Benedetto XVI a Brescia
Il nuovo Vescovo di Brescia, mons.
Luciano Monari, era entrato ufficialmente in diocesi il 14 ottobre 2007.
La breve biografia della presentazione
ufficiale del nuovo Vescovo riportava
la notizia che la madre di Mons.
Monari porta il nome di Giuliana
Ruini. Ci fu chi confermò e chi
smentì il fatto della parentela col
card. Camillo Ruini, ma da Roma, qualcuno assicurò a don Villa che
mons. Monari era un uomo del
card. Ruini e un grande entusiasta
di Paolo VI.
Ciò che apparve strano ad alcuni fu il
fatto che, solo dopo alcune settimane
dal suo insediamento a Brescia, mons.
Monari, l’11 novembre 2007, si recò
a celebrare la Messa nella nuova chiesa di Padergnone, la prima chiesa del
Terzo Millennio della diocesi, da poco
consacrata dal Vescovo precedente,
mons. Sanguineti. Considerati i problemi immensi di una diocesi come
quella di Brescia e il fatto che la popolazione della frazione, in cui si trova la nuova chiesa, è intorno al migliaio di persone, c’è proprio da domandarsi: perché quella visita?
Dopo l’annuncio della visita del Papa
al Tempio satanico di San Giovanni
Rotondo, il 9 aprile 2009, vi fu un altro annuncio: Benedetto XVI sarebbe venuto a Brescia, l’8 novembre
2009, “nel segno del suo predecessore”, “per il trentesimo anniversario
della morte di Paolo VI” e “sulle orme di Paolo VI”. L’annuncio fu dato
da mons. Luciano Monari il quale
disse che «Il motivo è naturalmente
il trentesimo anniversario della
morte di Paolo VI», e sottolineando
che «Papa Ratzinger, come sapete,
fu creato Cardinale da Paolo VI e
ha sempre avuto verso il nostro Papa bresciano una riconoscenza e un
amore grande». Il discorso che seguiva era imperniato sulla necessità
per tutti di essere in “comunione”
col Vescovo di Roma, il Papa Benedetto XVI.
E chi non fosse stato in “comunione”
col Vescovo di Roma non su questioni riguardanti la Dottrina Cattolica
di sempre, ma, ad esempio, sull’opportunità o meno di beatificare il
“Servo di Dio” Paolo VI? L’invito,
contenuto nell’Editto del 13 maggio
1992 del card. Ruini: «Invitiamo
tutti i singoli fedeli a comunicarci
direttamente o a far pervenire al
tribunale diocesano del Vicariato di
Roma tutte quelle “notizie” dalle
quali si possa, in qualche modo, arguire contro la fama di santità del
detto “Servo di Dio” (Montini)», sarebbe stato ancora valido?
E a chi avesse seriamente obbedito a
questo “invito”, senza essere un semplice “singolo fedele”, ma un teologo
serio e affermato, e per giunta incaricato da Padre Pio di dedicare tutta la
sua vita per difendere la Chiesa di
Cristo dall’opera della Massoneria ecclesiastica, inoltre informato sin dal
1963 dallo stesso Santo frate che
Paolo VI era massone, e con un
mandato papale di Pio XII per svolgere questo delicato incarico, quale
sorte gli sarebbe stata riservata?
Dopo il discorso dell’annuncio della
visita del Papa a Brescia, fatto da
mons. Monari, don Villa mi disse, e
mi ripeté più volte, sempre più preoccupato: «Siamo ad una svolta... mi
vogliono mettere a tacere per sempre!».
a cura dell’Ing. Franco Adessa
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