mercoledì 22 aprile 2020

Tutti i miei fratelli e sorelle qui sulla Terra devono celebrare con zelo la Natività della Mia nascita, per questa volta stai entrando nell'ultimo decennio che il Padre celeste ha preparato per tutti voi qui sulla Terra dall'inizio dei tempi fino a quando la fine di questi tempi



Questa volta, tutti i miei fratelli e sorelle qui sulla Terra devono celebrare con zelo la Natività della Mia nascita, per questa volta stai entrando nell'ultimo decennio che il Padre celeste ha preparato per tutti voi qui sulla Terra dall'inizio dei tempi fino a quando la fine di questi tempi - come l'End Times. Perché il Padre celeste è onnisciente, e la storia e la storia dell'umanità qui sulla Terra sono completamente conosciute dal Padre, che ti conduce molto presto e abbastanza rapidamente alla conclusione di un momento molto importante nella storia di l'umanità qui sulla Terra.
Vedete, questo periodo di tempo è il vero inizio della Grande Trasformazione per l'umanità, quando il Padre celeste attraverso il Suo Piano divino provoca la transizione in base alla quale tutta l'umanità arriva a una consapevolezza e realizzazione di sé, sia collettivamente che individualmente, a una comprensione della tua missione in questa vita come civiltà del popolo di Dio destinata a ritornare nel Paradiso celeste.
Per ognuno di voi, attraverserete la Grande Trasformazione fino all'eventuale ritorno alla vostra Casa celeste dove Dio voleva che tutte le sue creazioni esistessero eternamente nella Sua presenza e con la benedizione della sua bontà e maestà. Tale è il piano che il Padre celeste ha inteso per ognuno di voi.
Quando il Padre ha creato il mondo terreno e ha infuso il suo Spirito e la sua anima in tutta la vita su questo pianeta, non intendeva che i suoi figli si allontanassero dal suo magnifico piano. Ognuno di voi è stato dotato del proprio spirito e anima individuale che ha permesso di prendere le proprie decisioni durante la vita terrena. Tuttavia, nonostante il viaggio che consenta il libero arbitrio e le tue scelte, molti di voi si sono allontanati dal cammino che il Padre celeste ha scelto per voi.
Il viaggio è diventato più difficile per ognuno di voi, perché gli angeli, creati dal Padre per aiutarvi nel vostro viaggio, includevano angeli che si ribellarono contro il loro Creatore e cercarono di diventare degli dei stessi, così i malvagi iniziarono a manifestarsi stessi tra di voi e interferire con il vostro viaggio. Com'è oscuro e temibile il mondo a causa della loro interferenza con il piano del Padre.
La mia stessa esistenza come Figlio del Padre e la mia stessa incarnazione nella carne 2000 anni fa sono state necessarie per intervenire direttamente negli affari dell'umanità attraverso la mia nascita e il viaggio tra i figli di Dio.
Da allora sono stato con tutti i figli di Dio, anche dopo la mia crocifissione e la mia morte, ma ora sono ancora più in mezzo a voi, perché il tempo è vicino; la fine dei tempi in cui la Grande Trasformazione avrà luogo per ristabilire l'ordine nell'Universo, proprio come il Padre ha pianificato.
Quindi ora vi chiedo di rallegrarvi durante questa stagione dell'Avvento sapendo che il vostro Signore e Salvatore, Gesù di Nazareth, è con ognuno di voi nello spirito. Sono disponibile attraverso la preghiera e la meditazione per ognuno di voi che mi chiama in silenzio e in preghiera.
Man mano che i giorni si avvicinano alla Grande Trasformazione, riconoscerai la Mia Presenza ancora più fortemente, poiché stai entrando nel momento in cui avverrà la Grande Trasformazione.
Grazie a tuo Padre celeste che ha solo l'amore più puro ed eterno per tutti voi, fratelli e sorelle!

1 dic 2019 - Jesus of Nazareth

LE SETTE ARMI SPIRITUALI



Santa Caterina da Bologna 


La grazia del perdono divino 

Questa è un'altra grazia salutare concessa dalla clemenza divina del nostro Signore Iddio alla stessa religiosa, cui apparve il nemico sotto l'apparenza di Cristo.  

Essa desiderava la remissione plenaria dei suoi peccati e cominciò a pregare il nostro Signore di perdonarla in colpa e in pena e, anche, di renderla certa della remissione, se di ciò si fosse compiaciuto.  

Circa nel terzo anno della sua conversione, andò nella chiesa del Santo Spirito a confessarsi da un venerabile religioso, uno di quei veri coltivatori della vigna di Dio, nostro Signore, e veri uomini, la cui vita è degna di essere lodata innanzi a Dio e agli uomini, anche se coloro che, con cieca stoltezza, volgono i pensieri alle cose terrene e assai poco curano le cose celesti, non li sanno riconoscere e li chiamano per invidia capi storti; ma ohimè, ohimè, sarebbe meglio che i derisori si tritassero la lingua coi denti minutamente come sabbia del mare, perché, senza dubbio, non passerà troppo tempo all'ora della dura condanna che riceveranno dal giudizio divino.  

Riprendendo il primo argomento, quando la religiosa ebbe più volte pregato nella stessa chiesa affinché la divina clemenza si degnasse di esaudirla, Iddio, nostro Signore, le manifestò apertamente di avere perdonato tutti i suoi peccati, in colpa e in pena.

Dilettissime sorelle, io scrivo queste cose principalmente per le mie carissime novizie, da poco entrate in campo di battaglia spirituale, e per quelle che qui verranno, perché tutte abbiano di che riflettere e di che stare sempre all'erta e imparino a non confidare mai nella sola propria forza e nel solo proprio senno. Infatti, esse potranno considerare quante grazie la suddetta religiosa ebbe da Dio e, nonostante quelle, quante tribolazioni e inganni essa ugualmente subì dal nemico in forma di Cristo e della Vergine Maria. E perché Dio permise che le avvenisse ciò? Solo perché si gloriò in sé stessa di conoscere le astuzie e di essere capace di eludere le tentazioni diaboliche. Per questo fu necessario che Dio lasciasse ai nemici il potere di ingannarla per un certo tempo, affinché poi, umiliata, essa avesse motivo di stare in perfetto timore e di riconoscere che solo Dio può dare intelletto e forza per resistere ai nemici infernali. E certamente avvenne così perché, nel tempo dell'inganno, si sentì tanto avvilita e afflitta, da credersi abbandonata da Dio; e, per la tristezza che le aveva piagato il cuore, era tanto fuori di sé, da non ricordare le grazie ricevute, come se fossero state cose mai avvenute.  

Ma ora, passato il mare tempestoso e giunta alla terra promessa, canta con il salmista: «Sono stata umiliata e mi ha liberata.» perché è in grandissima pace e sicura in ogni battaglia. Così, ormai senza nessuna angoscia, vive con ferma speranza della sua salute e aspetta l'uscita da questo pellegrinaggio con sommo desiderio, per congiungersi totalmente a Cristo Gesù, nostro Salvatore; in Lui spera così fermamente, che già le pare di essere cittadina della corte celeste, anche se vive ancora nel corpo mortale. In tutta verità, questa sicurezza non le viene dalla stima di sé: infatti, se fra tutte le presenti fu la prima a dimorare in questo monastero, pure è convinta di essere l'ultima e la più vile di tutte, indegna di stare fra le dilettissime sue madri e sorelle, al cui confronto si reputa un serpente velenoso e pestifero.  

Tuttavia, poiché la divina bontà la sostiene, la ristora di ogni fatica e la mantiene in così nobile e alto luogo, umilmente e di cuore essa esclama, rivolta al Cielo: - O infinita clemenza della Maestà di Dio, io non sono degna di abitare nella vostra casa e neanche di ringraziarvi di tanto e tale beneficio. I miei occhi di tenebra non devono avere l'audacia di lodare Voi, sole di giustizia, che illuminate e nobilitate il Cielo e la moltitudine di quanti vi abitano con il radiante splendore della bellissima e piissima vostra faccia; la mia abominevole bocca, piena di orribile fetore, non può lodare Voi, soavissimo e inestimabile balsamo, che generate tutti gli altri soavissimi odori; la mia nullità, la mia bassezza, la mia mortalità, non possono lodare Voi, altissimo e divinissimo Dio, uomo vivo e vero, incomprensibile e immortale. Ma la vostra altissima e piissima carità, che si degna di soccorrere e sostenere me e gli altri peccatori, sia lode e gloria di Voi stesso; e così la vostra pazienza, che consente alla terra dì nutrirmi e che io, tanto immondo e vilissimo verme, dimori nella vostra casa, sia lode e gloria a Voi, bene infinito. -  

Così, in tutte le cose, si comporta in questo modo, cioè ringraziando la Divina Provvidenza; e per quanto, come è detto sopra, le pare di essere già cittadina della corte celeste, però non presume di sé stessa, perché Dio le ha dato tanta conoscenza della sua impotenza, della sua nullità e di quella di tutti i mortali, che non può in alcun modo gloriarsi di sé stessa e di nessun altro; confida solo nella bontà divina e sempre ricorda l'immacolato Agnello che la riscattò a così caro prezzo, ossia con la sua amarissima e acerba Passione, nei cui meriti pone tutta la sua speranza.  

Questo lascia in eredità a tutte le sue venerabili e dilettissime madri e sorelle in Cristo Gesù. E quanto mai le prega di essere forti e costanti nel campo di battaglia, di perseverare fino all'ultimo, di desiderare e di cercare sempre in tutte le cose solo la parte che vada a lode e gloria dell'altissimo Dio; perché Egli dissiperà le ossa di coloro che cercano di piacere ad altri, piuttosto che a lui.  

Illuminata Bembo 

martedì 21 aprile 2020

“IL VICARIO” “IL VICARIO” DI HOCHHUTH E IL VERO PIO XII



PIO XII HA PARLATO!
INTERVENTI E DISCORSI 

***
Nel messaggio al mondo del Natale 1942, dice: «... voglia Dio che, mentre la nostra voce arriva al vostro orecchio, il vostro cuore sia profondamente scosso dalla serietà profonda, dall’ardente sollecitudine dalla scongiurante insistenza con cui Noi vi conculchiamo questi pensieri di pace, che vogliono essere un appello alla coscienza universale e un grido di raccolta per tutti quelli che sono pronti a ponderare e misurare la grandezza della loro missione e responsabilità dalla vastità della sciagura universale...». «Questo voto, l’umanità lo deve alle centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragioni di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla morte o a un progressivo deperimento».
Parlando ai Cardinali, il 2 giugno 1943, Pio XII affermava: «Ogni Parola da Noi rivolta... alle competenti autorità, e ogni Nostro pubblico accenno dovevano essere da Noi seriamente ponderati e misurati, nell’interesse dei sofferenti stessi, per non rendere più dura la loro situazione».
Nel Natale 1943 diceva: «Abbiamo dovuto, purtroppo, assistere a una serie di atti inconciliabili, sia con le prescrizioni del diritto internazionale positivo, sia coi princìpi del diritto naturale e con gli stessi più elementari sentimenti di umanità... la premeditata aggressione contro un piccolo laborioso e pacifico popolo (la Finlandia) col pretesto di una minaccia né esistente né voluta, e nemmeno possibile; le atrocità (da qualsiasi parte commesse), e l’uso illecito di mezzi di distruzione, anche contro non combattenti e fuggiaschi, contro vecchi, donne e fanciulli; il disprezzo della dignità, della libertà e della vita umana... la sempre più estesa e metodica propaganda anticristiana, e, persino, atea, massime tra la gioventù» 11. 
Queste parole di coraggiosa condanna erano rivolte - è chiaro! - anche contro Hitler che, nel marzo aveva invaso la Cecoslovacchia, e, nel settembre, assieme alla Russia, aveva assalito e devastato la Polonia. 
Pochi mesi dopo, Hitler invia a Pio XII lo spavaldo von Ribbentrop, sia per esplorare la mente del Pontefice, sia per intimorirlo, esaltando la potenza militare nazista. Ma Pio XII prese subito l’occasione per esprimere la Sua “protesta” contro tutti i soprusi che il nazismo compiva contro la Chiesa, gli ebrei e i popoli aggrediti12.
Ecco altre due folgoranti invettive di Pio XII. La prima è del settembre 1943, nel colmo della guerra: «... guai a coloro che, in questo tremendo momento, non assur gono alla piena coscienza della loro responsabilità per la sorte dei popoli, che alimentano odi e conflitti tra le genti, che edificano la loro potenza sulla ingiustizia, che opprimono e straziano gli inermi e gli innocenti...  ecco che l’ira di Dio verrà sopra di loro, sino alla fine!» 13. 
La seconda invettiva è del Natale 1956, due mesi dopo la tragedia dell’ Ungheria, rimessa sotto il tallone omicida di Mosca. Dice: «In nome della Religione, della Civiltà e del retto sentimento umano: basta con le illegali e brutali repressioni, coi propositi di guerra, con le egemonie tra Potenze; cose tutte che tramutano la vita terrena in un abisso di ansie e di terrori, mortificano gli spiriti, annullano i frutti del lavoro e del progresso»14.
Non sempre la Sua voce fu udita con buona volontà; anzi!, spesso, fu volutamente, travisata e male interpretata.
Pio XII si dolse, anche pubblicamente, di questo travisamento delle sue parole, e delle calunnie lanciate contro le sue intenzioni e le sue attività, specie a favore della pace. 
***
sac. Luigi Villa

Chi si circonda di oscurità non sarà in grado di sopportare la luce di Mio Figlio.



La luce della terra, che Mio Figlio vi regala, vi dona gioia e coraggio e vi permette di essere felici.

Una persona -un’anima-che vive nell’oscurità non proverà mai la vera gioia. Essa, l’anima, incomincia ad appassire, come un fiore che viene privato della luce del sole. La persona diviene triste, prova desolazione, non ha più coraggio di vivere e non ha più gioia.

Molti cadono in uno stato di angoscia, di preoccupazioni, in depressione. In essi si diffonde la disperazione e non provano alcuna gioia. L’anima pian piano “muore” cioè l’oscurità si propaga in essa e la conquista e la persona cade in profonda desolazione e questa può condurre  alla morte fisica, perché là dove manca la gioia, il corpo e l’anima si ammalano.

Chi si circonda di oscurità non sarà in grado di sopportare la luce di Mio Figlio. Verrà abbagliato e fuggirà via e la sua eternità apparterrà al diavolo, perché egli è il principe delle tenebre e soltanto là, nell’oscurità e nella negatività, egli si sente bene. Non sopporta infatti la luce di Mio Figlio. Deve arretrare, perché la luce divina gli causa dolore e sofferenza.

Per questo, Miei amatissimi figli, egli tenta di attirare tutti voi nell’oscurità e di rendervela “allettante” con tutte le sue seduzioni! Egli vi conduce sempre di più nel peccato e nell’oscurità e quando meno ve lo aspettate, siete dipendenti da questa condizione peccaminosa, che vi procura, con (estremi) momenti di godimento, un falso \ fugace senso di  felicità.

Figli Miei. Il diavolo dà dipendenza ( vi assoggetta), porta oscurità e dannazione; Mio Figlio, invece vi regala amore, gioia, beatitudine e vera realizzazione. Venite quindi nelle Sue braccia e lasciate perdere la vita peccaminosa, a cui vi attira il diavolo.

Con profondo amore,

la vostra Mamma Celeste.

NATURA DELLA SUPERBIA



La superbia è un desiderio eccessivo della propria eccellenza.

Dappprima, notiamo che essa é un desìderio; non è un appetito, ossia una semplice inclinazione. L'appetito è un movimento naturale e necessario, che trovasi in noi senza di noi, e anche contro il nostro desiderio. Ma il desiderio è un movimento libero, una inclinazione che noi liberamente approviamo col nostro consenso; il desiderio è in noi, ed è conforme alla nostra volontà che ne è la madre e la padrona.
L'appetito eccessivo di grandezza trovasi in noi in conseguenza del peccato originale, per il principio di quella generazione maligna che ha riempito la nostra carne della sua abominevole corruzione dimodochè la nostra carne ha infettato il nostro spirito a tal segno che il complesso dell'uomo, rivestito e riempito di questa infezione e di questo seme maledetto, ci rende in sostanza simili al demonio.
Perciò agli occhi di Dio, noi siamo orribili, abbominevoli, esecrabili.
Dio, formando l'uomo a sua immagine e animandolo dalla sua vita divina, aveva immesso in lui la somiglianza delle sue perfezioni; l'uomo teneva il posto di Dio, sulla terra, ed ogni creatura doveva rendergli, come alla persona di Dio, onore, omaggio e rispetto. L'uomo allora era grande e perfetto, essendo intimamente unito e aderente a Dio che si rendeva. sensibile in lui; riceveva pure tutti gli onori ed omaggi che si rendono alla divinità, ma unicamente per Dio e in Dio, senza nulla appropriare a se stesso.
Stabilito nell'essere e nella vita di Dio, l'uomo contemplava in Dio e come Dio stesso, la divinità di cui era pieno; rapito dalla bellezza e dalle perfezioni di Dio, era tutto infiammato del divino amore e, inoltre, trasformato in Dio e tutto deificato.
Nella luce ammirabile che rischiarava la sua mente egli vedeva o contemplava Dio in tutte le creature, ad imitazione della vista che Dio ha di se stesso in tutte le sue Opere, secondo queste parole di Mosè: Dio vide tutte le cose che aveva fatte e trovò che erano molto buone.
Insomma, in un tale stato ammirabile e divino, nell'aderenza ed intima unione a Dio, l'uomo era un'opera eccellente e perfetta. Allora egli non si appropriava nulla; nulla lo allontanava da Dio; godeva di ogni cosa in Dio; non vedeva se stesso in nulla, ma non vedeva in se medesimo che Dio, Dio eccellente, perfetto e degno di ogni onore e di ogni lode.
Così S. Paolo, parlando dei cristiani, dice che devono giungere sino a tale semplicità da essere una cosa sola con Gesù Cristo, nel quale sta tutta la loro gloria.
Dal difetto di tale semplicità e unità nasce in noi l'amor proprio, la ricerca della nostra propria eccellenza. In questo modo, Angeli e uomini si sono perduti, distaccandosi da Dio per attaccarsi a se medesimi; ricercando la propria eccellenza sono diventati superbi. Donde avviene, come dice la Scrittura, che “il principio della superbia è di apostatare da Dio”, staccarsi da Dio per ricercare il proprio interesse.
Il demonio tentò di separar l'uomo da Dio dicendogli. Sarete come dei; esso fece sì che l'uomo distogliesse il suo sguardo da Dio per portarlo sopra se stesso; quindi gli suggerì e gli insinuò il desiderio di essere pio e di comparire tale agli occhi di tutta la creazione, per riceverne gli omaggi al posto di Dio, usurpando per se medesimo tutte le lodi che si rendevano alla divinità.
Nell'uomo adunque vi sono due cose: un appetito sregolato, e un desiderio eccessivo di grandezza e di eccellenza propria. L'appetito non è il peccato di superbia, benchè sia un avanzo del peccato ed un effetto del demonio che ha corrotto la nostra natura e depravato in noi gli istinti di Dio.
Ma il desiderio, l'aderenza, la volontà formata ed attuale di assecondare questo appetito, questo è. il peccato di superbia.
L'appetito è un movimento cieco della natura corrotta: il desiderio invece è un movimento ragionato e accompagnato dal lume e dall'avvertenza della ragione. Orbene, il male che si fa con avvertenza e con libero consenso è peccato. Se questo desiderio è ardente e per una cosa eccessiva, è peccato grave.
In secondo luogo, la superbia è un desiderio della propria eccellenza. Vi è una eccellenza e una perfezione che sono lodevoli e che Dio medesimo riconosce: Siate perfetti - ha detto Gesù Cristo - come il Padre celeste è perfetto; e ve n'è un'altra che è viziosa: l'eccellenza in se stessa e per amor proprio.
E' buono il desiderio dell'eccellenza quando sia regolato secondo un fine buono, è male quando è ordinato ad un fine cattivo; ma riguardo al fine, sovente si è vittima di illusione: per non ingannarci, bisogna esaminare gli effetti.
Dio ha stabilito che la sua creatura diventi perfetta e ricerchi l'eccellenza, ma unicamente per l'amore di Lui e del prossimo. Vuole che siamo perfetti per amore di Lui e che facciamo opere buone ed eccellenti affinchè Egli ne sia onorato e glorificato. « Si veggano, - dice Nostro Signore, - le vostre opere buone, affinché Dio, - che è nascosto in cielo e sconosciuto al mondo, - sia veduto e conosciuto sulla terra per mezzo della perfezione e delle opere che compirà in voi.
Orbene; per vedere se operiamo per Dio, bisogna osservare se dalle nostre opere buone non vogliamo ricavare stima e lode per noi medesimi, se non ce ne gloriamo punto, se non abbiamo piacere di riceverne stima e onore se ci prendiamo cura di riferire tutto a Dio col desiderio che Egli solo sia stimato e glorificato in se stesso e da se medesimo.
Dio vuole pure che vi siano persone buone e perfette, per il bene del prossimo ed il sollievo delle sue miserie. Orbene, per conoscere se assecondiamo questo disegno di Dio, dobbiamo esaminare se dedicandoci al sollievo del prossimo abbiamo per fine il suo bene, ovvero se operiamo per nostro interesse, se guardiamo la nostra persona e. ricerchiamo noi medesimi; se ci occupiamo di noi per attirarci la stima e ne proviamo compiacenza; osservare insomma, se ricerchiamo qualche utile per noi medesimi. Così degli altri uffici; molti infatti, o non pensano che a gloriarsi e innalzarsi sopra gli altri e ad attirarsi lodi e onori; o non cercano che lucro e guadagno. Questi fini, ben s'intende, non sono nelle intenzioni e nei disegni di Dio.
Il superbo ricerca l'eccellenza, non già precisamente per il pregio della bontà, né per unirsi a Dio che è il Padre di ogni eccellenza e l'oceano di ogni perfezione; ma la ricerca per se medesimo e per il proprio vanto. Così, per quel maledetto amor proprio, si cambia l'ordine delle cose; infatti, secondo l'ordine, ciò che è minore ed imperfetto deve essere riferito a ciò che è eccellente, e non già ciò che è eccellente a ciò che è meno perfetto. L'essere di Dio non può entrare in nessun posto di nessun genere; persino in Gesù Cristo, rimangano distinte le due nature, divina ed umana. Essendo infinitamente perfetto, l'Essere di Dio non può riferirsi a cosa alcuna come ad un fine, mentre tutte le cose esistono per Lui: eppure il superbo riferisce Dio a se stesso. Tale è l'effetto del peccato, di sconvolgere l'ordine e la natura delle cose; ma in particolare tale è l'effetto della superbia e dell'amor proprio, di attirare tutto a sè e di appropriarsi tutto; mentre l'ordine della carità vuole che noi usciamo di noi stessi e ci portiamo nell'Essere perfetto, onde unirci a Lui ed essere perfettamente consumati in Lui.
E' questa l'ammirabile abnegazione di se medesimo praticata da chi è animato dalla pura virtù di Dio, il quale santifica la sua creatura o viene in essa onde portarla al suo fine. La creatura si unisce così all'Essere sovrano e perfetto, e dimentica tutto quanto vi è nel proprio essere tanto imperfetto; così si rivolge a Dio che è la sua fonte e dove sta la sua perfezione; e in Dio essa riceverà un essere più eccellente di quello che possiede.
Dio, infatti, l'aspetta per, consumarla in se medesimo, rendendola partecipe dell'Essere eminente della sua divinità.
L'amor proprio invece cerca di abbassare Dio sino a se medesimo e farlo servire alla propria superbia. Infatti, per uno spaventoso accecamento, chi segue, l'amor proprio considera Dio in se stesso e nelle. sue perfezioni come cosa sua propria, si gloria di tutto ciò che possiede e che è pur partecipazione di Dio, come se fosse cosa sua e provenisse da se medesimo: cosi non vede punto la causa a che diffonde in lui con immensa carità quel bene e quelle grazie. Ecco il furto, l'ingratitudine, l'insolenza della superbia.
Chè se l'anima infetta dalla superbia non arriva all'eccesso di considerare Dio in se stesso come cosa sua o di ritenersi indipendente da Dio nei suoi desideri, essa almeno nutre la persuasione che l'eccellenza dei suoi doni proviene dai propri meriti e dal proprio lavoro; ed è questa un'altra specie di superbia che si chiama arroganza, per la quale l'anima attribuisce a se medesima e ai suoi meriti ciò che non ha ricevuto che per grazia e misericordia di Dio, mentre Dio è in noi la nostra luce, la mostra buona disposizione, la nostra vita, la nostra virtù e il nostro tutto, senza di Lui non siamo capaci nè di pensare, nè di volere, nè di fare nessun bene in nessun modo.

Tratto da: “Vita e virtù Cristiane” Giovanni Olieri

Padre Pio di Pietrelcina, il primo Sacerdote stigmatizzato



STIGMATE INVISIBILI  

Ad un centinaio di metri, dietro il cascinale, ove la famiglia Forgione si recava a lavorare, Padre Pio si era costruito una piccola capanna di paglia: per proteggersi dai raggi del sole. Colà Egli si recava per studiare e pregare, colà Egli ripeteva il cantico di Frate Sole:  
«Altissimo, onnipotente, buon Signore tue son le laudi, la gloria e l'onore ed ogni benedizione …».  
Ripeteva cioè il più meraviglioso canto, che mente umana abbia scritto in lode di Dio, canto forse suggerito da Dio stesso, sulla Verna, al Poverello, del cui ordine Padre Pio indossava la veste.  
Ciò avveniva il 20 Settembre 1915.  
Intorno a Lui la natura pareva volesse prendere parte alla sua gioia e di quanto andava ripetendo  
«Laudato sii, mio Signore,  
per Sora nostra madre terra,  
la quale ne su stenta e governa,  
e produce diversi frutti con coloriti fiori ed erba.  
Poco fa ho detto che tale inno fu dettato da Dio a San Francesco, qui maggiormente sembra vera la mia osservazione, poiché il cantico di Frate Sole fu composto dall'Assisiate nel 1225, cioè quando Egli era quasi cieco ed era stato ricoverato nel giardino di S. Chiara, presso S. Damiano.  
Padre Pio, era superbamente felice.  
La madre, essendo trascorso mezzogiorno, e non essendo ancora il figlio ritornato dal cascinale, per il pranzo, andò a cercarlo.  
Attraversata la vigna, appena scorse la capanna gridò:  
- Padre Pio, Padre Pio.  
Fra i pampani vide il figlio diletto, che verso di lei veniva sbattendo le mani e scuotendole per arieggiarle, come se si fosse bruciato.  
- Mo’ vengo, - rispose da lontano il figlio.  
- Che hai, Padre Pio?  
- Nulla, - rispose, e andò da lei.  
La madre, la buona madre, vedendolo sorridente, lei che nulla sapeva delle atroci sofferenze del figlio, non vi fece caso e gli diede da mangiare.  
Padre pio mangiò normalmente, nulla facendole trapelare del mistero infinito che era avvenuto in Lui.  
All'umile fraticello pietrelcinese, non so se sia apparso il Dio Uomo Crocefisso, non so se, come narra S. Bonaventura per S. Francesco, i monti e le valli vicine siano rimasti illuminati di fiamme vivissime, nessuno può dirlo, e Lui, per la sua umiltà, non l’ha mai detto a nessuno, fuorché al suo confessore Don Salvatore Pannullo.  
Anche il Padre, io immagino, deve avere udito qualche parola celestiale e visto Chi, tutti non possono vedere. 
Che gli avrà detto?  
Forse gli avrà ripetuto quello che disse a S. Francesco?  
«Sai tu - disse Cristo al più Santo di tutti gli italiani - quello che io ho fatto? Io ti ho donato le Stigmate che sono i segnali della mia passione, acciocché tu sia il mio gonfaloniere. E come io il dì della morte mia discesi al limbo, e tutte le anime ch'io vi trovai ne trassi in virtù di queste mie stigmate; così a te concedo ch'ogni anno, il dì della morte tua, tu vada al purgatorio, e tutte le anime dei tuoi tre Ordini, cioè de' Minori, Suore (Clarisse) e Continenti (Terziari) ed eziandio degli altri che a te saranno stati molto devoti, le quali tu vi troverai, tu ne tragga in virtù delle tue Stigmate e menile alla gloria del Paradiso, acciò che tu sia a me conforme nella morte, come tu sei nella vita».  
Certamente il Dio infinito, il Dio fatto Uomo per la nostra redenzione, deve aver detto presso a poco così anche a Padre Pio.  
Narra sempre S. Bonaventura, che:  
«Disparendo dunque questa visione mirabile, dopo grande spazio e segreto parlare, lasciò nel cuore di S. Francesco un ardore eccessivo e fiamma d'amore divino, e nella sua carne lasciò meravigliosa immagine e orma della passione di Cristo. Onde immantinente nelle mani e ne' piedi di S. Francesco cominciarono ad apparire i segnali de' chiodi, in quel modo ch'egli aveva allora veduto nel Corpo di Gesù Crocifisso, il quale gli era apparito in ispecie di Serafino; e così parevano le mani e i piedi chiovellati (inchiodati) nel mezzo con chiodi, i cui capi erano nelle palme delle mani e sul dosso de' piedi fuori della carne, e le loro punte riuscivano in sul dosso delle mani e nelle piante de' piedi, intanto che parevano ritorti e ribaditi, per modo che infra la ribaditura e ritorcitura loro, la quale riusciva tutta sopra la carne, agevolmente si sarebbe potuto mettere il dito della mano, a modo come in uno anello; e i capi de' chiodi erano tondi e neri. Similmente nel costato ritto apparve una margine d'una ferita di lancia, non saldata (non chiusa) rossa e sanguinosa, la quale poi spesse volte gettava sangue del Santo petto di S. Francesco e insanguinavagli la tonica e i panni di gamba ...».  
Certi misteri sono troppo immensi e troppo infiniti perché mente umana possa immaginarli, descriverli e comprenderli, forse alla morte di Padre Pio, qualche cosa più di sicuro si saprà, e certamente il buon Arciprete Don Salvatore Pannullo, dal quale il Padre certo andò per narrargli ciò che era avvenuto in Lui invisibilmente, avrà riferito alle Superiori Autorità Ecclesiastiche, quello che Padre Pio avrà veduto e sentito.  
Lungi, ripeto ancora una volta, da me il voler avventare giudizi e supposizioni che possano urtare contro le sacre e divine leggi della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, che io accetto e riconosco come le uniche, giuste e vere.  
Io, da poco convertito, ignoro troppe cose religiose per non dire quasi tutte, per quanto in questi ultimi tempi abbia cercato di leggere e d'apprendere dai Sommi Dottori della Chiesa il vero, ma tale scibile è troppo vasto e troppo tempo mi occorrerebbe per imparare una millesima parte di quanto è stato scritto nei duemila anni circa, da che è apparsa la religione di Cristo.  
«Avresti potuto tacere» mi dice una voce, non so se buona o cattiva.  
No, - rispondo io - poiché la mia intenzione non è cattiva, ma buona, io non voglio fare il male, anzi voglio fare il bene, poiché intendo che altri possano essere illuminati da questa Luce divina e mutati come io sono stato cambiato.  
S. Giovanni non disse forse: «Chi fa il male odia la luce ed alla luce non si accosta perché non siano discusse le sue opere. Ma chi opera nella verità si avvicina alla Luce, perché si conoscano le sue opere secondo Dio». 
Quali dolori, quali sofferenze Padre Pio deve aver sofferto quando ebbe le Stigmate invisibili, quanto deve aver patito per nascondere agli altri, il dono di Dio, Lui solo potrà saperlo, poiché nessuna creatura umana potrà ottenere di salire con Nostro Signore sul Tabor della trasfigurazione, se prima non sia salito con Lui sul Calvario della crocefissione. Prima, l'uomo deve ottenere la carità vera ed effettiva, se vuol partecipare alla passione del Cristo umanizzato, poi, potrà ricevere con azione di grazia, dalla mano di Dio questo celeste dono, dono che gli è concesso solamente attraverso pene e sofferenze inaudite.  
Padre Pio ebbe dinanzi agli occhi non l'immagine di Gesù glorificato, ma di Gesù sofferente.  
Dirò che la redenzione di Cristo percorse tutti i dolori umani, poiché Cristo fu Uomo, Cristo soffrì tutte le pene e i dolori che l'uomo soffre, ed ebbe una conclusione terrena, la morte sulla croce, su quelle medesime croci, sulle quali venivano inchiodati i Barabba. Con la resurrezione, la morte umana venne vinta e con la Ascensione avvenne il ritorno nelle regioni  
Lo stato mistico, che una creatura prova è simile a quanto soffrì il Cristo umanizzato.  
Il corpo deve spiritualizzarsi attraverso penitenze e digiuni e il peccato in tal modo viene domato completamente.  
Se l'uomo mistico vuol rivivere la passione di Cristo, deve lui pure soffrire l'insoffribile, deve, pensando a quanto ha patito Gesù per noi, patire per Lui e con Lui. Questo fenomeno è eminentemente divino, e né la scienza, né la poesia, né le altre dottrine, potranno dare una soluzione umana al fenomeno della stigmatizzazione.  

L'avvocato Alberto Del Fante, bolognese, ex grado 33 della massoneria, scrisse questo libro dopo essersi convertito al confessionale di Padre Pio. 

Ti amo, Maria



O Maria, Madre mia, io so chi devo amare dopo Dio: sei tu, Vergine Santa, Vergine piena di grazia. Io ti amo Maria, perché tu sei la Madre di Dio, la Madre di Gesù, mio Salvatore. Io ti amo, perché tu sei la Madre di tutti gli uomini, la Madre dei Santi, la Consolatrice di coloro che soffrono. Io ti amo, Maria, perché tu sei mia Madre, la mia dolce e tenera Madre. O Maria, io sono felice di avere una mamma dolce e buona come te. O Madre mia dolcissima, voglio amarti con cuore di figlio. Voglio essere tuo, tutto tuo, per sempre tuo. Che cosa sarei io senza dite, o Maria? Ma io so che tu non mi abbandonerai mai! O mamma mia Maria, eccomi qui davanti a te. A te affido la mia vita. Ti prego: guidami tu sulla via che conduce al cielo all'incontro con Gesù, tuo Figlio, nella gioia senza fine del Paradiso. Amen.

L’umanità deve prepararsi, perché la giustizia di Dio è la giustizia di Dio.



Madre della Pietà a Piedade dos Gerais

Cari figli,
oggi innanzitutto voglio chiedere a Gesù Misericordioso di guardare il mondo, questa comunità, il Brasile, perché avete tanto bisogno della misericordia di Gesù. Il tempo della giustizia è un tempo in cui dobbiamo stare nelle profondità del Cuore di Gesù Misericordioso, e il tempo della giustizia è arrivato, figli.

L’umanità deve prepararsi, perché la giustizia di Dio è la giustizia di Dio. L’uomo raccoglierà tutto quello che ha seminato. Non dovete avere paura della sofferenza, dovete pregare per vincere la sofferenza. Non parlo solo della sofferenza delle epidemie, delle malattie, parlo anche della sofferenza dell’anima, del cuore, questa ferita che è nel cuore, questa ferita che è nell’anima, che è il peccato.
Vedo oggi questa Valle e so quanto Gesù ama questa Valle, questa fraternità, le famiglie vero santuario del mondo, ma so che oggi dovete rifugiarvi nelle viscere del Cuore di Gesù Misericordioso e cercare la santità, altrimenti soffrirete per la giustizia. Soprattutto perché siete in un luogo santo, un luogo interamente consacrato alla misericordia divina. Allora la prima cosa che dico oggi è per questa comunità: vivete la santità. Vivete la santità! Chi è qui deve essere disposto a vivere la santità. Non è una missione qualunque, è una missione di rinuncia, è una missione di essere esempio, è una missione di guardare al Sangue di Gesù e purificare il proprio cuore.
Non voglio apparenza. Gesù vuole l’essenza, la Madre di Gesù vi ha insegnato l’essenza. L’Acqua deve purificarvi. Non parlo di un luogo, parlo di uomini, giovani, bambini. Perché voi conoscete la storia della misericordia, perché voi vivete questa misericordia. Allora la Valle è un luogo santo in cui c’è Gesù, in cui c’è l’Agnello di Dio, e chi è qui dev’essere disposto ad essere santo. E chi non lo sarà dovrà renderne conto, in modo molto forte. Così come è oggi la giustizia di Dio nel mondo. Non dovete avere paura, dovete solo avere il coraggio di essere santi. È solo questo che vi chiedo, figli.
Al mondo chiedo: conversione. Il mondo non sta cercando di mettersi in allerta davanti ai segni di Dio. L’uomo è molto più preoccupato di giudicare, di condannare, di criticare, anziché di unirsi. Quello che Gesù Cristo oggi vuole è questa allerta del mondo che oggi vive questa epidemia – che è dolorosissima perché colpisce tutti -, è l’unione. L’unione di tutti i popoli. L’unità, la fraternità, quello che Gesù ha tanto desiderato quando ha aperto le viscere del suo Cuore e ha chiesto a ciascuno di stare dentro questo Cuore. Nelle viscere di questo Cuore.
Allora devi convertirti, perché questa non è la sofferenza più grande che sta per arrivare per la Terra. Questo è solo un piccolo avviso. Possono arrivare dolori molto più grandi. Sofferenze molto più grandi. Per questo, nella domenica della Misericordia, cerca la tua conversione. Cercate Gesù, figli! Gesù ti aspetta. Egli bussa sempre alla porta del tuo cuore e ti chiede di aprirlo. E tu oggi stai vivendo questo momento in cui devi vivere di più il silenzio, l’obbedienza, la preghiera. Nel silenzio del ritiro spirituale della tua famiglia, Gesù vuole che tu apra la porta della tua vita a Lui. La porta della tua casa, della tua famiglia, della tua comunità, di tutte le nazioni della Terra.
Il mondo ha bisogno in questo momento di sapere che esiste un Dio Creatore, un Padre che ama e che questo Padre vuole vedere i suoi figli sulla via della santità. Perché i suoi figli hanno fatto molti errori, i suoi figli hanno calpestato il sacro, ciò che è santo, a cominciare da loro stessi. I suoi figli hanno scelto la strada larga, non hanno voluto la via del sacrificio, della penitenza e della preghiera. I suoi figli non hanno ascoltato la voce del Cielo mentre il Cielo chiedeva: mettiti in ginocchio e prega. Mettiti in ginocchio e fai della tua vita una vita di preghiera, una vita semplice. Le cose del mondo passano, ma le cose di Dio sono per sempre.
E oggi voi siete qui sotto i raggi della misericordia. Gioiosi, perché avete la misericordia. Se non aveste la misericordia, sareste nelle lacrime, perché non vincereste questo momento di dolore che il mondo attraversa. Ma voi avete la misericordia, quindi aprite il cuore a questa misericordia, figli! Il momento della conversione è adesso! Perché la giustizia di Dio è caduta sul mondo.
Questo grande avviso, questo grande segno è venuto per il mondo, non solo per il Brasile ma per il mondo. Dove le persone devono ripensare ai loro atti, alle loro opere, alle loro azioni, riflettere che non serve a niente l’oro, non serve a niente l’argento, non servono a niente le ricchezze della terra, se non hai la ricchezza dello Spirito Santo di Dio. La scienza, la sapienza, l’intelletto. In questo momento il mondo deve chiedere lo Spirito Santo: “Spirito Santo, vieni a illuminarci”. Perché solo lo Spirito Santo può illuminare gli uomini affinché essi possano vincere tutta la sofferenza. Affinché arrivi la grande medicina, la più grande medicina, per vincere questa sofferenza.
Per questo adesso dovremo vivere un tempo di semplicità, un tempo di umiltà, un tempo di riflessione, e dobbiamo vivere la preghiera perché, anche se sembra difficile da credere, è per i grani del vostro santo rosario che vincerete tutte le battaglie: spirituali, materiali e temporali. È con i grani del vostro santo rosario che vincerete il demonio, la sua ira, la sua malvagità. E la misericordia vi sosterrà. La misericordia è l’ultima tavola di salvezza. La misericordia è un’alleanza del Cielo con noi, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Non dovete avere paura, figli. Non si affronta una battaglia con la paura, altrimenti si perde. Alla battaglia devi andare pieno di fede. Consacrate oggi il Brasile alla misericordia, voi brasiliani, consacrate il mondo alla misericordia, perché avrete bisogno di questo Sangue potente di Gesù, di quest’Acqua miracolosa di Gesù.
Il mondo non ha saputo respirare il silenzio, non ha saputo respirare la santità, ha permesso al demonio di prendersi apertamente gioco di voi, della famiglia. Nonostante le catechesi divine, molti non hanno cercato una vita di conversione ed è per questo che il mondo soffrirà. Io sto intercedendo presso Gesù per voi, figli! Come una Madre che ama. Ma so anche che tutto quello che passerete è per il vostro bene. Perché le anime si stanno perdendo, e Dio non vuole che i suoi figli si perdano, vuole la salvezza dei suoi figli.
Mille volte meglio una piaga nella carne che una piaga nell’anima. Questo è quello che dovete dire in questo tempo di epidemia: mille volte meglio una piaga nella carne che una piaga nell’anima. Gesù, quando ebbe tutto il suo corpo pieno di piaghe, ha fatto questa riflessione: mille volte meglio una carne ferita che un’anima ferita. E questa riflessione è quella che dovete fare per vincere questa epidemia. La vincerete. E potrete vincerla molto più rapidamente di quanto pensate, figli. Basta che crediate nel potere della preghiera. Il popolo di Dio deve unirsi come un solo cuore e una sola anima, e pregare. Credere nel miracolo della preghiera. La preghiera è il miracolo. Abbatterete ogni barriera con il potere della preghiera. E fiducia piena nella misericordia. Fedeltà a Dio, responsabilità, essere testimoni vivi.
Siete qui davanti all’Arcangelo Gabriele. Chi è l’Arcangelo Gabriele? È il messaggero. Voi siete messaggeri, perché ascoltate un messaggio del Cielo. Chi ascolta un messaggio del Cielo è un messaggero di Dio. Nessuno può essere un messaggero di Dio a metà. Chi è messaggero di Dio deve portare un messaggio di santità. È difficile? Sì, è difficile, ma è importante che cerchiate questa santità. La vostra carne non può essere più debole della vostra anima. Nel momento in cui permettete che la carne sia più debole, il demonio si prenderà gioco di voi e allora soffrirete. Perché raccoglierete quello che avrete seminato. L’Arcangelo Gabriele è l’arcangelo del messaggio, della parola, dell’annuncio. E oggi Gesù sta chiedendo alle famiglie di annunciare, Gesù sta chiedendo ai giovani di annunciare la Parola di Dio, la Buona Novella.
Ecco perché tutti voi vi siete uniti, questa è stata la missione di questa fraternità. Perché voi siete messaggeri, messaggeri della fraternità. E la fraternità è vita, è ricerca di santità. Significa abbattere il demonio che ti vuole togliere la grazia di avere una famiglia santa. Santità significa santità, non significa vesti sporche. Santità significa vesti bianche della pace. Allora il messaggero di Dio entra in questa fraternità affinché voi siate strumenti puri, annunciatori della Parola.
Perché Dio ti ha dato questa grazia. Se non sei nelle condizioni, esci, ma non restare in un luogo in cui devi essere messaggero della Parola. Voi qui annunciate la Buona Novella, perché tutto quello che avete seminato qui si riflette nel mondo. Quanto più presto vi convertirete qui, prima il mondo uscirà da questa epidemia. Tutto dipende da ognuno di voi, dal tuo sì, dal tuo affidamento. Siete un popolo di Dio che prega per il mondo, che prega per le nazioni, che prega affinché l’umanità si metta in ginocchio davanti a Gesù Misericordioso, davanti alla Santa Croce, che è il Sangue e l’Acqua del Cuore di Gesù, e si converta.
Allora accogli questo Arcangelo e annuncia la Buona Novella! Con il tuo esempio. Non avere paura. Lava questo cuore sporco. Abbraccia il Cielo. È Gesù che ti chiama. E Gesù è la grande Via, è il grande Re, figli! Non abbiate paura di seguirlo, perché il tempo della giustizia è caduto sulla Terra e vinceranno i giusti, i sapienti. Anche se molti dovranno dire il loro sì, ditelo con amore, con gioia, perché Gesù deve fare nuove tutte le cose affinché si realizzi nel mondo il Trionfo del mio Cuore Immacolato.
Sarà una lotta forte da qui in avanti e voi siete i veri strumenti di Dio, soldati di Cristo che oggi sono sul cammino verso questa grazia. Molti segni stanno arrivando per la Terra. Dio ti sta dicendo: alzati! Convertiti! Perché il tempo è arrivato. Non aspettare più. Adesso è il tempo di mettersi in ginocchio e chiedere perdono a Dio. Allora in questo momento voglio che tutti i cuori dei miei figli chiedano perdono a Gesù Misericordioso. Non avere paura, chiedi, ma chiedi cercando una vita nuova.
E voglio benedire tutti voi che siete nelle vostre case, presenti qui con il cuore, in questo santuario così amato dai pellegrini devoti della Divina Misericordia. Perché in questa Valle splendono i raggi della misericordia divina. Sarete benedetti nelle vostre case. Gesù vi benedirà. E vi toccherà perché, insieme all’Arcangelo Gabriele, siate annunciatori della Buona Novella, del Regno dei Cieli, della Parola e della Salvezza.
Per questo, con grande affetto, voglio benedire tutti i figli. Che tutte le ginocchia della Terra si pieghino davanti alla misericordia, che è Gesù Cristo.

in questo momento la Madonna benedice i presenti
Cari figli,
vi ho benedetti chiedendo oggi a Gesù Misericordioso di benedire tutta l’umanità, il Brasile, il mondo, quelli che in questo momento sono afflitti, che attraversano l’oscuro dolore di questa sofferenza che minaccia la terra. Che Dio vi benedica e vi fortifichi in questo momento di battaglia, che è anche un momento di vittoria, perché Gesù è con noi e noi siamo nelle viscere del Cuore di Gesù Misericordioso.

Un messaggio chiaro che dice: convertiti! Il tempo della giustizia è arrivato. E tu hai bisogno di metterti in ginocchio e convertirti. Questo è il messaggio di Gesù per il mondo, per questa fraternità che Gesù ha scelto per stare qui ad annunciare la Buona Novella. Per questo arriva nella comunità la presenza dell’Arcangelo Gabriele. Una presenza bellissima! Perché voi siete messaggeri della Buona Novella. Il mondo, quello che prega, annuncia la Buona Novella. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo effondano i raggi della misericordia su tutti quelli che stanno cercando una risposta per questa sofferenza nel mondo.
Tutto verrà conforme al vostro abbandono, figli. Quanto più grande è l’abbandono, tanto più grande è la vittoria. Anche se soffri, la vittoria è più grande. Allora affida al Signore quello che ti fa male e il Signore vi guarirà, figli. Confidate pienamente. Per questo Gesù ha benedetto tutti i fiori, le vostre case, le vostre famiglie, la comunità, il mondo, con i raggi della sua misericordia.
Faccio gli auguri a chi compie gli anni, vi auguro molta pace. A quelli che mi stanno chiedendo di benedire la loro unione matrimoniale dico: siate famiglie sante! Quello che il nemico oggi vuole distruggere sono le famiglie. Distruggiamo il male con l’essere famiglie sante. Questo è il principale desiderio di Gesù Misericordioso: che siate famiglie sante.
Che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo benedicano tutta l’umanità e i raggi della misericordia proteggano il mondo da ogni male, figli, e che voi sappiate essere forti per vincere questo tempo della giustizia divina. È la giustizia di Dio. Il Trionfo del mio Cuore Immacolato. Il mondo deve ottenere questa grazia.
Ecco la Serva di Dio, Maria l’Immacolata Concezione, ed ecco che il Signore mi chiama.
                19.04.2020

IL MISTERO DEL SANGUE DI CRISTO



Il fiume regale è il Sangue di Cristo

Questo è l'inizio della Santità, con Gesù, il cammino è in Cristo, in Lui, nella sua Passione. Dopo aver incanalato il fiume torbido della mia vita nelle acque trasparenti, luminose, vivificatrici del fiume regale, bisogna attingere da esse il movimento, la fecondità e la vita. Il fiume regale è il Sangue di Cristo, ed esso ha in sé tutta la storia della Passione, tutta la vita, tutta l'essenza della Redenzione.
Ed è in questa essenza di Cristo, in questa sua vita divina, che l'anima deve perdersi per trovarsi; unirsi sempre piú per comprendere sempre meglio la vita del Mistero: il
Mistero del Calvario, il Mistero del Tabernacolo, il Mistero delle anime. Non c'è vita più sicura, né mezzo più efficace per la santità, né manifestazione più profonda nelle verità, se non nel Sangue di Cristo.
Chi avvicina le labbra a questa mistica sorgente, non le distacca mai più, per la divina ebbrezza che ne gusta.
Chi arriva a lasciarsi trasportare dalla corrente impetuosa, sente il profondo linguaggio della misericordia divina. Chi affina l'amore in quel gusto e in quel movimento, diventa il nuovo sangue del Cuore di Cristo.
Egli mi dice: - Nel mio Sangue ti do il talento più prezioso: esso vale ben più del dono del miracolo e della profezia. - Nel miracolo c'è il dominio sulla natura, c'è la sospensione di qualche legge e c'è l'impero sulla morte. La predizione non è che la conoscenza anticipata di un fatto, la rivelazione solenne di avvenimenti futuri.
Ma nel Sangue c'è ben di più.
In esso è l'impero sulle anime, è la vita perenne, immortale, vita soprannaturale, divina: è la potenza di conciliare l'uomo con Dio, di unire l'uomo a Dio, di trasformare quasi l'uomo in Dio.
Nel Sangue è la rivelazione dei grandi Misteri, è la glorificazione delle profezie, è la Potenza di Dio nella sua Gloria eterna, è la Sapienza di Dio negli splendori del suo Verbo, è l'Amore di Dio nella sua vita eterna.
Questo talento regale ne frutta infiniti. Esso solo è un cumulo di doni.
La concezione del Sangue, la comprensione del Sangue, la partecipazione al Sangue, la vita nel Sangue di Gesù.
Misteri che racchiudono la più alta Sapienza celeste e che elevano l'anima alle conoscenze soprannaturali.
- Ricorda però che, immersa in questa vita, tu devi portare il mio Sangue a piene mani nelle anime Sacerdotali, nelle anime religiose, nelle anime vergini, in tutte le anime empie.
Ricorda che il Sangue è scorrevole e potente: se non trasporta, seppellisce.
Ricorda che, per esso, hai in mano il Cielo, la grazia, la beatitudine, il tuo Dio, le anime, la loro salvezza.
Ricorda che l'intelligenza del Sangue porta alla intelligenza di Dio, che la vita del Sangue porta alla vita di Dio, che l'amore, prodotto dalla fusione del mio Sangue col tuo, stabilisce in te l'amore di Dio. Nel Sangue è la mia vita umana, dall'Incarnazione alla Risurrezione, con tutto il suo sviluppo, ne' suoi rapporti con il Mistero.
Quanto più riceverai il mio Sangue, tanto più si estenderà in te la mia vita... La virtù del mio Sangue eleva l'anima spogliandola di tutto e di se stessa: la avvicina a Dio per i meriti ed i frutti della Passione; la tiene sospesa, avvinta, immersa in Dio per la potenza della Risurrezione.
Nella Passione il Sangue è prodigato per l'uomo: nella Risurrezione è raccolto per Iddio: così, mentre l'uomo lo raccoglie a' piè dell'altare e del Calvario, io lo effondo dinanzi al Padre, e l'amplesso del Sangue del patimento e di quello dell'amore attira sull'anima il sorriso e la compiacenza, la grazia di Dio, che è poi la sua vita.
Beata l'anima che intende queste cose sublimi e le fa oggetto della sua vita intima. Il Sangue opera da sé, è vero, ma quando l'anima, conoscendone il linguaggio, vi corrisponde, allora si stabilisce, tra lei e il mio Cuore, la corrente perenne e ineffabile dell'amore eterno. - q. 13 : 27 aprile

SR. M. ANTONIETTA PREVEDELLO