sabato 20 maggio 2023

La Vita nascosta di Gesù a Nazaret

 


La SS. Vergine spiega e racconta ciò che fu la vita privata della Sacra Famiglia a Nazaret, ovviamente mostrandola nella sua vera dimensione interiore, nel suo vero scopo (Da “La Vergine Maria nel Regno della Divina Volontà”, 25° Giorno, “Lezione della Regina del Cielo”): 


«Figlia carissima, oh, come ti aspettavo per continuare le mie lezioni sul regno che sempre più distendeva in me il Fiat Supremo. Ora, tu devi sapere che la piccola casa di Nazaret per la Mamma tua, per il caro e dolce Gesù e per San Giuseppe era un paradiso. Il mio caro Figlio, essendo Verbo Eterno, possedeva in Se stesso, per virtù propria, la Divina Volontà, e in quella piccola Umanità risiedevano mari immensi di luce, di santità, di gioie e di bellezze infinite. Io possedevo per grazia il Volere Divino e, sebbene non potevo abbracciare l’immensità come l’amato Gesù, perché Lui era Dio ed Uomo ed Io ero sempre la sua creatura finita, con tutto ciò, il Fiat Divino mi riempì tanto, che aveva formato i suoi mari di luce, di santità, d’amore, di bellezza e di felicità, ed era tanta la luce, l’amore e tutto ciò che può possedere un Volere Divino che usciva da Noi, che San Giuseppe restava eclissato, inondato e viveva dei nostri riflessi. 

Figlia cara, in questa casa di Nazaret stava in pieno vigore il regno della Divina Volontà. Ogni nostro piccolo atto, cioè, il lavoro, l’accendere il fuoco, il preparare il cibo, erano tutti animati dal Volere Supremo e formati sulla sodezza della santità del puro amore. Quindi dal più piccolo al più grande atto nostro scaturivano gioie, felicità, beatitudini immense, e Noi restavamo talmente inondati, da sentirci come sotto una pioggia dirotta di nuove gioie e contenti indescrivibili.  

Figlia mia, tu devi sapere che la Divina Volontà possiede per natura la sorgente delle gioie e quando regna nella creatura si diletta di dare in ogni suo atto l’atto nuovo continuo delle sue gioie e felicità. Oh, come eravamo felici! Tutto era pace, unione somma, e l’uno si sentiva onorato di ubbidire all’altro; anche il mio caro Figlio faceva a gara, ché voleva essere comandato nei piccoli lavori da Me e dal caro San Giuseppe. Oh, come era bello vederlo nell’atto che aiutava il suo padre putativo nei lavori fabbrili, vederlo che prendeva il cibo, ma quanti mari di grazia faceva scorrere in quegli atti a pro delle creature? 

Ora, figlia cara, ascoltami: in questa casa di Nazaret fu formato nella Mamma tua e nell’Umanità di mio Figlio il regno della Divina Volontà, per farne dono all’umana famiglia, quando si sarebbero disposti a ricevere il bene di questo regno. E, sebbene mio Figlio fosse Re ed Io Regina, eravamo Re e Regina senza popolo; il nostro regno, sebbene poteva racchiudere tutti e dare vita a tutti, era deserto, perché ci voleva prima la Redenzione, per preparare e disporre l’uomo a venire in questo regno sì santo. Molto più che, essendo posseduto da me e da mio Figlio, che appartenevamo secondo l’ordine umano all’umana famiglia e in virtù del Fiat Divino e del Verbo Incarnato alla Famiglia Divina, le creature ricevevano il diritto ad entrare in questo regno e la Divinità cedeva il diritto e lasciava le porte aperte a chi volesse entrare. Perciò la nostra vita nascosta di così lunghi anni, servì a preparare il regno della Divina Volontà alle creature. Ecco perché voglio farti conoscere ciò che operò in me questo Fiat supremo, affinché dimentichi la tua volontà e dando la mano alla Madre tua ti possa condurre nei beni che con tanto amore ti ho preparato.  

Dimmi, figlia del mio Cuore, contenterai me ed il tuo e mio caro Gesù, che con tanto amore ti aspettiamo in questo regno sì santo, a vivere insieme con Noi per vivere tutta di Volontà Divina? 

Ora ascolta, figlia cara, un altro tratto d’amore che in questa casa di Nazaret mi fece il mio caro Gesù: Lui mi fece depositaria di tutta la sua vita . Dio, quando fa un’opera, non la lascia sospesa, né nel vuoto, ma cerca sempre una creatura dove poter rinchiudere e appoggiare tutta l’opera sua; altrimenti passerebbe pericolo che Dio espone le opere sue all’inutilità, ciò che non può essere. Quindi il mio caro Figlio deponeva in me le sue opere, le sue parole, le sue pene, tutto; perfino il respiro depositava nella Mamma sua, e quando ritirati nella nostra stanzetta, Lui prendeva il suo dolce dire e mi narrava tutti i Vangeli che doveva predicare al pubblico, i Sacramenti che doveva istituire, tutto mi affidava e, deponendo tutto in me, mi costituiva canale e sorgente perenne, perché da me doveva uscire la sua vita e tutti i suoi beni a pro di tutte le creature. Oh, come mi sentivo ricca e felice nel sentirmi deporre in me tutto ciò che faceva il mio caro Figlio Gesù! Il Volere Divino che regnava in me mi dava lo spazio per poter tutto ricevere, e Gesù sentiva il contraccambio dell’amore, della gloria della grande opera della Redenzione, dalla Mamma sua. Che cosa non ricevetti da Dio, perché non feci mai la mia volontà, ma sempre la Sua? Tutto, anche la stessa vita di mio Figlio era a mia disposizione; e mentre restava sempre in me, potevo bilocarla, per darla a chi con amore me la chiedesse. 3

Ora, figlia mia, una parolina a te. Se farai sempre la Divina Volontà e mai la tua e vivrai in Essa, Io, la Mamma tua, farò il deposito di tutti i beni del mio Figlio nell’anima tua. Oh, come ti sentirai fortunata! Avrai a tua disposizione una Vita divina, che tutto ti darà; ed Io, facendoti da vera Mamma, mi metterò a guardia, affinché questa Vita cresca in te e vi formi il regno della Divina Volontà.» 


( ibid, 26° Giorno). La Mamma prosegue in quest’altra lezione raccontando come e perché terminò la vita occulta di Gesù a Nazaret: 

«…Senti, figlia mia, per la tua Mamma incomincia una vita di dolore, di solitudine e di lunghe separazioni dal mio sommo Bene Gesù. La vita nascosta è finita e Lui sente l’irresistibile bisogno d’amore di uscire in pubblico, di farsi conoscere e di andare in cerca dell’uomo smarrito nel labirinto della sua volontà, in preda di tutti i mali. Il caro San Giuseppe era già morto, Gesù partiva ed Io restavo sola nella piccola casetta. Quando il mio amato Gesù mi chiese l’ubbidienza di partire, perché non faceva mai nulla se prima non me lo diceva, Io sentii lo schianto nel Cuore, ma conoscendo che quella era la Volontà Suprema, Io dissi subito il mio Fiat, non esitai un istante, e tra il mio Fiat e il Fiat di mio Figlio ci separammo. Nella foga del nostro amore mi benedisse e mi lasciò. Io lo accompagnai col mio sguardo finché potetti, e poi, ritirandomi, mi abbandonai in quel Volere Divino che era la mia vita. Ma, o potenza del Fiat Divino, questo Volere Santo non mi faceva perdere mai di vista mio Figlio, né Lui perdeva me, anzi sentivo il suo palpito nel mio e Gesù sentiva il mio nel suo.  

Figlia cara, Io avevo ricevuto mio Figlio dal Volere Divino e ciò che questo Volere Santo dà non è soggetto a finire né a subire separazione; i doni suoi sono permanenti ed eterni. Quindi mio Figlio era mio, nessuno me lo poteva togliere, né la morte, né il dolore, né la separazione, perché il Volere Divino me lo aveva donato. Quindi la nostra separazione era apparente, ma in realtà eravamo fusi insieme. Molto più che una era la Volontà che ci animava: come potevamo separarci?» 

negli scritti della “Serva di Dio” Luisa Piccarreta

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