domenica 3 febbraio 2019

Vita interna di Gesù Cristo



rivelata alla serva di Dio Maria Cecilia Baij


Del ritorno di Gesù a Bethania e di ciò che operò nel suo interno, sino a che celebrò l’ultima Pasqua con i suoi discepoli.


AL TEMPIO DI GERUSALEMME GESÙ INSEGNA 

Terminato pertanto la diletta Madre di parlare con i miei apostoli, ed io di orare al divin Padre, 
nella quale orazione si era già concluso di dar l’ultima mano all’opera grande della redenzione 
umana, andai dalla diletta Madre; e i miei apostoli si licenziarono da Lei e mi seguirono. Partito 
pertanto da Bethania, ed arrivato al Tempio dove si era già adunata molta turba per udire le mie 
parole, ed anche infermi per esser curati delle loro infermità vi trovai alcuni Scribi e Farisei, che 
già stavano ad aspettarmi, per riprendermi, se avessi predicato, perché non potevano più 
sopportare le mie parole, essendo molto infuriati. Io, però, arrivato al Tempio ed adorato il divin 
Padre, lo pregai, conforme al solito, del suo aiuto, ed incominciai a predicare, dicendo alcune 
parabole alla turba, che con tutta l’attenzione mi stava ad udire. Sentendo gli Scribi e i Farisei, 
che con tanta libertà predicavo, sebbene sapessi che per me vi era l’ordine di farmi prendere e 
carcerare, si avanzarono arditamente a rimproverarmi chiedendo con quale autorità facessi ciò. 
Furono però da me confusi, come anche in alcune interrogazioni che mi fecero, per vedere se 
avessero potuto cogliermi in  qualche  errore  contro la  Legge, per potere  con più libertà 
arrestarmi. Ma sempre restavano confusi, in modo che non sapevano più che dirmi. Perciò si 
infuriavano vieppiù contro di me (1). Erano anche da me ripresi, manifestando io la loro malizia, 
e tutta ciò che passava, tarato nel loro interno, come nei loro segreti concili. Ed allora restavano 
atterriti, e non sapevano che rispondere. Essendo privi della divina grazia, molto istigati dal 
demonio ed accecati dalla loro passione, tutto interpretavano in male. Però dicevano, che 
avevo il demonio addosso, che mi manifestava tutto ciò che passava fra di loro. Era ferito il mio 
Cuore da questa sì grave ingiuria; con tutto ciò non mancavo di pregare per essi il divin Padre, 
perché non li castigasse come meritavano. Seguitando pertanto a predicare con maggiore zelo 
della loro salute e della gloria del mio divin Padre, in quest’ultima mia predica al Tempio, tornai 
a ribattere tutte le cose che per l’addietro avevo insegnato, dicendo altre parabole. Stava la 
turba attenta alle mie parole; ma gli Scribi e i Farisei fremevano di sdegno e di odio contro di 
me. Narrai loro molte cose occulte, manifestai i segni che avrebbero preceduto la fine del 
mondo, il giudizio finale e la venuta del Giudice supremo, la sentenza definitiva da darsi ai 
reprobi ed agli eletti (1). Molto lungo fu questo mio ragionamento, e tutti stavano ad udirmi 
con gusto. Solo gli Scribi si rivolgevano or qua or là, per non udirmi: le mie parole penetravano 
le loro orecchie, ma non i loro cuori, induriti più delle pietre. Parlai anche del Sacramento che 
ero per istituire, col lare la mia. carne ed il sangue in cibo ed in bevanda, dicendo, che la mia 
carne, è veramente cibo, ed il mio sangue bevanda, e che chi avesse mangiato la mia carne e 
bevuto il mio sangue sarebbe restato in me ed io in lui, e sarebbe vissuto in eterno.

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