venerdì 6 marzo 2020

La Battaglia Finale del Diavolo



Una grave ingiustizia è stata commessa contro la Chiesa Cattolica ed  il mondo in generale. Le persone che l’hanno commessa rivestono alte  cariche all’interno della gerarchia Cattolica, in particolare all’interno di  quel settore della burocrazia Vaticana denominata Segreteria di Stato.
Le vittime di questa ingiustizia siamo tutti noi, incluso lei che legge  e le persone a lei più care. Le conseguenze di tale ingiustizia sono già  catastrofiche, e se i responsabili non verranno fermati al più presto, il  risultato finale non potrà che essere di proporzioni apocalittiche. Persino  chi non crede alla religione Cattolica, percepisce oramai che il mondo,  così com‘è oggi, sta precipitando sempre più velocemente verso una vera  e propria apocalisse. L’aver commesso quest’ingiustizia è uno delle cause  principali di ciò che sta accadendo.
L’oggetto dell’ingiustizia che ci riguarda è generalmente conosciuto  come il Messaggio di Fatima. Nel 1917, la Madre di Dio ha consegnato un  messaggio di estrema importanza per la Chiesa e l’umanità a tre piccoli  e santi fanciulli di Fatima, un paesino del Portogallo. Questo messaggio è  stato reso autentico da un miracolo pubblico senza precedenti, previsto con  tre mesi d’anticipo e testimoniato da 70.000 persone; un messaggio le cui  profezie di futuri eventi mondiali si sono fino ad ora tutte avverate alla  lettera; un messaggio considerato degno di essere creduto da parte delle  più alte autorità della Chiesa Cattolica; un messaggio la cui autenticità è  attestata da una lunga serie di pontefici, fino ad includere l’attuale Santo  Padre Benedetto XVI2. Il suo predecessore, Papa Giovanni Paolo II, ha fatto  persino riferimento, ripetutamente, agli elementi apocalittici che sarebbero  contenuti nel Messaggio.
La natura di questa ingiustizia è il tentativo sistematico, a partire dal  1960, di nascondere, falsificare e negare l’autenticità di questo messaggio,  malgrado le sue allarmanti profezie continuino a compiersi dinanzi ai  nostri occhi.
Senza presumere che i perpetratori di tale delitto siano nemici  consapevoli della Chiesa (anche se alcuni di loro potrebbero benissimo  esserlo) e basandoci solo sulle prove è evidente che la motivazione dietro a questa ingiustizia sia la seguente: i suoi perpetratori riconoscono  che i contenuti del Messaggio di Fatima, interpretato secondo il senso  Cattolico tradizionale, non possono convivere con le decisioni prese a  partire dal Concilio Vaticano Secondo (1962-1965), che vengono portate  avanti incondizionatamente da costoro al fine di mutare radicalmente  l’orientamento della Chiesa Cattolica. Questo nuovo orientamento avrebbe  come risultato la trasformazione della Chiesa Cattolica, cambiandola (se  ciò fosse realmente possibile) da istituzione divina – che ha come finalità  terrena la salvezza eterna delle anime – ad una semplice organizzazione  umana, che collabora con altre istituzioni umane per costruire un utopistico  mondo di “fratellanza” tra gli uomini di tutte le religioni, o di nessuna in  particolare.
Questo nuovo orientamento della Chiesa insegue una visione del  mondo tanto illusoria quanto contraria al compito divino della Chiesa,  che è quello di fare discepoli in tutte le nazioni, battezzandoli nel nome  del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Questo nuovo orientamento  è, in effetti, l’obiettivo dichiarato di quelle forze organizzate che hanno  cospirato, e continuano a cospirare, contro la Chiesa da almeno 300 anni,  le cui attività sono state denunciate e condannate attraverso più Encicliche  e pronunciamenti papali che per qualsiasi altro argomento, nella storia  della Chiesa.
Questo non vuol dire che la Chiesa rinuncerà mai ufficialmente al Suo  dovere divino di salvare le anime, poiché ciò è impossibile per via della  promessa di Nostro Signore sulla sopravvivenza della Chiesa Cattolica in  terra, fino alla fine dei tempi. Ma è innegabile che a partire dal Concilio  Vaticano Secondo, gran parte dell’elemento umano della Chiesa sia  venuto meno a quel dovere, e si sia impegnato invece in un dialogo col  mondo in chiave più moderna e politicamente corretta. Questa deriva così  preoccupante ha spinto il Santo Padre Benedetto XVI a insistere per una  “ermeneutica della continuità” al fine di evitare una “rottura” col passato  stesso della Chiesa Cattolica, e a intraprendere le misure necessarie per una  restaurazione della stessa. Tra queste misure, vi è anche la “liberazione”  della Messa tradizionale in Latino, contenuta nel documento pontificio  Summorum Pontificum e a beneficio di tutti i sacerdoti e i fedeli, che  finalmente sfata quell’errata opinione, durata quasi quarant’anni, secondo  la quale Papa Paolo VI aveva “bandito” l’utilizzo della Messa Tridentina  a meno che il sacerdote non avesse prima ottenuto un’autorizzazione  speciale. Eppure, il problema del “nuovo orientamento” persiste tuttora, ed  il danno alla Chiesa e alla Sua missione salvifica continua.
Per via delle promesse di Nostro Signore e della Madonna di Fatima, la  fine di questo esperimento e la restaurazione della Chiesa Cattolica sono  inevitabili; tuttavia, finché questo non avverrà, molte anime correranno il  pericolo della dannazione eterna, mentre noi continueremo ad assistere  alla peggiore crisi nella storia della Chiesa – una crisi predetta, come  dimostreremo, proprio dalla Vergine di Fatima.
Sia le prove dirette che quelle circostanziali di quest’ingiustizia,  indicano chiaramente come quest’ultima si estenda fino all’occultamento  di quella parte del Messaggio di Fatima che predirebbe, con precisione, proprio questo deliberato tentativo di cambiare l’orientamento della Chiesa,  nonché le rovinose conseguenze che ne deriverebbero. La parte nascosta  del Messaggio, comunemente conosciuta come il Terzo Segreto di Fatima,  consisterebbe quindi in una condanna Celeste delle decisioni e delle azioni  compiute da quelle stesse persone che hanno perpetrato quest’ingiustizia.  Le prove dimostrano che questa ingiustizia è arrivata a colpire anche  l’ultimo testimone vivente del Messaggio di Fatima, Suor Lucia dos Santos,  fino alla sua morte avvenuta nel 2005. Suor Lucia è stata sottoposta, da parte  di chi sta compiendo quest’ingiustizia, a “interviste” segrete e ad altre forme  di pressione, in modo da alterare la sua sincera e costante testimonianza sui  contenuti autentici del Messaggio, che è in aperto contrasto col progetto di  dare un nuovo orientamento alla Chiesa.
Abbiamo descritto l’ingiustizia e le motivazioni dietro ad essa,  adesso spetta a noi l’onere della prova. Lo faremo nelle prossime pagine,  analizzando le stesse dichiarazioni pubbliche dei suoi responsabili, quelle  di altri testimoni della vicenda nonché un gran numero di ulteriori prove  a nostro sostegno. Quando avremo finito di presentarle tutte, chiederemo  a Lei, in quanto lettore, di emettere un “verdetto”. Non certo in senso  legale, perché non abbiamo alcun diritto di trasformarci in un tribunale  ecclesiastico. Intendiamo piuttosto un verdetto che rappresenti il giudizio  dei Fedeli, secondo coscienza, se esistono giuste motivazioni per investigare  ed eventualmente sanare l’ingiustizia che stiamo esaminando in questo  libro.
Le chiederemo, inoltre, di aiutarci a far arrivare quest’informazione al  Papa, sempre agendo in nome del diritto sacrosanto concesso a tutti i fedeli  – come definito infallibilmente dal Concilio Vaticano I e come garantito  dal Diritto Canonico – di poter chiedere al Santo Padre, in modo diretto ed  immediato, di agire in merito alle giuste lamentele all’interno della Chiesa.  Nel fare queste richieste abbiamo bene in mente gli insegnamenti di San  Tommaso d’Aquino e l’unanime insegnamento dei dottori e dei teologi della  Chiesa, i quali insegnano che “qualora vi fosse un pericolo per la fede, i  fedeli sarebbero tenuti a rimproverare i loro prelati anche pubblicamente”.  Nel considerare le prove che stiamo per presentare, le chiediamo  di tenere bene in mente un principio fondamentale: come insegna San  Tommaso, contra factum non argumentum est, cioè contro la prova dei fatti  non v’è argomento che tenga. Se un’affermazione è contraria ad un fatto,  nessuna autorità può imporci di credere ad essa. Così, per esempio, se un  prelato Vaticano di alto rango emettesse un decreto secondo il quale, d’ora  in avanti, i Cattolici devono credere che la Torre Eiffel non è più a Parigi ma  si trova invece a Piazza San Pietro, quel decreto non sposterebbe di certo  la Torre Eiffel e quindi avremmo l’obbligo di rifiutarlo. Perché è un fatto 
che la Torre si trovi a Parigi e non esistono argomentazioni che possano  cambiare questo fatto. Pertanto, nessun uomo, a prescindere da quale sia  la sua autorità, può pretendere che si creda a qualcosa che è manifestamente  contraria ad un fatto.
Come vedremo, l’ingiustizia che riguarda Fatima è sostanzialmente il  tentativo, da parte di alcune persone che ricoprono alte cariche all’interno  della Chiesa, di imporre ai Cattolici un’interpretazione del Messaggio di Fatima che è chiaramente contraria ai fatti – come, ad esempio, la pretesa  che la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria possa essere  effettuata consacrando invece il mondo intero ed evitando deliberatamente  qualsiasi riferimento alla Russia.
Come la Chiesa stessa ci insegna (vedi il Concilio Vaticano I e l’Enciclica  di Giovanni Paolo II Fides et Ratio), la fede non è in conflitto con la ragione.  Non si può pretendere che il fedele Cattolico, per rimanere tale, debba  smettere all’improvviso di usare la propria ragione o il proprio buon senso.  Quella non sarebbe fede, ma cecità – la cecità dei Farisei. E lo stesso accade  col Messaggio di Fatima: a prescindere da ciò che possono affermare certi  elementi del Vaticano, la Chiesa non ci chiede di credere a delle falsità  quando si parla del vero significato del Messaggio di Fatima. Al contrario,  dobbiamo amare la verità per essere fedeli a Gesù Cristo.

Padre Paul Kramer

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