TESORI DI RACCONTI
Un giovane soldato piemontese propose ai piè del Crocifisso nella Confessione generale che fece prima di entrare nel servizio militare, di voler piuttosto morire che peccare a bella posta benché solo venialmente, e mantenne la sua risoluzione; eccone il come.
Dopo alcuni mesi che era nella milizia, preso da vivo desiderio di rivedere i suoi genitori, facendo la guardia nelle mura cittadine, tentò disertare. Salta pertanto giù dalle mura, ma il poverino nel cadere a terra si ruppe una gamba. Obbligato a chiamare aiuto, corre il caporale, e chiede al soldato perché abbia saltato le mura, ed esso risponde:
- Per disertare, e tornare alla casa paterna. Il caporale mosso a compassione gli dice di non palesare il motivo della fuga meditata, ma invece adduca per cagione della disgrazia il suo zelo d’impedire l'evasione di alcuni detenuti della prigione sovrapposta. Così avrebbe una medaglia, un grado di vice-caporale, e un premio in denaro. Ma il soldato risponde: - Morire e non mentire!
Ringrazia il caporale del consiglio, ma gli afferma non poter violare la risoluzione presa nella confessione generale. Il caporale cercò di persuaderlo di non badare alla fatta risoluzione, ma a liberarsi dalla pena gravissima a cui andrebbe soggetto per il delitto di diserzione. Il soldato non gli dà altra risposta che quella: - Morire ma non mentire.
Sopraggiunge il capitano, e anch'egli lo esorta a seguire il consiglio del caporale, ed altra parola non ottiene che: - Morire, morire, ma non mentire.
Così subì, oltre il danno della gamba, la pena: ma la subì volentieri e lietamente, pensando con gran consolazione alla gloria data a Dio colla fermezza del proposito, che aveva fatto nella sua confessione generale, di non fare giammai alcun peccato deliberato neppur veniale.
DON ANTONIO ZACCARIA
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