giovedì 16 settembre 2021

ESISTENZA E NATURA DI DIO

 


Funzione della ragione e della cultura nella teologia. 

8 — Insistendo sul processo teologico come fu attuato nella Summa Theologiae, intendiamo di giustificarne il valore. Ma non vogliamo sostenere che proprio della teologia sia puramente dedurre delle conclusioni di principi rivelati. Come è possibile infatti dedurre conclusioni vere e proprie che spieghino il reale ricco contenuto dei principi rivelati, se non approfondendo la conoscenza dei principi stessi, con lo studiarne seriamente le fonti‘, cioè la Scrittura e la Tradizione che nei Padri ha il suo canale sacro? Se alla Scolastica decadente si può fare il grave appunto di aver trascurato questo necessarissimo studio, sarebbe supremamente ingiusto fare un tale rimprovero a S. Tommaso, che per i Padri ebbe la più grande venerazione e il più assiduo studio specialmente nella contemplazione della verità nelle questioni di S. Scrittura. Ma anche in questo è necessario l‘uso della dialettica, come si riscontra in particolare negli scritti dei santi [Padri].... ». (1 Sent, Prol., q. 1, a. S.).  Questa dottrina sulla natura della teologia è applicata in modo vivo in tutta la Somma. Per questo la trattazione di S. Tommaso, seguita e penetrata con attenzione, produce sull‘animo un effetto di riposante soddisfazione; che proviene appunto dal modo connaturale alla ragione, con cui egli procede. Dottrina teologica autentica, non immessa nel dogma dalla filosofia, ma dedotta dai dogma, usando della filosofia ancella e non dominatrice (q. 1, a. S., ad 2). Ancella tuttavia perfettamente libera nelle sue mosse, perchè solo così, come osserva il Gilson, può prestare la sua valida opera di prezioso servizio alla Rivelazione.  

9 - S. Tommaso  ha perfetta coscienza di quanto spetta al dominio proprio della fede e a quello proprio della ragione: distingue nettamente, più che qualsiasi teologo precedente, l‘ordine soprannaturale dall‘ordine naturale; ma non li separa, bensì li associa amichevolmente.  Oggi la dottrina dell‘Aquinate è comune, si può dire, in tutta la Chiesa; ma ai suoi tempi egli fu considerato come un innovatore e fu accusato da alcuni teologi, più pii che illuminati, di laicizzare la teologia, non solo perchè metteva a servizio di essa le dottrine profane dei filosofi (l‘accusa di alcuni modernissimi, dunque, è ben antica!); ma soprattutto, allora, perchè sembrava togliere ad essa, per abbandonarli a queste ultime, dei territori che, secondo loro, le appartenevano (cfr. SOM. FRANC., Dieu, I. p. 329).  Accusa anche questa ben inconsistente. In realtà S. Tommaso precisava i confini delle scienze profane e della teologia. La teologia è scienza e sapienza nel suo ordine; e le dottrine profane sono scienze nel loro ordine. La teologia lascia ad esse tutta la libertà di costituirsi e svilupparsi secondo la natura dei loro oggetto, secondo i loro propri principi e il loro proprio metodo. Il contatto inevitabile fra scienza sacra e scienze profane non è intrusione di quella nei domini propri di queste, pretesa di dominarle e renderle schiave; ma collaborazione amica, anche se il primato di dignità, a causa della nobiltà del suo oggetto e della fonte da cui attinge, spetta alla teologia (cfr. q. 1, a. S.).  

10 — Il giudizio che la teologia dà delle scienze, e la direzione che tiene in qualche modo su di esse, sono estrinseci; riguardano, cioè, le conclusioni delle scienze, le quali non possono essere contrarie alla verità della teologia, a causa dell‘unità del vero, che scaturisce da una stessa fonte suprema, che è Dio; e a causa dell‘unità della coscienza che non ammette- doppia verità. La teologia è nel suo pieno diritto di rigettare le conclusioni delle scienze profane realmente contrastanti con le sue verità dimostrate; ma non può pretendere di sostituirsi ad esse in nessun campo, neppur nel correggere l‘errore. Solo le scienze sono in grado di fare scientificamente questa correzione con ritorni riflessivi più esatti sul proprio oggetto e sui propri procedimenti.  

L‘espressione filosofia ancella della teologia, già antichissima, e che S. Tommaso richiama (nella q. 1, a. 4, ad 2), non ha per nulla un significato mortificante per le scienze razionali. Esse, infatti, sono libere ancelle e se rendono servigi alla teologia, ciò è un onore che le eleva, poichè entrano così, senza nulla perdere della loro libertà, in un nuovo campo, dove nuovi problemi prima sconosciuti, ma pieni di vitale interesse, sono sottoposti al loro esame e aspettano da loro una soluzione conforme a ragione, pur sotto il controllo estrinseco della Rivelazione; la quale, pur additando la mèta da conseguire e la via che vi conduce, non entra propriamente nell‘ interno dominio delle scienze, ma resta esterna, come il faro, che indica il porto e ‗la rotta da seguire, resta esterno alla nave (influsso negativo). 

 11 — I servigi che la filosofia rende alla teologia si possono così riassumere (cfr. De Trinit., q. 2, a. 3):  a) La ragione naturale, come quella che è presupposta alla fede e in qualche modo conduce a essa, dimostra i « preamboli della fede», i quali vengono esposti e difesi nell‘Apologetica.  b) Fornisce similitudini o analogie alla speculazione teologica per illustrare le verità della fede (cfr. I Cont. Gent., c. 8).  e) Presta i suoi principi alla teologia, affinché per mezzo di essi metta in evidenza e più distintamente enuclei il ricchissimo contenuto della Rivelazione; e affinché possa confutare le obiezioni portate contro la fede, mostrandone razionalmente la falsità, o almeno la mancanza di forza cogente (2 Cont. Gent., cc. 3, 4).  Questo metodo è stato applicato magistralmente da S. Tommaso. Esso ha l‘approvazione della Chiesa (cfr. Syllabus, 13; DENZ., 1713; Leone XIII, «Aeterni Patris»; Pio X, « Pascendi»; Pio XI,  « Studiorum Ducem ») ed è ricco di ottimi frutti.  A proposito dei contrasti che possono sorgere tra filosofia e teologia, ecco un bel testo di S. Tommaso che chiarisce i rapporti tra esse (De Trinit., 1. c.) : « Come la sacra dottrina si fonda sul lume della fede, così la filosofia si fonda sul lume naturale della ragione. Onde, è impossibile che gli‘ insegnamenti della filosofia siano contrari a quelli della fede.... Che se nei detti dei filosofi si trova qualcosa contrario alla fede, ciò non è filosofia, ma piuttosto abuso della filosofia per difetto di ragione. E perciò è possibile con i principi stessi della filosofia (quindi su terreno prettamente filosofico e con mezzi filosofici) confutare siffatto errore, o dimostrando che ciò che fu obiettato è affatto impossibile, o almeno che non è inoppugnabile. Questa distinzione s‘impone: come infatti le cose della fede non si possono provare dimostrativamente vere, così alcune coso contrarie alla. fede non si possono provare dimostrativamente false; ma si può sempre dimostrare che non sono necessitanti ».  La teologia è così opus fidei et rationis — opera insieme della fede e della ragione — attinge alla sorgente pura della Parola di Dio, la elabora in concetti più espressivi, per soddisfare la sete di ogni anima. I misteri divini infatti, come insegna il Concilio Vaticano I, pur restando sempre misteri, hanno una. loro intelligibilità fruttuosissima per una mente religiosa che vi si applica, appunto per l‘analogia col mondo creato e per il nesso che li lega tra loro e col fine ultimo dell‘uomo (cfr. DENZ., 1796).

  di P.Tito S. Centi  e P. Angelo Z.

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