venerdì 18 novembre 2022

IL CUORE DEL PADRE

 


Il dono dello Spirito Santo

I doni della luce e della vita ci sono elargiti in un dono più fondamentale, quello dello Spirito Santo. Cristo ce ne ha annunciato la venuta come il dono supremo che avrebbe coronato tutta l'opera di redenzione compiuta dal Padre. « È bene per voi che me ne vada, non ha esitato a dire ai suoi discepoli; perché se non me ne vado, il Paracleto non verrà a voi; ma se me ne vado, io ve lo manderò ». La presenza dello Spirito Santo doveva dunque compensare la partenza di Cristo; o, più esattamente, doveva conservarci tutto ciò che Cristo aveva apportato all'umanità. È, infatti, missione dello Spirito Santo stabilire il regno di Cristo tra gli uomini, far vivere Cristo nell'anima dei cristiani, custodire, soprattutto, la verità insegnata da Cristo, rivivificarla, per così dire, ai nostri occhi, facendoci penetrare nel suo vero significato: « Il Paracleto, lo Spirito Santo che il Padre invierà in nome mio, vi insegnerà ogni cosa e vi richiamerà allo spirito tutto ciò che io vi ho detto ». Nello Spirito Santo noi possederemo dunque tutti i beni della nostra salvezza e della nostra santificazione.

Ora, bisogna riconoscere nella venuta solenne dello Spirito il giorno della Pentecoste, e più ancora nella sua dimora nelle anime, un dono che reca il segno del Padre. Cristo stesso ha insistito su questa origine paterna della venuta dello Spirito Santo; egli ha dichiarato, infatti, che lo Spirito Santo « procede dal Padre », che sarebbe mandato dal Padre, e lo chiama « la promessa del Padre ».

Lo Spirito Santo, dato come frutto di tutta la redenzione, costituisce dunque il dono supremo del Padre, mediante il quale ci comunica il fondo della vita divina. Dio è amore, e lo Spirito Santo è la persona divina che è precisamente l'espressione dell'amore divino. Il Padre ama il Figlio e il Figlio ama il Padre; e questo amore, dà forma alla terza persona divina, la persona dello Spirito Santo. Essa è dunque il dono reciproco delle altre due; perciò, quando ci è data, noi riceviamo il dono del Padre e del Figlio. Ovvero, usando un linguaggio più umano: nello Spirito Santo, che è l'amore delle altre due persone, ci è donato il cuore del Padre con il cuore del Figlio. Perciò la sua venuta è il dono nel quale il Padre ha impegnato più integralmente il suo cuore paterno, dandosi a noi nella piena effusione del suo amore e dandoci il Figlio con l'insondabile intimità che lo univa a lui. Mandarci lo Spirito Santo significava, in certo qual modo, staccare da sé il proprio cuore e farne nostra proprietà.

Nello Spirito Santo noi dobbiamo dunque vedere l'amore del Padre che viene a noi. La violenza con la quale egli è sceso sugli apostoli il giorno di Pentecoste non è altro che la violenza dell'amore del Padre, la « straordinaria grandezza della potenza » del Padre che, secondo la parola di san Paolo, agisce nei credenti. Il Padre mette in quest'amore tutta la sua onnipotenza e lo dispiega, quindi, con una forza prodigiosa che sconvolge la tranquilla esistenza umana e scuote le anime nelle quali agisce. Lo vediamo il giorno di Pentecoste, quando scende con improvviso strepito sui discepoli per strapparli alla loro vita nascosta di uomini impauriti. Tuttavia non è una forza che agisce contro gli uomini per colpirli ed atterrarli, bensì una forza che agisce a beneficio loro, per sostenerli e galvanizzarli; che li sconvolge, ma che penetra in essi e diventa parte loro. I figli sono ormai muniti della forza del Padre.

Perciò san Paolo dichiara che 'è in virtù di un dono del Padre, il quale ci elargisce il « suo Spirito », che noi riceviamo forza e potenza per la nostra vita spirituale, per quello che egli chiama « l'uomo interiore ». « Che il Padre conceda a voi, secondo l'abbondanza della sua gloria, che siate corroborati in virtù per mezzo del suo Spirito, affinché si formi l'uomo interiore ». E prima ancora scriveva: « Io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni famiglia, in cielo e in terra, prende nome ». Quindi il dono dello Spirito Santo è elargito dal Padre a coloro che costituiscono la sua famiglia; ed è in modo particolare un dono di forza, perché il Padre rappresenta e possiede la forza sovrana, quella da cui deriva tutto ciò che esiste. Mediante il suo Spirito egli in certo modo ci comunica la sua qualità d'Essere onnipotente.

Cristo alludeva precisamente a questa comunicazione di forza quando incoraggiava i suoi discepoli a non temere i persecutori. Energia e luce saranno concesse ai cristiani citati in tribunale: « Quando sarete citati in giudizio, non preoccupatevi di sapere come parlerete né quello che direte: in quel momento ciò che dovrete dire vi sarà dato, perché non voi parlerete, ma lo Spirito del Padre vostro parlerà in voi ».

Per capire in tutte le sue sfumature questa affermazione, dobbiamo aver presente il significato originale della parola « spirito », che sta ad indicare il respiro. Le parole dei cristiani posti di fronte ai loro giudici saranno animate dal respiro del Padre: la sua respirazione segnerà il ritmo delle loro frasi e ne ispirerà il contenuto. E quel respiro avrà un carattere paterno, perché Gesù non dice semplicemente lo « spirito del Padre », ma lo « Spirito del Padre vostro », per lasciar capire che nel respiro che uscirà dalla bocca dei discepoli sarà tutta la potenza del Padre, di un Padre che appartiene loro e da loro tutto ciò che possiede. E qui ci è dato cogliere fino a qual punto la vita del Padre sia unita a quella dei suoi figli: quale più grande intimità, infatti, di quella del soffio divino che viene ad animare il respiro e il linguaggio umani? Il fatto che lo Spirito Santo sia una persona distinta dal Padre non è dunque di ostacolo a questa intimità: soffio e respiro del Padre, esso ci apporta la vita profonda del Padre, il suo linguaggio, e la potenza irresistibile di questo linguaggio.

La predizione di Gesù si avvererà in santo Stefano, ripieno di una virtù mirabile, tale che i suoi nemici non potranno resistere allo Spirito che parla in lui. San Paolo pure ne farà 1'esperíenza, per esempio quando annuncerà ai Corinti « il mistero di Dio », il piano di redenzione operato dal Padre, e quando il Padre stesso agirà nella sua predicazione con la forza persuasiva dello Spirito Santo, così da provocare molte conversioni.

Che il dono dello Spirito Santo sia specificamente paterno, abbiamo una prova nelle parole di Cristo, riferite da san Luca, sul modo con cui il Padre esaudisce le nostre richieste. Gesù prende come esempio un padre terreno: per quanto cattivo egli sia, mai darà una pietra al figlio che gli domanda pane, ne un serpente in luogo di un pesce, né uno scorpione al posto di un uovo. E conclude: « Se dunque voi, per quanto cattivi possiate essere, sapete dare ai vostri figli cose buone, a ben maggior ragione il Padre darà lo Spirito Santo a coloro che lo pregano ».

Nella liberalità del Padre celeste nei nostri confronti, lo Spirito Santo rappresenta dunque quelle che sono, nella generosità di un padre terreno, le « buone cose » che non si rifiutano ai figli. È il dono che testimonia con maggior evidenza la sollecitudine e l'affetto paterni, quello in cui sono racchiusi tutti i beni distribuiti dal Padre celeste; il dono col quale egli prova di essere nostro Padre.

Poiché il dono dello Spirito Santo è il dono precipuo del cuore del Padre, esso ci arricchisce più ancora che della sua forza, del suo amore. « L'amore di Dio, scrive san Paolo, è largamente diffuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci fu dato » . Si tratta dell'amore redentore, dell'amore che Dio ha provato a nostro riguardo per il fatto del sacrificio della croce; allorché eravamo nemici suoi per il peccato, egli ha mandato Cristo a morire per noi. E quest'amore non è rimasto esterno a noi, è entrato in noi, e con esso tutta la vita divina. Per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato, l'amore del Padre che si era manifestato fuori di noi, pubblicamente, col sacrificio di Cristo, è penetrato nei nostri cuori ed è divenuto un nostro bene. L'apostolo vede in ciò la garanzia che « la speranza non inganna ».

Entrato nei cristiani per opera dello Spirito Santo, quest'amore del Padre li fa vivere dei medesimi sentimenti, li fa amare gli uomini come li ama il Padre, introducendo nei loro cuori il carisma della carità, il più elevato dei carismi o doni divini, quello che domina e comprende tutti gli altri, che dà valore a una vita umana e che resta fino nell'al di là. Così l'amore del Padre prende tutta l'anima umana, impregnando i cristiani di quella generosità totale che il Padre ha avuto per loro, perché, a loro volta, essi ne diano prova nei riguardi del prossimo. Quanto vi è stato di mirabile e di prodigioso nell'amore del Padre allorché ha sacrificato il Figlio suo per noi, si ritrova attivo ad ogni istante nel cuore dei cristiani per suscitarvi un amore altrettanto straordinario verso i fratelli. La carità cristiana ha per misura l'immensità del cuore del Padre, ed è ogni volta messa in moto dalla persona divina dello Spirito Santo, cioè da chi è la quintessenza dell'amore, dall'amore del Padre e del Figlio personificato.

Perciò san Paolo può dire che la carità non conosce limiti: « essa scusa tutto, crede tutto, spera tutto, sopporta tutto »; e ancora: « essa non passerà mai ». Perché la carità porta in sé l'infinito del cuore del Padre, ed anche la sua eternità; infinito ed eternità che sono discesi nel cuore dei discepoli di Cristo. Così si spiegano le meraviglie segrete che la carità fa compiere ai cristiani più umili nell'ombra della loro esistenza quotidiana. Così si spiega la grandiosa epopea della carità della Chiesa che si diffonde nel mondo attraverso i secoli, dando vita ad una grande varietà d'istituzioni e d'opere tutte destinate al servizio del prossimo. In questo pullulare multiforme di atti d'amore, in cui l'eroismo non è affatto raro, risplende la larghezza senza limiti dell'amore del Padre, portato nei nostri cuori dal dono dello Spirito Santo. Da esso deriva la grandezza di ogni anche minimo atto di carità.

Di Jean Galot s. j. 1959.


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