domenica 21 agosto 2022

GESU’ OSTIA - La visione dell'Ultima Cena

 


All’incredulo perché sia meno scettico, e al sacerdote perché sia meno tiepido.


La visione dell'Ultima Cena                                                                        

La visione dell'Ultima Cena coinvolge a tal punto il lettore tanto che gli pare di esservi realmente presente. Maria Valtorta descrive minuziosamente tutta la cena pasquale, l'ultimo pasto di Gesù con i suoi; ma noi ci soffermeremo sulla sua ultima parte, e più precisamente sul banchetto eucaristico, che appunto inizia quando si conclude l'antico rituale della Pasqua ebraica:

«[ ...] Gesù si siede. Non si mette sdraiato. Resta seduto, come noi. E parla: "Ora che l'antico rito è compiuto lo celebro il nuovo rito. Vi ho promesso un miracolo d'amore. È l'ora di farlo. Per questo ho desiderato questa Pasqua. Da ora in poi questa è l'Ostia che sarà consumata in perpetuo rito d'amore. Vi ho amato per tutta la vita della Terra, amici diletti. Vi ho amato per tutta l'eternità, figli miei. E amare vi voglio sino alla fine. Non vi è cosa più grande di questa. Ricordatevelo. Io me ne vado. Ma resteremo per sempre uniti mediante il miracolo che ora Io compio".

Gesù prende un pane ancora intero, lo pone sul calice colmo. Benedice e offre questo e quello, poi spezza il pane e ne prende tredici pezzi e ne dà uno per uno agli apostoli dicendo: "Prendete e mangiate. Questo è il mio Corpo. Fate questo in memoria di Me che me ne vado".

Dà il calice e dice: "Prendete e bevete. Questo è il mio Sangue. Questo è il calice del nuovo patto nel Sangue e per il Sangue mio che sarà sparso per voi per la remissione dei vostri peccati e per darvi la Vita. Fate questo in memoria di Me".

Gesù è tristissimo. Ogni sorriso, ogni traccia di luce, di colore lo hanno abbandonato. Ha già un volto d'agonia. Gli apostoli lo guardano angosciati.

Gesù si alza dicendo: "Non vi muovete. Torno subito". Prende il tredicesimo pezzetto di pane, prende il calice ed esce dal Cenacolo.

"Va dalla Madre" sussurra Giovanni.

E Giuda Taddeo sospira: "Misera donna!" Pietro chiede in un soffio: "Credi che sappia?" "Tutto sa. Tutto ha sempre saputo".

Parlano tutti a voce bassissima come davanti ad un morto. "Ma credete che proprio..." chiede Tommaso che non vuole ancora credere.

"E ne hai dubbi? È la sua ora" risponde Giacomo di Zebedeo.

"Dio ci dia la forza di essere fedeli" dice lo Zelote.

"Oh! io..." sta per parlare Pietro. Ma Giovanni che è all'erta dice: "Sss. È qui".

Gesù rientra. Ha in mano il calice vuoto. Appena sul fondo vi è un'ombra di vino, e sotto la luce del lampadario pare proprio sangue.

Giuda Iscariota, che ha davanti il calice, lo guarda come affascinato, e poi ne torce lo sguardo. Gesù l'osserva ed ha un brivido che Giovanni, appoggiato come è al suo petto, sente. "Ma dillo! Tu tremi..." esclama.

"No. Non tremo per febbre... Io tutto vi ho detto e tutto vi ho dato. Di più non potevo darvi. Me stesso vi ho dato". Ha il suo dolce gesto delle mani che, prima congiunte, ora si disgiungono e si allargano mentre la testa si china come per dire: "Scusate se non posso di più. Così è".

"Tutto vi ho detto e tutto vi ho dato. E ripeto. Il nuovo rito è compiuto. Fate questo in memoria di Me. Io vi ho lavato i piedi per insegnarvi ad essere umili e puri come il Maestro vostro. Perché in verità vi dico che come è il Maestro così devono essere i discepoli. Ricordatelo, ricordatelo [...]"».

La narrazione di Maria Valtorta prosegue. Gesù parla del tradimento e svela il nome del traditore al discepolo prediletto.

«Giovanni, inorridito, chiude persino gli occhi per non vedere l'orrido riso dell'Iscariota mentre coi denti forti morde il pane accusatore».

Dopo l'uscita di Giuda dalla stanza, «vi è qualche minuto di assoluto silenzio. Gesù sta a capo chino, carezzando macchinalmente i capelli biondi di Giovanni. Poi si scuote. Alza la testa, gira lo sguardo, ha un sorriso che conforta i discepoli. Dice: "Lasciamo la tavola. E sediamo tutti ben vicini, come tanti figli intorno al padre"». E, così, dà loro gli ultimi ammaestramenti.

Il suo discorso lo conclude con l'Eucaristia: «Ma già in voi opera il Pane che è Dio e il Vino che è Sangue non venuto da uomo e vi dà il primo brivido di deificazione. Voi diverrete dèi se sarete perseveranti nel mio amore e nel mio possesso. Non come lo disse Satana ad Adamo ed Eva, ma come Io ve lo dico. È il vero frutto dell'albero del Bene e della Vita. Il Male è vinto in chi se ne pasce, ed è morta la Morte. Chi ne mangia vivrà in eterno e diverrà "dio" nel Regno di Dio. Voi sarete dèi se permarrete in Me. Eppure ecco... pur avendo in voi questo Pane e questo Sangue, poiché sta venendo l'ora in cui sarete dispersi, voi ve ne andrete per vostro conto e mi lascerete solo... Ma non sono solo. Ho il Padre con Me. Padre, Padre! Non mi abbandonare! Tutto vi ho detto... Per darvi pace. La mia pace. Ancora sarete oppressi. Ma abbiate fede. Io ho vinto il mondo».

Il racconto di Maria Valtorta è quasi alla fine. Dopo questo discorso, «Gesù si alza, apre le braccia in croce e dice con volto luminoso la sublime preghiera al Padre». È quella riportata da San Giovanni nel suo Vangelo, al capitolo 17.

La scrittrice continua: «Gli Apostoli lacrimano più o meno palesemente e rumorosamente. Per ultimo cantano un inno. Gesù li benedice. Poi ordina: "Mettiamoci i mantelli, ora. E andiamo. Andrea di' al capo di casa di lasciare tutto così, per mio volere. Domani... vi farà piacere rivedere questo luogo". Gesù lo guarda. Pare benedire le pareti, i mobili, tutto. Poi si ammantella e si avvia, seguito dai discepoli. Al suo fianco è Giovanni al quale si appoggia. [...] E si pongono in cammino».

La visione dell'Ultima Cena termina. Gesù, conoscendo la sua fine imminente, ha trovato il modo di rimanere sempre con gli uomini, realmente presente sulla terra, sui nostri altari, nei nostri tabernacoli: allo stesso modo in cui è presente nella gloria del Padre. È per questo che ha compiuto il più grande dei miracoli.


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