venerdì 25 settembre 2020

Moneta del popolo TASSE ZERO!

 


Estratto dal libro: “La banca la moneta e l’usura” di Sua Ecc.za dott. Bruno Tarquini


L’OPPOSIZIONE ALLA MONETA DEL POPOLO

L’attuazione della Moneta del popolo costituirebbe una rivoluzione epocale, che porrebbe fine a quelle ben radicate posizioni di dominio che potentissime centrali finanziarie hanno gradatamente conquistato nel corso del XIX e del XX secolo, realizzando un piano minutamente concepito e pervicacemente perseguito. Dominio che, attualmente, si concretizza non solo nei singoli Stati (compreso naturalmente quello italiano), ma anche su dimensione mondiale, attraverso il fenomeno della cosiddetta globalizzazione, che costituisce “l’obiettivo pratico e deliberato che uomini concreti, tramite organizzazione con tanto di nome e sede legale, sistemi informativi massmediali ed editoriali – a servizio di forze oscure ed imperscrutabili dell’universo – vogliono raggiungere per il proprio tornaconto personale e di gruppo”. Ed è intuitivo che, conseguendo questo loro obiettivo, i protagonisti della finanza mondiale estendono il loro dominio dall’area prettamente economica e monetaria a quella politica e culturale, aiutati, in ciò, da una enorme schiera di “servitori”.

 Perciò, è facilmente comprensibile come la restituzione allo Stato della sua originaria sovranità monetaria non possa essere gradita alle onnipotenti centrali finanziarie, e come possa essere, perciò, di difficile attuazione. Anche perché si deve tenere nel debito conto, oltre alle complicità ed alle collusioni esistenti nei settori della società che contano (compresi quelli della comunicazione), anche la stratificata ignoranza generale e la rassegnata indifferenza, anch’essa colpevole, sulle questioni inerenti alla moneta. Né devono trascurarsi le certamente non lievi difficoltà rappresentate dalla nuova dimensione europea assunta dal problema monetario, quale è stato finora delineato nei suoi vari profili. Tutto ciò, però, non significa che, anche nell’attuale situazione nazionale ed europea, non si possano adottare dei provvedimenti idonei quanto meno a ridurre, da un lato, il debito pubblico e, dall’altro, la scarsità monetaria.


IL DEBITO PUBBLICO

Se lo Stato fosse veramente interessato ad intervenire nel settore monetario, al fine di invertire la tendenza del debito pubblico a gonfiarsi e del circolante a restringersi, potrebbe operare non solo utilizzando gli imponenti “residui passivi”, oppure orientandosi più proficuamente nel terreno delle privatizzazioni, ma soprattutto programmando la trasformazione in moneta legale dei titoli del Tesoro (o di una loro quota), posseduti dai risparmiatori privati, al momento della loro scadenza. “In altri termini, quote predeterminate di titoli in scadenza non saranno più rimborsati nello stesso tipo di moneta con cui sono stati acquistati, bensì diverranno essi stessi moneta”, munita dello stesso illimitato potere liberatorio che assiste gli altri tipi di moneta cartacea esistenti sul mercato, come le banconote della Banca d’Italia, gli assegni di conto corrente e gli effetti cambiari commerciali. Riportando testualmente quanto scritto dall’economista Santoro: “La trasformazione di titoli in moneta base permette allo Stato di appropriarsi della potestà monetaria crescendo in prestigio, autorità ed in efficacia di governo. Inoltre, tale provvedimento andrebbe concretamente nella direzione del tanto auspicato e mai seriamente perseguito obiettivo di far svolgere, ai fini produttivi, il risparmio dei cittadini e delle imprese (per la quota di titoli del Tesoro acquistati dalle imprese) favorendo, per quanto riguarda queste ultime, il cosiddetto autofinanziamento ossia il reinvestimento nella stessa impresa della parte non distribuita degli utili”.

“Chiesa viva” NUMERO UNICO *** Gennaio 2014

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