GERMANA CELE, NATAL, SUDAFRICA 1906-1907
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Una buona confessione caccia il diavolo
Quando si sentiva maggiormente tormentata dalle vessazioni diaboliche Germana, che ne era pienamente cosciente, domandava di confessarsi e dalla confessione ricavava sempre un visibile beneficio. Lo stesso si dica della sua compagna Monika che era soggetta agli stessi fenomeni. La cosa però non era delle più facili per il confessore che non riusciva a distinguere se parlasse la giovane o se, attraverso lei, parlasse il demonio. Talvolta il padre Erasmo aveva l’impressione che da una stessa bocca parlassero due persone. Germana diceva:
— Voglio dir tutto al confessore. Sono stufa di te, non ne posso più. Mi confesso e mi sento libera di te.
La giovane cominciava la confessione, ma stentata- mente, fermandosi spesso quasi non potesse parlare. La sua gola era come chiusa e legata. Essa era in grado di dire quello che voleva e rispondere a tutte le domande, ma non di dire i peccati. Solo dopo una speciale benedizione del confessore poteva dir tutto.
Quando si accostava alla comunione doveva essere sempre assistita perché il demonio la incitava e spingeva a sputar fuori l’ostia o a togliersela dalla bocca con le dita. Suor Giuliana con altre due ragazze le stava sempre al fianco per impedire qualunque profanazione del sacramento. Spesso Germana trovava difficile inghiottire l’ostia, la sua faringe, malgrado ogni sforzo, sembrava chiusa. Solo dopo che il sacerdote aveva messo nella sua bocca le due dita consacrate l’impedimento cessava. Durante la comunione talvolta tremava in tutto il corpo, ma poi si calmava. Arrivata la sera del giorno in cui si era confessata e comunicata, di solito riprendevano con più furia gli assalti demoniaci. Il demonio si vendicava con rabbia rinnovata. Lo si sentiva per gli insulti e i rimproveri che le rivolgeva per essersi confessata e comunicata.
Dio sa cavare il bene anche dal male
Tutto ciò che Dio fa nel mondo è per il bene dell’uomo. Tutto ciò che egli vuole e tutto ciò che egli permette — e anche il male, che egli permette ma non vuole — porta talvolta dei frutti buoni. Il demonio, che odia Dio e odia l’uomo, diventa così, involontariamente, uno strumento per dare gloria a Dio e per portare la salvezza all’uomo. Anche nel caso che stiamo esaminando è capitato lo stesso.
Il demonio, per bocca di Germana, diceva cose ignorate dai più e che per via naturale non si sarebbero mai scoperte, specialmente riguardo a malefatte, mancanze e peccati commessi dai ragazzi e dalle ragazze della scuola missionaria, e che essi si erano ben guardati dal dire in confessione perché si vergognavano. Gli interessati diventavano pallidi e tremavano dalla paura. E siccome queste cose erano dette in pubblico, in faccia a tutti grandi e piccoli, senza riguardo e senza distinzione, con facile scandalo di qualcuno, il padre Erasmo dovette intervenire più volte per farlo tacere.
La relazione parla di due ragazzi, Ludovico e Franco, che in presenza di padre Erasmo e delle suore e delle altre alunne della scuola, furono accusati di una serie di brutte azioni, avvelenamenti, stregonerie, seduzioni di ragazze e altre cose. Alloro tentativo di difesa Germana, cioè il diavolo, ricordava le circostanze di tempo, di luogo, di persona, delle azioni commesse e rivolto a Franco diceva:
— Sei ancora un ragazzo, giovane di anni ma vecchio di malizia e di brutte azioni. Sei peggiore di me. Per questo sei completamente mio, non ti lascerò più finché non ti avrò portato con me nell’inferno.
Il ragazzo, pallido come un cencio e tremando, tirò fuori dalla tasca la corona del rosario, pregando il padre Erasmo di farlo tacere.
— Taci! — gli ordinò il padre.
Il demonio si azzittì ringhiando come un cane. I due ragazzi corsero subito in chiesa a confessarsi. Ludovico morì pochi anni dopo assistito dal sacerdote e con tutti i sacramenti, di una malattia che egli stesso si era comprata coi suoi vizi. Franco, dopo aver recato grave danno a una donna e portato alla rovina altre persone, morì pazzo.
Lo stesso capitò ad altre due ragazze di nome Cordula e Crescenza. Al sentirsi dire apertamente le loro malefatte si misero a tremare piene di vergogna senza poter dire una parola. A una terza, che da molto tempo non si era più confessata, Germana, cioè il demonio, disse:
— Ah! tu sei mia, sei una mia schiava che fa tutto quello che voglio io.
E battendole confidenzialmente la mano sulla spalla continuò:
— Già, tu sei la mia compagna carissima. Non confessarti, non confessarti più, non serve a niente confessarsi.
I superiori e gli alunni della missione, che in un modo o nell’altro venivano a sapere di questi fatti, ne restavano molto impressionati. Era il demonio che parlava e sapendo da che pulpito veniva la predica, si poteva capirne meglio anche il significato e capirne le conseguenze. I confessionali erano sempre affollati di penitenti. Essi avevano capito che solo una confessione ben fatta poteva tener lontano da loro un avversario così feroce. Così gli interventi sfacciati e volgari del demonio servivano praticamente ad allontanare da lui le anime e ad avvicinarle di più a Dio.
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Paolo Calliari
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