venerdì 11 settembre 2020

LIBRO DEL PROFETA GEREMIA



CAPITOLO I



LETTURA DEL TESTO


1Parole di Geremia, figlio di Chelkia, uno dei sacerdoti che risiedevano ad Anatòt, nel territorio di Beniamino. 2A lui fu rivolta la parola del Signore al tempo di Giosia, figlio di Amon, re di Giuda, l’anno tredicesimo del suo regno, 3e successivamente anche al tempo di Ioiakìm, figlio di Giosia, re di Giuda, fino alla fine dell’anno undicesimo di Sedecìa, figlio di Giosia, re di Giuda, cioè fino alla deportazione di Gerusalemme, avvenuta nel quinto mese di quell’anno.

4Mi fu rivolta questa parola del Signore:

5«Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto,
prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni».
6Risposi: «Ahimè, Signore Dio!
Ecco, io non so parlare, perché sono giovane».
7Ma il Signore mi disse: «Non dire: “Sono giovane”.
Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò
e dirai tutto quello che io ti ordinerò.
8Non aver paura di fronte a loro,
perché io sono con te per proteggerti».
Oracolo del Signore.
9Il Signore stese la mano
e mi toccò la bocca,
e il Signore mi disse:
«Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca.
10Vedi, oggi ti do autorità
sopra le nazioni e sopra i regni
per sradicare e demolire,
per distruggere e abbattere,
per edificare e piantare».

11Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Che cosa vedi, Geremia?». Risposi: «Vedo un ramo di mandorlo». 12Il Signore soggiunse: «Hai visto bene, poiché io vigilo sulla mia parola per realizzarla».
13Mi fu rivolta di nuovo questa parola del Signore: «Che cosa vedi?». Risposi: «Vedo una pentola bollente, la cui bocca è inclinata da settentrione». 14Il Signore mi disse:

«Dal settentrione dilagherà la sventura
su tutti gli abitanti della terra.
15Poiché, ecco, io sto per chiamare
tutti i regni del settentrione.
Oracolo del Signore.
Essi verranno
e ognuno porrà il proprio trono
alle porte di Gerusalemme,
contro le sue mura, tutt’intorno,
e contro tutte le città di Giuda.
16Allora pronuncerò i miei giudizi contro di loro,
per tutta la loro malvagità,
poiché hanno abbandonato me
e hanno sacrificato ad altri dèi
e adorato idoli fatti con le proprie mani.
17Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi,
àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò;
non spaventarti di fronte a loro,
altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro.
18Ed ecco, oggi io faccio di te
come una città fortificata,
una colonna di ferro
e un muro di bronzo
contro tutto il paese,
contro i re di Giuda e i suoi capi,
contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese.
19Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno,
perché io sono con te per salvarti».
Oracolo del Signore.

COMMENTO TEOLOGICO DEL TESTO

Titolo


1Parole di Geremia, figlio di Chelkia, uno dei sacerdoti che risiedevano ad Anatòt, nel territorio di Beniamino.

Viene presentata la Persona, autore delle Parole contenute in questo libro. Esse sono di Geremia, figlio di Chelkia. Geremia è di famiglia sacerdotale.

Parole di Geremia, figlio di Chelkia, uno dei sacerdoti che risiedevano ad Anatòt, nel territorio di Beniamino.

La famiglia di Geremia risiede ad Anatòt, nel territorio di Beniamino. Sappiamo che in ogni tribù di Israele vi erano delle città riservate a sacerdoti e leviti.

Alla famiglia di Geremia era toccata in sorte un territorio della tribù di Beniamino. Altro il testo non dice. I sacerdoti sono tutti della Tribù di Levi.

Il nome Chelkia ricorre più volte nell’Antico Testamento. Mai però vi è un riferimento esplicito che possa indicarne uno come il padre di Geremia.

Essi chiesero del re e incontro a loro vennero Eliakim figlio di Chelkia, il maggiordomo, Sebna lo scriba e Ioach figlio di Asaf, l'archivista ( 2Re 18, 18).

Eliakim figlio di Chelkia, Sebna e Ioach risposero al gran coppiere: "Parla, ti prego, ai tuoi servi in aramaico, perché noi lo comprendiamo; non parlare in ebraico, mentre il popolo che è sulle mura ascolta" (2Re 18, 26).

Eliakim figlio di Chelkia, il maggiordomo, Sebna lo scriba e Ioach figlio di Asaf, l'archivista, si presentarono a Ezechia con le vesti stracciate e gli riferirono le parole del gran coppiere (2Re 18, 37).

"Và da Chelkia sommo sacerdote; egli raccolga il denaro portato nel tempio, che i custodi della soglia hanno raccolto dal popolo (2Re 22, 4).

Il sommo sacerdote Chelkia disse allo scriba Safan: "Ho trovato nel tempio il libro della legge". Chelkia diede il libro a Safan, che lo lesse (2Re 22, 8).

Inoltre lo scriba Safan riferì al re: "Il sacerdote Chelkia mi ha dato un libro". Safan lo lesse davanti al re (2Re 22, 10).
Egli comandò al sacerdote Chelkia, ad Achikam figlio di Safan, ad Acbor figlio di Michea, allo scriba Safan e ad Asaia ministro del re (2Re 22, 12).

Il sacerdote Chelkia insieme con Achikam, Acbor, Safan e Asaia andarono dalla profetessa Culda moglie di Sallum, figlio di Tikva, figlio di Carcas, guardarobiere; essa abitava in Gerusalemme nel secondo quartiere (2Re 22, 14).

Il re comandò al sommo sacerdote Chelkia, ai sacerdoti del secondo ordine e ai custodi della soglia di condurre fuori del tempio tutti gli oggetti fatti in onore di Baal, di Asera e di tutta la milizia del cielo; li bruciò fuori di Gerusalemme, nei campi del Cedron, e ne portò la cenere a Betel (2Re 23, 4).

Giosia fece poi scomparire anche i negromanti, gli indovini, i terafim, gli idoli e tutti gli abomini, che erano nel paese di Giuda e in Gerusalemme, per mettere in pratica le parole della legge scritte nel libro trovato dal sacerdote Chelkia nel tempio (2Re 23, 24).

Sallùm generò Chelkia; Chelkia generò Azaria (1Cr 5, 39).
E Azaria, figlio di Chelkia, figlio di Mesullàm, figlio di Zadòk, figlio di Meraiòt, figlio di Achitùb, capo del tempio (1Cr 9, 11).

Chelkia era il secondo, Tebalia il terzo, Zaccaria il quarto. Totale dei figli e fratelli di Cosà: tredici (1Cr 26, 11).

Costoro si presentarono al sommo sacerdote Chelkia e gli consegnarono il denaro depositato nel tempio; l'avevano raccolto i leviti custodi della soglia da Manàsse, da Efraim e da tutto il resto di Israele, da tutto Giuda, da Beniamino e dagli abitanti di Gerusalemme (2Cr 34, 9).

Mentre si prelevava il denaro depositato nel tempio, il sacerdote Chelkia trovò il libro della legge del Signore, data per mezzo di Mosè (2Cr 34, 14).

Chelkia prese la parola e disse allo scriba Safàn: "Ho trovato nel tempio il libro della legge". Chelkia diede il libro a Safàn (2Cr 34, 15).

Poi lo scriba Safàn annunziò al re: "Il sacerdote Chelkia mi ha dato un libro". Safàn ne lesse una parte alla presenza del re (2Cr 34, 18).

E comandò a Chelkia, ad Achikam figlio di Safàn, ad Abdon figlio di Mica, allo scriba Safàn e ad Asaia ministro del re (2Cr 34, 20).

Chelkia insieme con coloro che il re aveva designati si recò dalla profetessa Culda moglie di Sallùm, figlio di Tokat, figlio di Casra, il guardarobiere; essa abitava nel secondo quartiere di Gerusalemme. Le parlarono in tal senso (2Cr 34, 22).

I suoi ufficiali fecero offerte spontanee per il popolo, per i sacerdoti e per i leviti. Chelkia, Zaccaria, Iechiel, preposti al tempio, diedero ai sacerdoti, per i sacrifici pasquali, duemilaseicento agnelli e capretti, oltre trecento buoi (2Cr 35, 8).

Dopo questi avvenimenti, sotto il regno di Artaserse, re di Persia, Esdra, figlio di Seraia, figlio di Azaria, figlio di Chelkia (Esd 7, 1).

Esdra, lo scriba, stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l'occorrenza e accanto a lui stavano, a destra Mattitia, Sema, Anaia, Uria, Chelkia e Maaseia; a sinistra Pedaia, Misael, Malchia, Casum, Casbaddana, Zaccaria e Mesullam (Ne 8, 4).

"Seraia figlio di Chelkia, figlio di Mesullam, figlio di Zadok, figlio di Meraiot, figlio di Achitub, capo del tempio (Ne 11, 11).

Sallu, Amok, Chelkia, Iedaia. Questi erano i capi dei sacerdoti e dei loro fratelli al tempo di Giosuè (Ne 12, 7).
Di quello di Chelkia, Casabia; di quello di Iedaia, Netaneel. (Ne 12, 21).

In quei giorni venne a conoscenza della situazione Giuditta figlia di Merari, figlio di Oks, figlio di Giuseppe, figlio di Oziel, figlio di Elkia, figlio di Anania, figlio di Gedeone, figlio di Rafain, figlio di Achitob, figlio di Elia, figlio di Chelkia, figlio di Eliàb, figlio di Natanael, figlio di Salamiel, figlio di Sarasadai, figlio di Israele (Gdt 8, 1).

In quel giorno chiamerò il mio servo Eliakìm, figlio di Chelkia (Is 22, 20).

Parole di Geremia figlio di Chelkia, uno dei sacerdoti che dimoravano in Anatòt, nel territorio di Beniamino (Ger 1, 1).

Fu recata per mezzo di Elasa figlio di Safan e di Ghemarìa figlio di Chelkia, che Sedecìa re di Giuda aveva inviati a Nabucodònosor re di Babilonia, in Babilonia. Essa diceva (Ger 29, 3).

La genealogia nella Scrittura è la verità di un uomo, perché rivela l’origine, la fonte dalla quale ognuno proviene. L’origine è anche la nostra verità.

La genealogia dell’uomo Cristo Gesù nella Scrittura non passa attraverso la scimmia. Passa attraverso Davide, Abramo, Noè, Adamo, Dio.

2A lui fu rivolta la parola del Signore al tempo di Giosia, figlio di Amon, re di Giuda, l’anno tredicesimo del suo regno,

Quando Geremia inizia il suo ministero profetico? Al tempo di Giosia, figlio di Amon, re di Giuda. Giosia fu re in Giuda dal 640 al 609.

L’anno tredicesimo è il 627. È questo il tempo in cui Geremia inizia la sua missione profetica: quaranta anni prima della distruzione di Gerusalemme.

Su Giosia e i suoi tempi ogni notizia è scritta nei Libri storici, il Secondo Libro dei Re e il Secondo Libro delle Cronache.

Quando divenne re, Giosia aveva otto anni; regnò trentun anni a Gerusalemme. Sua madre, di Boskat, si chiamava Iedidà, figlia di Adaià. Fece ciò che è retto agli occhi del Signore, seguendo in tutto la via di Davide, suo padre, senza deviare né a destra né a sinistra.

Nell’anno diciottesimo del re Giosia, il re mandò Safan, figlio di Asalia, figlio di Mesullàm, scriba, nel tempio del Signore, dicendo: «Sali da Chelkia, il sommo sacerdote, perché metta assieme il denaro depositato nel tempio del Signore, che i custodi della soglia hanno raccolto dal popolo. Lo si dia in mano agli esecutori dei lavori, sovrintendenti al tempio del Signore; costoro lo diano agli esecutori dei lavori che sono nel tempio del Signore, per riparare le parti danneggiate del tempio, ossia ai falegnami, ai costruttori e ai muratori, per l’acquisto di legname e pietre da taglio per riparare il tempio. Tuttavia non si controlli il denaro consegnato nelle loro mani, perché lavorano con onestà».

Il sommo sacerdote Chelkia disse allo scriba Safan: «Ho trovato nel tempio del Signore il libro della legge». Chelkia diede il libro a Safan, che lo lesse. Lo scriba Safan quindi andò dal re e lo informò dicendo: «I tuoi servitori hanno versato il denaro trovato nel tempio e l’hanno consegnato in mano agli esecutori dei lavori, sovrintendenti al tempio del Signore». Poi lo scriba Safan annunciò al re: «Il sacerdote Chelkia mi ha dato un libro». Safan lo lesse davanti al re.

Udite le parole del libro della legge, il re si stracciò le vesti. Il re comandò al sacerdote Chelkia, ad Achikàm figlio di Safan, ad Acbor, figlio di Michea, allo scriba Safan e ad Asaià, ministro del re: «Andate, consultate il Signore per me, per il popolo e per tutto Giuda, riguardo alle parole di questo libro ora trovato; grande infatti è la collera del Signore, che si è accesa contro di noi, perché i nostri padri non hanno ascoltato le parole di questo libro, mettendo in pratica quanto è stato scritto per noi».

Il sacerdote Chelkia, insieme con Achikàm, Acbor, Safan e Asaià, si recò dalla profetessa Culda, moglie di Sallum, figlio di Tikva, figlio di Carcas, custode delle vesti, la quale abitava nel secondo quartiere di Gerusalemme; essi parlarono con lei ed ella rispose loro: «Così dice il Signore, Dio d’Israele: “Riferite all’uomo che vi ha inviati da me: Così dice il Signore: Ecco, io farò venire una sciagura su questo luogo e sui suoi abitanti, conformemente a tutte le parole del libro che ha letto il re di Giuda, perché hanno abbandonato me e hanno bruciato incenso ad altri dèi per provocarmi a sdegno con tutte le opere delle loro mani; la mia collera si accenderà contro questo luogo e non si spegnerà!”. Al re di Giuda, che vi ha inviati a consultare il Signore, riferirete questo: “Così dice il Signore, Dio d’Israele: Quanto alle parole che hai udito, poiché il tuo cuore si è intenerito e ti sei umiliato davanti al Signore, all’udire quanto ho proferito contro questo luogo e contro i suoi abitanti, per farne motivo di orrore e di maledizione, e ti sei stracciato le vesti e hai pianto davanti a me, anch’io ho ascoltato, oracolo del Signore! Per questo, ecco, io ti riunirò ai tuoi padri e sarai loro riunito nel tuo sepolcro in pace e i tuoi occhi non vedranno tutta la sciagura che io farò venire su questo luogo”». Quelli riferirono il messaggio al re (2Re 22.1-20).

Il re mandò a radunare presso di sé tutti gli anziani di Giuda e di Gerusalemme. Il re salì al tempio del Signore; erano con lui tutti gli uomini di Giuda, tutti gli abitanti di Gerusalemme, i sacerdoti, i profeti e tutto il popolo, dal più piccolo al più grande. Lesse alla loro presenza tutte le parole del libro dell’alleanza, trovato nel tempio del Signore. Il re, in piedi presso la colonna, concluse l’alleanza davanti al Signore, per seguire il Signore e osservare i suoi comandi, le istruzioni e le leggi con tutto il cuore e con tutta l’anima, per attuare le parole dell’alleanza scritte in quel libro. Tutto il popolo aderì all’alleanza.

Il re comandò al sommo sacerdote Chelkia, ai sacerdoti del secondo ordine e ai custodi della soglia di portare fuori dal tempio del Signore tutti gli oggetti fatti in onore di Baal, di Asera e di tutto l’esercito del cielo; li bruciò fuori di Gerusalemme, nei campi del Cedron, e ne portò la cenere a Betel. Destituì i sacerdoti creati dai re di Giuda per offrire incenso sulle alture delle città di Giuda e dei dintorni di Gerusalemme, e quanti offrivano incenso a Baal, al sole e alla luna, ai segni dello zodiaco e a tutto l’esercito del cielo. Fece portare il palo sacro dal tempio del Signore fuori di Gerusalemme, al torrente Cedron; lo bruciò nel torrente Cedron, lo ridusse in polvere e gettò la polvere sul sepolcro dei figli del popolo. Demolì le case dei prostituti sacri, che erano nel tempio del Signore, e nelle quali le donne tessevano tende per Asera. Fece venire tutti i sacerdoti dalle città di Giuda, rese impure le alture, dove i sacerdoti offrivano incenso, da Gheba a Bersabea; demolì l’altura dei satiri, che era all’ingresso della porta di Giosuè, governatore della città, a sinistra di chi entra per la porta della città.

I sacerdoti delle alture non salivano più all’altare del Signore a Gerusalemme; tuttavia potevano mangiare pani azzimi in mezzo ai loro fratelli. Giosia rese impuro il Tofet, che si trovava nella valle di Ben-Innòm, perché nessuno vi facesse passare il proprio figlio o la propria figlia per il fuoco in onore di Moloc. Rimosse i cavalli che i re di Giuda avevano posto in onore del sole all’ingresso del tempio del Signore, presso la stanza del cortigiano Netan-Mèlec, che era accanto alla loggia, e diede alle fiamme i carri del sole. Demolì gli altari sulla terrazza della stanza superiore di Acaz, eretti dai re di Giuda, e gli altari eretti da Manasse nei due cortili del tempio del Signore; il re li frantumò e ne gettò in fretta la polvere nel torrente Cedron. Il re rese impure le alture che erano di fronte a Gerusalemme, a destra del monte della Perdizione, erette da Salomone, re d’Israele, in onore di Astarte, obbrobrio di quelli di Sidone, in onore di Camos, obbrobrio dei Moabiti, e in onore di Milcom, abominio degli Ammoniti. Fece a pezzi le stele e tagliò i pali sacri, riempiendone il posto con ossa umane.

Quanto all’altare di Betel e all’altura eretta da Geroboamo, figlio di Nebat, che aveva fatto commettere peccati a Israele, lo demolì insieme con l’altura e bruciò l’altura; triturò, ridusse in polvere e bruciò il palo sacro.

Giosia si voltò e vide i sepolcri che erano là sul monte; egli mandò a prendere le ossa dai sepolcri e le bruciò sull’altare, rendendolo impuro, secondo la parola del Signore, che aveva proclamato l’uomo di Dio quando Geroboamo, durante la festa, stava presso l’altare. Quindi si voltò; alzato lo sguardo verso il sepolcro dell’uomo di Dio che aveva proclamato queste cose, Giosia domandò: «Che cos’è quel cippo che io vedo?». Gli uomini della città gli dissero: «È il sepolcro dell’uomo di Dio che, partito da Giuda, proclamò queste cose che hai fatto riguardo all’altare di Betel». Egli disse: «Lasciatelo riposare; nessuno rimuova le sue ossa». Così preservarono le sue ossa, insieme con le ossa del profeta venuto dalla Samaria.
Giosia eliminò anche tutti i templi delle alture, costruiti dai re d’Israele nelle città della Samaria provocando a sdegno il Signore. Fece a loro riguardo quello che aveva fatto a Betel. Immolò sugli altari tutti i sacerdoti delle alture del luogo; su di essi bruciò ossa umane. Quindi ritornò a Gerusalemme.

Il re ordinò a tutto il popolo: «Celebrate la Pasqua in onore del Signore, vostro Dio, come è scritto nel libro di questa alleanza». Difatti una Pasqua simile a questa non era mai stata celebrata dal tempo dei giudici che governarono Israele, ossia per tutto il periodo dei re d’Israele e dei re di Giuda. Soltanto nell’anno diciottesimo del re Giosia questa Pasqua fu celebrata in onore del Signore a Gerusalemme.

Giosia fece poi scomparire anche i negromanti, gli indovini, i terafìm, gli idoli e tutti gli obbrobri che erano comparsi nella terra di Giuda e a Gerusalemme, per mettere in pratica le parole della legge scritte nel libro trovato dal sacerdote Chelkia nel tempio del Signore. Prima di lui non era esistito un re che come lui si fosse convertito al Signore con tutto il suo cuore e con tutta la sua anima e con tutta la sua forza, secondo tutta la legge di Mosè; dopo di lui non sorse uno come lui.

Tuttavia il Signore non si ritirò dall’ardore della sua grande ira, che si era accesa contro Giuda a causa di tutte le prevaricazioni con cui Manasse l’aveva provocato. Perciò il Signore disse: «Anche Giuda allontanerò dalla mia presenza, come ho allontanato Israele; respingerò questa città, Gerusalemme, che avevo scelto, e il tempio di cui avevo detto: “Lì sarà il mio nome”».

Le altre gesta di Giosia e tutte le sue azioni non sono forse descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda?

Nei suoi giorni, il faraone Necao, re d’Egitto, marciò per raggiungere il re d’Assiria sul fiume Eufrate. Il re Giosia gli andò incontro, ma Necao lo uccise presso Meghiddo appena lo vide. I suoi ufficiali posero su un carro il morto per portarlo da Meghiddo a Gerusalemme e lo seppellirono nel suo sepolcro. Il popolo della terra prese Ioacàz, figlio di Giosia, lo unse e lo proclamò re al posto di suo padre (2Re 23,1-30).

Giosia avrebbe voluto liberare il suo popolo dall’idolatria dilagante in cui esso era caduto. In qualcosa vi riesce. Difficile è sradicare ciò che è ben piantato.
3e successivamente anche al tempo di Ioiakìm, figlio di Giosia, re di Giuda, fino alla fine dell’anno undicesimo di Sedecìa, figlio di Giosia, re di Giuda, cioè fino alla deportazione di Gerusalemme, avvenuta nel quinto mese di quell’anno.

Ecco l’esatta cronologia: Ioacàz succede a Giosia nel 609. Regna un solo anno. Gli succede Ioiakìm, che regna dal 609 al 598.

Sedecìa regna dal 598 al 587, tempo della deportazione di Gerusalemme in Babilonia. È l’inizio della lunga schiavitù del popolo del Signore.

L’undicesimo anno del regno di Sedecìa è il 587, l’anno della caduta di Gerusalemme e della deportazione dei suoi abitanti in Babilonia.

Il quando storico ora è perfetto: Geremia esercita il suo ministero anche successivamente al tempo di Ioiakìm, figlio di Giosia, re di Giuda.

Lo esercita fino all’anno undicesimo di Sedecìa, cioè fino alla deportazione di Gerusalemme, avvenuta nel quinto mese di quell’anno.

Geremia non solo profetizza la caduta di Gerusalemme, se il popolo non si fosse convertito al Signore. Della caduta della città è anche testimone.


MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI

La Repubblica Mondiale della Massoneria sarà governata dai Sionisti



Il Mistero dell’Iniquità


F) Palmerston e i Massoni di Londra   prendono il controllo (1830’s)

“Nel 1837” scrive Mons. Dillon, “Giuseppe Mazzini, pressappoco  nello stesso momento in cui Nubius235 veniva fatto fuori con il veleno  (probabilmente dallo stesso Mazzini), si trasferì permanentemente a  Londra.”236 È significativo, perché “Lord Palmerston… era il vero maestro  e successore di Nubius, il Grande Patriarca degli Illuminati, e quindi Sovrano di tutte le società segrete del mondo237... Le prove raccolte da  Padre Deschamps e da tanti altri sulla complicità di Lord Palmerston  con i più biechi complotti orditi dall’ateismo contro la Cristianità e la  Monarchia – persino quella inglese – sono talmente numerose, chiare e  conclusive da risultare ormai un dato assodato ed inconfutabile.”  Mons. Dillon riporta che dopo l’entrata di Palmerston nel Foreign  Office, avvenuta nel 1830238, “il Gabinetto venne liberato dall’influenza  di Giorgio IV e dalle tradizioni più conservatrici…”; “con Palmerston al  comando, i membri della setta furono in grado di organizzare tumulti  e sollevazioni in Spagna, Portogallo, nel Regno delle Due Sicilie, nello  Stato Pontificio e in altri stati minori in Italia. Egli fornì il proprio  sostegno a qualsiasi richiesta di un governo costituzionale proveniente  da uno stato Europeo, grande o piccolo che fosse. L’autorità temporale  del Papa, così come tutti gli interessi Cattolici, vennero attaccati  incessantemente.”239

Palmerston e le società segrete furono la ragione occulta dietro alle  pressioni incessanti per una “riforma” del governo dello Stato Pontificio.  Una persona di buon senso non avrebbe dovuto neanche prendere in  considerazione l’idea che lo Stato Pontificio necessitasse di una qualche  riforma governativa. Mentre il resto d’Europa veniva stravolto in lungo  e in largo da rivoluzioni sociali e politiche, infatti, i fortunati sudditi del  governo Pontificio godevano al contrario di una vita tranquilla e felice.  Le giustificazioni dietro a questa presunta necessità di cambiamento  erano del tutto ingannevoli, non essendovi in realtà alcuna urgenza  di riforme. Il vecchio apparato amministrativo del governo pontificio  funzionava ancora benissimo nel XIX secolo (proprio come gli  antichi metodi di vinificazione usati in Italia avrebbero funzionato  alla perfezione per tutto il XX secolo, non essendovi alcuna necessità  di gettar via i vecchi strumenti per rimpiazzarli con altri più nuovi e  moderni). Su istigazione di Palmerston, Luigi Filippo prese a cuore  la questione, facendo in modo che i ministri d’Austria, Prussia e  Russia prendessero tutti parte alla campagna diplomatica contro la Santa Sede.240 Le pressioni furono così forti che il neo eletto Pio IX fu  costretto a concedere le riforme suggerite, col risultato di provocare  il rovesciamento della monarchia pontificia e la proclamazione della  Repubblica Romana.

Padre Fahey, basandosi sulle prove presentate da Deschamps, spiega  che: “Palmerston fu l’anima occulta della cospirazione massonica dei  vari Cavour, Mazzini e Garibaldi, che culminò con la conquista di Roma  e la lunga cattività del Papa,”241 ma la cospirazione massonica era a  disposizione e sotto la direzione di altre forze. 

Padre Paul Kramer

Spirito di preghiera



Poiché in te l'amore è preghiera, vieni e trasfondi nei nostri cuori il tuo amore mediante lo slancio della preghiera. Rendici persuasi della necessità della preghiera, secondo la raccomandazione di Gesù ai suoi discepoli: "Vegliate e pregate".  
Ispiraci il gusto, la passione di pregare così come ci ispiri il gusto e la passione di amare.  
Dacci il coraggio di interrompere le nostre attività e di mettere da parte tante preoccupazioni per dedicarci all'unico necessario e per pregare.  
Insegnaci a pregare, a dialogare col Signore o a rimanercene silenziosi accanto a Lui.  
Sostieni durante la nostra preghiera il movimento dello Spirito e del cuore, liberandolo da ogni altra preoccupazione per trascinarlo verso Dio.  
Quando siamo nell'incapacità di pregare, aiutaci a mantenere la nostra offerta, anzi a trasformarla nell'offerta più sincera della nostra povertà.  
Poiché la nostra preghiera dev'essere espressione dell'amore, non permettere che pensiamo troppo a noi stessi, e fa' che preghiamo per gli altri e per la Chiesa.  
Fa' soprattutto che la nostra preghiera sia un dimenticare interamente noi stessi in un puro sguardo che ci immerga nel Signore.  
Vieni a pregare in noi, o divino Spirito, e valorizza con la tua preghiera divina la nostra miserabile preghiera umana. 

Un fatto tenebroso accadrà nella Terra della Santa Croce (Brasile). Gli uomini grideranno aiuto e il dolore sarà grande per i Miei poveri figli.




Cari figli, sono la vostra Madre Addolorata e soffro per quello che viene per voi. Piegate le vostre ginocchia in preghiera. Dio vi chiama. Non incrociate le braccia. L'umanità si è contaminata con il peccato e ha bisogno di essere curata. Ritornate a Colui che vi ama e vi conosce per nome. Cercate forze nella preghiera sincera, nell'Eucaristia e nel Vangelo. Voi Appartenete al Signore e solamente Lui dovete seguire e servire. Un fatto tenebroso accadrà nella Terra della Santa Croce (Brasile). Gli uomini grideranno aiuto e il dolore sarà grande per i Miei poveri figli. DateMi le vostre mani e Io mi prenderò cura di voi. Qualunque cosa accada, rimanete con Gesù. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per averMi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Io vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

Abbandonare le visioni mondane del sacerdozio



Quasi ogni giorno, tranne la domenica, percorro la Via Crucis con Nostro Signore e Nostra Signora a nome di vescovi, sacerdoti e seminaristi. Nel tempo, Cristo mi ha mostrato nella preghiera quanto sia essenziale e centrale la Croce nella vita del sacerdote in un modo diverso dai laici. I sacerdoti sono chiamati a configurarsi a Cristo sulla Croce a un livello superiore. 
Quando la Nostra Madre Celeste guarda i suoi figli sacerdoti, è piena di un amore tremendo perché sono chiamati ad essere uno stretto riflesso di suo figlio l'Eterno Sommo Sacerdote in un modo in cui le altre vocazioni semplicemente non possono essere chiamate. I sacerdoti sono ontologicamente legati a Cristo. Sono chiamati a salire sulla Croce con Cristo e a riversarsi nell'amore kenotico per la salvezza delle anime come altri cristi.

La Croce e il sacerdote vittima

Gli scandali degli abusi sessuali del clero, la corruzione e la mediocre risposta alla pandemia da parte di alcuni membri della gerarchia hanno mostrato alla Chiesa che troppi dei suoi sacerdoti hanno semplicemente posato la loro croce o si sono rifiutati di raccoglierla il giorno dell'ordinazione. Nostro Signore era su di loro il giorno dell'ordinazione tenendo la loro croce. Quando si prostrarono sul pavimento e gli abbandonarono tutto, si impegnarono a percorrere la Via Crucis ogni singolo giorno nel loro ministero sacerdotale.
Questa dimensione sacrificale del sacerdozio deve essere rivendicata perché è la via del rinnovamento. I santi sacerdoti sono fatti sulla Croce. È solo attraverso la Croce che il sacerdote può entrare nell'amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, perché è sulla Croce che si riversa l'Amore Divino per la salvezza delle anime. È qui che la sua identità si rivela pienamente per entrare in unione con la Presenza Reale di Nostro Signore che è la riproposizione della Croce ad ogni Messa.

Nel suo libro The Priest Is Not His Own , il venerabile Fulton Sheen si concentra sul vittimismo del sacerdote chiamato ad essere unito a Cristo, l'eterna vittima-sacerdote. Questa dimensione vittima mette in luce la natura del sacerdozio e come la vocazione sacerdotale deve essere compresa attraverso una dimensione completamente sacrificale che imita Cristo stesso. 
Il sacerdote non è un assistente sociale, un guerriero della giustizia sociale, un amministratore o un raccoglitore di fondi. È chiamato ad essere crocifisso con Cristo per la salvezza delle anime. È attraverso questa crocifissione quotidiana e questa effusione di amore kenotico che il sacerdote può essere un fedele e santo ministro della Parola di Dio, dei Sacramenti, e vivere la sua chiamata alla carità pastorale.

Laici e rinnovamento del sacerdozio

I laici possono aiutare a rinnovare il sacerdozio arrivando a una comprensione più profonda della natura sacrificale del sacerdozio. Uno dei primi modi in cui dobbiamo farlo è abbandonare le visioni errate della natura sacrificale del sacerdozio a cominciare dalle nostre visioni mondane del celibato. La realtà è che molti laici considerano il sacerdozio con una forma di condiscendente pietà in questo dipartimento. Finché non abbracciamo la chiamata del sacerdote a sacrificarsi interamente a Cristo per la salvezza delle anime, allora non possiamo aiutare i sacerdoti ad abbracciare la loro vera identità sulla Croce.
I laici che considerano i sacerdoti solitari o repressi non riescono a cogliere la più alta chiamata spirituale che è stata loro data in modo da poter adempiere il loro ministero sacerdotale di condurci a Cristo. Non ci sarà matrimonio o sesso in paradiso. Il sacerdozio è per noi un segno di questa realtà. I loro sacrifici ci rivelano che siamo fatti per Dio e per il cielo. L'amore umano è un grande dono, ma è imperfetto e non può soddisfarci completamente. Solo vivere in intima unione con Dio può portare alla nostra felicità e appagamento definitivo. L'intera vita di un sacerdote deve essere vissuta in intima unione con Dio, quindi ci funge da guida sulla via per il paradiso.
Abbiamo pietà di Cristo per essere morto sulla Croce? Muore liberamente per noi in modo che possa risorgere per vincere il peccato e la morte. Allora perché abbiamo pietà dei sacerdoti per aver rinunciato alla loro stessa vita nel servizio e nell'unione con Cristo per la Chiesa e la conversione delle anime? Fulton Sheen parla del sacrificio di Cristo in un modo che si riferisce a come possiamo arrivare a comprendere i sacrifici dei sacerdoti. Egli afferma:
Il vittimismo del nostro Sommo Sacerdote non dovrebbe, tuttavia, essere pensato come una tragedia nel senso che doveva sottomettersi alla morte, come gli agnelli dovevano sottomettersi al coltello dei sacerdoti dell'Antico Testamento. Nostro Signore ha detto: “Nessuno può derubarmene [la mia vita]; Lo depongo di mia spontanea volontà. Sono libero di deporlo, libero di riprenderlo; questo è l'incarico che il Padre Mio mi ha dato. "
Nostro Signore si dona liberamente sulla Croce come nuovo sacrificio pasquale. Accetta la sua vittimizzazione per la salvezza delle anime. Il sacerdote fa la stessa cosa all'ordinazione. A meno che un uomo non sia poco formato in seminario o immaturo, dopo sei anni di seminario, dovrebbe sapere esattamente cosa sta accettando, anche se non può sapere pienamente cosa incontrerà nel ministero. 
Sa che sta abbandonando la propria libertà attraverso una promessa di obbedienza e sta accettando una vita di celibato per la sua Sposa, la Chiesa, e se è un sacerdote religioso, accetta anche una vita comunitaria di povertà. Se il sacerdote comprende ciò che ha scelto, allora noi laici dovremmo abbracciare pienamente la loro vocazione sacrificale. Dovrebbe approfondire il nostro amore per loro poiché è attraverso il loro sacrificio e la loro potente testimonianza che veniamo condotti più profondamente nei misteri della nostra Fede.

La testimonianza soprannaturale del celibato

I sacerdoti ci invitano a elevarci al di sopra delle cose di questo mondo alle cose di Dio. Le loro promesse li portano ad una libertà che spesso è una lotta molto più grande per quelli di noi che devono vivere interamente nel mondo, anche se non ne siamo. La chiamata al celibato è una chiamata ad arrendersi completamente all'Amore Divino:
Il sacerdote è promesso al celibato non perché la generazione umana sia sbagliata, ma perché deve cedere affinché possa dedicarsi interamente a una forma superiore di generazione: la generazione di figli in Cristo portando a Lui coloro che non Lo hanno mai conosciuto, ripristinando a Lui coloro che si sono smarriti nel peccato, e suscitando in coloro che già amano Cristo l'ispirazione per servirlo più pienamente come religioso o sacerdote. L'energia che altrimenti verrebbe utilizzata per il servizio della carne non è sepolta in un tovagliolo. Si trasforma in modo da servire la generazione casta nello Spirito.
Troppo spesso il voto di castità viene presentato negativamente come l'evitamento dei piaceri carnali e peccaminosi ... La castità è fuoco.
L'Amore Divino è un inferno. È questo amore ardente versato dal Sacratissimo Cuore di Gesù sulla Croce che conduce all'amore soprannaturale del sacerdozio. Questo amore si trova solo attraverso il sacrificio, attraverso il vittimismo unito a Cristo sulla Croce.
Affinché il vero rinnovamento avvenga all'interno del sacerdozio, deve esserci un ritorno alla natura sacrificale all'interno del sacerdozio stesso. I sacerdoti devono ancora una volta - come già fanno molti - raccogliere la loro croce e percorrere la Via Crucis ogni giorno conducendo le anime affidate alle loro cure al Calvario. 
Affinché i laici contribuiscano a rafforzare e incoraggiare il sacerdozio, dobbiamo abbandonare la nostra visione mondana dei loro sacrifici a cominciare dal celibato. Solo allora potremo chiamarli alle vette della carità soprannaturale che dovrebbero raggiungere. Se vogliamo sacerdoti santi, allora dobbiamo chiamarli a percorrere la Via Crucis uniti a Cristo e alla nostra Madre Celeste, abbandonando ogni cosa nel processo. Dobbiamo cercare di fare lo stesso all'interno delle nostre vocazioni. Catholic Exchange
Constance T. Hull

"Il problema del male" secondo il libro di Giobbe.



10 SETTEMBRE 2020


Sicuramente chi legge questo dovrà rivolgersi al Libro di Giobbe nelle Sacre Scritture e meditare su quell'incontro tra Dio e il diavolo o diavolo per cominciare a capire cosa seguirà dopo. Questo dialogo tra Dio e il diavolo è come la chiave del problema, ma è "come la chiave" non significa che sia la soluzione.

Sicuramente questo è il problema, il problema dei problemi. Generalmente detto, è il problema del perché il male esiste semplicemente, specialmente se considerato in un universo creato e governato da un Dio onnipotente e tutto buono. San Tommaso d'Aquino formula il problema con la massima concisione nel Sum: «Se uno dei due opposti fosse infinito, l'altro distrugge tutto. Ma sotto il nome di Dio si intende un Bene infinito. Quindi, se Dio esiste, il male non può esistere; ma, poiché il male esiste nel mondo, Dio non esiste "(S.Th. I, q.2, art. 3, obj. 1). (Due)

La versione di Agostino è un po 'più lunga e un po' più esplicita: «Se Dio fosse onnipotente, vorrebbe solo il bene, e se fosse onnipotente, potrebbe fare in tutta la sua Volontà. Ma c'è il male [oltre al bene]. Quindi o Dio non è buono, o non è onnipotente, o entrambe le cose. Una terza formulazione del problema è più pratica che teorica: come potrebbe Dio - il Dio onnipotente e onnipotente - permettere che cose cattive accadano a persone buone? Questa formulazione è più vicina alla lamentela di Giobbe. Il problema da risolvere non è solo quello dell'esistenza del male in sé, qualunque esso sia, ma l'esperienza personale del male, nello specifico dell'ingiustizia. Cose brutte - cose molto brutte - gli stanno accadendo, ed è "brava gente" secondo l'autore del libro (Giobbe I: 1) e, ancora di più, è così che l'autore della sua esistenza lo considera,

Ci sono solo quattro possibili risposte a questo problema. La prima è l'ovvia (e sbagliata) risposta di qualcuno che crede nell'Iddio della Bibbia, in un Dio buono e onnipotente: cioè, Giobbe non è "brava gente". È la risposta dei tre amici di Giobbe ed è tremendamente plausibile. L'autore del libro di Giobbe deve fare di tutto all'inizio del libro per convincere il lettore che Giobbe è "un uomo perfetto e retto, che teme Dio e si allontana dal male" per cui mette quella qualifica nella bocca di Dio stesso ( Giobbe I: 8). Altrimenti, opteremmo sicuramente come i tre amici di Giobbe per questa soluzione. Lo scandaloso contrasto tra apparenza e realtà, Tra quella che sembra la più ovvia delle soluzioni e ciò che è veramente - soluzione infinitamente più difficile, misteriosa e sorprendente - è uno dei punti salienti più interessanti e drammatici del libro. Non dovremmo vedere i tre amici di Giobbe come tre sciocchi, perché non lo sono e perché altrimenti perderemmo di vista il grande dramma, l'immensa ironia in gioco, il contrasto tra apparenza e realtà. Dobbiamo simpatizzare con gli amici se vogliamo essere sorpresi da Dio così com'erano. In un certo senso, questo è il motivo principale per cui il libro è stato scritto: sorprendere il lettore con Dio, il vero Dio, il "Signore dell'assurdo" per usare il titolo di padre Raymond Nogar. Se Dio stesso, l'onnisciente creatore di questa storia in cui siamo immersi non è stato lo scandaloso e sorprendente "Lord of the Absurd", ma ragionevole, prevedibile, comodo e conveniente, quindi la vita non sarebbe un mistero da vivere ma un problema da risolvere, non una storia d'amore, ma un romanzo poliziesco, non una tragicommedia ma una formula. Perché tragedia e commedia sono le due principali forme di mistero, e se Giobbe ci insegna qualcosa, è che stiamo vivendo in un mistero.

Pertanto, la prima risposta al problema, la risposta dei tre amici di Giobbe, che Giobbe non è "brava gente", deve essere respinta perché (1) chiaramente non è la risposta dell'autore del libro; (2) Dio stesso rifiuta questa soluzione sia all'inizio del libro quando parla a Satana delle virtù di Giobbe, sia alla fine ha lodato Giobbe e punito i suoi tre amici; e (3) questa risposta ridurrebbe il mistero centrale della vita ai termini di un problema. Quindi dobbiamo cercare un'altra risposta.

Seconda risposta:   forse Dio non è buono. Questa è la risposta con cui Giobbe flirta pericolosamente quando sogna di trascinare Dio in tribunale vincendo la sua causa se solo ci fosse un giudice giusto e imparziale, un superiore a emettere la sua sentenza su Dio e su di lui. Ma si rammarica che non ci sia un tale giudice e che Dio sia colui che ha tutto il potere, anche se non è giusto. In altre parole, Dio non è buono, ma è potente, quindi il bene (giustizia) e il potere sono in definitiva separati, non sono uno. Questa è una filosofia orribile, indicibilmente orribile, e solo l'onestà e lo scetticismo di Giobbe nei confronti della propria innocenza gli impediscono di credere veramente in una cosa del genere.

Quanto meno posso risponderti,
scegli le mie parole davanti a lui?
Anche se ho ragione
Niente gli avrebbe risposto;
Chiederei la misericordia di chi mi giudica.
Anche se ha risposto alle mie grida,
Non crederei che tu abbia sentito la mia voce
Lui, che mi schiaccia con un turbine,
e moltiplica le mie ferite senza motivo.
Non mi lascerà respirare
e mi fa ammalare di amarezza.
Se si tratta di forza, il potente è Lui,
e se la giustizia (dice):
Chi mi chiamerà?
Anche se avevo ragione
la mia bocca mi condannerebbe;
anche se fossi innocente,
Mi dichiarerei colpevole.
Sono innocente,
ma non mi interessa della mia esistenza,
Ignoro la mia vita.
E 'tutto lo stesso;
ecco perché ho detto:
«Distrugge gli innocenti
come con i malvagi.
Se solo il flagello fosse ucciso all'improvviso!
Ma ride del processo agli innocenti [...]
Perché non è un uomo come me,
a chi potresti dire:
Andiamo insieme al processo! "
Non c'è nessun arbitro tra di noi
metti la mano su entrambi. (Giobbe IX: 14-23; 32-33).

La risurrezione di Cristo riempie il cristiano di giubilo cosmico perché confuta concretamente, una volta per tutte, quell'orribile filosofia secondo cui il bene e il potere sono alla fine separati. Il Pozzo Incarnato, l'unico uomo totalmente buono che sia mai salito su questa terra, l'unica cosa infinitamente buona che sia mai apparsa davanti a occhi finiti, ha trionfato sulla morte, il grande potere malvagio che nessun uomo può vincere, "l'ultimo nemico". Le conseguenze psicologiche della fede nella Risurrezione sono così profondamente radicate nella coscienza cristiana che generalmente non ci rendiamo conto della distanza qui tra Sì e No, tra credere e non credere. Prova ad immaginarlo: un giorno ti rendi conto che a Dio non importa, che il potere onnipotente è completamente indifferente al bene e al male, che la storia dell'universo e la storia delle vostre vite sono raccontate da un blah blah imperturbabile e pigro piuttosto che da una persona amorevole. Questo è l'orrore che appare qui all'orizzonte di Giobbe.

Ut Quis Fideles Inveniatur

giovedì 10 settembre 2020

Perché molti non ascoltano? Poiché non vogliono ascoltare la chiamata di Dio, come quelli ai tempi di Noè, avverrà in questo modo.



Messaggio ricevuto 8 ago  2020  Maria De Jesus Coelho.
Mia cara figlia scrivi, sono la tua Madre Immacolata senza peccato originale. Sono venuto con il mio amore materno per darvi un messaggio in più che viene dal mio afflitto Cuore materno. Sono venuto per darvi tutto ciò che il Padre desidera darvi per l'onore e la gloria di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Sì Figlia Mia, sono venuta per darti tutto ciò che il Padre desidera, perché l'amore viene dal Cuore di Dio che ti ama e vuole il meglio per tutti i Miei figli della Terra. Voglio e chiedo a tutti voi il vostro amore affinché l'umanità si penta dei suoi peccati, perché in ogni momento suonerà la tromba per chiamare tutti i Miei figli che sono pronti per andare nel luogo promesso.
Sì Figlia Mia, sarai pronta ad assumerti la responsabilità che Dio ti ha dato, a prendere tutti coloro che desiderano andare. Come il Padre ha scelto te, così al mio figlio Sacerdote, perché Dio vuole fare una Nuova Alleanza con tutti coloro che sono pronti. Molti non accettano come te e questo sarà molto triste perché Dio ti chiama perché ti allontani dal male che è alle tue porte e per essere pronto, aspettando che mio Figlio Gesù ti porti via. Perché molti non ascoltano? Poiché non vogliono ascoltare la chiamata di Dio, come quelli ai tempi di Noè, avverrà in questo modo. Ti ho detto tante volte di essere preparato, perché Dio non vuole lasciarti nella sporcizia che Lucifero sta preparando per te, ma come ai tempi di Noè questo è quello che stanno facendo, perché c'è così poca fede.
Vi ho chiamati attraverso questa figlia (Maria) Figli miei, perché molti oggi non ascoltano la chiamata di Dio. Molti sacerdoti non vogliono ascoltare quelli che Dio chiama, pensano che perché hanno studiato, solo loro hanno ragione, quindi Dio ha i suoi eletti perché molti non vogliono ascoltare. Non tutti coloro che ascoltano i messaggi oggi prendono le cose sul serio, ma a ciascuna persona Dio fa un dono, e Dio le chiama dall'inizio della loro vita a dare testimonianza del suo amore agli uomini istruiti che studiano ma non ascoltano a ciò che Dio dà ad ogni cuore. Tutti quelli che Dio chiama sono bambini pronti, dalla nascita.
Quindi figli Miei, ascoltate questa figlia e altre che ho chiamato con messaggi, sono figli che non sono preparati dalle cose di questo mondo, ma dal Cielo, perché Dio chiama tutti per l'eternità con il Padre, Figlio e Santo Spirito.
Sono la tua Madre Addolorata, ti amo. Amen.

I SEGNI DI DIO



ALTRI MIRACOLI DI ELISEO 


***

(2 Corinzi 11,13 seg.) 

"[11]Perfino il profeta, perfino il sacerdote sono empi, 
perfino nella mia casa ho trovato la loro malvagità. 
Oracolo del Signore. 
[12]Perciò la loro strada sarà per essi 
come sentiero sdrucciolevole, 
saranno sospinti nelle tenebre e cadranno in esse, 
poiché io manderò su di essi la sventura, 
nell'anno del loro castigo. 
Oracolo del Signore. 
[13]Tra i profeti di Samaria 
io ho visto cose stolte. 
Essi profetavano in nome di Baal 
e traviavano il mio popolo Israele. 
[14]Ma tra i profeti di Gerusalemme 
ho visto cose nefande: 
commettono adultèri e praticano la menzogna, 
danno mano ai malfattori, 
sì che nessuno si converte dalla sua malvagità; 
per me sono tutti come Sòdoma 
e i suoi abitanti come Gomorra». 
[15]Perciò dice il Signore degli eserciti contro i 
profeti: 
«Ecco farò loro ingoiare assenzio 
e bere acque avvelenate, 
perché dai profeti di Gerusalemme 
l'empietà si è sparsa su tutto il paese». 
[16]Così dice il Signore degli eserciti: «Non ascoltate le parole dei profeti che profetizzano per voi; essi vi fanno credere cose vane, vi annunziano fantasie del loro cuore, non quanto viene dalla bocca del Signore. 
[17]Essi dicono a coloro 
che disprezzano la parola del Signore: 
Voi avrete la pace! 
e a quanti seguono la caparbietà del loro cuore 
dicono: Non vi coglierà la sventura. 
[18]Ma chi ha assistito al consiglio del Signore, chi l'ha visto e ha udito la sua parola? Chi ha ascoltato la sua parola e vi ha obbedito? 
[19]Ecco la tempesta del Signore, il suo furore si scatena, 
una tempesta travolgente 
si abbatte sul capo dei malvagi. 
[20]Non cesserà l'ira del Signore, 
finché non abbia compiuto e attuato 
i progetti del suo cuore. 
Alla fine dei giorni comprenderete tutto! 
[21]Io non ho inviato questi profeti 
ed essi corrono; 
non ho parlato a loro 
ed essi profetizzano. 
[22]Se hanno assistito al mio consiglio, 
facciano udire le mie parole al mio popolo 
e li distolgano dalla loro condotta perversa 
e dalla malvagità delle loro azioni. 
[23]Sono io forse Dio solo da vicino - dice il Signore - 
e non anche Dio da lontano? 
[24]Può forse nascondersi un uomo nei nascondigli 
senza che io lo veda? 
Non riempio io il cielo e la terra? Parola del Signore. 
[25]Ho sentito quanto affermano i profeti che predicono in mio nome menzogne: Ho avuto un sogno, ho avuto un sogno.  
[26]Fino a quando ci saranno nel mio popolo profeti che predicono la menzogna e profetizzano gli inganni del loro cuore?  
[27]Essi credono di far dimenticare il mio nome al mio popolo con i loro sogni, che si raccontano l'un l'altro, come i loro padri dimenticarono il mio nome per Baal!  
[28]Il profeta che ha avuto un sogno racconti il suo sogno; chi ha udito la mia parola annunzi fedelmente la mia parola. 
Che cosa ha in comune la paglia con il grano? 
Oracolo del Signore. 
[29]La mia parola non è forse come il fuoco 
- oracolo del Signore - 
e come un martello che spacca la roccia? 
[30]Perciò, eccomi contro i profeti 
- oracolo del Signore - 
i quali si rubano gli uni gli altri le mie parole. (Avviene anche ai nostri giorni quando ad esempio falsi veggenti scimmiottano le vere Apparizioni Mariane, "rubacchiando" le frasi che la Madonna ha pronunciato, NDA) 
[31]Eccomi contro i profeti - oracolo del Signore - 
che muovono la lingua per dare oracoli.  
[32]Eccomi contro i profeti di sogni menzogneri - dice il Signore - che li raccontano e traviano il mio popolo con menzogne e millanterie. Io non li ho inviati né ho dato alcun ordine; essi non gioveranno affatto a questo popolo». Parola del Signore. 
[33]Quando dunque questo popolo o un profeta o un sacerdote ti domanderà: «Qual è il peso del messaggio del Signore?», tu riferirai loro: «Voi siete il peso del Signore! Io vi rigetterò». Parola del Signore.  
[34]E il profeta o il sacerdote o il popolo che dica: «Peso del Signore!», io lo punirò nella persona e nella famiglia.  
[35]Direte l'uno all'altro: «Che cosa ha risposto il Signore?» e: «Che cosa ha detto il Signore?».  
[36]Non farete più menzione di peso del Signore, altrimenti per chiunque la sua stessa parola sarà considerata un peso per avere travisato le parole del Dio vivente, del Signore degli eserciti, nostro Dio.  
[37]Così dirai al profeta: «Che cosa ti ha risposto il Signore?» e: «Che cosa ha detto il Signore?».  
[38]Ma se direte «Peso del Signore», allora così parla il Signore: «Poiché ripetete: Peso del Signore, mentre vi avevo ordinato di non dire più: Peso del Signore,  
[39]ecco, proprio per questo, io mi caricherò di voi come di un peso e getterò lontano dal mio volto voi e la città che ho dato a voi e ai vostri padri.  
[40]Vi coprirò di obbrobrio perenne e di confusione perenne, che non sarà mai dimenticata». (Geremia 23,11 seg.) 

***
di Arrigo Muscio

santa Veronica Giuliani



ARDORE MISSIONARIO 

Ogni vocazione è missionaria perché la Chiesa è un corpo  in cui qualunque membro ha una sua funzione in relazione  al tutto. Veronica si è sempre sentita sorella di ogni uomo e  ha considerato la salvezza del singolo fratello, come la  ragione stessa del suo vivere e soffrire. E’ stata una donna  veramente contemplativa dal momento che la vita in  clausura l’ha totalmente aperta al mondo. 

28- Non piú sensi, non più umanità; Dio solo: questo voglio amare.  Venite tutte, o creature insensate, venite, amate il Sommo Bene:  venite, peccatori, convertitevi a Dio. Lui è somma carità, è infinita la  sua misericordia: smettete di offenderlo, tornate a Dio. Esso è tutto  amore; vi darà lo stesso suo amore, affinché l’amiate. Vedete! Come  fa con me, farà anche con voi; venite tutti. (D IV, 375) 

29- Mi venne il desiderio di invitare le creature, perché venissero con  me a chiamare ed invitare il Signore. Così, di nuovo, mi misi a  correre e mi pareva di dire così: O peccatori ostinati, venite a Dio, e,  di cuore, pentitevi, perché Lui vi ama, ed, invece di castigo, vi darà  il suo amore. Venite, venite; lasciate il peccato; tornate a Dio. Via!  Non più offese di Dio, ma pentimento ed amore. A Dio, a Dio. 

E mi sentivo stringere il cuore; più non potevo. Ora abbracciavo le  viti, ora qualche sterpo, secondo quello che trovavo; baciavo, di  cuore, quelle piante; e vedevo che tutte mi passavano avanti e tutte,  più corrispondenti di me, rendevano al loro Creatore quel frutto, a  tempo opportuno, senza mai rimandare; ed io, pianta infruttuosa,  mai mi risolvo. O Dio mio, Amore mio, ora voglio cominciare. Non  più peccati. Amore, amore vi chiedo, Signore mio. (D I, 718) 

30- Non sentite il suo amore il quale consuma, ma nello stesso tempo  dà vita? O peccatori, o peccatori, tornate a Dio, pentitevi dei vostri  errori, cambiate vita, datevi del tutto a Dio. Proverete in voi gli  effetti della sua misericordia. Egli, come padre pietoso, vi riceverà  fra le braccia della sua pietà. Mutate vita e vi assicuro che Egli, per  sua bontà, sta con l’ansia di volervi perdonare ed è pronto a  donarvi l’eredità del Paradiso: Egli stesso per voi ha conquistato,  con i suoi meriti e con la sua passione, tutta la felicità del cielo.  
 Sta tutto a favore nostro, se noi ci diamo di cuore ad amare Lui e a  lasciare le colpe e tante ingratitudini. O peccatori, intendetelo bene;  Dio è tutto carità, è tutto amore. Non sentite che state in un incendio  di amore? Eppure, non considerate tanto bene; vi perdete fra amori  terreni; vi raffreddate fra mille peccati; andate al principio  dell’inferno, correndo dietro ai diletti carnali. O stolti! O stolti! Che  fate? (D II, 940) 

31- Invitavo tutte le creature, affinché venissero con me a lodare e  ringraziare il sommo Amore, il Dominatore di tutto il creato, il  Difensore dell’universo, il Procuratore di ogni nostro bene, il  Giustificatore delle nostre coscienze, lo Scrutatore di tutti i nostri  pensieri. E invitavo anche tutta la patria del paradiso, affinché tutti si  unissero a me per magnificare, lodare e amare il sommo Dio. (D, V  74) 

Silvia Reali

CUSTODISCIMI, PADRE



Ti benedico, o Padre, al termine di questo giorno. Accogli la mia lode e il mio grazie per tutti i tuoi doni. Perdona ogni mio peccato: perché non sempre ho ascoltato la voce del tuo Spirito, o saputo riconoscere il Cristo nei fratelli che incontravo. Custodiscimi durante il riposo: allontana da me ogni male e donami di risvegliarmi con gioia al nuovo giorno. Raccogli i tuoi figli, ovunque dispersi, e custodiscili nel tuo amore.