1962 RIVOLUZIONE NELLA CHIESA
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Tutti gli “amici” del de Lubac
Il gesuita p. Pierre Teilhard de Chardin (il vero “padre” occulto del Vaticano II), l’altro amico e “maestro” del de Lubac, era invece autore di un nuovo sistema filosofico-religioso panevoluzionista, una specie di ibrido darwin-hegeliano che egli considerava nientemeno che “la religione del futuro”, un “metacristianesimo”11 destinato a distruggere la Chiesa Cattolica tramite la sistematica reinterpretazione dei suoi dogmi in chiave gnostica. Secondo il sistema del p. Teilhard, che nasceva da una sua personale infatuazione per la mitica (perché di un mito si tratta)
teoria evoluzionistica darwiniana, la materia inorganica si sarebbe evoluta verso quella organica, mentre quest’ultima avrebbe raggiunto lo stadio più alto con l’uomo, la cui anima spirituale non sarebbe stata altro che il frutto spontaneo di un’ulteriore evoluzione della materia.
Ma il processo evolutivo doveva continuare inesorabile, nella saga fantascientifica del Teilhard, mediante la cooperazione dell’uomo al progresso scientifico e tecnico, finché l’umanità non avesse raggiunto il livello di “superumanità” in modo tale da divenire “cristificata” in quello che egli chiamava “punto Omega”, un
“Cristo Cosmico” inteso in senso panteistico:
“Io credo - sintetizzava il de Chardin - che l’Universo
è una Evoluzione. Credo che l’Evoluzione va verso lo Spirito. Credo che lo Spirito termina in qualcosa di Personale. Credo che il Personale supremo è il Cristo Universale”.12
E ancora:
“Ciò che va dominando il mio interesse e le mie preoccupazioni interiori (...) è lo sforzo per stabilire in me, e per diffondere intorno a me, una nuova religione (chiamiamola un Cristianesimo migliore, se volete) in cui il Dio personale cessa d’essere il grande proprietario “neolitico” di un tempo, per diventare l’anima del Mondo
che il nostro stadio culturale e religioso richiede”.13
“Non vi è, in concreto, Materia e Spirito: ma esiste soltanto Materia che diventa Spirito. Non vi é, al Mondo, né Spirito né Materia; la “Stoffa dell’Universo” è lo Spirito-Materia. So benissimo che questa
idea (...) è vista come un mostro ibrido (...) ma resto convinto che le obiezioni sollevate contro di essa dipendono dal fatto che pochi si decidono ad abbandonare
un punto di vista antico per arrischiarsi su una nozione nuova”.14
Tutto ciò non poteva che sfociare in un’aperta apostasia dalla Fede:
“Se, in seguito a qualche crisi interiore - aveva scritto infatti il p. Teilhard già nel 1934 - io venissi, successivamente, a perdere la mia fede in Cristo, la mia fede in un Dio personale, la mia fede nello Spirito, mi sembra che continuerei invincibilmente a credere al Mondo. Il Mondo (il valore, l’infallibilità e la bontà del Mondo), tale é in ultima analisi, la prima, l’ultima e
la sola cosa alla quale io credo. È per questa fede che vivo. Ed é a questa fede, lo sento, che al momento di morire, al di sopra di ogni dubbio, io mi abbandonerò. (...) Alla fede confusa in un Mondo Unico ed Infallibile, io mi abbandonerò, dovunque abbia a condurmi”.15
Come per gli altri neomodernisti della nouvelle théologie, l’aspirazione del p. Teilhard era quella di riuscire a rimanere annidato come un virus mortale nel seno della “vecchia” Chiesa cattolica, con uno scopo ben preciso: quello di svuotarla dall’interno per trasformarla poi in una “superchiesa” ecumenica nel senso più ampio del termine.
A ragione il filosofo Etienne Gilson, che aveva anche conosciuto di persona il p. Teilhard, denunciava senza mezzi termini:
“... Questo mi riconduce al dubbio che mi assilla: (Teilhard de Chardin) é stato semplicemente un incoerente, o invece é stato il più subdolo, il più sornione degli eresiarchi, lucidamente cosciente di quanto stava facendo e risoluto a far incancrenire la Chiesa dall’interno, continuando ad appartenervi? Naturalmente, quel che io chiamo far marcire la Chiesa significava per lui rinnovarla; significava, forse procedere a una riforma a paragone della quale, come dice
egli stesso, quella operata dalla dottrina del Verbo, nel II secolo della nostra era, apparirebbe superficiale? C’è un orgoglio luciferino in questo progetto. È il trionfo del naturalismo e del secolarismo che prosperano nel nostro tempo”.16
Inutile dire che questa accusa si sarebbe potuta tranquillamente estendere anche agli altri esponenti della nouvelle théologie, dallo spirito certo meno fantascientifico, ma comunque tutti sistematicamente imbevuti, come abbiamo visto, di immanentismo, di soggettivismo e di evoluzionismo dogmatico.
Sarà anche interessante sapere che il p. Henri de Lubac, il “padre” più visibile del Vaticano II, è stato anche il propagandista più accanito ed entusiasta del “pensiero”, debitamente filtrato, del suo amico Teilhard in ambito cattolico. Specialmente dall’ultimo dopoguerra fino all’inizio del Concilio Vaticano II, una propaganda martellante ad opera degli ambienti della “nuova teologia” a favore delle idee del p. Teilhard de Chardin è stata portata avanti tra
l’intellighenzia cattolica con effetti devastanti, resisi poi ben visibili e palpabili, durante e dopo il Vaticano II, nell’atteggiamento di molti teologi e di molti membri influenti della Gerarchia, già di per sé inclini a cedere al mito del progresso, della modernità e all’apertura al mondo.
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Sac. Andrea Mancinella
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