lunedì 28 settembre 2020

Cristo in me ed io in Lui.

 


La nostra vita cristiana inizia con “Cristo in me” e finisce con “me in Cristo”. 

La nostra vita sia nascosta in Lui: questa è la nostra mèta. Si tratta di un processo. Tutti noi iniziamo la vita cristiana con Gesù nel nostro cuore, ma noi dobbiamo finire con “io sono nel suo Cuore, sono in Cristo”. Ma cosa significa “essere in Cristo”? 

Significa entrare nella sua storia, nella sua vittoria, nelle sue conquiste. Come un liquido si adatta alle dimensioni e alla forma del recipiente che lo contiene, così per   noi significa adattarci ai gusti di Gesù, ai suoi pensieri, ai suoi modi. Fare nostra la sua vita interiore, il suo dolore, il suo amore, il suo rapporto con il Padre. Che Gesù possa dirmi le parole che disse al Padre: “Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e Io sono glorificato in te” (cfr  Gv 17,10).  

Nella sua Vita ha scritto la mia vera vita, come doveva essere. La potenza dello Spirito Santo mi unisce a Cristo, alla sua Opera, e rende vivo in me quello che Gesù ha fatto per me. Lo Spirito Santo lo realizza. San Paolo dice una cosa importantissima: “Chi si unisce al Signore diventa un solo spirito con Lui (…) Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi  non appartenete a voi stessi, poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo” (1ª Cor 6,17-19). 

“ Tempio dello Spirito Santo”. Il nostro corpo è tempio, è “dimora santissima di Dio”, come un velo che lo copre, è per Cristo come “un’umanità aggiunta, nella quale Lui possa rinnovare il suo Mistero” (dice la Bta. Elisabetta della Trinità). Ed è per quella Divina Presenza dello Spirito Santo, che abita in noi, che Gesù viene reso reale.   

Gesù ha detto: “Io in loro ed essi in Me; ed Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore, perché sia con voi per sempre, lo Spirito di Verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché dimora  con voi e sarà in voi” (Gv 14,16-18). Questo è meraviglioso! “Quando verrà lo Spirito Santo conoscerete che Io sono nel Padre e voi in Me” (Gv 14,20). Non è solo unione, ma unità. Questo è lo scopo di Dio, il suo sogno d’amore, il suo Regno: “Io in voi e voi in Me”. Quando lo Spirito Santo agisce in noi, si compie. Quindi la nostra mente, il nostro corpo, la nostra anima, il nostro spirito diventano la dimora di Dio, per opera  del suo Spirito! Ogni cellula appartiene a Lui, ogni respiro, ogni palpito, ogni istante. L’opera dello Spirito Santo è quella di consacrarci, trasformarci, realizzare in noi una sorta di transustanziazione. Il prodigio dell’Eucaristia è il modello, il segno e il mezzo di ciò che intende fare di noi, e questo è il suo vero Regno. 

Noi totalmente suoi. Ma c’è anche il viceversa, Lui totalmente nostro: “…Ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina” (2 a Pietro, 1,4). 

 “Io sono la Vite e voi i tralci” (Gv 15). Questa è un’unione vitale che non dipende da noi stabilirla, è già una realtà divina: non possiamo noi renderci tralci, ma possiamo solo intralciare. Da noi dipende solo staccarci dalla Vite. E Gesù dice alla sua “piccola Figlia”: “Figlia mia, quando nell’anima non c’è nulla di estraneo a Me o che a Me non appartiene, non ci può essere separazione tra Me e l’anima, anzi, ti dico che se non c’è nessun pensiero, affetto, desiderio, palpito, che non sia mio, Io ci tengo l’anima con Me in Cielo, oppure rimango con lei in terra. Solo questo mi può dividere dall’anima: se ci sono cose a Me estranee. E se questo non avverti in te, perché temi che Io mi possa separare da te?” (Vol. 11°, 02-06-1912). 

Senza i tralci rimane solo il ceppo. Per farsi vedere, per farsi ascoltare, Gesù vuole noi. Per arrivare agli altri, per produrre frutto, Gesù vuole noi. È un’unione, anzi, è una unità! “Poiché voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio” (Col. 3,3). Questo è appunto il cuore del patto. È l’incredibile unione che il Signore vuole fare con noi. La nostra vita in Lui. Tutto quello allora che si vede è Cristo. C’è un solo corpo, non due corpi. La matematica del nuovo Patto è questa: non più 1+1=2, ma 1+1=1. Uno più uno uguale a Uno, non a due.  

Viene ripetuto più volte che la vita cristiana ha a che fare con il “rimanere in Lui”. Difatti, nella 1 a Gv 2,6, San Giovanni dice: “Chi dice di rimanere in Lui, deve comportarsi come Egli si è comportato”. Ha a che fare con l’unità, con l’uno più uno uguale a Uno: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. La vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio” (Gal 2,20).   

E Gesù così lo dice a Luisa Piccarreta: “Figlia mia, sperditi in Me. La tua preghiera sperdila nella mia, in modo che la tua e la mia siano una sola preghiera e non si conosca quale sia la tua e quale la mia. Le tue pene, le tue opere, il volere, il tuo amore, sperdilo tutto nelle mie pene, nelle mie opere, eccetera, in modo che si mescolino le une con le altre, da formare una sola cosa, tanto che tu possa dire: «ciò che è di Gesù è mio», ed Io dica: «ciò che è tuo è mio».  

Supponi un bicchiere d’acqua, che versi in un recipiente d’acqua grande: sapresti  tu distinguere dopo l’acqua del bicchiere dall’acqua del recipiente? Certo che no. Perciò, con tuo guadagno grandissimo e con sommo mio contento, ripetimi spesso in ciò che fai: «Gesù, lo verso in Te, per poter fare, non la mia volontà, ma la Tua», ed Io subito verserò il mio agire in te” (Vol. 12°, 31-01-1918). 

Questa è l’unità di cui parlava San Paolo. Si tratta di un’unità, che è l’unione di due volontà in un unico volere, il Suo: Tu in me, io in Te, “ciò che vuoi Tu lo voglio anch’io; se Tu non lo vuoi, nemmeno io”. San Paolo in Galati 4,19 dice: “Figli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore, finché Cristo sia formato in voi”. 

Perciò, quando Gesù occupa solo una piccola parte di noi, il resto appartiene a noi stessi, ma quando Lui viene formato in noi, come il corpo di un bambino che viene formato nel grembo di sua madre, così Cristo viene formato in noi fino alla sua piena maturità, e avviene allora che i suoi occhi sono i nostri occhi, la sua bocca è la nostra bocca, le sue mani le nostre mani, il suo Cuore il nostro Cuore… Come dice il Servo di Dio Mons. Luis María Martínez (che fu l’Arcivescovo primate del Messico): “Alcuni mi diranno che non sono mite ed umile di cuore come Te; questo è il mio cuore vecchio, ma che diciamo del nuovo?” 

Perdiamo così realmente la nostra vita (innanzi tutto la perdiamo di vista) e al suo posto si realizza la Vita di Gesù, e allora, se cammino, è Gesù che cammina. Chi mi tocca, tocca il Verbo. Così Lui vuole essere realmente presente, nascosto in noi e noi nascosti in Lui. Come Egli dice a Luisa: “Figlia mia, per poter l’anima dimenticare se stessa, dovrebbe fare in modo che tutto ciò che fa e che le è necessario, lo facesse come se Io lo volessi fare in lei. Se prega, dovrebbe dire: «è Gesù che vuole pregare ed io prego insieme con Lui». Se deve lavorare: «è Gesù che vuole lavorare», «è Gesù che vuole camminare», «è Gesù che vuole prendere cibo, che vuole dormire, che vuole alzarsi, che vuole divertirsi», e così di tutto il resto della vita, [esclusi gli errori]. Solo così l’anima può dimenticare se stessa, perché non solo farà tutto perché lo voglio Io, ma, perché lo voglio fare Io, necessitano Me  proprio” (Vol. 11°, 14-08-1912). 

Concludendo: Gesù, ti do per tanto la mia corrotta volontà umana, per far posto a Quella Tua Divina, che ardentemente desideri che regni nel mio essere e nella mia vita, per essere entrambi veramente felici, per vivere momento per momento Tu la mia vita ed io la tua Vita: Tu in me, io in Te! 

P. Pablo Martin Sanguiao

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