Descrizione della Chiesa militante, secondo la similitudine a Cristo, rivelata a San Giovanni.
Cap. I, v. 13-20
XVIII. E voltomi vidi sette candelabri d‟oro, ossia le sette Chiese, ripiene dell‟olio delle ope- re buone, ardenti del fuoco della carità, illuminate dalla sapienza del Verbo divino, e splendenti nel mondo come lampade o candelabri. Cristo, infatti, istituì la Sua Chiesa, perché con l‟olio delle ope- re di misericordia soccorra i bisognosi, medichi gli infermi, accenda con il fuoco della carità i frigi- di, illumini i ciechi con la sapienza celeste, e metta in fuga le opere delle tenebre con quelle della luce e della vita santa. D‟oro, cioè, perfuse della scienza della discrezione e della celeste prudenza. Come, infatti, l‟oro è il metallo più pregiato presso i Re, i Principi e gli altri uomini, e il più efficace nella cura delle umane malattie, così la discrezione e la prudenza non solo sono in grande stima presso Re e Principi, ma sono virtù grandemente necessarie per ogni spirituale rimedio, come la correzione fraterna. D‟oro in quanto allo splendore, ricchezza, maestà, onore e gloria esterna del suo terreno primato, con cui Cristo abbellirà la Chiesa come sua sposa, e la glorificherà presso il mondo secondo i diversi tempi. D‟oro, ossia adorna e costruita ad arte. Come infatti l‟oro si prova nel fuoco e il candelabro viene fabbricato a colpi di maglio, così la Chiesa purgata dal fuoco delle tribolazioni, giunge a compimento nella pazienza sotto i colpi delle tentazioni.
XIX. Vers. 13. Ed in mezzo ai sette candelieri d‟oro uno simile al figliolo dell‟uomo, vestito d‟abito talare, e cinto il petto con fascia d‟oro. Viene qui descritta letteralmente la persona di Cristo, che è rappresentata dall‟Angelo, in quanto costituito da Dio Padre Sommo Sacerdote e giudice dei vivi e dei morti. La persona di Cristo rappresenta in allegoria la persona, il governo e la natura della Chiesa sua sposa. Ed in mezzo ai sette candelieri d‟oro uno simile al figliolo dell‟uomo, ossia l‟Angelo – non apparve infatti a San Giovanni Cristo in persona – ma l‟Angelo da lui inviato, che rappresentava la persona di Cristo. Uno simile al figliolo dell‟uomo, ovvero l‟immagine e somiglianza o idea di Cristo, secondo cui egli modellò e fece a sua similitudine e strettamente unita la Chiesa. Uno simile al figliolo dell‟uomo, ossia lo spirito di Cristo. Come infatti l‟anima dell‟uomo stando dentro il corpo, lo vivifica, allo stesso modo Egli informa spiritualmente il corpo della sua Chiesa, la anima, e la vivifica. Per cui aggiunge: in mezzo ai sette candelieri d‟oro. Infatti Cristo, nella persona dell‟Angelo presente intimamente all‟anima di San Giovanni, che aiutandolo, gli mostrava queste cose, sta nel mezzo della sua Chiesa, come il suo capo invisibile, reggendola, animandola, vivificandola, ammaestrandola, consolandola, difendendola, amandola. Così il capo sta nel mezzo del collo, il maestro in mezzo dei discepoli, lo sposo tra le vergini, il Re trai sudditi, e il generale nel mezzo del suo esercito, come si legge in San Matteo: Io sono con voi tutti i giorni fino al- la fine del mondo. (XXVIII, 20). Anche i suoi angeli stanno in mezzo alla Chiesa come dispensatori delle grazie, preordinati da Dio alla nostra custodia, salvezza e aiuto, dei quali è figura quest'Angelo che in persona di Cristo sta in mezzo ai sette candelieri d'oro.
XX. Vestito d‟abito talare, e cinto il petto con fascia d‟oro. Si ha qui la descrizione di questo simile al figlio dell'uomo, con cui ci si mostra la natura e il governo della Chiesa Cattolica, sposa di Cristo:
1) si dice, infatti, che San Giovanni lo vide vestito d'abito talare, la talare è la veste del sa- cerdote, detta anche alba, che scende fino ai piedi. Questa veste significa l'umanità di Cristo, rivesti- to della quale si mostrò agli occhi degli uomini, fatto a somiglianza dell'uomo, e in quanto uomo, si fece trovare vestito dell'abito di Pontefice, in modo da essere compartecipe delle nostre infermità e costituito da Dio Padre sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec, per offrirsi una sola volta al Padre sulla croce come vittima vivente, e poi ogni giorno per noi nel Sacrificio della Messa. Così dicasi della Chiesa Cattolica, che è l'immagine viva di Cristo, e l'idea del suo prototipo Cristo. È quindi ornata di talare, ossia della dignità e veste sacerdotale fino ai piedi, perché il sacerdozio non cesserà fino alla fine del mondo. Il candore di questa talare indica la coscienza pura, la semplicità di mente, l'umiltà di spirito e la castità di corpo, cose tutte che devono accompagnarsi al sacerdozio.
2) Cinto il petto con fascia d‟oro, simbolo della giustizia e verità di Cristo. E sarà la giusti- zia il cingolo dei suoi fianchi e la fede la cintura attorno alle sue reni. D'oro, ossia, a causa della giustizia e della verità patirà molto dal mondo, e verrà provata come l'oro nella fornace. Allo stesso modo la Chiesa di Cristo è la sposa ornata di fascia, fino al petto. L'espressione biblica, infatti, at- torno alle reni, simboleggia il dominio sulla carne ordinato da Dio nell'Antico Testamento, mentre con l'immagine della fascia attorno al petto s'indica il dominio sui pensieri che viene comandato nel Nuovo. Cristo quindi ornò e avvolse la Chiesa sua sposa di questa fascia d'oro preziosa e nuova. In San Matteo si legge infatti: Avete udito come fu detto agli antichi: Non commettere adulterio. Ma io vi dico ecc. (V, 27-28).
3) Vers. 14. Aveva il capo e i capelli candidi come lana bianca, e come neve, i suoi occhi eran come fuoco fiammante. Poiché infatti il capo del Sacerdote e del Giudice deve avere la cani- zie della maturità e della saggezza, qui si dice che costui simile al figlio dell'uomo ha la testa e i ca- pelli candidi come bianca lana e come la neve. Per capo s'intende il Verbo di Dio, l'eterna sapienza: candido, in quanto l'umanità di Cristo sussiste con tutte le sue naturali facoltà come membri. Si dice inoltre che ha il capo candido, ossia canuto, per indicare l'eternità e la stessa l'eterna sapienza del Padre. Anche Daniele, infatti, parlando di Cristo Sommo Sacerdote e Giudice dice: Io stavo ad osservare, finché non furono alzati dei troni e non s'assise l'antico dei giorni; le sue vesti erano bianche come la neve. I capelli della sua testa eran come candida lana. (VII, 9-10). I capelli indicano i santi e giusti di Dio, la grande folla, che nessuno può contare, formata da tutte le genti della terra. I capelli crescono sulla testa e vi stanno attaccati, e ne sono l'ornamento; così i Santi e giusti di Dio crescono e si fondano sulla divina sapienza, il capo Gesù Cristo, e stanno a Lui attaccati con la fede, speranza e carità, come suo ornamento esteriore. Dio è infatti glorificato nei sui santi, che per mezzo suo, trionfarono sulla carne, il mondo e il diavolo, e giunsero nel regno. Poi si noti che i capelli vengono detti candidi per mezzo di due similitudini: 1) come lana bianca; 2) e come neve. Con la prima similitudine s'intendono coloro che vennero da una grande tribolazione e furono lavati come la lana nelle acque di molte afflizioni, che non riuscì ad estinguere la loro carità, e ancora con l‟espressione candidi come lana bianca s‟intendono anche coloro che si imbrattarono nel fango di questa terra peccando mortalmente, ma che si lavarono con Maria Maddalena ed altri, nelle acque del Giordano e della penitenza, come le pecore che vengono lavate prima d‟essere tosate. Candidi come la neve s‟intende invece dei vergini e di tutti coloro che ricondussero in cielo al loro sposo Cristo la loro prima innocenza, cui allude lo stesso libro dell‟Apocalisse con le parole: Coloro che sono senza macchia (XIV, 5) come la neve. La nostra madre, la Chiesa Cattolica, è la stessa in tutti costoro, e il suo capo invisibile è Cristo Gesù, dal quale ella, come Suo corpo mistico, riceve tutta la pienezza di grazia e verità. Il suo capo visibile è invece il sommo Pontefice e Sacerdote con ininter- rotta successione, accolto da tutti con sottomissione. Lo sono anche tutti Prelati, da cui è governata e retta la Chiesa sulla terra, assistendoli la grazia dello Spirito Santo per Cristo Gesù. Questo capo della Chiesa ha la canizie dell‟età, perché sempre ci fu e stette fino ad ora, con una successione perpetua, spezzati i capi di tutti gli eretici. Ha inoltre la canizie della maturità, perché la Chiesa cat- tolica mantenne sempre una sana, ragionevole e Santa dottrina, un ordine bellissimo nelle cerimonie e conservò tutte le altre cose sacre.
4) I suoi occhi eran come fuoco fiammante, con cui s‟indica la vivezza intellettuale nella cognizione della verità. Come, infatti, l‟uomo ha dalla natura due occhi, il destro e il sinistro, così Cristo, perfetto Dio e perfetto uomo, ha due occhi schiettissimi e acutissimi, che sono tutta la scien- za della Divinità e dell‟umanità, la schietta intelligenza e visione intima di tutte le cose naturali e soprannaturali, buone e cattive del passato, presente e futuro. Con l‟occhio destro invero vede e contempla i buoni, e le opere buone, e con il sinistro i malvagi e le opere cattive, come dice il Sal- mo: Gli occhi del Signore sopra i giusti, le sue orecchie sono intente alle loro preghiere. Ma la faccia del Signore è sopra quelli che fanno il male, per disperdere dal mondo la loro memoria. (XXXIII, 16-17). Per cui s‟aggiunge come fuoco fiammante: come infatti la fiamma del fuoco è un elemento puro e orribile a vedersi, che prova e separa l‟oro dal fango, illumina le tenebre, rivela le loro opere, e penetra tutto, così gli occhi del Signore incutono spavento, mettono alla prova i cuori, tutto vedono, illuminano le tenebre e le opere tenebrose, anche se nascoste, e penetrano fino al fon- do recondito dell‟inferno. Anche la nostra santa madre, la Chiesa Cattolica, ha gli stessi due occhi.
Il primo è quello divino, ossia l'assistenza dello Spirito Santo. Quest'occhio Cristo lo impetrò dal Padre e lo diede alla sua sposa, come dice in Giovanni: Ed io pregherò il Padre e vi darà un altro Consolatore che resti con voi per sempre. Lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, per- ché non lo vede e non lo conosce, ma voi lo conoscete perché abiterà con voi, e sarà in voi (XIV, 16-17). L'altro occhio è la Sacra Scrittura, i sacri Canoni, gli scritti dei SS. Padri, i Concili cele- brati nella Chiesa, la Teologia, e le fonti di ogni altra scienza sia naturale, sia soprannaturale, a cui si ricorre per definire e stabilire il valore delle cose. Sono occhi bellissimi questi di verità e sempli- cità, come dice il Cantico dei cantici: Quanto sei bella amica mia, quanto sei bella! I tuoi occhi so- no occhi di colomba (IV, 1). Questi sono i due occhi della sposa, con i quali discerne il bene dal male, la verità dall'errore, le tenebre dalla luce, e che fanno il giudizio, la giustizia e la verità. Questi occhi, come fiamme ardenti, uccisero tutti gli eretici, e vinsero il diavolo, padre della menzogna, il dragone, la bestia, penetrando fin nel profondo dell'inferno.
5) Vers. 15. E i suoi piedi simili all‟oricalco in un‟ardente fornace, con il che s‟indica il fervoroso desiderio quasi infinito di Cristo di procurare l'onore di Dio e la salute delle nostre anime. Egli infatti, per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per trentatré anni s'affaticò nella sete, nella fame ecc. E pigiò con i suoi piedi il torchio della Passione e delle tribolazioni, per cui dice Isaia: Da me solo ho pigiato il torchio, e nessuno dei popoli con me (LXIII, 3). Con la pa- rola piedi quindi s'intende la fortezza di Cristo nelle ardue avversità e la sua invitta pazienza, con cui oltrepassò e vinse, come calpestandole con due piedi, tutte le difficoltà e gli ostacoli che nella via della vita, e soprattutto durante la sua benedetta Passione, gli si fecero incontro. Per cui vengono paragonati all‟oricalco in un‟ardente fornace. Come, infatti, l‟oricalco è durissimo e sopporta ogni vampa di fuoco, e quanto più s'arroventa tanto meglio si colora, così la fortezza, pazienza e fervore di Cristo brillarono nel calore delle tribolazioni e della sua Passione. Allo stesso modo i piedi della Chiesa sono appunto la brama fervorosa dei Santi di Dio nel propagare la salute delle anime, la loro invitta pazienza e umiltà, su cui la Chiesa s'appoggia e cammina, sulle orme di Cristo suo sposo, e con queste due virtù, come fossero i suoi piedi, schiaccia ogni avversità e felicità mondana. Questi piedi sono fortissimi e durissimi come l‟oricalco nelle cose avverse e prospere; ardono del fuoco della carità; ardono nella fornace del fuoco della tribolazione, e non si bruciano, ma dopo ciascuna tribolazione di questo mondo, della carne e del diavolo, vengono sempre di più messi alla prova, per cui la Scrittura dice giustamente: Quanto belli sono i piedi di coloro che annunciano la pace ed evangelizzano il bene!
6) E la sua voce come la voce di molte acque. Questa voce significa l'efficacia del Verbo sia nella predicazione, sia nella correzione dei vizi. Pertanto la voce di Cristo è la predicazione, le sue parole, e il suo santissimo ed efficacissimo Vangelo, di cui San Paolo, scrivendo agli Ebrei, dice: La parola di Dio è infatti viva, ed efficace, e più affilata di qualunque spada a due tagli, e penetra fino alla divisione dell'anima e dello spirito, e anche delle giunture e delle midolla, e scruta i pensieri e le intenzioni del cuore. (IV, 12). I profeti dissero molto su questa voce, chiamandola verga e spirito della sua bocca. Essa è anche la Grazia di Cristo Dio, che illumina e pungola, che parla all'anima, come la voce di molte acque. Come infatti l'acqua, essa scorre, pulisce, irriga, e feconda spiritual- mente. Sull'efficacia di questa voce di molte acque, il Salmo dice: La voce del Signore sopra le ac- que, il Dio della maestà tuona; il Signore sopra le acque immense. La voce del Signore è potente; la voce del Signore è maestosa. La voce del Signore schianta i cedri. Il Signore schianta i cedri del Libano. Li fa in pezzi come un vitello del Libano, e il diletto come il figlio del liocorno. La voce del Signore sprizza lampi di fuoco. La voce del Signore scuote il deserto. Il Signore scuote il deserto di Cades. La voce del Signore prepara le cerve, spoglia le foreste, e nel tempio di Lui tutti dicon glo- ria (XXVIII, 3-9). La voce della Chiesa è simile. È la voce dei predicatori, e di coloro che gridano nel deserto di questo mondo. È la voce del Verbo di Dio, che parla sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento. Questa voce sono le definizioni e i decreti dei Concili ecclesiastici, dei Canoni, del Sommo Pontefice, e degli altri prelati, con cui parla ai fedeli suoi sudditi. Isaia parla di essa quando dice: Egli fece la mia bocca come spada tagliente; mi custodì sotto l'ombra della sua mano, ha fatto di me una freccia scelta; mi ha nascosto nella sua faretra (XLIX, 2).
7) Vers. 16: Nella destra teneva sette stelle; dalla sua bocca usciva una spada a due tagli. Le sette stelle sono l'insieme dei Vescovi, che sono detti stelle, perché devono illuminare la Chiesa sia con la vita che la dottrina, come in Daniele: Quelli che insegnano la giustizia alla moltitudine risplenderanno come stelle per tutta l'eternità (XII, 3). Sono nella destra di Cristo, perché senza di Lui non possono operare nulla di buono, come in San Giovanni: Senza di me non potete fare niente (XV, 5). Sono poi nella Sua destra perché sottostanno alla sua autorità, che ora innalza, ora umilia, ora eleva, e un altro infine getta in terra, perché sia calpestato dagli uomini. Così Cristo insegna come tutto è sotto posto al suo potere e alla sua grazia, simboleggiata dalla destra. Anche la Chiesa ha la sua destra, ossia la potestà del Sommo Pontefice, la sua giurisdizione universale e gerarchica, a cui devono sottostare tutti gli altri Vescovi.
8) Dalla sua bocca usciva una spada a due tagli. La sua faccia era come il sole quando ri- splende in tutta la sua forza. La spada simboleggia la giustizia, in quanto Cristo è stato costituito giudice dei vivi e dei morti. Si dice inoltre che essa ha due tagli, perché il giudice sarà giusto, e non guarderà al persona del re o del povero, ma giudicherà i giusti e gli empi, e a ciascuno renderà se- condo le sue opere. Si noti che questa spada usciva dalla bocca, poiché la sentenza del giudice, si proferisce con la bocca. Così Cristo in San Matteo: Allora il Re dirà a quelli che saranno alla sua destra: Venite, benedetti dal Padre mio, prendete possesso del regno preparato per voi sin dalla fondazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fu pellegrino e mi albergaste; ignudo e mi rivestiste; infermo e mi visitaste; carcerato e veniste a tro- varmi […] E a quelli che sono a sinistra, dirà: Andate via da me nel fuoco eterno…(XXV, 34-41). Anche la Chiesa ha la spada, poiché Cristo la fece giudice delle varie controversie, sia d'ordine di- sciplinare che riguardanti la fede, come in San Matteo: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa […] e qualunque cosa avrai legata sulla terra, sarà legata anche nei cieli; e qualunque cosa avrai sciolta sulla terra, sarà sciolta an- che nei cieli (XVI, 18-19). La Chiesa amministra la giustizia secondo i SS. Canoni e definisce le materie di Fede dichiarando il senso legittimo delle SS. Scritture, pronunciando sentenze di scomu- nica e di anatema contro gli eretici pertinaci. Quindi la spada della Chiesa Cattolica si chiama giu- stamente la spada dell'anatema e delle scomuniche, che sempre ci fu e ci sarà nella Chiesa di Cristo.
8) La sua faccia era come il sole quando risplende in tutta la sua forza. Il volto di Gesù Cristo trionfante in cielo è la sua gloriosissima umanità, in quanto illuminata e sfolgorante dello splendore dell'eterna gloria, verso cui gli Angeli hanno brama di guardare, e che illumina ogni uomo che viene al mondo (S. Giovanni, I, 9). Per cui è aggiunto La sua faccia era come il sole quando risplende in tutta la sua forza. Come infatti il sole illumina tutto il mondo, feconda, penetra con la sua forza i monti, i mari e ogni cosa, così il volto di Cristo è lo splendore dell'eterna luce, che inu- midisce i deserti con la rugiada della celeste gloria; che secca le paludi con il calore dei desideri ce- lesti; che riscalda i ghiacciai con il caldo del suo amore, e tutto riempie di bontà. Il Salmo dice al riguardo: Quando tu rivolgi altrove la faccia, tutte le cose si turbano. Se togli loro lo spirito vengo- no meno, e ritornano nella loro polvere (CIII, 29). Il volto della Chiesa, sposa di Cristo, è allo stes- so modo bellissimo per lo splendore dello Spirito Santo, che nel giorno della Pentecoste è stato ef- fuso sopra di Lei. Perciò la sua faccia era come il sole quando risplende in tutta la sua forza, ov- vero nel suo ordinatissimo ordine, ove tutto è a suo posto, nei bellissimi riti e cerimonie ecclesiastici ecc. La sua faccia era come il sole quando risplende in tutta la sua forza, ossia nelle sue sante leggi, promulgate secondo la volontà di Dio, rispettando l'ordine naturale e a vantaggio degli uomi- ni. Come il sole quando risplende, nell'inconcussa e immacolata verità della fede, con cui illumina ogni uomo che viene in questo mondo (S. Giovanni, I, 9). Così i pagani, gli eretici e gli altri infedeli, se lo vogliono, possono guardare il volto della Chiesa cattolica, per esserne facilmente illuminati, e convertirsi alla vera fede.
XXI. Dopo aver sufficientemente descritto questo simile a un Figlio dell'uomo da capo a piedi, San Giovanni aggiunge:
Vers. 17. E veduto che l'ebbi, caddi ai suoi piedi come morto. E posò sopra di me la sua destra e disse: Non temere. Io sono il primo e l'ultimo. Queste parole indicano il terrore e lo spa- vento, fino quasi a morirne, da cui fu invaso il sant'uomo. Dice poi che cadde ai suoi piedi, per mo- strarci che i piedi della sua Chiesa (che, come vedemmo sopra, indicano la fortezza e la pazienza, con cui fino alla fine del mondo pigerà il frantoio delle tribolazioni e il lago di sangue dei martiri contro tutti i tormenti del diavolo e dei suoi tiranni) sono davvero stupendi e assai terribili, conside-rando la bontà, pazienza ed amore di Dio verso la sua Chiesa, e al contrario la spaventoso e mirabile permesso concesso da Dio ai cattivi contro la Chiesa. Ma al timore e allo spavento segue poi la con- solazione.
XXII. E posò sopra di me la sua destra. La destra designa la grazia e la potenza di Cristo, che nella persona di San Giovanni (in questo caso figura della Chiesa) pose sulla sua Chiesa e sui suoi membri, dicendo: Non temere, ovvero, non abbiate timore se dovete passare attraverso terribili prove e un fiume di sangue dei martiri (del quale il Padre mio dall'eternità per la gloria dei suoi elet- ti si compiacque di bere nel tempo), poiché posi la mia destra, ovvero la grazia antecedente, conco- mitante e conseguente, sopra di voi. La mia destra, ossia il mio potere, che non consentirà, che vi sia imposto più di quanto potete fare, sopportare e superare. La mia destra, perché io sarò con voi in tutte le vostre prove fino alla fine del mondo.
XXIII. Vers. 18. Io sono il primo e l'ultimo, e vivo, e fui morto, ed ecco io vivo nei secoli dei secoli, ed ho le chiavi della morte e dell'inferno. Con queste parole Cristo incita e conforta la sua Chiesa e noi sue membra con il suo esempio (che non potrebbe essere maggiore) alla sopporta- zione di ogni male, con le parole: Io sono il primo, in quanto Dio e principio di ogni creatura, e an- cora io sono il primo, perché patii molte prove per lasciarvi un esempio. E l'ultimo, il fine, per il quale tutto fu creato, e a cui ogni cosa è ordinata e tende, ma anche io fui l'ultimo dei vivi nel senso che ne scrisse Isaia: L'abbiamo veduto, non era di bell'aspetto; né l'abbiamo amato. Disprezzato l'ultimo degli uomini, l'uomo dei dolori, assuefatto al patire, teneva nascosto il volto, era vilipeso, e noi non ne facemmo alcun conto. Veramente egli ha presi sopra di sé i nostri mali, ha portati i no- stri dolori; e noi l'abbiamo guardato come un lebbroso, come un percosso da Dio e umiliato. Egli invece è stato piagato per le nostre iniquità, è stato trafitto per le nostre scelleratezze. Piombò so- pra di lui il castigo che ci ridona la pace, per le sue lividure siamo stati risanati (LIII, 2-5). E vivo e fui morto, come dicesse: ecco fu davvero morto sulla croce e giacqui nel sepolcro, e disperarono della mia vita e resurrezione, ma risuscitato, risorsi veramente, e sono vivo, io che ero morto. Ed ecco io vivo nei secoli dei secoli. Qui mostra la sua immortalità, per convincerci del tutto che egli vuole rendere noi e le nostre anime dure come il diamante nel sopportare la morte, dicendo: ecco, io che patii per breve tempo, ora vivo nei secoli dei secoli, ossia immortale in eterno, e impassibile, secondo quel passo che dice: ciò che è morto per il peccato, è morto una volta, ciò che vive, vive per Dio, e la morte non potrà nulla sopra di lui. Considerando l'immortalità che gli aspettava, i san- ti martiri di Dio e le tenere verginelle vinsero con gioia tutti i tormenti del mondo e ne sopportaro- no pazientemente le tentazioni.
XXIV. Ed ho le chiavi della morte e dell‟inferno, ovvero ho il potere, designato dalle chia- vi. Ho le chiavi della morte, come dice Osea: Io sarò la tua morte, o morte, io sarò la tua rovina, o inferno, onde la morte al mio ordine restituirà vivi al suono della tromba i suoi morti. Sorgete o morti... venite al giudizio (XIII, 14). La morte inferta come che sia ai miei fedeli, io la rendo prezio- sa al cospetto del Signore. Ho le chiavi dell‟inferno, ossia il potere sul diavolo, che come leone ruggente va intorno, cercando chi divorare, cui dovete resistere forte nella fede. Dell‟inferno, ossia del principe di questo mondo, e dei suoi servi e membri nel mondo, che tentano ogni cosa, per as- soggettarvi e allontanarvi da me con numerosi tormenti. Ma quel principe è già stato gettato fuori, per cui non dovete temerne i satelliti, come insegna Cristo in San Luca: Non temete coloro che uc- cidono il corpo, temete invece colui che, dopo avervi fatto morire, ha potere di mandarvi all’inferno (XII, 5). Ed ho le chiavi della morte e dell‟inferno, perché questi servi del diavolo, che avranno in- fierito contro di voi tanto basta, al mio ordine la morte se ne pascerà, e l‟inferno se li mangerà vivi. Non incrudeliranno oltre o contro la mia volontà, ma io non tollererò che voi siate tentati oltre le vostre forze, ma trarrò dalle vostre prove il vostro vantaggio. Colui che ha le chiavi della casa, vi fa entrare chi vuole, e chi vuole scaccia dall‟entrata.
Vers. 19. Scrivi dunque le cose che hai vedute, e quelle che sono, e quelle che debbono accadere dopo di queste. Ovvero scrivi i mali e le prove passate che ti sono rivelate, quelle inoltre presenti o imminenti, o che secondo il permesso di Dio hanno già iniziato ad accadere e stanno per compiersi. Infine scrivi anche gli eventi futuri, e che dovranno accadere nel decorso dei tempi, negli ultimi giorni, agli ultimi fedeli. Così grazie all‟esempio di pazienza e d‟invincibile fortezza di chi li ha preceduti, i posteri e ultimi saranno ben confortati.
Vers. 20. Il mistero delle sette stelle, che hai vedute nella mia destra, e i sette candelabri d‟oro: le sette stelle sono gli Angeli delle sette Chiese, e i sette candelabri sono le sette Chiese. Spiega il mistero, che ha rivelato, insegnando come dal senso proprio e da quello allegorico delle parole, occorre intendere e ricavarne altri. I sette angeli quindi significano l‟insieme dei Vescovi, che saranno nelle epoche future della Chiesa, mentre i sette candelabri sono le sette età future della Chiesa, fino alla fine del mondo, durante le quali Dio compirà le sue rovine e spezzerà molte teste. Di questo scrive San Giovanni più avanti.
Venerabile Servo di Dio Bartolomeo Holzhauser
Traduzione dal latino di Nicola Dino Cavadini
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