venerdì 11 novembre 2022

Conversazioni Eucaristiche

 


Habitabo vobiscum in loco isto (Ser. 7). 

 

1. Dove è, dove è stata realizzata meglio, ed alla lettera, questa promessa di Dio Signore, che nelle nostre chiese e sui nostri altari mediante la  presenza del Divino Eucaristico Sacramento? O Signore, sapendo che Voi  abitate in questo tempio e su questo altare, io vengo a presentarmi a Voi col  sentimento della più timorosa ed affettuosa venerazione. Ah, Gesù mio, oggi  l’anima mia è tutta compresa da certo timore riverenziale, che mi fa stare  con la mente e col cuore tutto dimesso, perchè mi conosco reo di molte  negligenze nei doveri tanto sacrosanti che ho verso la Divina vostra maestà!  Ancora non un’ombra di quelle virtù che esigete dalle anime da Voi  beneficate ed amate. Oltracciò sono di sovente assalito ed agitato da cento  scorrette passioni. Mi lusingava di poter essere almeno l’ultimo e l’infimo de’  vostri servi più affezionati; ma mi accorgo d’essermi illuso. Il mio amore per  Voi manca della vitalità sostanziale, che dev’essere infusa dallo spirito del  vostro santo Timore; da quel timore che sta sempre in guardia ed in paura di  dire e di fare cosa che vi possa dispiacere. Ah, Gesù mio, confige timore tuo  carnes meas! 

2. Questo dono, Signore, oggi vi cerco. Ma non già quel timore pusillanime e servile proprio degli schiavi; ma quello degli amanti, che nasce  dall’amore, e rende l’anima vigilante, accorta, diligente e sollecita ad evitare  tuttocio che vi può dispiacere, ed a fare tuttociò che è di vostro servizio e  piacimento. Quel timore salutare, che per la sola vostra amabile presenza  santifica le anime, le unisce e conserva care al vostro Cuore. Oh sì, Gesù  mio, siate sempre presente al mio spirito, custoditemi nel vostro santo  timore ed amore, nella vostra divina grazia e benevolenza! Anzi se non vi  dispiace, degnatevi di ammettermi alla Scuola normale del vostro santo e  perfetto Timore. 

3. Parmi quì di udire la vostra dolcissima voce, che invita gli uomini tutti ad ascoltarvi e ricevere le lezioni del Divino vostro salutar timore: Venite, filii,  audite me: timorem Domini docebo vos. Oh se il cuore si compenetrerà del  vostro santo timore, tutte le passioni umane, mondane e terrene presto ne  saranno eliminate! 

4. Oh sì, ascolta anima mia i precetti del tuo Divin Maestro! Hasculta, fili, præcepta magistri!… – Beato l’uomo timorato di Dio, perchè gli sono oltremodo cari i suoi comandamenti: Beatus vir, quì timet Dominum, in mandatis ejus  cupit nimis! E gli avrà tanto cari, che vigilante si applicherà generosamente  alla lor fedele e compita osservanza. Non temerà più, come per lo passato, di  perdere la stima e il favore del mondo, i piaceri e gli onori; ma postergando  questo al timore di perdere l’anima, temerà di offendere Dio. Questo è il vero  timore dei figli di Dio, che buoni temono soltanto di ciò che può disgustare il  proprio Padre. La carità dà vita a questo timore, il quale trae dallo Spirito  Santo. Nessuno ne fu più pieno dell’immacolato sacro Cuor di Gesù; perchè  nessuno più di lui amò il suo Divin Padre, sempre facendo ciò che sapeva  essergli più piacente: quæ beneplacita sunt ei facio semper. Questo è il grado  di perfezione più eminente, al quale un’anima viene innalzata dal Timor  Santo di Dio: fare sempre le cose più perfette a maggior gloria di Dio, come  fecero i Santi veri figli di Dio, e sopra tutti i Santi Gesù Cristo. Egli sapeva ab  æterno la gran gloria che sarebbe ridondata al suo Celeste Padre dalla sua  umiliazione e carità nel costituirsi sui nostri altari Sacramentato; e nonostante che prevedesse ancora le sacrileghe profanazioni, che gran parte de’  mondani gli avrebbero fatto, non si rattenne per timore di queste dal  compiere il beneplacito del Padre suo. Replebit eum Spiritus Timoris Domini:  Spirito di adorazione e venerazione, di perfetta dipendenza e sommissione  alla Divinità Paterna; che sono le qualità del timor figliale. 

5. Oh l’uomo, che ne’ suoi superiori riconosce e rispetta l’autorità paterna di Dio, quanto umile, riverente, sommesso e dipendente dovrà loro  mostrarsi nel parlare, nell’agire ed anche nel tollerare con rispettosa  rassegnazione e pazienza gl’incomodi che ne risentisse la umanità. Qui timet  Dominum honorat parentes in opere et sermone, et omni patientia. L’esempio  di Gesù verso i suoi cari, la Madre e San Giuseppe, conferma questa  santissima dottrina. 

6. Ah, Gesù mio, non permettete mai che per alcun umano timore io abbandoni la strada della vostra servitù ed imitazione; ma lo spirito vostro  mi faccia sempreppiù coraggioso a fuggire i rispetti umani, e fervoroso in  operare la mia eterna salvezza! O mio buon Maestro, per quell’amore e  timore riverenziale che, in venerazione ai voleri del Divin Padre, portaste mai  sempre alla Madre vostra Maria ed a S. Giuseppe vostro padre adottivo, non mi venga mai meno la grazia di quell’amore e timore rispettoso che deve animare ed accompagnare la mia dipendenza e sommissione a coloro che  tengono su di me il vostro luogo e la vostra autorità! Voi perchè fondato in  questo santo timor filiale, crescevate sotto agli occhi de’ vostri cari Parenti  nella virtù, nella sapienza e nella grazia in mezzo alle funzioni e fatiche  esteriori nelle quali vi esercitavano; Iesus proficiebat sapientia etate et gratia.  Fate che anch’io progredisca nella scienza de’ Santi basata nel Timor di Dio.  Perchè se la scienza e la sapienza delle cose celesti e divine non nascerà nel  mio cuore dal filiale timor di Dio, non mi gioverà a niente; stante che sono  avvertito dallo Spirito Santo, che: Fundamentum radix et initium sapientie est  humilitas et timor Domini, in quo religiositas scientie, et plenitudo sapientiæ. 

7. Oh quante belle lezioni mi date oggi, o Signore, da questa Sede della vostra umiliazione e carità sapientissima!… Datemi dunque la pienezza del  vostro Santo Timore; datemi almeno un saggio di quella dilettevole letizia e di  quel gaudio che suol produrre in quelle anime che sono da esso investite e  compenetrate: timor Domini Delectabit cor, et dabit letitiam et gaudium in  longitudinem dierum. So che è puro dono vostro; che da me non si può neppur concepire; e che lo date a chi vi piace. Ma Voi me ne avete invaghito,  affinchè me lo procuri. Non posso però procacciarmelo che dalla carità e  liberalità vostra, che ne è la fonte, da Voi che ne siete il donatore. 

8. Timenti Dominum bene erit in extremis. Deh, mio Sacramentato Signore, concedete anche a me, almeno in fin di vita, quel bene che avete  promesso a chi riverentemente vi teme! Deh! se in quegli estremi io fossi  assalito da timori angustianti e diffidenti per i peccati commessi, venendo  Voi a visitarmi graziosamente per Viatico, degnatevi di allontanarli e dissiparli da me! È vero, che non si può stare senza timore neppur dei peccati  perdonati, de propitiato peccato noli esse sine metu; ma deh! che questo  timore non mi faccia disperare della vostra misericordia. Destate allora e  suggerite all’anima mia aspirazioni ed atti di confidenza e di amore; di  quell’amore col quale volete essere da me amato per tutta la eternità. Allora  non più ombre di timor servile. Allora Gesù mio, nel comparirvi dinanzi  voglio potervi dire con fiducia: «O Signore, poichè vi degnate di purgarmi  dalle reliquie dei peccati col fuoco delle pene corporali e spirituali, col fuoco  del vostro santo timore; raccogliete ora l’anima mia nell’amplesso della  vostra infinita carità, ed esentatela anche dalle pene temporali del Purgatorio: igne me, Domine, examinasti; et non est inventa in me iniquitas!» E  così sia. 

9. O Maria, Voi che siete la madre del bell’amore, e di quel timore salutare che dà speranza alla salute eterna: ego mater pulcrae dilectionis, et  timoris, et sanctae spei: donatemi questo grazioso frutto di Spirito Santo, che  mi renda vostro degno Figlio spirituale nel tempo e nell’eternità.  

Francesco Spinelli

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