SUPREMO APPELLO
… La tentazione è un'industria del mio amore:
tendo le braccia e frappongo l'ostacolo, e lo lascio sorgere dalle cause seconde senza impedirlo, come se dicessi all'anima: Mi ami fin qui? E godo tutto quando l'anima si slancia ugualmente a Me, squarciando l'ostacolo con la forza del suo amore, o della sua confidenza. Mi ami tu più di quest'oggetto? E glielo fo passare e ripassare dinanzi, per affinare il suo amore.
La tentazione è anche un allenamento: Io voglio i miei soldati virili, avvezzi a scavalcare un ostacolo per lanciarsi a Me, per seguirmi dappertutto. Che vale un amore non provato? Non si formano con le carezze le forti tempre. Io amo ancora la vita nascosta, la vita di nascondimento, come allora... Perciò scelgo le « specie » più comuni, più usuali; nessuno immagina ch'Io sia lì in quelle piccole anime, per continuarvi la mia vita di nascondimento e di umiltà e operarvi le mie meraviglie. Quando vedo una di queste anime, dico: Ecco una buona Nazaret, una buona bottega di fabbro dove posso lavorare indisturbato senza essere riconosciuto dalla folla - e dove posso ancora, se occorre, saziarmi di umiliazione sentendomi ripetere: Può forse uscire qualcosa di buono da Nazaret? - o: Non è egli il figlio del fabbro? Non è egli dei nostri, cresciuto tra noi, che tutti conosciamo? O come può adesso predicare tali cose?
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