Il monaco e il dragone
Gregorio: aveva anche un monaco di carattere fiacco e incostante: stanco di stare in monastero voleva andarsene via. L'uomo di Dio era assiduo nel riprenderlo e spesso si industriava a fargli coraggio; ma egli per nessun motivo voleva acconsentire a perseverare nella comunità, anzi non la finiva più di importunare perché lo lasciassero partire. Alla fine il venerabile Padre, sopraffatto un giorno dalla sua importunità, gli comandò con sdegno che se ne andasse pure. Era appena uscito dalla porta del monastero, quand'ecco pararglisi incontro, lungo la strada, un dragone colle fauci spalancate, che voleva ad ogni costo divorarlo. Terrorizzato e tremante si diede ad urlare a gran voce: "Aiuto, aiuto! C'è un dragone che mi vuol divorare!".
Accorsero i fratelli, ma non videro nessun dragone. Lo riportarono dentro le mura del monastero, più morto che vivo, ed egli, Pi, proprio sul momento, promise che non si sarebbe allontanato mai più. Perseverò difatti nella sua promessa. Erano state le preghiere del santo a fargli vedere il dragone che gli si lanciava contro, quel dragone che egli prima, non visibile, aveva seguito.
tratto dal Libro II° dei "Dialoghi" di San Gregorio Magno
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