Il sesto Comandamento: “Non commettere atti impuri”.
6.4 La catechesi dello Spirito Santo sul peccato originale.
Per secoli ci hanno raccontato che il Peccato Originale era un “peccato di lussuria” ed in effetti così è, ma questo è stato solo l’ultimo dei peccati commessi da Eva perché essa iniziò con una imprudenza: avvicinarsi all'albero proibito, quindi con una disubbidienza: cogliere il 'frutto' della Conoscenza del Bene e del Male, infine con una atto di superbia e di prevaricazione: pensando di poter così divenire come Dio.
Come ha detto più sopra Maria SS, il peccato originale è un albero dai “quattro venefici rami e dalla radice confitta nel senso”.
Però visto che, come dice Gesù la “favoletta del pomo, così come è detta, non persuade, non è accettata, non dà aumenti di fede, ma anzi indebolisce la fede sulla verità della Colpa d’origine 99 […]”, è bene fare lo sforzo di rileggersi la lezione dello Spirito Santo che si riferisce appunto al Peccato Originale.
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20 - 5 - 1948
Dice il Dolce Ospite 100 :
«Per ben comprendere le parole di Paolo, bisogna ben considerare il Peccato d'origine 101 .
Lezione data molte volte, ma che non è mai data troppe volte, perché la dolorosa realtà di quel peccato e le dolorose conseguenze reali di esso sono sovente negate o messe in dubbio da molti, da troppi. E tra questi non mancano quelli che più di tutti dovrebbero esser convinti della realtà del peccato originale e delle sue conseguenze per gli studi compiuti, e soprattutto per le loro esperienze di ministero che mette di continuo sotto i loro occhi saggi della decadenza dell'uomo che, da creatura perfetta, per il peccato di origine si è mutata in creatura debole ed imperfetta contro gli assalti di Satana e di ciò che è intorno ed entro all'uomo, meravigliosa creazione invidamente turbata dal Nemico di Dio.
Alcuno dirà: "Lezione che si ripete, perciò lezione inutile''. Sempre utile, perché, al bisogno, non la sapete mai abbastanza, né per voi stessi, né per gli altri.
Troppo preme a Satana che voi non la sappiate! E perciò esso crea in voi nebbie ad offuscarvi la giusta conoscenza di questo episodio che non ha avuto termine e limite nel giorno che Io vide e negli esseri che lo compirono, ma che, come per seme e per sangue tutti gli uomini hanno ereditato la vita (esistenza) da Adamo e da Èva — e nell'ultimo uomo nato sulla Terra sarà ancora la discendenza dei due Primi Uomini — così, per funesta eredità, si propaga dal primo generante. Adamo, di progenie in progenie a tutti i figli dell'uomo sino all'ultimo generato.
Per ben comprendere la confessione di Paolo, che è la desolata voce di tutti gli uomini che, volonterosi di operare perfettamente il bene, si sentono impotenti ad eseguirlo con la perfezione desiderata, bisogna contemplare il frutto della Colpa prima, e perciò anche la Colpa prima, per non trovare ingiusta la condanna e la conseguenza.
Pao lo confessa: ''Io sono carnale, venduto e soggetto al peccato". E prosegue: "Non so quel che faccio; non faccio il bene che voglio, ma il male che odio. Anche se faccio quello che non voglio, riconosco ugualmente che la legge è buona (nel proibire o comandare ciò che proibisce e comanda), però (quando faccio il male che odio con la mia parte migliore mentre non faccio il bene che vorrei fare) non sono, in questi momenti, io che opero, ma il peccato che abita in me... Nella mia carne non abita il bene... È in me la volontà di farlo, ma non trovo la via di compierlo... Quando voglio fare il bene, il male mi è già a lato... Mi diletto della Legge di Dio secondo l'uomo interiore, ma vedo nelle mie membra un'altra legge che si oppone alla legge della mia mente e mi fa schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra... ".
"Io sono carnale''.
Anche Adamo era formato di carne oltre che di spirito. Ma non era carnale, in quanto sopra la materia signoreggiavano lo spirito e la ragione. E lo spirito innocente e pieno di Grazia aveva somiglianza mirabile col suo Creatore, in quanto era intelligente tanto da comprendere quanto supera tutte le cose naturali. L'elevazione dell'uomo all'ordine soprannaturale, ossia alla figliolanza da Dio per mezzo della Grazia, aveva elevato l'intelligenza dell'uomo, già vastissima per il dono preternaturale di scienza infusa e capace perciò di capire tutte le cose naturali, alla intelligenza soprannaturale del poter comprendere ciò che è incomprensibile a chi non vi è predisposto da un dono soprannaturale: del poter comprendere Dio e, in misura minore, di poter essere una sua immagine fedele per l'ordine e la giustizia, per la carità, la sapienza, la libertà da ogni restrizione avvilente.
Splendida libertà dell'uomo pieno di grazia! Libertà rispettata da Dio stesso, libertà non insidiata da forze esteriori o da stimoli interiori. Regalità sublime dell'uomo deificato, figlio di Dio ed erede del Cielo, regalità dominante su tutte le creature 102 e su quel che ora vi è sovente tiranno: l'io in cui fermentano senza posa i veleni della gran ferita.
a cura del Team Neval
Riflessioni di Giovanna Busolini
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