddette apparizioni, vigeva una proibizione emanata dalla Curia di recarsi sul luogo.
6. Il compito di illuminare o distogliere i fedeli dal credere non spettava a P. Lini, ma solamente alla competente autorità.
In fede, D. Italo Duci".
Padre Lorenzo Lini partecipa la prima volta alle apparizioni il 19 maggio 1944. Di lui don Luigi Cortesi scrive:
"P. Lini partito colla convinzione che "il soprannaturale si sente", come mi diceva in un colloquio, non rilevò in Adelaide segni speciali, che potessero avvertirlo dell'inizio e della fine della visione, e negò che visione ci fosse stata, in quella sera... Sennonché, cosiffatta deposizione isolata, che meritava accurate indagini, si trovò contraddetta dalle testimonianze di tutti coloro che assistettero da vicino alla visione" (v. Storia dei fatti di Ghiaie, S.E.S.A., Bergamo 1944, pp. 69-70).
Padre Lorenzo non è uno psicologo e lo si vede dalle domande che fa ad Adelaide e dal modo con cui gliele porge. Non solo non è un teologo, ma non sa nemmeno che il soprannaturale, appunto perché è tale, non si può né vedere, né toccare, né sentire. Il Cortesi stesso ammette che la sua testimonianza è smentita da tutti quelli che erano vicini ad Adelaide durante l'apparizione, e tra questi, quella sera, vi era la dott. Maggi e in seguito ci saranno altri medici che affermeranno l'autenticità dell'estasi di Adelaide.
Se siamo stati concepiti e creati da Dio a motivo di Cristo, il Verbo Divino Incarnato, Egli ci vuole inseparabilmente uniti a Sé.
Per questo, alla sua vita terrena, tutta spesa per noi, ha aggiunto la sua vita eucaristica (l’Eucaristia contiene tutta la sua vita sulla terra), sempre con noi, allo scopo di formare la sua vita “mistica” (misteriosa), ma reale, in noi. Al punto di poter dire con San Paolo: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20).
Per questo lui esclama (ma ha preso in prestito queste parole dalla nostra Mamma Addolorata): “figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi!” (Gal 4,19).
Queste tre dimensioni della vita del Signore –storica (o terrena), eucaristica e mistica– corrispondono alle tre motivazioni della sua Incarnazione. Si è fatto uomo non soltanto “per noi uomini e per la nostra salvezza”, ma:
1° - Per presiedere e giustificare la Creazione: “Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura, poiché per mezzo di Lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in Lui” (Col 1,15-17). “…Il disegno di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del Cielo come quelle della terra” (Ef 1,10).
2° - Per compiere la Redenzione: “Gesù Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori, e di questi il primo sono io” (1 a Tim 1,15). “Il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo” (1 a Gv 3,8).
3° - E per avere il suo Regno: “Allora Pilato Gli disse: ‘Dunque, Tu sei Re?’. Rispose Gesù: ‘Tu lo dici, Io sono Re. Per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo e devo rendere testimonianza alla verità” (Gv.18,37). Lo aveva detto l’Angelo a Maria: “Il Signore Dio Gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo Regno non avrà fine” (Lc 1,32-33). “Bisogna infatti che Egli regni finché non abbia posto tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi” (1 a Cor 15,25).
Da qui una deduzione importantissima: che la sua Incarnazione non dipendeva dal fatto che l’uomo avesse peccato. Dal peccato dell’uomo dipende soltanto il modo come ha vissuto il Signore la sua vita terrena come Redentore, nell’umiliazione, nella povertà, nel dolore. Se l’uomo non avesse peccato, Egli si sarebbe comunque incarnato e sarebbe nato dalla Vergine, ma già direttamente glorioso, già dal primo istante come Re glorioso a presiedere il suo Regno. Il peccato dell’uomo ha dato occasione al Signore di aggiungere la massima dimostrazione ed effusione del suo Amore mediante la Redenzione.
Nell’incarnarsi, il Figlio di Dio ha preso un corpo come il nostro, perché prima, nel crearci, ci ha dato un corpo come il Suo, a sua immagine. Nell’incarnarsi, si è fatto fratello, non dell’Adamo innocente e santo come Dio lo aveva creato, ma dell’Adamo caduto e misero, della sua stirpe, per salvarla, per riportarla alla gloria originale: “Dio si è fatto come noi, per farci come Lui”. Ha dato per noi al Padre la risposta di fedeltà e di amore che gli uomini non eravamo in grado di dare.
Messaggio ricevuto 6 agosto 2020 Maria De Jesus Coelho.
Figlia Mia del Mio Cuore Immacolato, scrivi a tutti i Miei figli. Sono venuto con il mio amore materno per darvi un altro messaggio che viene dal mio afflitto Cuore materno. Sono venuto ancora una volta per darvi tutto ciò che il Padre vuole dirvi, per il bene delle vostre anime. Sì Figlia Mia, annuncia a tutti il mio grande amore per tutti i miei figli che mi amano e aspettano il mio Gesù, che è alle tue porte. Non preoccuparti di quello che ti può accadere perché chi è con Dio non può avere paura ma deve pregare affinché io dia loro pace e amore nei loro cuori. Dio è amore ma molti non riconoscono il grande amore di Dio e che Egli ama tutta l'umanità.
È venuto per dare a tutti la Buona Novella e vuole dare a tutti tutto ciò di cui hanno bisogno affinché non si scoraggino per le cose che stanno per accadere. Non aver paura ma chiedi protezione per non cadere nella disperazione. Dio darà tutto a coloro che desiderano con tutto il cuore di trovare l'amore perduto, ma per coloro che non cercano l'amore divino, stanno aspettando cose per un futuro che non ha ritorno. Un giorno alla volta, perché è Dio che ti darà ciò di cui hai bisogno, e per essere felice dovrai mantenere ciò che il Signore può darti. Molti non riescono a trovare una soluzione al loro grande male perché non cercano la verità, perché la verità viene solo se credi veramente nelle parole del nostro Signore e del Vangelo.
Sì, figli miei, a tutti piace vivere bene ma vogliono la propria strada e pensano che ciò che Dio dice sia economico. Vogliono che tutto faccia parte delle cose che rendono una vita buona e dimenticano le cose di cui hanno bisogno per le loro vite, perché molti dimenticano Dio e vogliono vivere senza cose intermedie, e questo non viene da Dio. Dio ti dà solo ciò di cui hai veramente bisogno per la tua salvezza, così che ti svegli per vivere nell'amore di Dio, non come vuoi sempre che accada, ma come Dio vede tutti. Come si comportano, cosa desiderano, perché molti dei Miei figli vogliono e chiedono l'aiuto di Dio solo se le cose vanno davvero male, ma poi una volta che tutto è passato, non si ricordano più nemmeno che Dio esiste.
Dopo che tutto è passato, non si ricordano più di aver bisogno di Dio nella loro vita, e questo, figli Miei, causa molta tristezza in Dio. Quindi figli Miei, Dio vede tutto e vi parla quando siete veramente con Lui nei vostri cuori, per testimoniare la verità.
Sono la tua Madre Addolorata, ti amo. Mary è il mio nome. Amen.
Potete avere una sola ambizione: quella di essere nulla... per poter penetrare più facilmente dappertutto e lavorare ovunque per l'estensione del
Regno del Cuore di Gesù quaggiù.