mercoledì 2 novembre 2022

DIO E’ AMORE

 


TERESA NEUMANN (1898-1962)  

Il 1° settembre 1939 scoppiava la seconda guerra mondiale.  Affinché non mancasse nulla ai soldati tedeschi, fu razionato il cibo ai civili con una tessera che stabiliva la quantità di cibo  spettante a ciascuno. Ad una sola cittadina fu ritirata  immediatamente la tessera annonaria. Costei non beveva, né  mangiava alcunché. In compenso le fu data una doppia  razione di sapone, perché ogni settimana doveva far lavare le  lenzuola e la biancheria inzuppata di sangue. Questa cittadina  tedesca era Teresa Neumann, di Konnerareuth, in Alta  Baviera e viveva una vicenda straordinaria che avrebbe  continuato a destare per anni, l’interesse di scienziati, medici,  teologi, umili e grandi credenti o miscredenti. Teresa era nata  nel 1898, figlia di un povero sarto e di una contadina. Venne  educata dai suoi con una seria formazione cristiana.La sua  giornata iniziava all’alba con la preghiera; poi il lavoro nei  campi e in casa. La domenica, la Messa festiva e la  Comunione. Era una buona compagna, una cara amica verso  tutti, pur nella sua riservatezza di ragazza. A vent’anni, un  giorno correndo in soccorso di alcuni vicini cui stava  bruciando la cascina, per compiere rapidamente un gesto di   generosità e di coraggio, non controllò bene il terreno dove  stava per mettere il piede. Cadde e si procurò una lesione alla  spina dorsale. Rimase, prima paralizzata alle gambe, poi, in  seguito, per un’altra caduta, diventò totalmente cieca. Intanto  il padre era stato chiamato alle armi, durante la prima guerra  mondiale, per combattere contro i francesi. Tornando le aveva  portato dalla Francia l’immaginetta di una giovane  carmelitana la cui storia iniziava a diffondersi in tutta Europa:  una certa Teresa del Bambin Gesù, del monastero di Lisieux.  Teresa Neumann iniziò a pregarla intensamente. 

Il 29 aprile 1923, il giorno in cui Papa Pio XI beatificava la  piccola suora francese, Teresa Neumann, stesa nel suo letto,  riacquistò di colpo la vista. Due anni dopo, il 17 maggio 1925,  mentre il Papa dichiarava santa la carmelitana di Lisieux,  Teresa Neumann guariva dalla paralisi e riprendeva a  camminare liberamente. 

Poteva ricominciare, con grande gioia la sua vita di contadina,  lodando e benedicendo Dio. Così, la sua vita, ancor più di  prima divenne un sì incondizionato a Dio. Un anno dopo, nel  1926, durante la settimana santa, la giovane contadina di 28  anni scopriva nelle sue membra, mani, piedi, costato e persino  sul capo, i segni della Passione di Cristo: le stigmate dolorose  e sanguinanti, terribile e prezioso documento della  predilezione di Dio per certe anime che chiama ad essere,  anche nella carne, simili al Figlio suo. Teresa, ben lungi dal  desiderare il fenomeno, neppure lo conosceva, ma per 26 anni  lo porterà nel suo corpo, sino alla morte. Da allora, dalla notte  di ogni giovedì, entrava letteralmente nei racconti evangelici  della Passione. Era come se vivesse in tempo reale quei  momenti e accompagnasse Gesù sino alla morte nel primo  pomeriggio del venerdì, sanguinando copiosamente dalle  ferite e versando sangue anche dagli occhi. La Passione di  Gesù riviveva nelle membra straziate di Teresa Neumann. I  suoi studi erano stati appena quelli elementari e conosceva  solo il dialetto della sua regione e un po’ il tedesco. Eppure  ripeteva ad alta voce i lunghi dialoghi che sentiva dentro di sé  in aramaico, greco e latino. Diversi specialisti di queste lingue  antiche sedevano al suo capezzale sempre più sbalorditi  dall’esattezza dei suoi discorsi. Alle 15 del venerdì cadeva in  un sonno profondo da cui si risvegliava felice, con le ferite  richiuse, il corpo fresco, rivivendo nella sua carne, il mattino  della domenica, il momento della Risurrezione di Cristo.  Nel suo cuore di donna, conquistato totalmente dall’amore  infinito e crocifiggente di Dio, diventava sempre più una  realtà unica con Gesù; la configurazione a Cristo, a partire  dalla propria volontà, è la santità vera. Teresa Neumann, al di  là dei fenomeni straordinari che viveva, cercava questa  santità: essere come Gesù, diventare Gesù, accanto a Maria  che la sosteneva.Sin da quando era guarita dalla cecità e dalla  paralisi, Teresa sentiva sempre meno il desiderio di nutrirsi. 

Da quando ebbe le stigmate, per 36 anni, fino alla sua morte,  non mangiò né bevve alcunché: soltanto ogni mattina, alle sei,  riceveva Gesù Eucaristia. Molti, giustamente, la pensavano  una simulatrice. Tutto fu tentato per smascherarla, ma sempre  i medici, invitati per controllarla, arrivavano scettici e se ne  partivano convertiti. La Diocesi di Ratisbona, cui Teresa  apparteneva, organizzò una commissione severissima che, a  turno, per settimane intere, non la perse di vista neppure un  istante, né di giorno, né di notte, senza mai lasciarla .  Altre commissioni, diverse da quella ecclesiastica,  interamente formate da persone non credenti giunsero alla  medesima conclusione: Teresa Neumann si nutriva di sola  Eucaristia, rifiutando sempre d’istinto, quando per provarla, le  offrivano un’ostia non consacrata. Ella voleva Gesù solo,  viveva per Lui e di Lui, realizzando alla lettera il discorso del  Divin Maestro proclamato nella sinagoga di Cafarnao: «Chi  mangia di me, vivrà per me» (Gv 6,57).Il suo parroco,  constatato con sicurezza il fenomeno che durava da anni,  affermò: «In Teresa si compì alla lettera la parola di Gesù: La  mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda; così  come: Non di solo pane vive l’uomo. Quasi che il Cristo  volesse mostrare che nutrirsi misticamente di Lui basta anche  alla vita fisica».Ed è proprio per questo fenomeno  straordinario che il Reich di Hitler non diede, o meglio, ritirò  a Teresa la tessera del vitto, benché già molto razionato,  perché a lei bastava quell’Ostia che le portava ogni mattina il  sacerdote. Così anche la burocrazia nazista rendeva  testimonianza ad una meraviglia strabiliante. Era la meraviglia  della follia della Croce che si realizzava in Teresa, ma quella  follia l’aveva anche dotata di uno stupendo equilibrio  psichico.Al di fuori dei giorni della Passione e Risurrezione,  Teresa Neumann conduceva una vita normalissima: lavorava  in giardino e talvolta anche nei campi, si muoveva nei  dintorni, riceveva, consolava, sosteneva i pellegrini che venivano a farle visita, rispondeva di persona ad innumerevoli  lettere e qualcuno diceva che nella sua casa si operassero  anche miracoli. Teresa e la sua famiglia erano decisamente  antinazisti, ma Hitler non la molestò mai, perché temeva  quella donna che, attraverso le sue visioni, gli annunciava il  giorno dell’ira e la sua catastrofe finale. Hitler infatti era  soggiogato da tutto ciò che non era spiegabile razionalmente.  Una piccola umile donna, segnata dalle piaghe del Cristo che  faceva tremare Hitler e le sue famigerate SS. Teresa si spense  nel 1962, a 64 anni. Migliaia e migliaia di persone hanno  sollecitato presso la Diocesi di Ratisbona l’inizio del processo  di beatificazione. Non si contano più le grazie a lei attribuite,  decine sono i miracoli che sarebbero stati fatti per sua  intercessione da Dio. Teresa Neumann è stata il segno vivo  della presenza del Cristo vivo nella storia. Poiché la fede è  l’incontro con il Vivente, credibile, palpabile, operante, anche  per mezzo dei Santi. Santa Teresa Newman è la Santa della  semplicità e dell'amore eucaristico: Lei viveva solo  dell'Eucaristia, dimostrando la veridicità delle parole di Gesù  ("La mia carne è veramente cibo, il mio sangue è veramente  bevanda"), e l'Eucaristia viveva in Lei. Visse sempre in  comunione con Gesù e Maria che le apparivano regolarmente,  narrando a Lei tanti episodi della vita privata e pubblica del  Signore e della Santa Famiglia. 

Gioacchino  Ventimiglia 

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