giovedì 8 aprile 2021

FUGGITA DA SATANA

 


MICHELA

 

La mia lotta per scappare dall'Inferno


Il rito della messa nera

 La celebrazione sembrava ricalcare, più o meno, la Messa cattolica. Soltanto che tutte le invocazioni avevano per oggetto il diavolo anziché Dio .La benedizione era «nel nome del nostro grande dio Satana»; la gloria si elevava al dio «signore degli inferi»; il credo era nell'unico dio Satana»; invece della consacrazione c'era la dissacrazione (in questo momento veniva sempre sgozzato un uccello nero, il cui sangue veniva versato nel calice); Il padre nostro da santificare era sempre quello infernale; nel commiato finale si rendeva grazie a «Satana dio».

Le frasi del rito erano in latino. Le poche parole che pronunciavano in italiano mi sembravano delle esclamazioni spontanee, del tipo: «Tu ci hai maledetti, ma noi malediciamo te. Tu pensi di averci distrutto, ma non ci hai distrutto. Le nostre legioni sono più potenti dei tuoi angeli». Al momento del sacrilegio della comunione, il Sacerdote poggiò sulla testa di ognuno - saltando me - una croce, che lui teneva dalla parte più corta, e pronunciò una formula. Quindi ciascuno prese un'ostia dal vassoio, la intinse nel calice e la ingoiò. Al termine il Sacerdote bevve tutto ciò che era rimasto nel calice e bruciò in un braciere tutto quello che era opportuno far scomparire, dal corpo dell'uccello a una serie di immaginette sacre che erano state sfregiate a un certo punto della cerimonia.

Un'annotazione. Proprio ripensando a queste scene, quando ho letto il noto libro II codice da Vinci sono rimasta turbata dalla descrizione di un rituale che la protagonista Sophie Neveu vede svolgere un sabato notte nel sotterraneo del castello di suo nonno Jacques Saunière. Ne ho recuperato un brano: «La stanza era una sorta di grotta, una sala dalle pareti non levigate, che pareva ricavata dal granito della collina. L'unica illuminazione proveniva dalle torce infilate in anelli alle pareti. Alla loro luce, una trentina di persone formava un cerchio nel centro della stanza... Gli uomini indossavano lunghe tuniche nere e portavano maschere dello stesso colore... Tutti coloro che facevano parte del cerchio si dondolavano avanti e indietro e cantavano in tono reverente, rivolti verso qualcosa sul pavimento dinanzi a loro... Il canto diveniva più veloce. E più forte. Tutti i partecipanti avevano fatto un passo verso l'interno e si erano inginocchiati... Poi, con un improvviso boato, l'intera stanza le era parsa esplodere nel momento dell'orgasmo».

L'intera cerimonia sarà durata due ore, non di più. Al termine la Dottoressa mi fece nuovamente coprire gli occhi e mi riportò a casa sua. Seguendo fino in fondo la regola che mi era stata data, non le ho chiesto niente. Ho dormito con lei e anche per tutta la domenica siamo rimaste in casa. Il lunedì abbiamo ripreso la consueta terapia e l'intera settimana l'ho poi trascorsa come al solito, alternando il lavoro agli incontri con lei. Nei sabati seguenti mi ha nuovamente proposto di accompagnarla e io accettavo di slancio. Il rito era ogni volta simile e si concludeva sempre con il rogo di tutto ciò che era stato utilizzato durante la messa nera.

Durante una seduta agli inizi di agosto, la Dottoressa mi chiese cosa ne pensassi di quelle cerimonie. Io le risposi che ero molto affascinata da tutto ciò che avevo visto e allora lei proseguì: «Ti piacerebbe entrare a far parte a pieno titolo della setta? Il Sacerdote è molto contento di te ed è d'accordo nell'accoglierti. Nel caso, sarei io la tua responsabile e ti seguirei in ogni momento». Io non aspettavo altro! Lo sentivo come un riconoscimento di valore, come uno straordinario premio: ero addirittura stata ritenuta degna di far parte di un mondo così segreto ed esclusivo.

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