Se siamo stati concepiti e creati da Dio a motivo di Cristo, il Verbo Divino Incarnato, Egli ci vuole inseparabilmente uniti a Sé.
Per questo, alla sua vita terrena, tutta spesa per noi, ha aggiunto la sua vita eucaristica (l’Eucaristia contiene tutta la sua vita sulla terra), sempre con noi, allo scopo di formare la sua vita “mistica” (misteriosa), ma reale, in noi. Al punto di poter dire con San Paolo: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20).
Per questo lui esclama (ma ha preso in prestito queste parole dalla nostra Mamma Addolorata): “figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi!” (Gal 4,19).
Queste tre dimensioni della vita del Signore –storica (o terrena), eucaristica e mistica– corrispondono alle tre motivazioni della sua Incarnazione. Si è fatto uomo non soltanto “per noi uomini e per la nostra salvezza”, ma:
1° - Per presiedere e giustificare la Creazione: “Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura, poiché per mezzo di Lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in Lui” (Col 1,15-17). “…Il disegno di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del Cielo come quelle della terra” (Ef 1,10).
2° - Per compiere la Redenzione: “Gesù Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori, e di questi il primo sono io” (1 a Tim 1,15). “Il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo” (1 a Gv 3,8).
3° - E per avere il suo Regno: “Allora Pilato Gli disse: ‘Dunque, Tu sei Re?’. Rispose Gesù: ‘Tu lo dici, Io sono Re. Per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo e devo rendere testimonianza alla verità” (Gv.18,37). Lo aveva detto l’Angelo a Maria: “Il Signore Dio Gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo Regno non avrà fine” (Lc 1,32-33). “Bisogna infatti che Egli regni finché non abbia posto tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi” (1 a Cor 15,25).
Da qui una deduzione importantissima: che la sua Incarnazione non dipendeva dal fatto che l’uomo avesse peccato. Dal peccato dell’uomo dipende soltanto il modo come ha vissuto il Signore la sua vita terrena come Redentore, nell’umiliazione, nella povertà, nel dolore. Se l’uomo non avesse peccato, Egli si sarebbe comunque incarnato e sarebbe nato dalla Vergine, ma già direttamente glorioso, già dal primo istante come Re glorioso a presiedere il suo Regno. Il peccato dell’uomo ha dato occasione al Signore di aggiungere la massima dimostrazione ed effusione del suo Amore mediante la Redenzione.
Nell’incarnarsi, il Figlio di Dio ha preso un corpo come il nostro, perché prima, nel crearci, ci ha dato un corpo come il Suo, a sua immagine. Nell’incarnarsi, si è fatto fratello, non dell’Adamo innocente e santo come Dio lo aveva creato, ma dell’Adamo caduto e misero, della sua stirpe, per salvarla, per riportarla alla gloria originale: “Dio si è fatto come noi, per farci come Lui”. Ha dato per noi al Padre la risposta di fedeltà e di amore che gli uomini non eravamo in grado di dare.
P. Pablo Martin Sanguiao
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