lunedì 15 marzo 2021

La disperazione

 


La Stolta Superbia Soave Umiltà

“Gli umili sono sempre sinceri, coraggiosi. Non hanno da vergognarsi delle ferite riportate nella lotta.

I superbi sono sempre bugiardi e vili. Per il loro orgoglio giungono alla morte, non volendo andare da chi li può guarire, né volendo dire al Padre: “Ho peccato; se tu vuoi, mi puoi guarire!” Chi è affetto da malattia vergognosa causata da vizi indegni, se ne vergogna anche dinnanzi al medico. Talvolta è così stolto che la tiene nascosta, finché il fetore non lo tradisca, ma allora è troppo tardi per rimediarvi. Molte anime, per l’orgoglio di non confessare una colpa, giungono così alla morte. Anche per loro è allora troppo tardi! Non riflettono che la misericordia divina è più potente e vasta di ogni cancrena e può tutto guarire. Le anime superbe, perché senza Dio, quando si accorgono di avere disprezzato ogni salvezza, cadono nella disperazione, dicendo: “E’ troppo tardi”, dandosi l’ultima morte, quella della disperazione” (Poema 8°, p. 270).

Cos’è la disperazione, se non superbia! Perché uno si dispera? O perché le sventure si accaniscono contro di lui, e lui le vuole vincere da sé senza riuscirvi. Oppure perché non si giudica perdonabile da Dio. Nel primo e secondo caso, non è forse superbia?

“Quell’uomo che vuole fare da sé, non ha più l’umiltà di tendere la mano al Padre e dirgli: “Non posso, ma tu puoi. Aiutami che da te tutto spero e aspetto!”.

Quell’altro che dice: “Il Padre non può perdonarmi!”. Lo dice, perché misurando Dio su se stesso, sa che uno, offeso come lui ha offeso, non potrebbe perdonare! E’ frutto di superbia, perché l’umile compatisce e perdona, anche se soffre dell’offesa ricevuta, mentre il superbo non perdona, né sa curvare la fronte e dire:” Padre, ho peccato, perdona al tuo povero figliolo colpevole”. Tutto sarà perdonato dal Padre, se sarà chiesto perdono con cuore umile e sincero, contrito e deciso a risorgere. Se certi delitti non vanno perdonati, né possono essere perdonati, è perché l’uomo così vuole. Anche dopo il delitto dei delitti, la morte di Gesù, se il colpevole fosse corso ai piedi del Padre, supplicandolo di perdonarlo, offrendosi all’espiazione, ma senza disperazione, il Padre, (ed è per questo che si chiama padre e d’infinita perfezione cioè di misericordia), darebbe al colpevole il modo di espiare per meritarsi il perdono e per salvarsi l’anima” (Poema 2°, p. 169).

René Vuilleumier


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