sabato 26 settembre 2020

ESERCIZIO DI PERFEZIONE E DI VIRTÙ CRISTIANE

 


Che l'aver gran desiderio del nostro profitto è un mezzo molto principale ed una disposizione assai grande per ricever grazie dal Signore. 


Velleità della perfezione, cosa inutile.

Dice S. Bonaventura ( Op. cit. p. 173-74) che vi sono alcuni che hanno buoni proponimenti e desideri, ma non finiscono mai di vincersi, né di fare sforzo per metterli in esecuzione, secondo quel detto dell'Apostolo: «Il volere è in mano mia, ma l'operare il bene, no; non lo trovo in me» (Rom. 7, 18). Questi molte volte non sono veri proponimenti, né veri desideri, ma certe velleità di persone che vorrebbero, ma non vogliono. «Il pigro vuole e disvuole», dice il Savio; come pure: «I desideri uccidono il pigro: perché le mani di lui non hanno voluto far nulla: egli tutto il giorno non fa altro che desiderare ed appetire» (Prov13,4; 21, 25, 26). Così che ogni cosa se ne va in desideri, come dice S. Gerolamo (Ep. 125, ad Rusticum). 

Il padre maestro B. Giovanni D'Avila paragona molto bene questi tali a coloro, ai quali in sogno pare di far cose grandi; ma quando poi sono desti e si ricordano di ciò che hanno sognato, fanno tutto il contrario, secondo quello che dice Isaia: «Come uno che ha fame, si sogna di mangiare, e svegliato che è si sente vuoto» (Isa. 29, 8). Il medesimo accade a costoro, ai quali nell'orazione pare di desiderar di patire e di essere disprezzati e poco stimati; ma usciti dall'orazione, presentandosi loro l'occasione, fanno ogni cosa a rovescio. Questo avviene perché se lo sognavano, e non erano i loro, veri desideri. Altri vi sono che paragonano costoro ai soldati dipinti, i quali stanno sempre colla spada addosso al nemico, né mai finiscono di scaricare il colpo. In questa maniera alcuni non fanno altro in tutta la vita loro che minacciare di mettersi in positura di menare le mani, senza mai percuotere. 

San Girolamo sopra quelle parole di S. Matteo: «Ma guai alle partorienti, o che avranno bambini al petto in quei giorni» (Mt 24, 19), dice in sostanza: «Guai a coloro che non eseguirono i buoni desideri, che concepirono nel loro cuore» (In Matth. 24, 19; L. cit. V. 26, col. 173) ma là dentro li affogarono appena concepiti. Poiché il non mandarli alla luce dell'esecuzione è affogarli e ucciderli dentro di sé. Guai a costoro, la vita dei quali se ne va tutta in desideri, e poi la morte li trova senza operazioni! perché allora non solo non gioveranno loro i desideri che ebbero, ma anzi saranno castigati, perché non posero in esecuzione le buone ispirazioni date loro dal Signore. 

ALFONSO RODRIGUEZ

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