Che non si può far contro e resistere alla volontà di Dio.
Se non basta tutto questo a persuadere un cuore a lasciare sé stesso e moderare i suoi desideri, consideri che, se non vuol volentieri conformarsi con la volontà divina, non potrà fare contro di essa, né resisterle: poiché, quantunque non voglia, deve portar l'infermità che Dio gli manda, e il travaglio che gli dà, e la necessità con la quale lo visita. Quanto dunque é meglio accettar di buona voglia quello che ci può recar dispiacere, cavar guadagno dalla necessità, e acquistarsi Dio per amico a così buon mercato e senza nessuna spesa, che non il far resistenza a quello, contro cui non potremo resistere? I vasi e tutti gli apparati dell'altare di Dio e del tabernacolo comandò Iddio che fossero involti di ammanti di color celeste, affinché i portatori non avessero curiosità di sapere quello che portavano, ma intendessero che quella era livrea di Dio e che era cosa del culto divino, senza differenza di una cosa all'altra, Per cui se ne andavano quelli tutti contenti e portavano il loro peso senza disturbo. Se dunque noi vogliamo con gusto portare le pesanti cariche di questa vita, che necessariamente dobbiamo portare, non dobbiamo attendere ad altra cosa; né aver curiosità di saper altro, se non che ci vengano dal Cielo e dalla mano di Dio, e che sono di suo servizio e di suo gusto, né dobbiamo aver alcun riguardo alla comodità o gusto nostro.
Consideriamo ancora che sì nell'inferno come nel purgatorio non abbrucierà altra legna che quella che avrà radunato la volontà propria; e ancorché uno si salvi, tutto quello che avrà fatto di propria volontà, tutto deve essere prima abbruciato dal fuoco del purgatorio. Di modo che non è già cosa solamente dovuta, né solamente soave, né solamente utile il non fare la nostra volontà, ma è anche cosa necessaria. E oltre tutte le ragioni e allettamenti efficaci per muoverei a impiegarci di proposito a questo esercizio di adempire la volontà di Dio e di conformarci ad essa, concorre anche la forza e la necessità, che ci obbliga sotto pena di male, poiché non solo militano, in far la volontà di Dio, tutte le sorta di beni che ci invitano, ma nel contrario concorrono unitamente insieme tutte le sorta di mali, cioè le colpe, le pene, gli errori, i timori, i pericoli, il purgatorio, 1'inferno, causa dei quali è la nostra stessa volontà. Sicché nelle cose anche lecite dobbiamo di essa tremare, non sapendo ciò che sia bene per noi.
Possiamo ricordarci di Lot, quanto male gli cagionò il suo gusto e 1'elezione che fece per propria volontà della terra, nella quale doveva abitare, sebbene fosse cosa lecita, e gli fosse domandata da Abramo suo zio. Questi, che era gran santo, non volle eleggere, né cercare nulla per sé, ma giudicando che per la quiete e la pace bisognava che egli e Lot, suo nipote, si separassero, lasciò al nipote la scelta del sito dove voleva vivere, riserbando per sé l'altra parte: ancorché fosse peggiore, umiliandosi così e cedendo le sue ragioni a chi era minore di bisogno, e da chi doveva essere rispettato. Fece Lot la scelta, ma gli sortì tanto male il far la propria volontà che in breve fu preso e fatto schiavo, e forzato a fuggire di là, dove aveva eletto di vivere, e perdendo la sua casa e la sua moglie, vide cose molto lagrimevoli, e gli successero altre grandi disgrazie.
Che potrà rispondere a tutto questo la malizia umana? Dire che non vuol far quello che per mille obblighi e titoli deve a Dio, questo è il peggior termine del mondo. Dire che non vuole l'onore che in ciò si ritrova, è la maggior villania e il più grande disprezzo di Dio. Dire che non vuol gustare la dolcezza e il contento che in ciò si contiene; qual cosa più da disperato e quale stoltezza maggiore? Dire che non vuole il suo vantaggio e la sua utilità, qual maggiore prodigalità e spreco? Voler resistere a Dio e scegliere per meglio il pentirsi poi e patire le pene del purgatorio, piuttosto che voler dar gusto al Creatore, qual maggior ingratitudine e sfacciataggine? Finalmente colui che con tutte le ragioni che abbiamo dette non resterà persuaso, non ha che dire con la lingua, come lo dice con l'opera, che né per bene, né per male, vuol far quello che piace a Dio: sicché non può trovarsi maggior bestemmia.
Questo chiunque consideri (ch'io lo prego per il sangue prezioso di Gesù Cristo), chiunque avrà dato un'occhiata a questi discorsi, e di grazia ponderi bene tutte le ragioni addotte: e se non gli faranno forza, lo prego che torni a rileggerle, e se questo ancora non basterà, faccia alquanto di orazione sopra di loro, servendosene per punti di meditazione, e con l'intimo del cuore domandi a Dio lume e forza di conoscere questa verità e di abbracciarla.
P. EUSEBIO NIEREMBERG, S. J.
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