domenica 19 gennaio 2020

LA SANTISSIMA EUCARESTIA



L'EUCARISTIA CENTRO DEL CUORE
Rimanete in me.
Giovanni, XV, 4.

Di un centro di affezione e di espansione ha bisogno il cuore dell'uomo. Infatti Iddio, avendo creato il primo uomo disse: «Non è bene che l'uomo sia solo, facciamogli una compagna simile a lui».
E l'Imitazione dice che senza un amico non potremmo viver felici.
Ebbene Nostro Signore nel SS. Sacramento vuol essere il centro di tutti i cuori e ci dice: Rimanete nel mio amore per voi. Rimanete in me.

I. - Or che sarà questo rimanere nell'amore di Nostro Signore?
Fare di questo amore vivente, che è nell'Eucaristia, il nostro centro di vita, l'unico centro di nostra consolazione: nei disgusti, nei dolori, nei disinganni, in quei momenti in cui il cuore si da con più abbandono, gettarsi nel Cuore di Gesù, ove Egli c'invita, dicendo: Venite a me voi tutti che siete oppressi ed io Vi conforterò; nella gioia, riferire la propria felicità a Nostro Signore, poiché la delicatezza dell'amicizia porta a non voler godere se non con l'amico.
E' far dell'Eucaristia il centro dei nostri desideri: Signore, io voglio quella cosa soltanto se Tu la vuoi: farò quella tal'altra per farti piacere.
E' cercar di fare una sorpresa a Nostro Signore con un dono, con un piccolo sacrificio. E' vivere per l'Eucaristia, pensarvi e lasciarsi guidare da questo pensiero nella proprie azioni, farci una legge invariabile di preferire a ogni cosa il suo fedele servizio.

Ahimè! Gesù in Sacramento è davvero il nostro centro? Forse sì nelle pene straordinarie, nelle preghiere più fervide, nei bisogni più urgenti: ma nel corso ordinario della vita, pensiamo noi, deliberiamo, operiamo in Gesù come nel nostro centro?
Ma perché Nostro Signore non è il mio centro? Perché egli non è ancora l'io del mio essere; perché io non sono ancora interamente sotto la sua padronanza, sotto l'ispirazione del suo beneplacito: perché anzi ho dei desideri in contrasto coi desideri di Gesù su di me. Egli non è il tutto per me! Mentre invece un figlio lavora per i suoi genitori, l'Angelo lavora per il suo Dio. Ah! sì, io debbo dunque lavorare per Gesù Cristo, mio Padrone. Che debbo fare? Entrare in questo centro, rimanervi e agire, non già assaporando la sua dolcezza, che non dipende da me, ma volgendomi sovente a Lui per offrirgli l'omaggio di ogni mia azione. Orsù, anima mia, esci dal mondo, esci da te medesima; lascia te stessa. Va verso il Dio dell'Eucaristia. Egli ha una dimora per riceverti, egli ti vuole; vuole vivere con te, vivere in te. Sii dunque in Gesù presente nel tuo cuore, vivi del cuore, vivi nella bontà di Gesù in Sacramento.
Lavora, o anima mia, su di Nostro Signore che è in te e non far nulla che non sia per Lui. Rimani in Nostro Signore, rimani in Lui con un sentimento di offerta, di santa gioia, con una pronta disposizione a tutto quello che ti domanderà. Rimani nel Cuore e nella pace di Gesù in Sacramento.

II. - Quel che mi colpisce è che questo centro, l'Eucaristia, è nascosto, invisibile, tutto inferiore; e tuttavia è realissimo, tutto vita e alimento di vita. Gesù attira spiritualmente e fa passare l'anima nello stato assolutamente immateriale che Egli ha nel Sacramento.
E invero, qual è la vita di Gesù nell'adorabile Sacramento? E' una vita tutta nascosta e inferiore. Ivi nasconde la sua potenza e bontà, la sua divina Persona. E tutte le sue azioni, tutte le sue virtù prendono questa maniera semplice e nascosta. Intorno a sé vuole il silenzio. Non prega più il Padre con gemiti, con gridi, come nell'Orto degli Ulivi, ma col suo annichilamento.
Dall'Ostia sgorgano tutte le grazie: Gesù dal Sacramento santifica il mondo, ma in una maniera invisibile e interiore.

Egli governa il mondo e la Chiesa, senza lasciare il suo riposo, né rompere il suo silenzio.
Tale dev'essere il regno di Gesù, tutto interiore; bisogna che io mi raccolga intorno a Lui, con le mie facoltà, l'intelligenza, la volontà, i sensi stessi per quanto è possibile; bisogna che io viva di Gesù e non di me stesso, in Gesù e non in me; bisogna che io preghi, che m'immoli con lui, che mi consumi con lui in uno stesso fuoco d'amore; bisogna che io diventi in lui e con lui una sola fiamma, un sol cuore, una sola vita.
E l'attuazione di questo concentramento non è altro che l'egredere, l'esci detto ad Abramo: lo spogliarsi, l'abbandonar tutto al di fuori, nell'interno fondersi, perdersi in Gesù. Questa maniera di vita è la più accetta al suo Cuore e la più gloriosa per il Padre. Nostro Signore la desidera ardentemente; onde è che mi dice: Esci da te stesso, vieni nella solitudine con me, ed io ti parlerò al cuore, da solo a solo.
Questa vita in Gesù è il vero amore di preferenza, è il dono di se stesso, è il lavoro dell'unione. In tal modo si gettano le radici, si prepara il nutrimento, il succo vitale dell'albero. Regnum Dei intra vos est, ha detto Nostro Signore; sì, il regno di Dio è dentro di noi.

III. - E non vi è altro centro che Gesù e Gesù in Sacramento. Egli ci dice: Senza di me non potete far nulla. Egli solo dà la grazia: se né riserva la distribuzione per obbligarci a domandargliela e andare a lui.
Così vuol stabilire e alimentare l'unione con noi. Si riserva di dare la consolazione e la pace, affinché nel dolore, nella guerra non cerchiamo rifugio che in Lui. vuol essere Egli solo la felicità del nostro cuore. Non ha posto questo centro di riposo in altri che in Lui: “Rimanete in me”; e per non mancarci mai quando lo cerchiamo, è sempre amabilmente pronto a servirci.
Continuamente ci attira a sé: la vita di amore non è altro che questa attrazione di noi a Lui. Ahimè, com'è debole ancora in me questo centro di vita! Come le mie aspirazioni verso Gesù sono ancora mescolate ad altre, come sono rare e sovente interrotte per lunghe ore! E Gesù tuttavia mi ripete: «Rimanete in me, e Io in voi!». 

di San Pietro Giuliano Eymard

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