sabato 14 ottobre 2023

Padri del deserto

 


Vita n. 2

La vita di Antonio

di Atanasio, vescovo di Alessandria


71. Ma quando stava per partire e noi lo stavamo mettendo in cammino, quando [2] arrivammo alla porta una donna da dietro gridò: "Fermati, uomo di Dio, mia figlia è gravemente irritata da un demonio. Fermati, ti supplico, per evitare che anch'io mi faccia del male correndo". E il vecchio, quando la sentì e fu interpellato da noi, si fermò volentieri. E quando la donna si avvicinò, il bambino fu gettato a terra. Ma quando Antonio ebbe pregato e invocato il nome di Cristo, il bambino si rialzò tutto intero, perché lo spirito immondo se n'era andato. La madre benedisse Dio e tutti resero grazie. Anche Antonio si rallegrò e se ne andò sul monte come se fosse a casa sua.

72. Anche Antonio era molto prudente e la meraviglia era che, pur non avendo imparato le lettere, era un uomo pronto e sagace.  Ad ogni modo, una volta vennero due filosofi greci, pensando di poter mettere alla prova la loro abilità con Antonio; egli si trovava nella montagna esterna e, avendo riconosciuto chi fossero dal loro aspetto, si avvicinò a loro e disse loro per mezzo di un interprete: "Perché, filosofi, vi siete disturbati tanto per venire da un uomo sciocco?". E quando essi risposero che non era uno stolto, ma molto prudente, egli disse loro: "Se siete venuti da uno stolto, la vostra fatica è superflua; ma se mi ritenete prudente, diventate come me, perché dobbiamo imitare ciò che è buono. E se fossi venuto da voi, vi avrei imitato; ma se siete venuti da me, diventate come me, perché sono un cristiano". Ma essi se ne andarono con meraviglia, perché videro che anche i demoni temevano Antonio.

73. E ancora altri come questi lo incontrarono sul monte esterno e pensarono di deriderlo [3] perché non aveva imparato le lettere. Antonio disse loro: "Che ne dite, qual è la prima cosa, la mente o le lettere? E quale è la causa di ciò: la mente delle lettere o le lettere della mente?". E quando essi risposero che la mente è la prima e l'inventore delle lettere, Antonio disse: "Chiunque, dunque, abbia una mente sana non ha bisogno delle lettere". Questa risposta stupì gli astanti e i filosofi, che se ne andarono meravigliandosi di aver visto tanta intelligenza in un uomo ignorante. I suoi modi, infatti, non erano rozzi come se fosse stato allevato in montagna e lì invecchiato, ma aggraziati ed educati, e il suo parlare era condito con il sale divino, cosicché nessuno era invidioso, ma anzi tutti si rallegravano di colui che lo visitava.

74. Dopo di ciò vennero altri, uomini ritenuti saggi tra i Greci, che gli chiesero ragione della nostra fede in Cristo. Ma quando tentarono di disputare sulla predicazione della Croce divina e intendevano prendersi gioco, Antonio si fermò un po' e, prima compatendo la loro ignoranza, disse, per mezzo di un interprete che sapeva abilmente interpretare le sue parole: "Che cosa è più bello, confessare la Croce o attribuire a quelli che voi chiamate dèi l'adulterio e la seduzione dei ragazzi? Perché quello che è scelto da noi è un segno di coraggio e un segno sicuro del disprezzo della morte, mentre le vostre sono le passioni della licenziosità. E poi, che cosa è meglio, dire che il Verbo di Dio non è stato cambiato, ma, essendo lo stesso, ha preso un corpo umano per la salvezza e il benessere dell'uomo, affinché, avendo partecipato alla nascita umana, rendesse l'uomo partecipe della natura divina e spirituale [4]; oppure paragonare il divino ad animali insensati e, di conseguenza, adorare le bestie a quattro zampe, gli esseri striscianti e le sembianze degli uomini? Queste cose, infatti, sono oggetto di venerazione da parte di voi sapienti. Ma come osate prendervi gioco di noi, che diciamo che Cristo è apparso come uomo, visto che voi, portando l'anima dal cielo, affermate che essa si è allontanata ed è caduta dalla volta celeste nel corpo [5]? E se aveste detto che è caduta solo nel corpo umano, e non aveste affermato che passa e si trasforma in bestie a quattro zampe e in esseri striscianti. Infatti la nostra fede dichiara che la venuta di Cristo è stata per la salvezza degli uomini. Ma voi sbagliate perché parlate dell'anima come non generata. E noi, considerando la potenza e l'amorevolezza della Provvidenza, pensiamo che la venuta di Cristo nella carne non fosse impossibile a Dio. Ma voi, pur chiamando l'anima somiglianza della Mente [6], la collegate alle cadute e fingete nei vostri miti che sia mutevole, e di conseguenza introducete l'idea che la Mente stessa sia mutevole a causa dell'anima. Infatti, qualunque sia la natura di una somiglianza, tale è necessariamente la natura di ciò di cui è una somiglianza. Ma ogni volta che pensate un simile pensiero riguardo alla Mente, ricordate che bestemmiate persino il Padre della Mente stessa [7].


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