giovedì 2 settembre 2021

Dio è Colui che è, che era e che viene.


 

SAN GIOVANNI APOSTOLO APOCALISSE  


“Io sono colui che sono”. Questo è il nome che Dio ha rivelato a Mosè.

Dio non solo è Colui che è. Lui è in eterno. È prima di oggi. Il prima di oggi è la sua eternità. È oggi: il suo oggi è anche l’eternità, che è senza inizio e senza fine. È dopo oggi. Il dopo oggi è anch’esso l’eternità. Dall’eternità Lui è venuto ieri, viene oggi, verrà domani.

La venuta di Dio è sempre apportatrice di salvezza, ma anche di perdizione. È salvezza per coloro che lo accolgono; perdizione invece per coloro che ricusano di credere in Lui.

Dio viene per fare nuove tutte le cose. Ogni venuta di Dio nella nostra vita, nel nostro mondo, è di salvezza, per la salvezza, per la redenzione e la giustificazione degli uomini.

Egli verrà alla fine per fare nuove tutte le cose. Per creare i cieli nuovi e la terra nuova.

L’eternità è l’essenza stessa di Dio. Dall’eternità Lui viene in mezzo a noi per portarci nella sua eternità.

Sui sette spiriti che stanno davanti al suo trono, troviamo riscontro nell’Antico Testamento, oltre che nell’Apocalisse stessa. Ecco i testi:

“Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore” (Tb 12,15).

“Giovanni alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono” (Ap 1,4).

“All'angelo della Chiesa di Sardi scrivi: Così parla Colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle: Conosco le tue opere; ti si crede vivo e invece sei morto” (Ap 3,1).

“Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; sette lampade accese ardevano davanti al trono, simbolo dei sette spiriti di Dio(Ap 4,5).

“Poi vidi ritto in mezzo al trono circondato dai quattro esseri viventi e dai vegliardi un Agnello, come immolato. Egli aveva sette corna e sette occhi, simbolo dei sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra” (Ap 5,6).

Indicando il numero sette pienezza e totalità, è giusto pensare che i “sette spiriti che stanno sempre davanti al suo trono” sono una schiera di Angeli (non sappiamo quanti sono e chi sono) con una speciale missione da compiere.

Tre di questi spiriti hanno un nome particolare: Michele, Raffaele, Gabriele.

Michele è l’angelo della lotta contro gli angeli ribelli. Lui difese l’unicità di Dio. Solo Dio è Dio. Solo Dio è come Dio. Nessun altro è Dio. Nessun altro è come Dio. Il Suo Nome è “Quis ut Deus, Chi come Dio”.

Gabriele è l’Angelo dell’annunzio del mistero e della sua spiegazione. Lo troviamo nel Libro di Daniele. Lui porta l’annunzio sia a Zaccaria nel tempio di Gerusalemme, sia alla Vergine Maria, nella Casa di Nazaret. Annunzia e spiega. Lui è l’Angelo catecheta dei misteri di Dio. Il Suo Nome è “Nuntius Dei, Nunzio del Signore, o di Dio”.

Raffaele invece è colui che il Signore invia perché si faccia compagno di viaggio dell’uomo, aiutandolo in ogni momento, guarendolo e sanandolo, liberandolo e custodendolo da ogni male. Il Suo Nome è “Medicina Dei, Guarigione di Dio”.

Dal Libro di Daniele, da quello di Tobia, dal Vangelo secondo Luca e dall’Apocalisse si ricavano le uniche notizie su questi sette angeli.

Altro non esiste nella Scrittura. Dove la Scrittura tace, è giusto che anche colui che la spiega, taccia. Anche questo è rispetto della rivelazione, rispetto di Dio, rispetto degli uomini, ai quali si deve sempre andare con la più alta onestà.

La nostra onestà è il silenzio. Inventare, creare, immaginare non è per nulla compito del teologo. Il teologo una cosa sola deve sempre operare: attenersi a ciò che è scritto. Ciò che non è scritto, perché non contenuto nelle Scritture  profetiche, non è oggetto delle sue considerazioni, delle sue riflessioni, dei suoi insegnamenti, delle sue spiegazioni, dei suoi commenti.

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI

Nessun commento:

Posta un commento