Gabriele Amorth racconta...
Padre Gabriele Amorth parla di Padre Pio
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Era l'altra faccia delle manifestazioni diaboliche, delle botte, dei complotti e delle persecuzioni organizzate contro di lui con una continuità e l'uso di “strumenti” umani assolutamente fuori del comune: padre Agostino Gemelli e Elvira Serritelli, monsignor Maccari e Giuseppina Finocchi, il vescovo Bortignon e padre Faustino, l'uomo dei registratori... Una guerra è uno sporco affare, tanto più se l'avversario è uno specialista da sempre in slealtà e scorrettezze; e Padre Pio ne era cosciente. «Ha detto più volte: le anime si pagano, le anime si pagano; ossia la salvezza delle anime costa, non è che sia gratis. E lui pagava. Come pagava anche un altro grandissimo confessore, completamente diverso da Padre Pio, Padre Leopoldo, confessore a Padova, santo, canonizzato anche lui. Padre Leopoldo Mandich; lo accusavano di assolvere tutti. Proprio il contrario, esattamente il contrario. Dava delle penitenze lievissime perché diceva: le penitenze le faccio io. Ma poi, le faceva davvero. Si assumeva lui il peso dell’assoluzione. Due santi che avevano un metodo di confessione nettamente diverso, però tutti e due grandi salvatori di anime. Ho avuto l’occasione di parlare con diversi figli spirituali di padre Leopoldo, che andavano abitualmente a confessarsi con padre Leopoldo. In quel periodo - parliamo degli anni Quaranta -, Padre Pio, quando vedeva delle persone che venivano da Padova a San Giovanni Rotondo, diceva: “Che venite a fare da me, che avete padre Leopoldo! E andate da padre Leopoldo!”. Ma è bello vedere due cappuccini, della stessa formazione e della stessa spiritualità, contemporanei, perché sostanzialmente sono contemporanei, vissuti nella stessa epoca, confessori tutti e due, dalla mattina alla sera, confessori, applicare due metodi diametralmente diversi. Due santi e due santificatori di anime. Le vie di Dio sono tante, non c’è un unico sistema. Ricordo un sacerdote giovane, padovano, che andava tutti gli anni a trascorrere il mese di ferie da Padre Pio, E vedendo come lui con tanta larghezza mandava via senza assolvere, un anno, di ritorno a Padova, ha creduto opportuno essere più severo del solito, e qualche volta non ha assolto.
Quando è arrivato in estate a San Giovanni Rotondo, Padre Pio lo ha assalito! Ma cosa credi! Credi tu di essere Padre Pio? Credi tu di essere Padre Pio? Tu devi assolvere! Tu devi assolvere! So io quando non si deve assolvere! Tu devi assolvere.»
Eppure, e questo colpisce come un elemento davvero singolare, un monaco santo in contatto quasi quotidiano con il demonio - anzi, quotidiano, secondo il racconto che ne fa don Gabriele Amorth, basato su una consuetudine di oltre cinque lustri - ha praticato poco, pochissimo la strada dell’esorcismo, nella sua guerra. Ce lo conferma il “decano” mondiale di questa categoria: «Esorcismi ne ha fatti pochi. Non era esorcista. Viveva a San Giovanni
Rotondo un frate esorcista, amico mio, padre Tarcisio, che ha scritto anche un libretto sugli esorcismi di Padre Pio, e sul suo rapporto con il diavolo. Una volta che una persona indemoniata giunse al convento, in cerca di aiuto, Padre Pio disse a padre Tarcisio: stai tranquillo, fai l’esorcismo, io ti aiuto. Altre volte il padre ha dato consigli a esorcisti sui casi a loro affidati. Così ha fatto con padre Cipriano di San Severo e con padre Candido di Roma. E durante l'esorcismo, quella persona vedeva Padre Pio, ne avvertiva la presenza, anche se il monaco santo non era lì fisicamente. Devo dire che anch'io ho avuto questa esperienza. Mi è successo molte volte. Io non l'ho mai visto, Padre Pio, mentre pratico l'esorcismo, ma le persone che esorcizzo sì; varie volte persone possedute dal demonio urlano: Via quel frate! Via quel frate! Non voglio vedere quel frate!". "Chi è?" domando. “È Padre Pio! Non voglio vedere quel frate!" Vedono Padre Pio, come qualche volta vedono anche padre Candido Amantini, grande esorcista alla Scala Santa e mio maestro. “Via quel prete con gli occhiali!" gridano. Anche lui santo, di cui Padre Pio disse: “Padre Candido è veramente un sacerdote secondo il cuore di Dio". E questa frase l'hanno incisa sulla pietra tombale di padre Candido».
Don Gabriele confessa però che il libro di padre Tarcisio, per quanto documentato e interessante, non era esaustivo. «Conosco dei fatti che lì non sono narrati.» Per esempio? «Per esempio, io mi ricordo che da giovane sacerdote, che di esorcismi non ne sapeva nulla, ebbi un primo contatto con questo genere di fenomeni a Torbole Casaglia, nella pianura padana, vicino a Brescia. Laggiù viveva un parroco, don Faustino Negrini, che celebrava i quarant'anni di sacerdozio, e mi chiese di andare a predicare in quella tornata di celebrazioni. Cinque prediche al giorno, facevo. Poi fu nominato rettore del santuario mariano della Stella, a Concesio, dove è nato Paolo VI; e infine divenne esorcista. Naturalmente a tavola chiacchieravamo. E fu così che mi raccontò di un esorcismo che stava compiendo, e mi portò a visitare questa persona. Si chiamava Agnese Salomoni. Era una ragazzina di quattordici anni, sua parrocchiana, che fu di colpo posseduta dal demonio. Quando chiedeva al diavolo: “Perché hai preso questa ragazza?” si sentiva rispondere: “Perché è la più buona della parrocchia”. Il vescovo gli diede la facoltà di esorcizzarla, anche se non era ancora un esorcista. Alle volte i vescovi danno la facoltà di esorcizzare una persona in particolare; e solo quella persona lì. Così per tredici anni la esorcizzò. Mi portò anche a trovarla, a Ospedaletti bresciano. Fu liberata a ventisette anni. Durante quel lungo periodo una volta la portò anche da Padre Pio. Fecero un viaggio in automobile da Torbole Casaglia a San Giovanni Rotondo, e fu un viaggio pessimo, perché l'automobile si fermava tutti i momenti, e l'autista guardava dentro il cofano, controllava il motore: tutto a posto, non c'era nulla; allora don Faustino si metteva a pregare, a fare esorcismi, e la macchina ripartiva, e il demonio che rideva. Un viaggio disastroso.
Giunti a San Giovanni Rotondo... il demonio aveva una paura tremenda di Padre Pio. Paura, sempre. Però una volta arrivati lì, don Faustino presentò la ragazza a Padre Pio, che si limitò a darle una benedizione; e non accadde nulla. E allora, il demonio felice, durante il ritorno, un ritorno trionfale, senza nessun intoppo, e il demonio faceva le corna verso Padre Pio, come a dire: gliel'ho fatta. Come si vede, anche Padre Pio non è che tutte le volte liberasse le persone. Il Signore ha dei suoi disegni... Ma io credo che avesse anche una percezione particolare; sapeva, intuiva se una persona indemoniata fosse o no matura per essere liberata. Lo sapeva. Aveva proprio il dono del discernimento. Per cui capiva quella che era la situazione. Magari dava una benedizione, e la persona rimaneva tale e quale. Non succedeva niente. Mi ricordo di un’altra signorina, che andò a San Giovanni Rotondo, indemoniata; la sua presenza fece un grande scalpore, ci furono urla, grida e tutto il resto; ma non fu liberata da Padre Pio. Non era ancora ora, evidentemente. Ci sono i disegni di Dio sulle persone. La liberazione, il momento della liberazione dipendono da tanti fattori. Da come è iniziata la possessione, per esempio; ci sono persone che ne hanno fatte di tutti i colori, che hanno praticato la magia, o addirittura la stregoneria; persone che sono entrare a far parte di sette sataniche, oppure che hanno compiuto del male verso gli altri, con strumenti malefici, e restano indemoniati; poi magari si convertono, ma liberare quelle persone lì... ci vogliono anni, anni e anni. Io sono contento se in un caso di media gravità una persona si libera con quattro o cinque anni di esorcismi. Ho avuto rari casi di liberazione in qualche mese. Ho avuto un caso, potrei dire uno e mezzo, di uno sono incerto, ma di uno sono sicurissimo, di liberazione con un esorcismo. Una ragazzina. Direi che Padre Pio aveva un particolare discernimento per capire se la persona era pronta o no alla liberazione. Una volta un sacerdote ha accompagnato un giovane, sostenuto da due robusti amici, che al momento della comunione era solito urlare e divincolarsi con forza; alla vista di Padre Pio si è messo solo a tremare. Il padre lo ha fissato e ha detto una sola parola: “Vattene”. Da quel momento il giovane è stato liberato. Ma le liberazioni del genere sono rare, rarissime».
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MARCO TOSATTI
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