“Open society” e “open religion”
In questa analisi non può mancare un riferimento all’uso della neolingua anche in ambito ecclesiastico. Il vocabolario teologico è stato deliberatamente modificato, per cambiare con esso anche i contenuti che esprime. Lo stesso è avvenuto nella liturgia e nella predicazione, dove alla chiarezza dell’esposizione cattolica si è sostituita l’equivocità o l’implicita negazione della verità dogmatica. Gli esempi sono infiniti. Anche questo fenomeno rimonta al Vaticano II, che degli slogan del mondo si volle interprete. Vorrei nondimeno sottolineare che fanno parte della neo-lingua anche tutte quelle espressioni mutuate dal linguaggio profano o che lo richiamano per assonanza: pensiamo all’insistenza di Bergoglio sulla «chiesa in uscita», all’apertura come valore positivo:
«Un popolo vivo, dinamico e con un futuro è quello che rimane costantemente aperto a nuove sintesi assumendo in sé ciò che è diverso» (Fratelli Tutti, 160).
«La Chiesa è una casa con le porte aperte» (ibid. 276).
«Vogliamo essere una Chiesa che serve, che esce di casa, che esce dai suoi templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità […] per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione» (ibid.).
Non sfuggirà l’assonanza con la Open Society auspicata dall’ideologia sorosiana globalista, così da costituire quasi una Open Religion che le faccia da controcanto.
E questa Open Religion si trova perfettamente in sintonia con gli intenti del mondialismo: dagli incontri politici «per un Nuovo Umanesimo» benedetti dai vertici della Chiesa alla partecipazione dell’intelligencija progressista alla propaganda green, è tutto un rincorrere il pensiero unico, nel tristo e grottesco tentativo di compiacere il mondo. Palese il contrasto con le parole dell’Apostolo: «È forse il consenso degli uomini che cerco, oppure quello di Dio? O cerco di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servitore di Cristo» (Gal 1, 10).
La Chiesa Cattolica vive sotto lo sguardo di Dio, per la sua gloria e la salvezza delle anime; l’anti-chiesa vive sotto lo sguardo del mondo, assecondando la blasfema apoteosi dell’uomo e la dannazione delle anime. Durante l’ultima sessione del Concilio Ecumenico, dinanzi a tutti i Padri Sinodali, queste sorprendenti parole di Paolo VI risuonarono nella Basilica Vaticana:
«La religione del Dio che si è fatto Uomo s’è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio. Che cosa è avvenuto? uno scontro, una lotta, un anatema? poteva essere; ma non è avvenuto. L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta dei bisogni umani (e tanto maggiori sono, quanto più grande si fa il figlio della terra) ha assorbito l’attenzione del nostro Sinodo. Dategli merito di questo almeno, voi umanisti moderni, rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti, siamo i cultori dell’uomo.»[4]
Questa simpatia – nel senso etimologico di συμπάϑεια, ossia di partecipazione al sentimento dell’altro – è la cifra del Concilio e della nuova religione (perché tale è) dell’anti-chiesa. Un’anti-chiesa nata dall’immondo connubio tra la Chiesa e il mondo, tra la Gerusalemme celeste e la Babilonia infernale. Si noti bene: la prima volta che un Pontefice ha menzionato il «nuovo umanesimo» è stato alla chiusura del Vaticano II, ed oggi lo ritroviamo ripetuto come un mantra da quanti lo considerano perfetta e coerente espressione della mens rivoluzionaria del Concilio.[5]
Sempre in questa comunione d’intenti tra Nuovo Ordine Mondiale e anti-chiesa, va ricordato il Global Compact on Education, un progetto voluto da Bergoglio «per generare un cambiamento su scala planetaria, affinché l’educazione sia creatrice di fraternità, pace e giustizia. Un’esigenza ancora più urgente in questo tempo segnato dalla pandemia»[6]. Promosso in collaborazione con le Nazioni Unite, questo «processo di formazione nella relazione e nella cultura dell’incontro trova spazio e valorizzazione anche la “casa comune” con tutte le creature, poiché le persone, proprio mentre si formano alla logica della comunione e della solidarietà, già lavorano “per recuperare la serena armonia con il creato”, e per configurare il mondo come “spazio di una vera fraternità” (cfr. Gaudium et Spes, 37)»[7]. Come si vede, il riferimento ideologico è sempre e solo al Vaticano II, perché solo a partire da quel momento l’anti-chiesa ha collocato l’uomo al posto di Dio, la creatura al posto del Creatore.
Il «nuovo umanesimo» ha ovviamente una declinazione ambientalista ed ecologista in cui si innesta tanto l’Enciclica Laudato Sì quanto la Green Theology, la «Chiesa dal volto amazzonico» del Sinodo dei Vescovi e il culto idolatra reso alla pachamama (madre terra) alla presenza del Sinedrio romano. L’atteggiamento della Chiesa dinanzi al Covid ha dimostrato da un lato la sottomissione della Gerarchia ai diktat dello Stato, in violazione della libertas Ecclesiae, che il Papa avrebbe dovuto difendere con fermezza; e dall’altro, la negazione di qualsiasi significato soprannaturale della pandemia, sostituendo la giusta ira di Dio offeso dagli innumerevoli peccati dell’umanità e delle Nazioni con una più inquietante furia distruttrice della Natura, offesa per il mancato rispetto dell’ambiente. Vorrei enfatizzare che l’attribuire un’identità personale alla Natura, quasi dotata di intelletto e volontà, prelude alla sua divinizzazione, di cui abbiamo visto un sacrilego anticipo sotto le volte di San Pietro.
Anche in questo caso, la conformità del pensiero dell’anti-chiesa con l’ideologia dominante giunge a forme di vera e propria cooperazione con le forze del deep state e con i nomi più rappresentativi del mainstream, ad iniziare da progetti per una “economia sostenibile” che vedono coinvolti Jorge Mario Bergoglio, Bill Gates, Jeffrey Sachs, John Elkann, Gunter Pauli.[8]
[Sarà utile ricordare che l’economia sostenibile ha delle implicazioni anche nell’agricoltura e nel mondo del lavoro in generale. Il deep state ha bisogno di garantirsi manodopera a basso costo tramite l’immigrazione, che parallelamente contribuisce alla cancellazione dell’identità religiosa, culturale e linguistica delle nazioni coinvolte. La deep church presta una base ideologica e pseudo-teologica a questo piano di invasione, e contestualmente si garantisce una parte nel fruttuoso business dell’accoglienza. Si comprende allora l’insistenza di Bergoglio sul tema dei migranti, ribadito anche in Fratelli Tutti: «Si diffonde così una mentalità xenofoba, di chiusura e di ripiegamento su se stessi» (ibid. 39). «Le migrazioni costituiranno un elemento fondante del futuro del mondo» (ibid. 40). Bergoglio ha usato l’espressione «elemento fondante», affermando che non sia possibile ipotizzare un futuro senza migrazioni.]
Mi sia concesso un veloce accenno alla situazione politica degli Stati Uniti, alla vigilia delle elezioni presidenziali. La promulgazione di Fratelli Tutti, per la sua connotazione fortemente favorevole al mainstream, pare volersi porre come una forma di endorsement vaticano al candidato democratico, in chiara opposizione a Donald Trump e a pochi giorni dalla visita del Segretario di Stato Pompeo a Roma. Questo conferma da che parte siano schierati i figli della luce e chi siano i figli delle tenebre.
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