domenica 27 settembre 2020

L'INFERNO VISTO DAI SANTI

 


Nell'inferno regna pure la tenebra, la notte fonda: in tutte le visioni si parla di tenebre. "Non v'era luce ma tenebre fittissime; eppure quanto poteva dar pena alla vista, si vedeva ugualmente nonostante l'assenza della luce" (S. Teresa). Luogo oscurissimo (S. Veronica). Non c'è che dire, è sempre in atto la stessa logica: il peccato è la negazione di Dio che è luce, vita, bellezza, la verità, l'amore, la fonte in una parola di tutti i valori. Coloro perciò che hanno rifiutato la luce, saranno perennemente nelle tenebre più fitte, perché l'opposto alla luce è appunto la tenebra, la notte, il simbolo di ogni negazione. Chi rifiuta la luce non può che vivere nella tenebra. Tenebra già nella vita terrena e tenebra paurosa nell'inferno. Ma pur nel buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio. 

Nell'inferno è bandito l'amore. Nelle cavernose prigioni e orrendi deserti e laghi dell'inferno - dice la Emmerick - ferve l'eterna e terribile discordia dei dannati. Nell'inferno cioè non può esistere l'amore, perché vi predomina assoluto l'odio verso tutto e verso tutti e anche tra dannato e dannato. Senza amore vi ferve la discordia. La discordia è il contrario della concordia, che è un effetto della carità, dell'amore. La concordia infatti "deriva dal fatto che la carità unisce i cuori di persone in una data cosa, che è principalmente il bene divino, e secondariamente il bene del prossimo". "La discordia è figlia della vanagloria, perché ciascuno degli oppositori si fissa sul proprio punto di vista, senza cedere all'altro; ed è una proprietà della superbia e della vanagloria cercare la propria eccellenza". Nell'inferno non può esserci né pace né amore, e perciò, non potendovi esistere né compagnia né associazione di sorta, vi regna pure la più spaventosa solitudine. Non per nulla è stato detto del diavolo che egli è l'essere non più capace di amare. Ma lo stesso deve dirsi di tutti i dannati. Deve dirsi allora che l'inferno sono gli altri, come ha scritto Sartre. Ciò è vero in pieno proprio nell'inferno dove l'inferno sono gli altri ai quali si vuol fare del male e dai quali si riceve tutto il male possibile. Che se è avvenuto, e può sempre accadere, che qualche dannato - rifacendoci a fatti storici - avverte parenti o amici e conoscenti di stare nell'inferno, esortando a cambiare la vita per non fare la stessa fine, ciò non è dettato da amore o sana preoccupazione. Si tratta solo di misteriosi interventi che i dannati spesso sono costretti a fare, solo perché così vuole Dio nei suoi imperscrutabili disegni. Anche per questo le pene dell'inferno mai potranno attenuarsi: l'amore, da solo, sarebbe già un grande lenimento alle orrende sofferenze. 

Padre Antonio Maria Di Monda

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