venerdì 8 novembre 2019

LE GRANDEZZE DI MARIA



SUBLIMI PAROLE DELLA VERGINE E SUE INTIME DISPOSIZIONI

Istruita da quelle parole, insignita di tali favori, assicurata di tali privilegi, la Vergine, condiscendente alla parola dell'Angelo ed obbediente a quella di Dio, risponde: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum (Ecco l'ancella del Signore, si faccia di me secondo la sua parola - Luc., I, 38). [49]

Non dobbiamo già passare leggermente sopra queste parole, né considerarle come semplici espressioni, ovvero come una risposta officiosa data in certo qual modo per complimento. Colui che le proferisce è un angelo, parla ad un angelo e gli parla un linguaggio angelico, linguaggio ben differente dal linguaggio degli uomini. Il linguaggio umano consta di semplici vocaboli, mentre quello degli angeli è vivo, penetrante e luminoso; e sempre efficace e porta sempre, luce 27.

 La Vergine, essendo angelica, è dotata di una di quelle lingue angeliche di cui parla l'Apostolo, e qui si trova in uno stato più che angelico. Ella è giunta a quel colmo di grazia che compie tutto il corso della sua vita precedente, vita elevatissima e di preparazione al nuovo stato in cui entrerà dopo quelle sante parole.

Non sono parole di una pietà comune, né di un senso ordinario; sono parole di abbassamento profondo e insieme di sublime elevazione; sono le parole più potenti che Maria potrà mai proferire e quella del maggior gaudio che potrà mai avere; parole umili ed insigni che rallegrano il cielo e determinano la salvezza dell'universo, mentre dal più alto dei cieli traggono su la terra il Verbo eterno.

Colei che parla è la persona più eminente che vi sia e potrà mai esservi dopo le tre persone increate della Divinità, e parla mentre sta per entrare nello stato più grande in cui possa mai essere stabilita: due circostanze queste di gran peso, per le quali dobbiamo degnamente apprezzare quelle parole e stimarle al peso del santuario.

Quando la Vergine umile, silenziosa e modesta, apre la bocca per proferire quella risposta, si trova nelle mani [50] del Verbo eterno il quale è con Lei, sta per incarnarsi in Lei, e la vuole per sua Madre. Il Verbo divino le ispira quella risposta e le imprime tali disposizioni convenienti.

Sarà l'ultima parola che la Vergine proferirà su questo punto, e subito dopo, senza nessun indugio, in Lei verrà compiuto il sacro mistero, il mistero del divino amore, il mistero dell'Incarnazione.

La Vergine adunque nel proferire in quell'istante quella risposta si trova nella disposizione più elevata e più divina ch'Ella abbia mai avuto e che potrà mai avere anche dopo. Quel colloquio santamente ispirato dalle parole dell'Angelo, termina più santamente ancora, più felicemente, più divinamente con le parole della Vergine.
             
 La risposta di Maria, apparenza breve, include un senso profondo e un grande mistero: degnamente corrisponde alla qualità della persona della Vergine, alla sublimità della sua grazia; alla santità del suo stato, alla divinità della sua appartenenza al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo, i quali la chiamano e l'elevano alla Società con le loro persone divine e con la loro ammirabile operazione.

Quanto abbiamo detto in queste poche parole basterebbe per rendere il dovuto onore a quella risposta e a Colei che la proferisce. Ma il lettore mi perdoni se mi trattengo ancora in questo argomento. Non posso distogliere così presto il mio pensiero da questo oggetto tutto celeste su la terra 28, il quale eccita  l'ammirazione dell'Angelo. Volontieri contemplo la Vergine santa in quel momento sola nella solitudine della sua cameretta, nel suo oratorio, elevata ad una sublime contemplazione, tutta [51] intenta a Dio, ascoltando la parola dell'Angelo, rapita nel pensiero delle grandezze di cui riceve l'annuncio. La veggo al colmo di una grazia eminente che chiude il corso di tutta la sua vita precedente, vita di quindici anni in tutti i suoi momenti tutta consumata nella grazia, anzi consumata in una grazia singolarissima ed elevatissima; ma questo colmo di grazia non è che il fondamento e l'inizio di un nuovo edificio, perché in quel momento la vedo all'ingresso di un nuovo stato che incomincia al termine di quelle sante parole e continuerà sino all'eternità.

Quelle parole di Maria sono parole di spirito e di grazia, parole vive e penetranti sino al centro dell'anima sua, parole di uno spirito sublime, elevato, sino al trono della Divinità, parole di grazia preziosa e singolare, parole di una grazia che dà principio al più alto mistero che Dio opererà mai; parole di una grazia che stabilisce, accompagna e compie la Maternità divina, alla quale Maria viene elevata appena proferite quelle sante parole.

Questo punto è degno di molta considerazione e merita giustamente di essere spiegato con maggiore chiarezza. Né in tal modo ci allontaniamo dal nostro. argomento, perché la vita e la condizione di Colei che deve concepire, portare e partorire Gesù nel mondo, fa parte della storia di Gesù; e ciò è tanto più da considerarsi che in questa sorta di nascita, il Figlio esiste prima della Madre, e le disposizioni intime di Maria per essere Madre di Gesù sono grazie meritate da Gesù medesimo, effetto operato dalla sua propria persona nella sua santissima Madre. Talmente che parlare di Maria è parlare di Gesù, onorare Maria è onorare Gesù, anzi è onorare Gesù nella più grande delle sue opere, perché Maria è l'effetto più straordinario e l'ornamento più insigne della potenza e della bontà di Gesù nell'Ordine della grazia. [52]

Nella Vergine noi ammiriamo due sorte di vite e di vite differenti, le quali dividono il corso della sua vita e della sua grazia su la terra: la prima incomincia alla sua concezione e va sino al colloquio angelico durando così per lo spazio di quindici anni circa; è questa una maniera di grazia preveniente che la dispone alla Maternità divina in cui Ella verrà un giorno stabilita, ma senza che lo sappia, né vi pensi.

L’altra incomincia al termine del colloquio con l'Angelo, ed è quello stato medesimo, eminente e singolare, della divina Maternità nel quale Ella sta per entrare; che sarà lo stato permanente di quella Vergine santissima, il compimento della sua gloriosa vocazione e la Sua condizione eterna. Questo nuovo stato è per la Vergine una vita nuova ch'Ella incomincia a vivere vivendo con Colui che è la vita di Lei e la vita del mondo.

Prima, Maria era sola su la terra perché Gesù non viveva ancora. Gesù solo è degno di tener compagnia a Maria. Ora che Gesù entra nel mondo e viene a dimorare nel cuore e nel seno di Maria, Ella entra nel godimento della compagnia di Gesù che la fa vivere di una vita tutta nuova, nella nuova vita che il Figlio di Dio si degna di prendere nella sua creatura.

Queste due sorte di vita sono ben differenti: perciò hanno due sorte di grazie ben differenti: e in ciascuna la Vergine è condotta ed introdotta in un modo ben differente. Nella prima grazia, Dio la introduce, la conserva e la fa progredire senza ch'Ella sappia per qual fine la grazia l'attiri e la prepari. In altro modo, invece, Maria entra nello stato glorioso e divino della podestà materna rispetto a Gesù; vi entra, infatti, con una pienezza di luce che l'Angelo le ha apportata dal cielo è che Dio diffonde nella sua mente perché in uno splendore di luce Ella concepisca lo splendore del Padre. Maria adesso sa, sente, [53] vede dove Dio l'attira, la chiama e la eleva; in questo divino stato Ella entra piena di grazie, di luce e di desiderio di servire a Dio in un tal sublime ministero, di essere Madre di Colui che ha Dio medesimo per Padre.

Dio segue modi differenti nel dare le sue grazie alle sue creature; vi sono grazie ch'Egli comunica alla creatura senza che questa lo sappia, ovvero, se lo sa, senza che penetri il fondo e il fine di tali grazie e d'ordinario Egli agisce in questo modo con gli uomini. Vi sono altre grazie che Dio conferisce con abbondanza di luce e di conoscenza a motivo della loro eminenza, per gli effetti che ne vuole ottenere secondo i suoi disegni; ed è questa la via che il più sovente Egli segue con gli angeli.

Con la santissima Vergine, Dio si è compiaciuto di agire in un modo come nell'altro in due tempi differenti, tenendo a suo riguardo la via di oscurità sino alla venuta dell'Angelo dal cielo. Ma ora per Lei è il tempo della luce, poiché è il tempo in cui Ella apporta la luce al mondo, e quella risposta di Maria non è soltanto parola di spirito e di grazia, come abbiamo detto, ma ancora parola di luce, e di luce viva che penetra fin nel seno dell'Eterno Padre e ne trae il Figlio Unigenito di Dio, onde portarlo e includerlo nel seno verginale di Maria.

Le ultime parole della Vergine all'Angelo sono ben differenti dalle prime; perché non sono, come le prime parole di stupore bensì di consenso. Sono parole non di riflessione umana, ma di risoluzione divina; parole non di esitazione, ma di viva ed ardente inclinazione al compimento dei volere e dell'opera di Dio; parole grandi, memorabili, preziose; parole di grazia, di amore e di vita, e di vita che non perirà mai; parole che dànno la vita al Dio vivente ed uno stato ormai eterno al Figlio eterno di Dio medesimo. [54]

Cerchiamo, non già dei diamanti, ma dei cuori celesti e degli spiriti divini onde scolpirvi quelle sante parole e renderle eterne, onde imprimerle in un fondo degno e confacente alla loro qualità. Esse appunto sono impresse nel libro della vita, e nel Cuore divino di Gesù, e di Maria.

Oh parole di Maria, quando sta per concepire Gesù! Oh parole di Maria quando sta per ricevere nel suo Cuore e nel suo seno Colui che, è la parola del Padre, la parola sostanziale e personale del Padre!

Oh degna conclusione di quella missione celeste, degno termine di quel colloquio angelico, ben degna di dar principio all'Opera delle opere di Dio nell'universo!

Poiché l'Angelo ha terminato il suo dire su le grandezze di Colui che annuncia e su la via divina ed ammirabile che lo deve dare al mondo, la Vergine chiude le trattative con l'Angelo e gli risponde, con effetti più che con parole, vale a dire con la grandezza della sua umiltà, con la professione della sua obbedienza, con la espressione del suo desiderio per il compimento dell'opera che, Dio vuole fare in Lei e con Lei.

In queste sante disposizioni la Vergine, piena dello spirito di Dio e diretta dalla sua grazia, così parla all'Angelo e mette fine al colloquio, celeste; e dopo di aver umilmente ascoltato l'oracolo angelico; più umilmente ancora risponde: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum Verbum tuum.

Quanto sono potenti, feconde e gloriose queste parole! Quanti secreti, quanti favori ed effetti contengono! Perciò vengono proferite dalla Vergine in un tempo così santo e così glorioso per Lei, nel tempo della maggior potenza e fecondità che sarà mai comunicata a nessuna creatura; nel momento cioè in cui sta per concepire e [55] generare il Verbo Incarnato, che è la virtù, la luce e la potenza del Padre.

La Vergine adunque quando proferisce quelle parole, si trova in una grazia singolare, in uno stato divino, in una via ammirabile; ammirabili i movimenti del suo spirito, ammirabili ne sono gli effetti. Si abbassa e nell'abbassarsi si trova elevata, elevata al disopra dei cieli; si perde nelle mani di Dio, svanisce come un nulla al cospetto del suo Creatore, e diventa Madre del suo Creatore medesimo; per mezzo dei suoi abbassamenti viene elevata nelle sue grandezze; con la verginità Ella entra nella divina Maternità; con l'obbedienza si eleva alla sublime sua sovranità; si dichiara servente del Signore e ne diventa Madre, Madre e servente tutt'assieme: sempre Madre e sempre servente, come il Figlio suo è Dio e Uomo, sempre Dio e sempre Uomo.

Maria rimane vergine e diventa madre, due pregi della corte celeste e pregi sino allora incompatibili, ma riuniti allora in Maria per il privilegio dovuto alla dignità del suo ufficio e della sua persona. In tal modo la sua verginità dalla sua maternità non solo è conservata, ma sublimata, coronata e resa più fiorente che mai, e la sua maternità santamente preparata, felicemente acquistata e divinamente compiuta nella sua stessa verginità. 

CARD. PIETRO DE BÉRULLE

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