mercoledì 1 maggio 2019

PADRE PIO E IL DIAVOLO



Gabriele Amorth racconta...


Da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo: il demonio lo segue 

Ma non è solo la “Torretta” la residenza di Padre Pio nell’esilio a Pietrelcina. Se d’inverno il fraticello preferisce l'appartamentino di proprietà di suo fratello, Michele, vicino alla chiesetta di Sant’Anna, d’estate si trasferisce spesso nella “masseria”, poco più di un capanno per tenere gli attrezzi, e per non dormire alla luce delle stelle durante i lavori dei campi, a Piana Romana. E lì che la sua famiglia ha un po’ di terra, e frate Pio ama quel luogo, dove con la bella stagione trova più agevole isolarsi, pregare e studiare. Tutte le mattine toma però in paese, per celebrare la messa; percorre un viottolo contorto, che dolcemente conduce fra i campi al ruscello. C’è un ponticello di legno, che supera il piccolo corso d’acqua quasi ai bordi del paese. E sul ponte, come accadeva nel Medioevo, deve pagare un pedaggio. Ma non sono gli armigeri di un signorotto locale, ad aspettarlo per estorcergli del denaro. Sono i demoni, che fanno ala al suo passaggio per insultarlo e malmenarlo. «Mo' passa o' santariello!» gli gridano, usando in maniera irridente il nome con cui veniva sottovoce definito in paese. «Mo'passa o' santariello»! Nei loro confronti però Padre Pio reagisce: «Schiattate! Schiattate!» (“Scoppiate”, in dialetto campano). Purtroppo per lui però la cosa non finisce lì; la sera, quando si rientra a casa, trova ad aspettarlo quello che viene chiamato «il solito monacone». Lo accoglie con le stesse parole usate dagli “scherani” sul ponte: «Arriva il santo!», e poi fa seguire lo scherno alle botte. Luigi Peroni, che ha seguito Padre Pio dal 1946 fino alla morte, afferma che ci sono molte testimonianze, su questi episodi, e cita soprattutto quella di un fratino, Antonio di Matteo. Fra' Antonio sentì il racconto di Padre Pio che aveva paura di traversare il ponticello (Voce di Padre Pio, ottobre 1971, pag. 7). Inoltre c’è anche una confidenza di Padre Pio a Lino da Prata sulle bastonate ricevute dal demonio (Numero Unico, Padre Pio, 1968, pag. 18). 

Nel luglio del 1916 Padre Pio compie una prima, breve permanenza a San Giovanni Rotondo, provenendo da Foggia. Ma anche qui non è da “solo”; qualcuno lo segue, e lo infastidisce, quotidianamente. Padre Paolino da Casacalenda ricorda così, nelle sue memorie: «I giorni nei quali si trattenne a San Giovanni Rotondo furono di grande sollievo per il suo fisico. Egli respirava davvero con piacere quell'aria fresca delle montagne che circondano il convento e non sentiva più la sonnolenza e la pesantezza da cui era preso nella calura di Foggia. Cominciò pure a riposare nelle ore in cui la comunità andava a letto, così tutta la persona sentì rinascere le forze. Quantunque il diavolo ogni sera lo tormentava, e io me ne accorgevo dal sudore che impregnava la sua camicia quando lo aiutavo a cambiarsi; io però ero molto soddisfatto e non mi pentivo di averlo spinto a venire con me». La camicia era «come se fosse stata messa in un tino d'acqua e poi sollevata». 

Come in un’epopea di antichi eroi, in un duello mitico, gli avversari si seguono, si minacciano, si affrontano; anche quando sembrano allontanarsi, in realtà stanno solo studiando nuove tattiche per riprendere con maggiore energia. Il demonio non perde di vista Padre Pio; da Pietrelcina, dove per quasi sei anni lo ha sottoposto a tutte le possibili prove fisiche e spirituali, e lo accompagna anche a Foggia, nel periodo che il giovane frate vi trascorre. Le manifestazioni diaboliche alla “Torretta” erano tutt’altro che silenziose, come abbiamo appreso anche dalle testimonianze dei vicini. E delle particolari caratteristiche del demonio si resero ben presto conto i confratelli del convento foggiano. 
Nella sua permanenza a Venafro il monaco santo aveva stilato, come al solito su richiesta dei superiori, e per la «santa obbedienza» una relazione precisa: «Queste tentazioni sono veramente terribili, perché il demonio investe completamente lo spirito di quelli che si elevano nell'amore di Dio, e lo agita in un modo così violento che se non ci fosse un grande speciale aiuto da parte del Signore si potrebbe cadere, specialmente quando il demonio per riportare più facilmente la vittoria, si mostra sotto la forma di laida donna, ignuda, e sospinge violentemente l'anima a cedere e ad acconsentire. Da principio mi apparì sotto la forma di un gatto nero e brutto. La seconda volta sotto forma di giovanette ignude che lascivamente ballavano. La terza volta, senza apparirmi, mi sputavano in faccia. La quarta volta, senza apparirmi, mi straziavano con rumori assordanti. La quinta volta, mi apparì in forma di carnefice che mi flagellò. La sesta volta in forma di crocifisso. La settima volta sotto forma di un giovine, amico dei frati, che poco prima era stato a visitarmi. L'ottava volta sotto forma del Padre Spirituale. La nona volta sotto forma del Padre Provinciale. La decima volta sotto forma di Pio X. Altre volte sotto forma del mio Angelo Custode, di san Francesco, di Maria Santissima, o nelle sue fattezze orribili con un esercito di spiriti infernali». 

MARCO TOSATTI 

Nessun commento:

Posta un commento