iii) Metodi di meditazione affettiva ignaziani
Ci sono tre tipi di meditazione affettiva ignaziani.
Il primo tipo si chiama ‘la contemplazione’, in un senso diverso però dalla contemplazione di cui tratteremo più avanti. La contemplazione ignaziana è una meditazione sulle persone coinvolte in un mistero, per esempio: la Santissima Trinità, il Nostro Signore, la Santissima Vergine Maria e gli uomini. Si meditano dall’ esterno e dall’interno, si sentono le loro parole, si considerano le loro azioni, si immagina la scena come se fosse davanti ai propri occhi. Non si agisce come spettatore, ma come qualcuno che prende parte attiva, per esempio: unendosi ai sentimenti della Madonna nel momento della nascita dell’Infante Dio. Si cerca inoltre un risultato pratico, per esempio: una conoscenza più intima del Signore, un amore più generoso verso di Lui. Se si arriva a raggiungere questo risultato prima della fine della meditazione progettata, si può riposare su di esso e non passare oltre, seguendo così il consiglio di sant’Ignazio.
Il secondo tipo di meditazione ignazi ana è quello dell’applicazione dei cinque sensi. Prendiamo come esempio il mistero del Natale: l’applicazione della vista: vedo il piccolo Infante nel presepio; l’applicazione dell’udito: sento piangere il Divin Bambino; l’applicazione dell’odorato: respiro il profumo delle virtù del presepio, chiedo al Salvatore di concedermi di respirare il profumo della Sua umiltà; l’applicazione del gusto: gusto la felicità di essere con il Signore Gesù Cristo, con la Madonna, con san Giuseppe e per gustarla meglio, rimango in silenzio tutto raccolto vicino al mio Salvatore; l’applicazione del tatto: tocco con le mie mani il presepio e la paglia dove il Signore giace, e se l’Infante me lo vuole permettere, bacio con profondo rispetto i Suoi sacri piedi, dice sant’Ignazio.
Il terzo tipo di meditazione consiste nel percorrere lentamente una preghiera vocale come il Padre Nostro, l’Ave Maria, il Salve Regina, per considerare e gustare il significato di ogni parola e ivi dimorare fino a quando vi si trovi la luce, la forza, o la consolazione.
Padre Konrad zu Loewenstein
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