lunedì 15 maggio 2023

Maria conservava in cuor suo... Gesù cresceva

 


1. «La Madre sua conservava tutte queste cose in cuor suo. Gesù intanto cresceva in sapienza, statura e grazia presso Dio e gli uomini».

Maria conservava ogni frammento di verità che le veniva dalle labbra di Gesù e dagli avvenimenti della sua infanzia; ma ora che Gesù entrava nell'adolescenza, Maria ne seguiva da vicino la crescita, il progressivo rivelarsi. Gesù dedicò trent'anni alla formazione di Maria: le diede modo di «conservare» lui stesso, Parola di Vita, di seguirlo tanto vicino da farne sua crescente pienezza.

Gesù, Verbo di Vita, si offre a Maria nel suo «crescere». Maria lo riceve non come il servo pigro ricevette la moneta per nasconderla nel campo, ma come seme vivo che avrebbe provocato anche la sua crescita.

2. Questo conservare la parola di Dio da parte di Maria viene espresso nel Vangelo con verbi diversi.

Maria «custodiva» la parola di Gesù: la conservava incontaminata, la teneva in sé al riparo da ogni dissipazione.

Tutte le parole di Gesù e i fatti che lo riguardavano, Maria li «metteva insieme» nel suo cuore, in modo che si illuminassero a vicenda fino a formare un'unità di comprensione profonda. «In Maria uno dei frutti è consistito nel fatto che i suoi ricordi sono stati comunicati ad altri, riferiti sostanzialmente nei racconti evangelici, e continuano a diffondere la conoscenza del disegno di salvezza. Ma prima di questa comunicazione, essi sono stati oggetto di uno sforzo durevole di meditazione e di penetrazione, che le aveva permesso di assimilarne maggiormente il contenuto e il significato. Così si giustifica la conservazione. L'evento misterioso viene conservato perché ci si rende conto dell'impossibilità di sondarne immediatamente la profondità. Ci vuole tempo per raccoglierne la portata, e bisogna conservarlo così come si è prodotto, perché se ne perda il meno possibile di realtà» (T. Galot).

3. La consacrazione a Maria porta a non sprecare parole, a custodire il cuore e a crescere in profondità.

Porta verso l'attitudine contemplativa, che è fonte di grandi beni spirituali: essa amplifica la capacità di percepire la presenza di Dio e le sue soavi ispirazioni; agevola la purezza del cuore, secondo il detto di Dio ad Abramo: «Io sono il Dio onnipotente: cammina alla mia presenza e sarai perfetto» (Gn 17, l); dona la pace interiore e consente anche un miglior rendimento negli impegni pratici della vita.

Gesù stesso ci invita alla solitudine contemplativa con il suo esempio: «Salì sul monte a pregare e passò la notte in preghiera a Dio... Disse ai suoi discepoli: Venite con me in disparte a pregare...»; e con il suo insegnamento: «Quando preghi, entra nel segreto della tua camera...».

«Non è l'abbondanza del sapere, che sazia il cuore e lo soddisfa, ma il sentire e gustare le cose internamente», insegna S. Ignazio di Loyola. L'attitudine contemplativa è quindi anche fonte di consolazione spirituale.

Parlando con gli uomini rischiamo spesso di perdere qualcosa; parlando con Dio ne usciamo sempre arricchiti e nobilitati.


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