Una grave ingiustizia è stata commessa contro la Chiesa Cattolica ed il mondo in generale. Le persone che l’hanno commessa rivestono alte cariche all’interno della gerarchia Cattolica, in particolare all’interno di quel settore della burocrazia Vaticana denominata Segreteria di Stato.
Le vittime di questa ingiustizia siamo tutti noi, incluso lei che legge e le persone a lei più care. Le conseguenze di tale ingiustizia sono già catastrofiche, e se i responsabili non verranno fermati al più presto, il risultato finale non potrà che essere di proporzioni apocalittiche. Persino chi non crede alla religione Cattolica, percepisce oramai che il mondo, così com‘è oggi, sta precipitando sempre più velocemente verso una vera e propria apocalisse. L’aver commesso quest’ingiustizia è uno delle cause principali di ciò che sta accadendo.
L’oggetto dell’ingiustizia che ci riguarda è generalmente conosciuto come il Messaggio di Fatima. Nel 1917, la Madre di Dio ha consegnato un messaggio di estrema importanza per la Chiesa e l’umanità a tre piccoli e santi fanciulli di Fatima, un paesino del Portogallo. Questo messaggio è stato reso autentico da un miracolo pubblico senza precedenti, previsto con tre mesi d’anticipo e testimoniato da 70.000 persone; un messaggio le cui profezie di futuri eventi mondiali si sono fino ad ora tutte avverate alla lettera; un messaggio considerato degno di essere creduto da parte delle più alte autorità della Chiesa Cattolica; un messaggio la cui autenticità è attestata da una lunga serie di pontefici, fino ad includere l’attuale Santo Padre Benedetto XVI2. Il suo predecessore, Papa Giovanni Paolo II, ha fatto persino riferimento, ripetutamente, agli elementi apocalittici che sarebbero contenuti nel Messaggio.
La natura di questa ingiustizia è il tentativo sistematico, a partire dal 1960, di nascondere, falsificare e negare l’autenticità di questo messaggio, malgrado le sue allarmanti profezie continuino a compiersi dinanzi ai nostri occhi.
Senza presumere che i perpetratori di tale delitto siano nemici consapevoli della Chiesa (anche se alcuni di loro potrebbero benissimo esserlo) e basandoci solo sulle prove è evidente che la motivazione dietro a questa ingiustizia sia la seguente: i suoi perpetratori riconoscono che i contenuti del Messaggio di Fatima, interpretato secondo il senso Cattolico tradizionale, non possono convivere con le decisioni prese a partire dal Concilio Vaticano Secondo (1962-1965), che vengono portate avanti incondizionatamente da costoro al fine di mutare radicalmente l’orientamento della Chiesa Cattolica. Questo nuovo orientamento avrebbe come risultato la trasformazione della Chiesa Cattolica, cambiandola (se ciò fosse realmente possibile) da istituzione divina – che ha come finalità terrena la salvezza eterna delle anime – ad una semplice organizzazione umana, che collabora con altre istituzioni umane per costruire un utopistico mondo di “fratellanza” tra gli uomini di tutte le religioni, o di nessuna in particolare.
Questo nuovo orientamento della Chiesa insegue una visione del mondo tanto illusoria quanto contraria al compito divino della Chiesa, che è quello di fare discepoli in tutte le nazioni, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Questo nuovo orientamento è, in effetti, l’obiettivo dichiarato di quelle forze organizzate che hanno cospirato, e continuano a cospirare, contro la Chiesa da almeno 300 anni, le cui attività sono state denunciate e condannate attraverso più Encicliche e pronunciamenti papali che per qualsiasi altro argomento, nella storia della Chiesa.
Questo non vuol dire che la Chiesa rinuncerà mai ufficialmente al Suo dovere divino di salvare le anime, poiché ciò è impossibile per via della promessa di Nostro Signore sulla sopravvivenza della Chiesa Cattolica in terra, fino alla fine dei tempi. Ma è innegabile che a partire dal Concilio Vaticano Secondo, gran parte dell’elemento umano della Chiesa sia venuto meno a quel dovere, e si sia impegnato invece in un dialogo col mondo in chiave più moderna e politicamente corretta. Questa deriva così preoccupante ha spinto il Santo Padre Benedetto XVI a insistere per una “ermeneutica della continuità” al fine di evitare una “rottura” col passato stesso della Chiesa Cattolica, e a intraprendere le misure necessarie per una restaurazione della stessa. Tra queste misure, vi è anche la “liberazione” della Messa tradizionale in Latino, contenuta nel documento pontificio Summorum Pontificum e a beneficio di tutti i sacerdoti e i fedeli, che finalmente sfata quell’errata opinione, durata quasi quarant’anni, secondo la quale Papa Paolo VI aveva “bandito” l’utilizzo della Messa Tridentina a meno che il sacerdote non avesse prima ottenuto un’autorizzazione speciale. Eppure, il problema del “nuovo orientamento” persiste tuttora, ed il danno alla Chiesa e alla Sua missione salvifica continua.
Per via delle promesse di Nostro Signore e della Madonna di Fatima, la fine di questo esperimento e la restaurazione della Chiesa Cattolica sono inevitabili; tuttavia, finché questo non avverrà, molte anime correranno il pericolo della dannazione eterna, mentre noi continueremo ad assistere alla peggiore crisi nella storia della Chiesa – una crisi predetta, come dimostreremo, proprio dalla Vergine di Fatima.
Sia le prove dirette che quelle circostanziali di quest’ingiustizia, indicano chiaramente come quest’ultima si estenda fino all’occultamento di quella parte del Messaggio di Fatima che predirebbe, con precisione, proprio questo deliberato tentativo di cambiare l’orientamento della Chiesa, nonché le rovinose conseguenze che ne deriverebbero. La parte nascosta del Messaggio, comunemente conosciuta come il Terzo Segreto di Fatima, consisterebbe quindi in una condanna Celeste delle decisioni e delle azioni compiute da quelle stesse persone che hanno perpetrato quest’ingiustizia. Le prove dimostrano che questa ingiustizia è arrivata a colpire anche l’ultimo testimone vivente del Messaggio di Fatima, Suor Lucia dos Santos, fino alla sua morte avvenuta nel 2005. Suor Lucia è stata sottoposta, da parte di chi sta compiendo quest’ingiustizia, a “interviste” segrete e ad altre forme di pressione, in modo da alterare la sua sincera e costante testimonianza sui contenuti autentici del Messaggio, che è in aperto contrasto col progetto di dare un nuovo orientamento alla Chiesa.
Abbiamo descritto l’ingiustizia e le motivazioni dietro ad essa, adesso spetta a noi l’onere della prova. Lo faremo nelle prossime pagine, analizzando le stesse dichiarazioni pubbliche dei suoi responsabili, quelle di altri testimoni della vicenda nonché un gran numero di ulteriori prove a nostro sostegno. Quando avremo finito di presentarle tutte, chiederemo a Lei, in quanto lettore, di emettere un “verdetto”. Non certo in senso legale, perché non abbiamo alcun diritto di trasformarci in un tribunale ecclesiastico. Intendiamo piuttosto un verdetto che rappresenti il giudizio dei Fedeli, secondo coscienza, se esistono giuste motivazioni per investigare ed eventualmente sanare l’ingiustizia che stiamo esaminando in questo libro.
Le chiederemo, inoltre, di aiutarci a far arrivare quest’informazione al Papa, sempre agendo in nome del diritto sacrosanto concesso a tutti i fedeli – come definito infallibilmente dal Concilio Vaticano I e come garantito dal Diritto Canonico – di poter chiedere al Santo Padre, in modo diretto ed immediato, di agire in merito alle giuste lamentele all’interno della Chiesa. Nel fare queste richieste abbiamo bene in mente gli insegnamenti di San Tommaso d’Aquino e l’unanime insegnamento dei dottori e dei teologi della Chiesa, i quali insegnano che “qualora vi fosse un pericolo per la fede, i fedeli sarebbero tenuti a rimproverare i loro prelati anche pubblicamente”. Nel considerare le prove che stiamo per presentare, le chiediamo di tenere bene in mente un principio fondamentale: come insegna San Tommaso, contra factum non argumentum est, cioè contro la prova dei fatti non v’è argomento che tenga. Se un’affermazione è contraria ad un fatto, nessuna autorità può imporci di credere ad essa. Così, per esempio, se un prelato Vaticano di alto rango emettesse un decreto secondo il quale, d’ora in avanti, i Cattolici devono credere che la Torre Eiffel non è più a Parigi ma si trova invece a Piazza San Pietro, quel decreto non sposterebbe di certo la Torre Eiffel e quindi avremmo l’obbligo di rifiutarlo. Perché è un fatto
che la Torre si trovi a Parigi e non esistono argomentazioni che possano cambiare questo fatto. Pertanto, nessun uomo, a prescindere da quale sia la sua autorità, può pretendere che si creda a qualcosa che è manifestamente contraria ad un fatto.
Come vedremo, l’ingiustizia che riguarda Fatima è sostanzialmente il tentativo, da parte di alcune persone che ricoprono alte cariche all’interno della Chiesa, di imporre ai Cattolici un’interpretazione del Messaggio di Fatima che è chiaramente contraria ai fatti – come, ad esempio, la pretesa che la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria possa essere effettuata consacrando invece il mondo intero ed evitando deliberatamente qualsiasi riferimento alla Russia.
Come la Chiesa stessa ci insegna (vedi il Concilio Vaticano I e l’Enciclica di Giovanni Paolo II Fides et Ratio), la fede non è in conflitto con la ragione. Non si può pretendere che il fedele Cattolico, per rimanere tale, debba smettere all’improvviso di usare la propria ragione o il proprio buon senso. Quella non sarebbe fede, ma cecità – la cecità dei Farisei. E lo stesso accade col Messaggio di Fatima: a prescindere da ciò che possono affermare certi elementi del Vaticano, la Chiesa non ci chiede di credere a delle falsità quando si parla del vero significato del Messaggio di Fatima. Al contrario, dobbiamo amare la verità per essere fedeli a Gesù Cristo.
Padre Paul Kramer
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