martedì 10 marzo 2020

IL CURATO D'ARS SAN GIOVANNI MARIA BATTISTA VIANNEY



Agricoltore e vignaiuolo (1799-1805).  

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Quali potevano essere i suoi pensieri? Nel profondo della sua anima risuonava l'eco delle parole: Vieni e seguimi 19, che un giorno sulle rive del lago di Galilea decisero Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni a seguire il Maestro. Giovanni Maria desiderava il Sacerdozio e questo solo pensiero gli dava la forza di mantenersi esemplarmente virtuoso. Ma come arrivare al Sacerdozio? Nei suoi diciassette anni non aveva fatto che gli studi primari e sarebbe stato necessario studiare il latino; di più, in famiglia, che cosa si sarebbe pensato del suo desiderio intimo? Quanto a sua madre, ne era certo, si sarebbe sentita fortunata di dare al Signore il figlio prediletto, ma suo padre, benché molto caritatevole, non era egualmente pio, forse perché i lavori di campagna lo assorbivano completamente. E Francesco, che aspettava la coscrizione e che sarebbe stato necessario riscattare? E Caterina, che era fidanzata e che attendeva un poco di dote per il prossimo matrimonio?... Ah, di quanta angoscia era circondata questa soave speranza!  

Ma e le anime da salvare? Tutte queste parrocchie senza prete, questi fanciulli abbandonati senza istruzione religiosa, senza Sacramenti, senza l'Eucaristia... Quanta messe in pericolo per mancanza di mietitori!... Non valeva dunque la pena di sorpassare tutte le difficoltà e vincere tutti gli ostacoli?  

 Le prime confidenze le raccolsero sua madre e la zia Humbert, alla quale espose anche il vero motivo della sua vocazione: «Se fossi prete, vorrei guadagnare molte anime». E presso queste due anime pie non fu necessario discutere per ottenere un benevolo consenso, ma gli bastò gettarsi fra le braccia di sua madre, che in quel momento piangeva di consolazione. Ma come convincere suo padre? Giovanni Maria esitò alquanto prima di esporgli il proprio desiderio e solo l'incoraggiamento della madre lo aiutò al passo decisivo. Approfittando dell'ora del riposo, che segue il lavoro, lo avvicinò per parlargli della sua vocazione sacerdotale, ma vide avverarsi tosto le cattive previsioni: il padre fu inflessibile. Aveva dovuto preparare la dote di Caterina, maritata da poco al Signor Melin in Ecully, doveva provvedere al riscatto di Francesco, che aveva avuto un «numero sfavorevole», mancandogli chi lo sostituisse, e non poteva pagare gli studi di un giovane senza rovinare la famiglia, per cui non bisognava nemmeno pensarci. D'altronde, in un tempo in cui la sorte del prete era ancora precaria, chi si sarebbe assunto l'officio di istruire un giovanotto di diciotto anni?... E con quale probabilità di riuscita?... Giovanni Maria addolorato taceva.  

Quando Matteo Vianney narrò a sua moglie le confidenze avute dal figlio, e l'accoglienza che a queste aveva riservato, la sposa cristiana si sforzò invano di perorare la causa di Giovanni Maria, dicendo al marito che si trattava del figlio più virtuoso, più laborioso e più buono. Questi stessi argomenti venivano ritorti contro la causa che ella difendeva con tanto calore: Giovanni Maria era un lavoratore forte ed esperimentato, ragionevole motivo perché rimanesse in famiglia; di più, il capo di famiglia invecchiava e come pagare un nuovo domestico? Insomma, il massaio di Dardilly non fu contento di cedere a Dio un tale tesoro.  

La lotta continuò lunga e tenace per circa due anni 19. Il pio giovane non ne parlava più e si sarebbe detto che più non ci pensasse, se il suo desiderio non si fosse manifestato anche nello sguardo. La condotta esemplare parlava al padre ostinato nel suo rifiuto, della realtà di una vocazione sicura, tanto meno disposta a svanire, in quanto su di essa era stata esplicita l'approvazione del confessore.  

È molto probabile che Giovanni Maria confidasse anche all'abate Rey il suo desiderio e le sue contrarietà. Disgraziatamente, il venerando sacerdote nell'esilio aveva contratto infermità dolorose che lo obbligarono presto a ritirarsi a Lione ed a rassegnare le sue dimissioni dalla cura di Dardilly, parrocchia alla quale era stato richiamato dall'autorità diocesana sul principio dell'anno 1803 20. Il suo successore, abate Giacomo Tournier, che venne a Dardilly il 7 luglio, non conobbe la famiglia Vianney se non più tardi.  

Ma anche allora Dio non abbandonò se non apparentemente il suo servo umile e coraggioso, e gli preparò invece la via per raggiungere la vetta del sacerdozio e della santità.  

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Canonico FRANCESCO TROCHU 

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